Landscape Urbanism

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StossLU Architets, Greeen Bay, Wisconsin, Usa

L’orizzonte possibile delle nostre città

Dal punto di vista della progettazione urbana contemporanea un posto sempre più importante lo riveste il landscape urbanism, che mette in relazione due termini in apparente contraddizione: il paesaggio, inteso soprattutto come naturalità, e l’urbano che di naturale non ha proprio nulla, anzi.
Il landscape urbanism è una disciplina interconnessa a molte altre materie  e, proprio in virtù di questa sua natura rizomatica, si pone come medium necessario per interrogare il territorio, il paesaggio e gli individui, attraverso la rete di relazioni che si intrecciano e si aggrovigliano nel tessuto connettivo della società, sempre meno disponibile ad essere rintracciata e schematizzata in una statistica, sempre più liquida e mobile. In questa disciplina il paesaggio è il territorio colto nell’accezione più vasta e dinamica di ecosistema globale, che comprende l’uomo, le sue azioni modificatrici e le origini culturali di tali modificazioni.  Perché il paesaggio, prima di essere intorno a noi, è dentro di noi. È la prima immagine del mondo che ci costruiamo quando siamo bambini. E l’antropizzazione è il riflesso concreto di queste immagini mentali. Nella sua consapevolezza e trasversalità, nel suo debito nei confronti di altre materie di studio (ecologia, biologia, sociologia, arte, psicologia), il landscape urbanism è un modello di ricerca e di progettazione non statico, felicemente utopico, eterogeneo, a volte destinato a rimanere irrisolto ma che, anche nei fallimenti ( e forse soprattutto in quelli), può tracciare nuove rotte. Perché di rotte nuove c’è veramente bisogno nel cambio di scenario radicale che coinvolge in modo drammatico tutto il mondo: l’esempio più calzante è il declino dell’economia industriale di tipo post fordista a favore di un’economia capitalistica finanziarizzata, con le conseguenze drammatiche di crisi che noi tutti viviamo. Il groviglio  è veramente complesso e segna un momento di grande transizione dove il vero, unico strumento è un nuovo paradigma produttivo sostenibile che tenda a creare comunità e a stabilire nuove forme di legami, basati su nuove dinamiche di prossimità. Questa  prossimità  non è necessariamente fisica e favorisce un insieme di relazioni tra soggetti anche periferici e di piccole dimensioni, nel quale l’innovazione è concepita come un processo aperto, open source, condiviso, non come una proprietà.

L’esperienza e il cambiamento sono quindi elementi  che partono dal basso, dalla prossimità, da una comunità creativa e civile e possiedono più connotazioni sociali e culturali che meramente economiche: la città, come organismo mobile e pulsante che contiene  le nostre esistenze, è il paesaggio mutevole che accoglie e racconta questi cambiamenti. È lo scenario in cui noi attori viviamo la nostra vita e del quale, anche inconsapevolmente, costruiamo gli elementi strutturali. Qualche esempio: i gruppi di acquisto solidale (Gas) e  i farm market che  valorizzano l’economia di prossimità, promuovendo nello stesso tempo risorse rinnovabili e riciclabili; i moltissimi che praticano il Nordic Walking o il Running e indicano un uso nuovo della viabilità urbana e diverse strade alla pianificazione urbanistica. Lo stesso fanno anche Air B&B, BlaBla Car, il nuovo turismo esperienziale e tutto quello che è il Terzo Settore, che soltanto in Italia vale ( secondo una ricerca Unicredit del 2012) 67 miliardi di euro. Nuovi  elementi strutturali delle nostre città  saranno anche quelli che porterà la quarta rivoluzione industriale, ancora (quasi tutta) da scrivere.
Per le sue caratteristiche sistemiche e multidisciplinari il landscape urbanism è quindi l’approccio più adeguato per raccogliere questa quantità di informazioni, cambiamenti e indizi, perché può porsi in maniera flessibile di fronte alle inevitabili criticità che pone il nuovo orizzonte,  disegnando una città sostenibile  attraverso una metropolizzazione “dolce”. Questa è l’unica strategia  in grado di accogliere gli innumerevoli stimoli che vengono da basso e che possono tradursi in pianificazione concreta dello spazio urbano, a partire dalla consapevolezza della condivisione di qualcosa che è un “ Bene Comune”: la città, una città-flusso, luogo di transito di mille identità, storie ed esperienze diverse e luogo di incontri necessari, di relazioni tra queste identità diverse, alle volte in conflitto, per le quali sono richieste una mediazione e una narrazione. Il landscape urbanism offre le risposte a queste dualità, proprio perché è duttile, dialettico, interrogante; e, nello stesso tempo, ripara ciò che è stato sbagliato e si prende cura dell’esistente, riattualizzandolo attraverso uno sguardo diverso, reticolare, che dissolve la vecchia contrapposizione città-campagna, passato-presente, uguale e diverso. A New York la linea sopraelevata della metropolitana West Side Line fu costruita nei primi anni Trenta e abbandonata nel 1980. Nel 1999 si costituì un’associazione di residenti della zona, la “Friends of High Line”, in opposizione all’ipotesi di abbattimento dell’infrastruttura, proponendo la sua riqualificazione in parco urbano. Il progetto della passeggiata verde, realizzato dagli architetti Diller Scofidio+Renfro e dallo studio di architettura del paesaggio James Corner Field Operations, è stato poi approvato nel 2002, mentre i lavori sono cominciati nel 2006. L’ultimo tratto della High Line Park è stato inaugurato due anni fa e da allora è entrato nelle abitudini dei newyorkesi quanto Central Park. In mezzo alle vecchie rotaie sono state piantate essenze locali, erbe perenni, alberi : un riflesso naturale della grande biodiversità di New York, il suo specchio verde in mezzo ai grattacieli.

Sempre a  New York nel 2001 è stata chiusa la grande discarica di Freshkills Park perché i rifiuti avevano superato in altezza la Statua della Libertà: da allora l’intera area, bonificata, è diventata un grande parco sportivo, educativo, culturale e artistico, realizzato gradualmente e oggetto di una progettazione complessa che l’ha trasformato da criticità a risorsa per tutta la comunità. Al Freshkills Park ampie zone sono diventate riserve protette per la fauna locale, altre aree sono diventate zone polifunzionali per la didattica, l’arte e il divertimento. Sulla falsariga di New York anche molte altre città del mondo stanno recuperando attraverso operazioni di Landscape Urbanism le zone più fragili della loro città: aree industriali dismesse e degradate, waterfront critici, come la Erie Street Plaza a Milwaukee sul fiume Fox o, a Seul, il corso del del fiume Cheonggyecheon.
A Bristol  invece un altro problema è diventato fonte di ricchezza e di sostenibilità: la Bath Bus Company e il sistema di smaltimento delle acque fognarie dell’amministrazione della città, gestito da una società chiamata Geneco, alimentano a biogas i bus che ogni giorno percorrono la tratta dalla città all’aeroporto. I veicoli possono percorrere circa 300 km utilizzando biogas ricavato dalle deiezioni  di un anno di cinque persone, offrendo un’alternativa più sostenibile rispetto ai veicoli alimentati a metano. Con lo stesso sistema Geneco ha in progetto di produrre energia per 5000 nuclei familiari a Bristol. Il modello di economia circolare e biomimetica di questi esempi di buone pratiche è strettamente connesso alla progettazione dei nuovi scenari urbani poiché genera lavoro, sostenibilità, integrazione sociale, qualità diffusa e benessere.  Come strettamente connessa alla progettazione dei nuovi scenari urbani è la capacità di raccogliere le storie e le esperienze  dentro il  paesaggio urbano scritte a più mani, osservate da più occhi, agite da più persone che, come nuova e necessaria metodologia, può suggerire nuove e inedite soluzioni alla nostra esistenza.

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