Laddove sole e vento danno latte e formaggio

Il paesaggio cambia pelle e dai campi incolti nasce il prato-pascolo fotovoltaico e il caseificio Buon Pastore a Sant’Alberto

Il caseificio dell’azienda Buon Pastore

Da sempre la presenza umana modifica il paesaggio, lo ordina, lo definisce e lo rende abitabile; nei casi peggiori, purtroppo è noto, lo sfrutta dissennatamente e lo sfregia. Un esercizio che si ripete implacabile di generazione in generazione, che modifica dinamiche economiche e determina i destini di intere popolazioni. Da qualche tempo il fenomeno dell’abbandono dei terreni agricoli pone anche nella realtà romagnola nuovi problemi di gestione ambientale, sembra però, che la ricerca sulle fonti rinnovabili proponga formule inedite di convivenza, economicamente sostenibili. Un caso di studio nel ravennate è rappresentato dall’esperienza avviata da Solar Farm, impresa partecipata da Tozzi Green e da Gardini 2002 srl, che opera nel campo delle energie rinnovabili. Nasce così l’idea di bonificare e recuperare un’intera area agricola a Sant’Alberto lasciata in condizioni di abbandono e riqualificarla, restituendo valore a una tradizione considerata marginale come la pastorizia. Prende corpo così nel prato-pascolo fotovoltaico da 71 ettari il caseificio Buon Pastore.
Innovazione tecnologica e antiche pratiche casearie si incontrano su un terreno governato dal sole e dal vento: da poco meno di dieci anni infatti 600 pecore di razza sarda in allevamento estensivo convivono e “collaborano” con l’impianto fotovoltaico Solar Farm. Gli ovini pascolano liberi in prossimità di pannelli solari, in un prato seminato con erbe selezionate senza impiego di sostanze chimiche e fitofarmaci. Una filiera produttiva a chilometri zero che rifugge l’alta quantità di materia prodotta per perseguire la qualità nella alimentazione e ritmi di vita dei capi, nella conservazione e nel trattamento del latte; fino alla preparazione del prodotto finito e alla stagionatura. Il ricovero degli ovini alterna spazi aperti e chiusi permettendo ai capi di muoversi liberamente. Attrezzature moderne garantiscono tutte le operazioni di gestione degli animali dall’alimentazione, alla mungitura. Nel complesso trovano posto processi di lavorazione come la stufatura, la salatura dei formaggi e la stagionatura che esaltano profumi e aromi dei prodotti artigianali derivati da latte di pascolo trattato in modo biologico.


I pannelli fotovoltaici poggiano su strutture collocate sul terreno senza cemento armato, che vanno ad alimentare un impianto in grado di coprire il fabbisogno energetico di oltre 10mila famiglie. Il campo fotovoltaico nel quale è inserito il caseificio è tra i più grandi d’Italia per potenza installata e dimensioni. Ha una potenza nominale di 35 MWp per un’estensione di 71 ettari (ma l’effettiva superficie coperta dai pannelli è inferiore al 40%). Produce circa 42.000.000 kWh/anno pari a 25.200 tonnellate di CO2 non emesse e 3.612 tep risparmiate. La struttura di sostegno dei pannelli è del tipo «a cavalletto», in acciaio zincato ed alluminio. La tipologia di struttura scelta garantisce il ripristino dei luoghi a fine ciclo di vita dell’impianto fissato in 30 anni. Una turbina mini eolica da 10 kW, progettata e prodotta da Tozzi Green (società holding del Caseificio e di Solar Farm), è installata in prossimità del caseificio ed è in grado di produrre fino a 37.300 kWh ad una ventosità media annua di 5 m/s. Ai sopraccitati prato-pascolo fotovoltaico ed aerogeneratore si aggiunge un impianto fotovoltaico di 16 KWp installato sul tetto del Caseificio. Il sistema energetico combinato e diversificato copre l’intero fabbisogno delle strutture per l’allevamento e la trasformazione casearia del Buon Pastore.
Dagli elementi viene raccolta e prodotta energia mentre dal lavoro dell’uomo nasce ogni giorno un’ampia gamma di formaggi che copre la tradizione locale e nazionale, declinata in freschi, stagionati, cremosi e speciali. Prodotti lattiero-caseari da gustare e acquistare anche nello spaccio aziendale o in alcuni negozi attenti alle migliori produzioni locali e in alcuni ristoranti. Prodotti che raccontano la tradizione dalle caciotte, al Raviggiolo, dal fior di ricotta e dallo yogurt agli stagionati maturati in foglie di noce, con nomi che evocano la storia del territorio, da Teodorico ad Anita Garibaldi. Infinite, infine, le preparazioni in cucina: insalate di frutta, paste ripiene, lasagne, risotti e carni bovine sono gli abbinamenti consigliati, ma la tradizione ha spalle larghe per accettare sfide nuove anche in cucina nel piatto di gourmet e sperimentatori oltre che nel prato-pascolo fotovoltaico di Sant’Alberto.

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