Processo Cagnoni, il giudice accoglie la costituzione di parte civile del Comune

Oltre all’amministrazione comunale ammesse anche le associazioni Linea Rosa e Unione donne italiane e i familiari della vittima Giulia Ballestri: il medico è accusato dell’omicidio della moglie

Il procuratore capo Alessandro Mancini e il sostituto Cristina D’Aniello, titolari del fascicolo su Matteo Cagnoni

Il giudice del tribunale di Ravenna ha ammesso la costituzione di parte civile del Comune di Ravenna nel processo a Matteo Cagnoni, accusato dell’omicidio della moglie Giulia Ballestri. Ammesse anche le costituzioni di Linea Rosa e Unione donne italiane, associazioni attive nella lotta alla violenza di genere. Come prevedibile è stata accolta anche le costituzione di parte civile dei familiari della vittima e del fratello. Respinta invece quella dell’associazione “Dalla parte di minori”. L’accusato ha voluto essere presente in aula nonostante non fosse richiesto.

Il gup Antonella Guidomei sarà chiamata a decidere il destino processuale del medico, accusato del delitto avvenuta il 16 settembre 2016. Pesanti gli indizi a suo carico ma la difesa, con gli avvocati Giovanni Trombini e Lorenzo Dalaiti, promette battaglia. Di fronte a Cagnoni ci sono in sostanza due strade: l’abbreviato, che in caso di colpevolezza fermerebbe la pena a trent’anni (se dovessero essere riconosciute le aggravanti per l’omicidio) ma se fossero scartate le aggravanti e assolto per l’occultamento di cadavere allora la pena potrebbe essere di vent’anni, o il rito ordinario in Corte d’Assise nel quale rischierebbe però l’ergastolo. Nei casi di omicidio non si patteggia e sembra remota, a fronte del grande numero di indizi, la possibilità di un’archiviazione. La difesa tenterà di smontare l’impianto probatorio raccolto dal procuratore Alessandro Mancini e dal pm titolare del fascicolo, Cristina D’Aniello.

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