Squalifica per doping, Sara Errani «Frustrata, ma in pace con la coscienza»

La tennista di Massa Lombarda fornisce la sua versione sull’accaduto in una lettera: «l’unica ipotesi è una contaminazione del cibo»

Saraerrani

Sara Errani

«Mi sento estremamente frustrata, ma sono in pace con la mia coscienza: non ho mai assunto nessuna sostanza proibita». In attesa della conferenza stampa in programma domani a Milano, Sara Errani si difende dall’accusa di doping con una lunga lettera postata sui suoi profili social, Facebook e Twitter. La tennista di Massa Lombarda è stata infatti squalificata per due mesi, a partire dal 3 agosto fino al 2 ottobre, per aver violato la legge antidoping della Wada, secondo quanto ha stabilito una sentenza del Tribunale indipendente dell’ITF (la Federazione Internazionale del tennis). L’atleta romagnola continua la sua difesa spiegando che il “letrozolo”, di cui è stata trovata positiva, «è una sostanza presente in un medicinale che mia madre assume dal 2012, e che è presente a casa nostra: l’unica ipotesi è una contaminazione del cibo».

La sanzione, molto leggera rispetto a numerosi precedenti per l’assunzione dello stesso farmaco, dimostra che il tribunale abbia ritenuto che l’assunzione dell’anastrozolo da parte di Sara sia stato involontario. Sarebbe stata così accettata la difesa dei legali della Errani, appoggiata fin dal primo momento dalla Federtennis, che hanno spiegato che l’assunzione della sostanza sarebbe stata del tutto casuale e dovuta a una contaminazione di cibo. Nel frattempo l’Itf comunque ha confiscato tutti i premi in denaro e cancellato i punti conquistati in 4 mesi e mezzo, dal 16 febbraio al 7 giugno. Una brutta botta per la massese, che nell’ultima classifica Wta era presente al n. 98 (nel top della sua carriera è salita addirittura in quinta posizione) e che precipiterà in modo ulteriore nella graduatoria mondiale.

Questo il testo integrale della lunga lettera di Sara Errani: «In seguito ad un controllo delle urine effettuato il 6 febbraio scorso, fatto mentre mi trovavo a casa dei miei genitori, sono stata trovata positiva al LETROZOLO, una sostanza che è sulla lista probita dei programmi anti-doping WADA. Non ho mai assunto, nella mia vita e durante la mia carriera, nessuna sostanza proibita. Dal primo giorno, che sono diventata professionista, non ho mai chiesto una deroga, neppure quando ne avrei avuto bisogno perché malata. Questa sostanza è tuttavia presente nel Femara, un medicinale che mia madre assume giornalmente dal 2012 a scopo terapeutico, in seguito ad un intervento chirurgico subito per un tumore al seno, ed è quindi presente fra le mura domestiche. Questo medicinale è molto pericoloso per la salute, se assunto da una persona di sesso femminile che non sia ancora in menopausa. Oltre a sgradevoli effetti collaterali (rischio di tumore alle ovaieriduzione della densità ossea, osteoporosi, gravi eventi cerebrovascolari o cardiovascolari) provoca, se assunto ripetutamente, una sorta di “menopausa chimica”. Allo stesso tempo non sono mai stati dimostrati effetti di miglioramento delle prestazioni fisico/atletiche in persone di sesso femminile. Assieme ai miei famigliari abbiamo pensato e ripensato, cercando di capire come possa essere successa questo tipo di contaminazione, dato che io sono sicura al 100% di non avere assunto una pastiglia per errore. L’unica ipotesi percorribile è stata quella di un’accidentale contaminazione del cibo consumato all’interno della nostra casa. Questa ipotesi è stata ulteriormente suppotata da un test ai capelli, al quale mi sono volontariamente sottoposta. E’ stato sperimentalmente verificato che l’assunzione di una quantità pari o superiore a quella di una singola compressa di Fermara produce una quantità di Letrozolo rilevabile nei capelli di chi l’assume. Nei miei capelli non ne è stata trovata la minima traccia. Questo evidenzia che la quantità che ho involontariamente ingerito era inferiore a quella di una singola compressa, in accordo con un’ingestione accidentale di una porzione di cibo contaminato. I risultati di questi esperimenti non sono stati ammessi come prove a mio favore, per via di un cavillo legale. Ho dettagliatamente esposto le circostanze al Tribunale, che ha convenuto sui seguenti punti: la contaminazione del cibo è stata la causa della mia positività al test; non c’è evidenza che io abbia intenzionalmente violato le regole antidoping; non c’è evidenza che il letrozolo migliori le prestazioni atletiche di una tennista di sesso femminile. Nonostante ciò il Tribunale Indipendente ha sancito nei miei confronti una squalifica di 2 mesi, oltre alla revoca dei prize money e dei punti ottenuti dal 16 febbraio al 7 giugno. Questo mi fa sentire estremamente frustrata, ma posso solamente cercare di essere forte ed aspettare che questo periodo arrivi a conclusione. Sono molto arrabbiata ma allo stesso tempo in pace con la mia coscienza, assolutamente consapevole di non aver fatto nulla male e di non aver commesso nessuna negligenza nei confronti del programma anti-doping».

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