Prestò soldi a un commerciante a un tasso del 25,65: pensionato a processo per usura

L’azienda era in crisi e l’imprenditore si è rivolto a un conoscente: centomila euro di debiti nel 2004 con un piano di rientro fino al 2010 garantito da cambiali per una somma finale di 210mila euro. Il 31 ottobre 2010 l’ultima restituzione di somme: in totale ha risarcito 164mila euro

RAVENNA 01/12/2017. PROCESSO CAGNONI PER OMICIDIO BALLESTRI

Con la sua attività imprenditoriale di commercio calzature si è trovato a corto di liquidità, respinto dalle banche perché a rischio insolvenza e protestabile. Nel momento di difficoltà un amico commerciante ha raccontato a Gennaro di Lugo, il nome è di fantasia, di essersi trovato nella sua stessa situazione e di essersi salvato grazie a un prestito di denaro da un conoscente. È iniziato da lì il calvario di Gennaro, strozzato da tassi di interesse del 25,65 percento: per anni è andato avanti cercando di pagare e mettendo a garanzie anche le firme della moglie e della suocera poi ha denunciato e in tribunale a Ravenna si sta svolgendo il processo per un 84enne accusato di usura. La denuncia è di un paio di anni fa, i fatti risalgono tra il 2004 e il 2010.

L’imputato è un anziano pensionato incensurato nato a Conselice e residente a Lugo. Non sono emersi legami con ambienti malavitosi tipici del contesto usurario. Insomma, un insospettabile. Con una buona disponibilità economica. Nel 2004 è diventato creditore di Gennaro (avvocato Davide Grassi di Rimini) per un somma di centomila euro concedendo un piano di rientro fino al 2010 garantito da cambiali per una somma finale di 210mila euro. Il 31 ottobre 2010 l’ultima restituzione di somme: in totale Gennaro ha risarcito 164mila euro.

Nel corso delle udienze svolte finora è emerso un quadro inquietante. Fatto di rapporti poco trasparenti tra l’imputato e un avvocato ma anche tra l’imputato e un direttore di una filiale di banca che pare garantisse all’anziano la regolarità delle operazioni che stava portando avanti. Ha lasciato più di una perplessità il tentativo di conciliazione portato avanti dall’avvocato dell’84enne che si sarebbe accontentato di una somma inferiore a quanto preteso – pur sempre a tassi elevati – a patto che la vittima si impegnasse a non presentare denunce penali, una circostanza ritenuta piuttosto anomala in questi accordi.

L’uomo sotto accusa, in caso di condanna, dovrebbe poter contare sulle attenuanti generiche dovute all’incensuratezza. Per quanto riguarda la vittima – che nel frattempo ancora lotta per mettere la testa fuori dall’acqua – è stata chiesta una provvisionale ed eventualmente verrà chiesto in sede civile un risarcimento.

Come parte civile nel processo è stata ammessa l’associazione Sos Impresa che ha assistito il commerciante quando si è rivolto a loro per chiedere aiuto. «Facciamo tutto il possibile per far capire agli imprenditori che bisogna denunciare: noi siamo sempre a disposizione per ascoltare i loro problemi e stare vicino a loro quando decidono di rivolgersi alla giustizia». Il direttore provinciale di Confesercenti, Roberto Lucchi, è il presidente regionale di Sos Impresa, l’associazione nata a Ravenna per sensibilizzare il tessuto economico e fornire strumenti di assistenza alle imprese che devono fronteggiare il corteggiamento a volte subdolo della criminalità. Oggi l’associazione è l’unica iscritta all’albo prefettizio previsto dalla legge per stilare un elenco di soggetti a cui la prefettura può rivolgersi per consulenze. «I rischi per i nostri territori sappiamo ormai quali sono: le offerte di investimento di personaggi poco trasparenti con con grandi disponibilità finanziarie. Di solito sono un segnale da non sottavalutare. Purtroppo la crisi si è sentita anche qua e l’atteggiamento delle banche, poco inclini a concedere linee di credito, ha aumentato le difficoltà per le imprese». L’usura è uno dei rischi più consistenti dall’osservatorio di Lucchi: «Siamo stati contattati in particolare da presunte vittime di banche. Di solito come prima mossa consigliamo la conciliazione perché lo prevede la legge e perché si riesce a evitare le lungaggini di processi».

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