Il poliziotto amico di Cagnoni: «Facemmo una seduta spiritica a casa dei coniugi»

Nona udienza / Processo al medico per l’omicidio della moglie, in aula un agente della Polfer che lo conosce da vent’anni. Accompagnò l’imputato da una donna a Milano Marittima: «Mi disse che arrotondava facendo massaggi». Quando tornò in auto si cambiò i vestiti. E in una lettera dal carcere paragona la sua storia con Giulia Ballestri a quella del film Pretty Woman

L’avvocato Giovanni Trombini parla con il suo assistito Matteo Cagnoni nella gabbia dell’imputato

Le sedute spiritiche tornano alla ribalta ancora una volta nel processo a Matteo Cagnoni per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri. Dopo le voci di chi ne era a conoscenza solo per sentito dire – «Sapevo che avevano provato a evocare i figli di Mussolini nella villa di via Padre Genocchi», testimoniò l’amante della donna – si è arrivati a qualcuno che invece partecipò. La circostanza è comparsa durante la deposizione di un amico di vecchia data dell’imputato, Giandomenico Cavallucci ascoltato ieri 22 dicembre nella nona udienza. «Nella casa di via Padre Genocchi sono stato anni fa con Matteo e Giulia e altri amici a sparare dei mortaretti sul terrazzo ma lì non ho mai fatto sedute spiritiche. Invece una volta a Marina Romea nella loro casa al mare si fece una seduta spiritica. Ma secondo me era una vera e propria pagliacciata». Il pm Cristina D’Aniello non fa altre domande sul tema.

“Cavallo”, come gli amici chiamano il 55enne abbreviando il cognome, di mestiere fa l’agente della polizia ferroviaria a Ravenna. L’accusa l’ha chiamato al banco dei testimoni più che altro per ricostruire un’altra vicenda che con il delitto in senso stretto ha ben poco a che fare ma rientra a pieno nell’ormai consolidato duello tra le parti che cercano di dipingere Cagnoni alternativamente come un marito modello e integerrimo innamorato della moglie che stava facendo di tutto per salvare il matrimonio oppure come un subdolo manipolatore capace di premeditare l’assassinio della consorte perché aveva osato disonorarlo tradendolo «con un camionista ignorante».

Ecco i fatti. Un paio di anni fa Cagnoni chiese a Cavallucci se poteva intestarsi a suo nome delle sim telefoniche che però avrebbe usato il medico: «Voleva usarle per contattare delle accompagnatrici a certi convegni fuori città. Non ho chiesto altro e mi sono rifiutato perché conoscevo anche Giulia e non mi andava di finire in mezzo a una storia del genere». In aula è tangibile l’imbarazzo del poliziotto nel mettere in fila i ricordi. Non si intesta le sim ma trova chi è disposto a farlo: «Lo chiesi a un mio amico. Gli dissi che le avrebbe utilizzate un mio amico medico ma non gli dissi chi. Lo informai di tutto quando si seppe dell’omicidio». Tre sim in tutto, attivate in periodi diversi tra 2015 e giugno 2016: Cavallucci paga l’amico e viene rimborsato da Cagnoni. Altri vantaggi per l’intestatario? «Le sigarette».

Poi c’è la vicenda della gita hot a Milano Marittima. E anche qui l’agente è altrettanto imbarazzato nella scelta delle parole per rispondere al sostituto procuratore: «A maggio 2016 mi chiese di accompagnarlo da una massaggiatrice e lo feci. Restai ad aspettarlo in macchina. L’aveva chiamata il giorno prima davanti a me, forse utilizzando il mio telefono o una delle Sim che mi aveva chiesto». Il pm vuole capire meglio quella figura di massaggiatrice: «Con me non usò mai la parola prostituta – risponde Cavallucci –, mi disse che era una bella donna italiana con un bel décolleté che lavorava in una palestra e arrotondava facendo massaggi. Quando tornò in macchina mi disse che aveva avuto un rapporto sessuale: si era portato un cambio di vestiti dicendo che in questo modo la moglie non avrebbe sospettato nulla». Dalla difesa c’è opposizione contro le domande del pm su questo tema: «Che attinenza hanno? Stiamo valutando la moralità dell’imputato?». A sgombrare il campo dai dubbi ci pensa il presidente della corte Corrado Schiaretti: «Abbiamo parlato di corna fino adesso, possiamo parlare anche di prostitute…».

Tra le oltre 50 lettere inviate da Cagnoni dal carcere una è arrivata a Cavallucci. Il pubblico ministero legge un passaggio in cui l’imputato descrive il rapporto con Giulia: «Pensando a quegli anni felici non posso non accostare la nostra storia a quella del film Pretty Woman. Io bello, ricco, dottore, più maturo di testa e di età ho in contrato una ragazza sbandata e infelice e le ho dato una ragione interiore, sicurezza e felicità». Il testimone dice che li aveva sempre visti come una coppia felice.

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