E c’è chi telefona al tribunale: «Si può assistere all’interrogatorio di Cagnoni?»

Richieste di informazioni al centralino. Il dermatologo al banco dei testimoni il 23 marzo nella diciannovesima udienza del processo per uxoricidio pluriaggravato

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L’impronta denominata “palmare muro” impressa con il sangue di Giulia Ballestri su uno spigolo della cantina dove è stato trovato il cadavere della donna. Secondo la polizia scientifica e il consulente della parte civile appartiene a Matteo Cagnoni

Da quando è stata fissata la data dell’udienza in corte d’assise in cui sarà interrogato Matteo Cagnoni, il 53enne dermatologo imputato per l’omicidio volontario pluriaggravato della 39enne moglie Giulia Ballestri, sono aumentate le telefonate al centralino del tribunale di Ravenna per avere informazioni su come poter essere presenti in aula. Telefonate di gente comune interessata a sapere se occorrano particolari procedure per l’accesso al palazzo di viale Randi.

Dall’inizio del processo, il 10 ottobre scorso, ogni udienza ha sempre richiamato una consistente affluenza di pubblico. Dai semplici curiosi agli studenti di giurisprudenza passando per avvocati e addetti ai lavori, per alcuni una sorta di appuntamento fisso ogni settimana. E già non erano mancate le chiamate per informarsi su come partecipare. Dieci giorni fa è stata resa nota la data dell’interrogatorio dell’imputato e il telefono ha cominciato a squillare più spesso. Per dovere di cronaca va detto che le udienze sono pubbliche, può partecipare chiunque non sia nella lista testi o abbia già parlato, non serve presentare documenti per l’ingresso.

Cagnoni si siederà al banco dei testimoni nel corso della diciannovesima udienza, a partire dalle 9.30 del 23 marzo. Come da prassi, prima sarà l’accusa a interrogarlo (pm Cristina D’Aniello) e poi la difesa (avvocato Giovanni Trombini), nel mezzo gli eventuali quesiti delle parti civili (famiglia Ballestri, Comune di Ravenna, Udi, Linea Rosa, Dalla parte dei minori). È facile prevedere che la deposizione dell’imputato, che rischia l’ergastolo qualora venissero riconosciute le aggravanti della premeditazione o della crudeltà, occuperà l’intera giornata.Come ormai noto, il cadavere della consorte del medico fu ritrovato il 19 settembre 2016 nello scantinato della villa disabitata di proprietà della famiglia dell’uomo in via Padre Genocchi, a pochi passi da un ingresso ai giardini pubblici. Secondo gli accertamenti medico-legali il decesso sarebbe avvenuto la mattina di venerdì 16 settembre al termine di una violenta aggressione cominciata sul ballatoio e conclusa in cantina dopo 30-40 minuti, prima a colpi di bastone e poi facendo sbattere il volto della donna contro uno spigolo di un muro. Cagnoni è stato arrestato all’alba del 19 settembre a Firenze dopo una fuga dalla casa dei genitori dove era arrivato nel pomeriggio del venerdì insieme ai tre figli. I due coniugi erano in crisi ormai da circa un anno, pochi mesi prima lui aveva scoperto la relazione extraconiugale della donna facendola spiare da un investigatore privato. L’accusa ipotizza che il dermatologo l’abbia uccisa per questo motivo. La difesa sostiene l’innnocenza e ipotizza che ad agire possa essere stato un malvimente entrato nella casa poco dopo l’uscita dell’imputato che era stato nella villa a fotografare dei quadri insieme alla vittima.

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