Truffe, Ravenna è terza in regione. Più di mille denunce all’anno

Nella classifica dei reati vengono dopo a furti e danneggiamenti. Nel conteggio figurano anche quelle online ma spesso il colpevole è fuori dal territorio

Anziani Truffa

Spesso nel mirino dei truffatori ci sono le persone più anziane

Considerando i residenti, Ravenna è una delle città della regione nella quale si consumano più truffe. La terza per la precisione, dopo Bologna e Rimini. Questo è quanto emerge scorrendo i dati Istat 2017 (i più recenti disponibili) che registrano 1.093 reati di questo tipo tra quelli di cui si sono occupate le forze dell’ordine e la procura della Repubblica.

Nel 2016 stesso ordine di grandezza (erano state cinque in più). Analizzando il dato sui cinque anni si scopre che nel 2013 le truffe denunciate erano state 996 per poi scendere a 874 l’anno successivo e risalire a quota 940 nel 2015, ultimo anno a tre cifre. Nel 2017 su 1.093 truffe, quelle consumate nel solo territorio comunale sono state 417. Rispetto al 2014 le denunce per truffa sono aumentate del 20 per cento. Dopo i furti e i danneggiamenti, quello del raggiro è il reato denunciato più spesso alle forze dell’ordine: il tasso di delittuosità specifico (che misura il numero di reati ogni centomila abitanti) per quanto riguarda le truffe è di 279,3.

Si tratta come accennato del terzo dato più alto in regione dal momento che solo Bologna (368,2) e Rimini (305) hanno un numero di truffati ogni centomila abitanti più elevato. A Rimini sui numeri assoluti la tendenza è simile a quella della città bizantina: nel 2017 sono state denunciate 1.028 truffe contro le 987 dell’anno prima. Va però detto che nel 2016 il numero era lievitato a 1.130. Nella provincia capoluogo, Bologna, le truffe sono state nel 2017 ben 3.720.
I numeri ravennati sono invece in netta controtendenza rispetto a quello dell’altra provincia romagnola. A Forlì-Cesena, dove nel 2017 si sono consumate 868 truffe e frodi informatiche, con un calo che dura dal 2014 quando il numero era nettamente superiore (1.006). Al momento il tasso di delittuosi riguardo alle truffe in questa provincia è pari a 224,4.
In tutta l’Emilia-Romagna le truffe sono state 12.123 nel 2017. In tre anni il numero totale è aumentato del 14,25 per cento. Nel 2014 infatti il dato si era assestato a quota 10.611, con apprezzabile calo rispetto all’anno precedente quando si erano registrate 11.509 truffe in totale. L’andamento non è però stato confermato e il reato è tornato a dilagare un po’ ovunque con il fenomeno dei raggiri agli anziani che vede spesso bande specializzate colpire in diverse province. In totale nel 2017 sono state fate 272 truffe ogni centomila abitanti.

Bisogna aggiungere ad onor di cronaca e a completamento dei dati che non sempre le truffe sono compiute fisicamente sul territorio: specie nel caso di denunce per frodi informatiche, capita infatti che il truffatore abiti in altre zone d’Italia e che in provincia viva il truffato.
Si pensi ad esempio ai casi, piuttosto frequenti, di vendite on line per cui viene versata la cifra pattuita ma poi il compratore non si vede recapitare a casa la merce. In questo caso a livello statistico, dato che la denuncia viene fatta nell’ufficio di polizia della vittima, si va ad ingrossare la statistica dei reati provinciali (la sede giudiziaria competente viene eventualmente decisa in un secondo momento). In generale, il diffondersi degli acquisti on line e una certa imprudenza da parte degli utenti ha portato quindi ad un ulteriore aumento generale delle truffe.

Il reato: pene da sei mesi a tre anni. Ma ci sono le aggravanti

La truffa è un reato previsto e punito dall’articolo 640 del codice penale. Il colpevole rischia da sei mesi a tre anni di reclusione. Nei casi di tentatitvi non è previsto l’arresto obbligatorio e spesso ne consegue solo la denuncia a piede libero dopo l’identificazione. La parte positiva per la vittima, in questi casi, è il recupero immediato e totale del maltolto. Le pene salgono da uno a cinque anni in caso di aggravanti: se ai danni dello Stato, se si induce il timore di un pericolo immaginario o l’ordine di un’autorità, se ai danni di una persona in condizioni di minorata difesa. L’ultima circostanza, introdotta nel 2009, si può applicare nel caso di anziani. Ma se il truffatore esce da casa con valori e denaro sottratti con qualche raggiro allora l’inquadramento è come furto.

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