Sit-in a Bologna contro il trasferimento di Cagnoni al carcere di Ravenna

L’iniziativa davanti al dipartimento regionale del ministero della Giustizia: il dermatologo sta scontando un ergastolo e nella casa circondariale di Port’Aurea dovrebbero stare solo detenuti con pene fino a 5 anni

Fiiaccolata Cagnoni BallestriDavanti al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del ministero della Giustizia a Bologna si terrà lunedì 17 febbraio dalle 11 alle 12 un sit-in promosso dal mondo femminista ravennate per avere spiegazioni sulle ragioni che hanno consentito il trasferimento dal carcere della Dozza di Bologna a quello di Ravenna di Matteo Cagnoni, il medico condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri a settembre 2016. L’iniziativa è promossa da Udi, Linea Rosa, Dalla parte dei minori e Casa delle donne. Le prime tre associazioni figurano tra le parti civile del processo.

Già due volte, il 29 novembre 2018 e il 22 luglio 2019, è stata chiesta la stessa spiegazione al Dap senza ottenere alcuna risposta. Dal 29 novembre scorso si è svolto ogni venerdì, davanti al carcere di Ravenna, un presidio organizzato per sollecitare una risposta del Dap competente all’interpello promosso dalle avvocate delle tre associazioni parti civili nel processo penale che, «censurandone la legittimità sotto più profili, domandavano chiarimenti». È stato chiesto anche alla presidente della Commissione d’inchiesta sul Femminicidio del Senato affinché intervenga sulla decisione dell’amministrazione penitenziaria «denunciando il carattere discriminatorio e di soggettivo privilegio del trasferimento». Per dovere di cronaca va infatti ricordato che Port’Aurea è una casa circondariale dove sono rinchiusi detenuti con condanne inferiori a cinque anni o in attesa di giudizio.

«Ci siamo mobilitate sia tramite l’interpello delle avvocate delle tre associazioni parti civili, sia con la promozione di una raccolta di firme sottoscritta da oltre 62.000 persone, sia con una fiaccolata silenziosa per le vie della città, conclusasi davanti alla Casa Circondariale di Ravenna. Ringraziamo le cittadine e i cittadini che ci hanno sostenuto in questi mesi e ci sostengono in questa nostra mobilitazione che ha come unico scopo di affermare una giustizia uguale per tutti e tutte».

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