L’imputato è di colore e l’avvocato di parte civile scrive “negro” sul fascicolo

Il legale del foro di Forlì era in aula a Ravenna davanti al giudice dell’udienza preliminare. La foto della cartellina postata su Facebook dal giudice di Cassazione Roberto Riverso

87024944 1077040355968483 4776723521210417152 NL’imputato è un uomo di colore e l’avvocato di parte civile si presenta in tribunale con la parola “negro” scritta al posto del nome dell’accusato sul dorso della sua cartellina con le pratiche del procedimento. L’episodio si è verificato a Ravenna stamani, 20 febbraio, nell’aula del giudice dell’udienza preliminare. A renderlo pubblico è stato Roberto Riverso, ex giudice del lavoro a Ravenna e oggi in Cassazione, che ha postato una foto del fascicolo sul suo profilo Facebook.

«Non è la commissione di un crimine o di un illecito disciplinare che vengono in mente – ha scritto il magistrato a commento dell’immagine –, ma la confessione dell’estraneità di questo soggetto alla civiltà del diritto. Una barbarie. Che denuncia una regressione ad uno stadio pregiuridico. Commessa da uno che si definisce avvocato. Una cosa inimmaginabile. Fino a oggi». Raggiunto al telefono, Riverso ha ribadito a voce tutta la sua amarezza: «L’imputato è per definizione la parte debole in una condizione di minorità e in questo modo gli viene negata addirittura l’identità del nome da parte di un avvocato che dovrebbe essere il primo tutore della legalità».

Riverso, che ha postato la foto coprendo i nomi leggibili, sottolinea poi un dettaglio più tecnico: «Nella intestazione frontale il nome dell’imputato è riportato per esteso. “Negro” compare solo sul dorso e questa per me è un’aggravante perché l’avvocato ha scelto di scriverlo così pur avendo scritto il nome giusto poco distante. Ora che la vicenda è di dominio pubblico, mi auguro che qualcuno prenda provvedimenti: ci sono tutte le condizioni per un procedimento disciplinare ma non è nemmeno da escludere che ci siano gli estremi per altro». Il legale protagonista dei fatti è un 40enne del foro di Forlì, già noto alle cronache per vicende a sfondo razziale.

Il post del magistrato ha scatenato i commenti sul social. Diversi hanno chiesto – anche sperato per ridurre la portata del fatto – che Negro fosse da intendere con lettera maiuscola in quanto cognome e invece non è così. Qualcuno si è anche avventurato in una difesa d’ufficio della scelta linguistica: «La parola negro non è così offensiva come tutti voi ben pensanti siete abituati ad intenderla. Faccio presente che è il nome di uno Stato africano che fu volutamente chiamato così: il Niger». A rispondergli è intervenuto l’ex senatore Vidmer Mercatali: «Ma per favore».

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