Controlli alle imprese non toccate dalla pandemia: lavoratori irregolari in 7 su 15

In totale 43 persone occupate ma non inquadrate come previsto dalle normative

Foto GdF LavoroLa guardia di finanza ha controllato 15 aziende della provincia di Ravenna, che non rientrano nelle categorie colpite dall’emergenza sanitaria, e ha trovato 38 lavoratori in nero e 5 irregolari all’opera in 7 imprese. Almeno quattro di queste ultime dovranno fare i conti con la cosiddetta “maxi sanzione”, fino ad un massimo di 10.800 euro per ciascun lavoratore in nero, che si applica in caso di impiego, fino a trenta giorni, di lavoratori subordinati senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro ai competenti Centri per l’Impiego. Per loro verrà anche proposta all’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Ravenna l’adozione del provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale, prevista quando la forza lavoro impiegata in nero supera il 20 percento del totale dei lavoratori regolarmente assunti e trovati sul luogo di lavoro.

Nel dettaglio, la Tenenza di Lugo ha individuato un lavoratore in nero che operava in un’autocarrozzeria, mentre la Tenenza di Cervia ha scoperto altri due lavoratori in nero, rispettivamente di origini egiziane e bengalesi, in altrettante rivendite di frutta e verdura. In un altro caso, invece, la Compagnia di Faenza ha individuato una ditta operante nel settore delle pulizie, che non aveva correttamente registrato sul Libro Unico del lavoro i dati di 3 dipendenti, tutti italiani, trovati in servizio, mentre la prima Compagnia Ravenna ha scoperto 2 lavoratori di nazionalità marocchina assunti con un contratto part-time in un minimarket etnico, che in realtà sono risultati aver lavorato per molte più ore di quanto effettivamente contabilizzato.

Infine, sempre la prima Compagnia Ravenna ha individuato un’azienda operante nel settore delle vendite porta a porta, nei confronti della quale sono tutt’ora in corso più penetranti approfondimenti, che avrebbe impiegato più di 35 lavoratori, nella quasi totalità giovani italiani, che formalmente risultavano operare come lavoratori autonomi, mentre nei fatti sarebbero stati impiegati come lavoratori subordinati a tutti gli effetti, senza però che il loro datore di lavoro operasse nei loro confronti le prescritte ritenute previdenziali.

Il dispositivo messo in campo sull’intero territorio provinciale ha visto l’impiego di 24 pattuglie, per un totale di 63 finanzieri, di cui 18 impegnati presso l’area portuale.

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