Non si presenta in aula per problemi di salute, ma fa 600 km per andare dalla figlia

Udienza 12 / Nel processo per l’omicidio del 21enne, l’accusa vuole interrogare l’ex capitano dei carabinieri Antonio Rocco ma per la quarta volta l’83enne ha mandato un certificato medico: il viaggio da Salerno a Ravenna è troppo lungo. Ma è la stessa distanza per arrivare a Bologna dove è stato trovato dalla polizia. Le parti civili: «Ci sta prendendo per i fondelli»

Assise1Per problemi di salute non può affrontare un viaggio di 600 km per testimoniare in un processo per omicidio ma la stessa distanza è riuscito a percorrerla per andare in visita a casa della figlia. In sintesi è questo il comportamento di Antonio Rocco, 83enne carabiniere in congedo che nel 1987 era comandante della compagnia di Ravenna e indagò sull’omicidio di Pier Paolo Minguzzi di Alfonsine. Ieri, 7 febbraio, per la quarta volta l’ex capitano residente a Baronissi (Salerno) non si è presentato in corte d’assise a Ravenna dove altri due ex carabinieri e un idraulico di Alfonsine sono imputati per la morte del 21enne, militare di leva a Bosco Mesola e terzo genito di una famiglia di imprenditori di Alfonsine che fu rapito il 21 aprile e ritrovato cadavere l’1 maggio 1987.

Per giustificare l’impossibilità di presentarsi, Rocco ha inviato un certificato di un medico di base e ha chiesto di essere ascoltato a distanza.

Per la tredicesima udienza in calendario il 21 febbraio è previsto il quinto tentativo qualora la visita fiscale di un medico militare, disposta per ieri stesso dalla corte, dovesse rilevare che Rocco è in grado di affrontare la trasferta. La corte e l’accusa avevano preso in considerazione la richiesta dell’uomo per un’audizione in videoconferenza a distanza, i legali delle tre parti civili si sono opposti fermamente: «Non è stato certificato un pericolo per la sua salute – ha detto l’avvocato Paolo Cristofori –, ha parlato prima di lombo-sciatalgia e ora di postumi di un infarto. Credo che debba venire in aula, ci sta prendendo per i fondelli». Dose rincarata dall’avvocata Elisa Fabbri: «Fino a un mese fa il teste era a Bologna a trovare la figlia come ha accertato la polizia giudiziaria. Sta facendo avanti e indietro tra Bologna e Baronissi ma l’unico posto in cui non vuole venire è questo tribunale». Il riferimenti di Bologna è a quanto accaduto a fine 2021: la polizia giudiziaria doveva notificare la convocazione a Rocco e lo trovò a Bologna in visita da una figlia.

Rocco era in carico fino a dicembre 1987 poi venne sostituito da Vincenzo Tallarico. Le informazioni fornite da Rocco in fase di indagini preliminari quando venne riaperto il fascicolo hanno fornito elementi di interesse all’accusa. Quelle parole sono nero su bianco nei verbali delle cosiddette Sit, sommarie informazioni testimoniali. Una relazione firmata da Rocco nel pieno delle indagini sull’omicidio Vetrano metteva in fila una serie di circostanze in comune con il delitto Minguzzi per un quadro indiziario a carico degli imputati odierni. La pm Marilù Gattelli e le parti civili di quella relazione vorrebbero parlare in aula.

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