Un ex ufficiale dei carabinieri verrà portato in aula dalla polizia per testimoniare

Udienza 8 / La procura vuole interrogare Sergio Bonafiglia che si occupò delle indagini nel 1987, la corte non ha ritenuto valida la sua attestazione di legittimo impedimento per problemi gastrointestinali: sanzione da 200 euro e accompagnamento coattivo

Assise4Un’attestazione fai da te per problemi gastrointestinali non meglio specificati non è stata accettata dalla corte d’assise di Ravenna come giustificazione valida per non presentarsi oggi, 11 ottobre, in aula a testimoniare nel processo sull’omicidio di Pier Paolo Minguzzi. Per Sergio Bonafiglia, 70enne ufficiale dei carabinieri in congedo residente a Roma e oggi noto consulente in molti procedimenti di rilevanza nazionale, è arrivata una sanzione di 200 euro e la disposizione del cosiddetto accompagnamento coattivo: alla prossima udienza, 25 ottobre, sarà la polizia di Stato a portarlo alla sbarra, con l’autorizzazione a ricorrere alla forza qualora necessario.

Il militare prese parte alle indagini sull’omicidio del 1987 quando era in servizio a Roma (sul caso intervennero alti papaveri dell’Arma da più parti). L’accusa lo considera un teste importante che vuole interrogare in aula. La convocazione era stata fissata per oggi ma Bonafiglia ha inviato la comunicazione senza allegare certificati medici. «La corte ritiene l’impedimento non provato», ha tagliato corto il presidente Michele Leoni (a latere Federica Lipovscek).

Un altro dei testi in elenco per oggi, ottava udienza del processo con tre imputati (due ex carabinieri e un idraulico di Alfonsine), ha fatto pervenire la stessa comunicazione di legittimo impedimento per ragioni di salute. L’83enne Antonio Rocco, all’epoca dei fatti capitano al comando della compagnia di Ravenna, ha però allegato un certificato medico per problemi cardiaci legati a un recente infarto con l’impossibilità a lasciare il domicilio di Baronissi (provincia di Salerno). Rocco era già stato convocato in estate e aveva lamentato difficoltà di spostamento dovute alle alte temperature: una visita fiscale disposta dalla giuria aveva confermato. Ora la corte ha rinviato la sua audizione al 6 dicembre. Tra le ipotesi al vaglio anche quella di procedere all’interrogatorio in videoconferenza o di acquisire agli atti del processo le trascrizioni delle sommarie informazioni fornite alla polizia giudiziaria nel corso delle indagini quando il fascicolo è stato riaperto nel 2018. Il nome di Rocco è stato fatto finora da diversi carabinieri ascoltati in aula, militari che erano più in basso nella scala gerarchica.

L’udienza odierna (qui il resoconto di quelle precedenti) va quindi in archivio senza testimonianze. Si registrano solo i conferimenti di incarico a due consulenti. Il professor Luciano Romito, docente di Linguistica all’università della Calabria, dovrà comparare le telefonate estorsive ricevute dalla famiglia Minguzzi con quelle ricevute dalla famiglia Contarini: le prime non sono attribuite a una identità specifica, le seconde sono invece di Orazio Tasca, uno degli odierni imputati che venne condannato per l’omicidio di un carabiniere. La seconda consulenza è invece a una grafologa che dovrà attestate la paternità della lettera firmata dal sedicente Alex.

È stato rinviato a febbraio il processo parallelo in cui è imputato Alfredo Tarroni, alla sbarra per l’omicidio. L’uomo è accusato di minacce nei confronti del suo ex socio nell’impresa di impianti idraulici. Il rinvio è arrivato per legittimo impedimento dell’imputato che si trovava in corte d’assise.

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