«Anche il potere finanziario può essere una forma di intimidazione mafiosa»

Il presidente del tribunale di Ravenna ha aperto i lavori del seminario formativo per avvocati e commercialisti su bancarotta e diritto fallimentare, promosso dal nuovo Osservatorio sulle procedure concorsuali

IMG 1196«Il potere intimidatorio che definisce il carattere mafioso di una organizzazione criminale non si manifesta solo con la violenza materiale ma anche con la capacità finanziaria di condizionare le logiche dell’economia in cui operano le imprese sane». Sono le parole di Michele Leoni, presidente del tribunale di Ravenna, che hanno aperto i lavori di un seminario formativo – su diritto fallimentare, bancarotta e reati economici – per avvocati e commercialisti. Promotore dell’iniziativa – sostenuta dal contributo di banca Mediolanum – è l’Osservatorio sulle procedure concorsuali nato a novembre 2021 dalla sinergia fra tribunale, procura e proprio i due ordini professionali.

La prima delle quattro giornate di formazione si è svolta ieri, 16 giugno, nella sala dell’albergo Cappello e ha visto la partecipazione di un centinaio di professionisti. I relatori sono stati il giudice Corrado Schiaretti e gli avvocati Ermanno Cicognani e Antonio D’Avirro.(prossimo appuntamento il 30 giugno, qui il calendario dei prossimi incontri).

Nel saluto introduttivo, Leoni ha puntato l’attenzione proprio sugli effetti del potere finanziario di cui può disporre la criminalità: non solo incendi, estorsioni, aggressioni possono essere i segnali da tenere in considerazione per arrivare a definire il vincolo mafioso di un’associazione». Leoni ha poi invitato la platea a ragionare in termini di radicamento della criminalità organizzata nei territorio del nord Italia e non solo di infiltrazioni: «Serve un salto di qualità nel modo di contrastare questo tipo di criminalità e la figura del curatore fallimentare può diventare un prezioso alleato per le indagini della magistratura. Anche per favorire questi cambiamenti potrà avere un ruolo utile l’osservatorio appena costituito per colmare una mancanza».

In linea con il ragionamento del presidente del tribunale anche il pensiero di Daniele Barberini, procuratore capo, che ha portato i suoi saluti in apertura: «Una iniziativa come questa può aiutare le parti a parlare lo stesso linguaggio, tenendo conto della difficoltà quotidiana per interpretare le norme». Se la collettività tende a trascurare il peso dei reati economici perché meno plateali, Barberini sottolinea un aspetto forse troppo trascurato: «I reati economici portano altri reati. L’evasione fiscale si porta dietro il lavoro nero e gli infortuni perché chi evade non avrà certo interessi nell’investimento sulla sicurezza o sui contributi ai fini pensionistici».

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