Capire in tempo la crisi d’impresa: nasce l’Osservatorio sulle procedure concorsuali

Giudici, pm, commercialisti e avvocati allo stesso tavolo per favorire lo scambio di informazioni, contenere gli effetti del crac sull’economia e intercettare condotte criminali. Ogni anno in provincia si aprono un centinaio di procedimenti, per 8 su 10 si tratta di casi già conclamati

IMG 5060Individuare tempestivamente una crisi d’impresa, conoscendo i primi segnali di allarme cui fare attenzione, equivale a guadagnare tempo rispetto alla tagliola della prescrizione per eventuali condotte dei vertici aziendali, ma anche a salvare una fetta di economia che altrimenti verrebbe trascinata nel gorgo di un fallimento, anche quando non ha profili penali. È questo il senso con cui si è costituito in tribunale a Ravenna stamani, 26 novembre, l’Osservatorio sulle procedure concorsuali.

Al termine di un percorso durato quasi due anni, nasce un organo che ora mette attorno allo stesso tavolo i tanti soggetti che hanno voce nel momento critici nella vita di un’azienda. Vale a dire in primis tribunale e procura, ma anche commercialisti e avvocati. Per fare in modo che le informazioni in possesso di una parte siano a disposizione di tutti. Perché siano sempre meno i casi in cui le sentenze di fallimento arrivano quando l’impresa da anni è ormai solo un morto che cammina e la soddisfazione per i creditori è nulla. A quel punto il crac diventa solo un costo per la collettività. A Ravenna ogni anno si aprono in media 100-120 procedure concorsuali, in otto casi su dieci si tratta di situazioni consolidate da tempo con bilanci non presentati da anni.

Sullo sfondo di tutto c’è il contrasto alla criminalità che sempre più spesso utilizza l’infiltrazione nel tessuto economico per avere una copertura lecita di business illegali, a discapito dell’imprenditoria sana.

IMG 5057«L’Osservatorio nasce con più di una finalità – commenta il presidente del tribunale Michele Leoni –. Garantire la massima competenza nel trattamento della materia specialistica, fissare una omogeneità di indirizzo nell’azione e favorire la comunicazione tra procura e tribunale». Leoni sottolinea l’importanza di quest’organo in ottica giudiziaria: «Affamare le imprese e poi rilevarle per cifre irrisorie o lasciarle fallire dopo averle svuotate è tra le modalità principali di azione della criminalità organizzata di stampo mafioso». Ma fiutare i criminali non è facile: «A volte l’imprenditore onesto è convinto di avere a che fare con persone nelle sue stesse condizioni e invece si tratta di insospettabili che agiscono con altri fini, a volte purtroppo in maniera pressoché impossibile da individuare».

Su quest’ultimo tema, un’osservazione arriva dal procuratore Daniele Barberini: «Assistiamo sempre più spesso all’ingresso della criminalità nelle aziende pulite attraverso l’uso di capitali che convincono l’imprenditore in crisi, ma in realtà tutto è fatto solo alla scopo di poter disporre di un braccio operativo con cui recuperare beni o risorse da occultare e senza onorare gli impegni economici». Quando arriva il crac, c’è una lista lunga così di creditori in ginocchio: «Imprese che erano in attesa dei pagamenti perché all’apparenza avevano rapporti con imprese legali già esistenti sul territorio».

IMG 5055La legge attribuisce al pubblico ministero un ruolo fondamentale nelle procedure concorsuali e nei procedimenti civili connessi: «Ha a disposizione degli strumenti che altre figure come il pre-commissario non hanno – sottolinea il sostituto procuratore Lucrezia Ciriello, dal 2012 alla procura di Ravenna e oggi tra i magistrati assegnati alla criminalità economica –. Ad esempio le indagini alla ricerca di capitali occulti. Pensiamo a quanto può essere utile questo aspetto per il lavoro del curatore fallimentare che deve realizzare la massa attiva». Ogni crac significa anche risorse destinate allo Stato che invece vanno perse e quindi non più a disposizione per i servizi della collettività. Per spiegare meglio il concetto Ciriello mette sul tavolo una cifra: a livello nazionale le insinuazioni dell’Erario al passivo di tutte le procedure aperte arrivano a un totale di alcune decine di miliardi di euro. «Vuol dire che c’è una parte di imprenditoria che si finanzia non pagando le tasse».

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