Ossa di Dante, Ivan Simonini: «Un no tombale? Per ora!»

L’editore del Girasole ed ex Presidente del Parco Letterario delle Terre di Dante sul tema che sta facendo discutere la città

Annuale Di DanteSulla vicenda delle ossa di Dante e della proposta di portarle temporaneamente a Firenze in occasione del Settecentenario della morte, proposta che ha fatto molto discutere in città, interviene anche Ivan Simonini, editore de Il girasole ed ex presidente del Parco Letterario Terre di Dante. Pubblichiamo di seguito il suo intervento:
“Entrambi interpretando il sentimento oggi prevalente dei propri concittadini, il Sindaco di Firenze Nardella una settimana fa e il Sindaco di Ravenna De Pascale l’altro ieri hanno rilasciato dichiarazioni opposte sulla ventilata ipotesi di un estremo viaggio fiorentino delle ossa di Dante. Due uscite unilaterali ma che sembrano concordate: quella di Nardella ha infatti spianato la strada a quella di De Pascale. E non è un paradosso.
Per il Comune di Ravenna il buon rapporto collaborativo e diplomatico con la famiglia Muti è strategicamente essenziale: per De Pascale, anzi, entrambi, il Sommo Poeta e il Sommo Maestro, portano Ravenna nel mondo. Insomma per Ravenna Muti ha la stessa importanza che ebbe Dante per Guido Novello da Polenta.
Quando due mesi fa Cristina Mazzavillani ha proposto di portare le ossa di Dante a Firenze nel 2021 per qualche giorno contestualmente al concerto dantesco che Riccardo Muti sta preparando in segno di pace e di cultura, il nostro Sindaco si è trovato tra le mani una patata bollente di cui non poteva liberarsi da solo senza scottarsi ancora di più. A quel punto accorre oggettivamente in suo soccorso il Sindaco Nardella, che rivela che non c’è mai stata una “trattativa segreta” (non si svelano le trattative segrete a meno che non siano fallite prima di cominciare) togliendo al collega ravennate le castagne dal fuoco. Venendo dal solo Sindaco fiorentino, infatti, l’ok alla traslazione temporanea delle ossa ha così scatenato la protesta di molti ravennati che, edotti anche recentemente dagli storici sullo scherzetto da prete che Papa De Medici voleva fare a Ravenna intorno al 1520, sul tema “ossa di Dante”, si possono fidare della parola di un fiorentino come ci si può fidare del peggior nemico.
Le complesse problematiche “etiche e giuridiche”, solo accennate dal Sindaco di Ravenna, paiono argomenti assai deboli. La Chiesa, le reliquie dei suoi santi, una volta riconosciuti come tali, le sposta in ogni dove da sempre e nessuno ha mai sollevato la questione morale al Papa di turno. Ogni ostacolo giuridico poi, come noto, è giuridicamente superabilissimo quando c’è la volontà politica di superarlo. L’unico argomento politicamente convincente diventa perciò la “divisività” della proposta: non solo spacca i dantisti, ma spaccherebbe la Giunta, il Consiglio Comunale e la città. La quale, sembra dire il Sindaco, non è pronta per un sogno così bello, visto il “povero e triste dibattito” sviluppatosi sull’argomento. Con ciò dicendo anche, implicitamente, tra le righe, che se e quando la città sarà matura nulla di insormontabile vieterà di realizzare la proposta di Cristina Mazzavillani. Assieme a Firenze, per ora, Ravenna farà altre cose. La risposta del Sindaco non sembra perciò una pietra tombale, giacché le motivazioni contengono un aspetto culturalmente interlocutorio. Il no è sul metodo, non sul merito. Oggi serviva, in chiave elettorale, disinnescare la bomba.
In questo “triste e povero dibattito” c’è tuttavia un aspetto che il Sindaco non sembra cogliere e che è, a mio parere, molto positivo: tanti cittadini si sono stretti (emotivamente se non razionalmente) intorno a Dante solo per paura di perderlo. Non è novità di poco conto.”
Ravenna, 5 agosto 2019                                                                                                                                                              Ivan Simonini
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