Da New York a Cervia: opere di Keith Haring e del suo scopritore Paolo Buggiani

È aperta fino al 5 giugno, ai Magazzini del Sale, l’esposizione “Made in New York”, un viaggio tra le distopiche creature di rottami dell’artista toscano e le  silhouette stilizzate del ragazzo di Kuztwon, in ricordo degli anni in pieno fermento della Street Art nel cuore della metropoli americana FOTO/VIDEO

Made in New York. Keith Haring (Subway drawings) + Paolo Buggiani (& Friends). La vera origine della Street Art. Questo il titolo della mostra ospitata all’interno dei Magazzini del sale Torre di Cervia, inaugurata in data 11 Marzo e che resterà in allestimento fino al 5 giugno 2022. Un’esposizione che, come suggerisce il titolo stesso, si prefigge l’intento di indagare sulle radici della Street Art e del fenomeno artistico e sociale da essa scaturito, passando attraverso le opere di due dei pionieri del movimento.
Per compiere questa ricerca, il Comune di Cervia, con la collaborazione produttiva e organizzativa di MetaMorfosi Eventi, FPWS artist hub e Workshop Events espone 20 opere del celebre artista di Kuztown e circa 30 del suo scopritore, l’italianissimo Paolo Buggiani

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Rettili in lamiera leggera

Paolo nasce a Castelfiorentino, nel 1933 e muove i primi passi nel mondo dell’avanguardia artistica tra i salotti romani degli anni ‘50. Dopo aver trascorso una decina d’anni nella capitale, la fame di ricerca e innovazione fa sì che si trasferisca a New York, entrando così in contatto con i massimi esponenti della neonata Pop-Art, allora in pieno fermento negli Stati Uniti. Durante l’esperienza americana Paolo conoscerà artisti del calibro di Andy Warhol, Richard Avedon e Robert Frank, iniziando anche a prendere maggiore coscienza della sua arte e di ciò che con essa vuole trasmettere, ovvero un coinvolgimento il più diretto possibile con la realtà che lo circonda.
Porta queste nuove consapevolezze con sé in patria, dove lavorerà districandosi tra Roma e Milano fino al 1979, anno in cui deciderà di fare ritorno in America.
Approfittando del tumulti causati dal diffondersi della Street Art tra le metropoli d’oltreoceano, riesce a penetrare nel tessuto urbano di New York con le sue installazioni di Rettili Meccanici sparpagliate tra avenue e street

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Una delle Subway Board di Harring

La Grande Mela era infatti in quegli anni una sorta di museo a cielo aperto, i giovani artisti esponevano e praticavano ovunque le più diverse forme di Street Art, dal graffitismo alla performance. È nell’ecletticità di questa cornice che avviene l’incontro tra Buggiani e Haring: mentre il primo è impegnato a farsi spazio nel panorama dell’arte contemporanea accendendo le sue sculture effimere in movimento (installazioni di ferro e fuoco) e pattinando alato in mezzo alle macchine incolonnate nel traffico, il giovanissimo Keith abbozzava, sui tipici cartoncini neri che coprivano le pubblicità scadute in metropolitana, le prime delle sue iconiche silhouette che l’avrebbero poi reso celebre in tutto il mondo.

Nato in Pennsylvania e cresciuto a Kuztown, Keith Haring si avvicina da subito all’arte visiva nell’accezione più pop del termine. Ama Walt Disney e graffitismo, si iscrive alla Ivy School of Professional Art di Pittsburg, ma si ritira quasi subito, terminando gli studi all’interno della School of Visual Art nel pieno centro di New York. Il percorso di studi in accademia permetterà all’artista di sperimentare non solo tecniche pittoriche, ma anche di performance, video e installazioni, inspessendo notevolmente il livello contenutistico delle sue opere.

Vedendo la moltitudine di questi particolarissimi geroglifici che affollano le subways, spesso ironici e dissacranti, Buggiani ne intuisce immediatamente il valore intrinseco, arrivando a staccarli lui stesso dalle pareti o chiedendo ai netturbini di farlo al suo posto, con lo scopo di conservarli e preservarli dall’inevitabile erosione.
All’interno dei magazzini sono esposte oggi più di 10 di queste “lavagne metropolitane”, eterogenee per dimensione e stato di conservazione, ora protette da una spessa intelaiatura e da una cornice in vetro. 

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Il Minotauro di Buggiani

Interessante la scelta di coprire con pannelli plumbei il vivo mattone del magazzino, in modo tale da garantire al visitatore un’esperienza il più possibile immersiva nella dimensione urbana da cui attinge la mostra. Oltre a queste testimonianze del primissimo periodo di Haring, del ragazzo di Kuztown sono appese alle pareti alcune serigrafie in tiratura limitata e il celebre vinile realizzato per Elton John. Il resto del salone sembra invece voler lasciare più respiro alle opere del Buggiani, in un excursus che va dal suo periodo strettamente pittorico alle immagini delle sue performance più spregiudicate, sempre sviluppate sul fil rouge del mito e della distopia: Minotauri pazientemente seduti agli angoli delle sale e draghi di lamiera sospesi al soffitto accompagnano le immagini delle note incursioni urbane di Buggiani esposte sui muri: vengono mostrate le sue sculture indossabili, infiammabili, anarchiche, si lascia spazio alla sua pittura canonica e sperimentale (come quella tridimensionale), ma soprattutto si pone l’accento sulle materie prime: il metallo a simboleggiare l’industria degli anni ‘70 e il fuoco come metafora del divino. 

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Raffigurazioni delle performance e installazioni di Paolo Buggiani

Sui pannelli informativi che accompagnano la rassegna si susseguono invece frammenti di storia dell’artista: ricordi dell’esperienza newyorkese, dello spazio del Pier 34 dove troneggiava la sua opera più celebre, l’Icaro a grandezza naturale, i conflitti con le forze dell’ordine all’interno della Rivington School, spazio abbandonato e occupato dal suo collettivo di Street Artist, ma soprattutto si ripete e si enfatizza un monito: quello della netta scissione tra ciò che è Street Art e ciò che è mero graffitismo, di cui Buggiani ammira la funzione estetica e decorativa e l’imprinting di rivalsa sociale dal quale nasce, ma condanna la poca “leggibilità” in ottica artistica e lo scarso valore concettuale, definendola piuttosto Urban Art, senza andare ad inficiare il movimento Street che pur palesandosi principalmente sui muri delle città, affonda le sue radici ben più lontano, riuscendo quindi ad esprimersi con molteplici linguaggi.

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Gli iconici “Radiant Boys” di Harring

Buggiani sembra intenzionato a voler dare prova di ciò alla città nel periodo pasquale, si vocifera infatti che in quei giorni l’artista non solo presenzierà alla mostra, ma vorrà stupire gli abitanti della cittadina marittima installando per le sue vie qualche opera inedita.
L’esposizione patrocinata dal comune di Cervia è in realtà la prima di una collaborazione triennale firmata con il gruppo Metamorfosi che vedrà alternarsi nella stessa location altri pilastri della contemporaneità artistica come Obey, in programma per 2023 e Banksy, in chiusura nel 2024.

La mostra resterà aperta fino al 5 giugno e sarà visitabile tutti i giorni, infrasettimanalmente dalle 10.00 alle 20.00, il Venerdì e il Sabato fino alle 23.00 e la Domenica fino alle 21.00.
L’ingresso ha un costo di 12€, con tariffe agevolate per giovani, studenti, anziani, disabili, scolaresche e residenti e può essere acquistato online su ciaotickets con uno sconto del 20% (https://www.ciaotickets.com/biglietti/made-new-york-keith-haring-e-paolo-buggiani-cervia)

 

 

Fotografie di Maria Vittoria Fariselli, riprese e montaggio di Lorenzo Drei

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