Un inverno senza caminetto? Forza Italia chiede alla Regione di rivedere le regole

Il Pair prevede l’addio a stufe a pellet e a legna nel caso non abbiano una buona efficienza. Bignami: «Servono incentivi»

CaminettoLa limitazione è contenuta nel Piano aria integrato regionale, lo stesso che regola la circolazione delle auto e tutte le emissioni nell’atmosfera: riguarda in particolare i caminetti e le stufe a legna o a pellet, spesso utilizzate come alternativa a basso costo al riscaldamento domestico. Peccato che inquinino, e non poco: tanto che la Regione ha deciso di vietarle se a bassa efficienza energetica. Le regole valgono per tutti i Comuni di pianura o comunque sotto i 300 metri di altitudine. Vietato riscaldarsi con gli impianti alimentati a “biomassa legnosa” se di categoria inferiore alle due stelle per l’anno 2018 e alle tre stelle dal 2019. «Una limitazione illogica e priva di buon senso»,  dice il consigliere regionale e deputato di FI Galeazzo Bignami. Le “stelle” indicano l’efficienza energetica dei vari impianti e tengono conto delle emissioni in atmosfera e del rendimento. Secondo alcuni studi, caminetti e stufe a pellet inquinano più delle caldaie a metano.

Va all’attacco il deputato di Forza Italia, Galeazzo Bignami, sulle misure introdotte dal Piano Aria Integrato Regionale 2020. “Misure che costringeranno le famiglie ad adeguarsi anche a fronte di una spesa di diverse migliaia di euro senza che sia data loro nemmeno la possibilità di avere una finestra temporale per l’adeguamento. La Regione allora, visto un tale repentino obbligo, dica chiaramente come intenda aiutare le famiglie ad adeguarsi e con quali incentivi. Capiamo la necessità di intervenire per ridurre le emissioni, ma incidere così pesantemente sul bilancio delle famiglie, in zone anche rurali, di vallata o marittime, dove caminetti e stufe sono parte integrante delle abitazioni, appare una limitazione eccessiva”.

“L’informativa tra l’altro ci sembra piuttosto tardiva – prosegue – e il tempo per un confronto preventivo con i Comuni sarà inevitabilmente limitatissimo, visto che l’obbligo scatta a partire dal primo ottobre 2018 e durerà fino al 31 marzo di ogni anno. I cittadini sono stati informati su come adeguarsi, su quanto costerà, su quali sono i canali per gli incentivi, a cosa si va incontro se non ci si adegua? Per non parlare dell’ulteriore incombenza a carico dei Comuni che dovranno individuare le zone ‘sotto quota’, con la conseguenza che, all’interno dello stesso Comune, si creeranno delle disparità di trattamento tra cittadini. Nei prossimi giorni elaboreremo delle proposte di correttivi e solleciteremo la Regione affinché intervenga al fine di risolvere queste evidenti criticità. Certamente l’auspicio è che tali divieti siano completamente rivisti e magari applicati solo agli impianti di nuova installazione”.

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