«Taglieremo i consumi, ma deve intervenire lo Stato. E servono più estrazioni»

Il sindaco e presidente Upi De Pascale: «Comuni e Province rischiano il deficit per garantire i servizi ai cittadini»

De Pascale2Michele de Pascale è in prima linea sulla battaglia del caro energia sia in quanto Primo cittadino di Ravenna sia in quanto presidente nazionale dell’Upi (Unione province italiane).
«Si tratta di un fenomeno di portata mondiale che non può essere affrontato a livello locale e non sono certo che possa bastare nemmeno quello nazionale. Gli enti locali, come le famiglie e le imprese, hanno innanzitutto un problema di costi per le utenze di cui si fanno carico, dalle scuole all’illuminazione pubblica. E la prima cosa che possiamo fare è cercare di ridurre l’uso di energia, per esempio spegnendo un po’ prima i lampioni la mattina o accendendone uno sì e uno no là dove possibile, come farebbe un buon padre o madre di famiglia. Qualche piccolo risparmio si potrà ottenere e metteremo in atto qualche rimodulazione complessiva per riuscire a far fronte a costi che per Ravenna potrebbero arrivare anche a due o tre milioni in più. Ma questa è l’unica leva che abbiamo da attuare nella situazione di emergenza, non potendo indebitarci né usare gli accantonamenti, che sono vincolati agli investimenti. Per questo serve l’intervento dello Stato».

Il rischio altrimenti è addirittura quello di un deficit per i bilanci pubblici. Discorso analogo è ovviamente quello per le Province, che per esempio sopportano i costi di tutte le scuole superiori. Data la situazione, ci conferma il sindaco, è altrettanto impensabile coprire la crescita dei costi dell’energia con un aumento dei fondi comunali rivolti ai cittadini incampienti per contribuire al pagamento delle bollette. De Pascale sta partecipando a tavoli con il Governo sul tema insieme anche alle rappresentanze delle imprese.

«Avevamo chiesto che il tema fosse affrontato in legge di bilancio, ci hanno detto che se ne sarebbe parlato a gennaio e ormai siamo a febbraio». Serve, dunque, una misura emergenziale. Mentre per quelle strutturali De Pascale ribadisce la sua convinzione: bisognerebbe tornare a parlare dei progetti per aumentare le estrazioni del nostro metano oltre le 12 miglia. «Sappiamo che a quella distanza non rappresentano un problema per la subsidenza e a chi parla di un aumento della C02 rispondo che importare metano russo come stiamo facendo non abbatte certo le emissioni. Peraltro parliamo purtroppo di quantità che coprirebbero comunque solo una parte del fabbisogno nazionale».

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