L’ex Farmografica di Cervia chiude: verranno licenziati oltre 70 dipendenti

Il gruppo Focaccia (che ci rimetterà 1,5 milioni) alza bandiera bianca: «Senza contributi a fondo perduto il progetto è insostenibile. Ci eravamo fidati della politica…»

Riunione Focaccia

Uno scatto dalla riunione tra Focaccia e i dipendenti

Si chiude dopo 19 mesi la vicenda “ex Farmografica” che, a seguito dell’alluvione di maggio 2023, ha tenuto sotto scacco l’intero organico aziendale in un susseguirsi di blocchi di lavoro, casse integrazioni e fumosi piani di ripresa. L’ultimo, la nuova realtà creata dall’imprenditore cervese Riccardo Focaccia nel tentativo di salvare il capitale umano dell’azienda. Dopo aver assunto i dipendenti dell’ex Farmografica dal 1° ottobre scorso, per la newco Agr (Arti Grafiche Romagnole) si erano già profilate nelle ultime settimane alcune incertezze sull’effettiva messa a terra del progetto, a causa dell’incongruenza tra i fondi statali a fondo perduto richiesti dall’imprenditore e la disponibilità di Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo) di fornire invece unicamente fondi di investimento da restituire dopo i primi cinque anni di attività.

L’ultimo confronto con l’imprenditore Focaccia e gli oltre 70 dipendenti di Agr si è svolto questa mattina (venerdì 22 novembre), quando è stata annunciata la chiusura definitiva del progetto, a questo punto auspicata entro la fine del mese.

«Ho capito male»: questa la dichiarazione con cui l’imprenditore ha aperto l’incontro, riferendosi alla possibilità di percepire dei ristori post alluvione, sfumata per via della riscossione dell’assicurazione da parte di M&M Packaging, la multinazionale austriaca che aveva in gestione l’attività al momento dell’allagamento. Dichiarazione ritrattata poi nel corso del confronto, a seguito delle domande dei lavoratori increduli del fatto che un imprenditore di lunga data (e seguito da un team di legali e consulenti) potesse aver frainteso un passaggio tanto importante nella fase di acquisizione. L’incomprensione dunque sembrerebbe essere nata da «promesse, passaparola e messaggi privati arrivati da politici e istituzioni, che garantivano il totale supporto alla causa e i complimenti per la buona riuscita del progetto». Un errore commesso «con ingenuità», per stessa ammissione dell’imprenditore, che ha portato i lavoratori a rinunciare per altri 2 mesi a eventuali proposte di impiego, restando sospesi in una situazione lavorativa senza via d’uscita e che costerà al gruppo Focaccia circa 1,5 milioni di euro tra licenziamenti e buone uscite (da sommarsi ad altri 1,5 milioni lasciati come tesoretto per i lavoratori, come da obblighi contrattuali, dall’azienda austriaca uscente).

Se da parte dei dipendenti le critiche si sono mosse verso l’imprenditore per un senso generale di delusione e presa in giro, la risposta di Focaccia attacca direttamente la classe politica: «Il sistema non permette di arrivare ai risultati. I lunghi tempi della politica non sono quelli concitati delle imprese e rispettando le loro imposizioni si arriverebbe in breve tempo a un fallimento matematico dell’attività. Il disallineamento di colore tra il governo centrale e quello regionale sicuramente non gioca a favore, e anche ora che il neo presidente della Regione (il sindaco uscente di Ravenna Michele de Pascale, ndr) è cervese i tempi di reazione sarebbero troppo lunghi per arrivare a una conclusione positiva della vicenda».

Nel pomeriggio è previsto l’incontro con i sindacati, dove verranno definiti gli ultimi passaggi prima del licenziamento collettivo. La priorità per l’imprenditore in questo momento è quella di riconoscere ai dipendenti le buone uscite dovute da M&M al momento della chiusura, cercando di raggiungere la stessa cifra di indennizzo promessa dal gruppo austriaco. «Non ci sono obblighi legali che mi spingano a farlo – commenta Focaccia -. solo una forte etica e una delusione pari a quella dei lavoratori per il fallimento di un progetto in cui io per primo avevo creduto. Dovrò sottrarre fondi da altre attività e probabilmente aprire un mutuo per fare fronte a questa operazione, ma la priorità è quella di non creare ulteriori disagi e perdite ai lavoratori. Questo significa chiudere nel più breve tempo possibile, auspicabilmente entro fine mese, per non dilapidare altri fondi utili alle buone uscite nella mensilità di dicembre».

Se l’avvio della nuova attività senza finanziamenti a fondo perduto viene definita «un investimento epocale e insostenibile» da parte del Gruppo Focaccia, sfuma anche l’ipotesi di salvataggio da parte di un terzo player del forlivese che aveva avanzato negli scorsi mesi qualche timida valutazione, giudicata allo stesso modo troppo onerosa. Scartate definitivamente anche le possibilità di riaprire con un organico ridotto (non competitivo nel settore del “farma”) o di riassumere parte dei dipendenti nel settore automobilistico (core business dell’azienda cervese) in quanto l’intero organico è visto come un unico blocco, troppo voluminoso.

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