Da Back To The Wine alla kermesse Fivi di Bologna

I nostri collaboratori Francesco Della Torre e Alessandro Fogli dialogano di vini naturali e fiere

Fivi Mercato

Novembre è tempo di fiere mercato di vini. Ma cos’è una fiera mercato? È un luogo piuttosto grande di incontro tra i produttori (ed è importante che ci siano loro, non un sostituto) e appassionati e addetti ai lavori, in cui ogni cantina presenta i loro vini, le annate nuove, i vini nuovi, e tutti i prodotti che la loro terra produce. Domenica 10 mentre a Ravenna tutti maratonavano, io sono andato a Back To The Wine, fiera di vini naturali. Caro Alessandro, chiariscimi tutto: ma cosa vuol dire vini naturali?

«Premettendo che molti vignaioli che fanno vini naturali non sono molto d’accordo con la definizione (preferiscono “artigianali”), in quanto il vino in natura non esiste, tuttavia credo che la categoria “naturali” si possa tranquillamente utilizzare per inserirci tutta una serie di vini che hanno determinate caratteristiche. Su tutte, il non intervenire in alcun modo con sofisticazioni chimiche (e spesso neanche meccaniche) nella fase di vinificazione in cantina. Quindi niente chiarifiche, micro-filtrazioni, aggiunte massicce di solforosa. Niente aggiunte di lieviti o enzimi che aiutano la fermentazione (che è sempre spontanea, con lieviti indigeni), niente aggiunta di zuccheri o mosti concentrati e così via. Va da sé che nemmeno in vigna si agisce con profilassi chimiche, come pesticidi di sintesi, erbicidi, insetticidi. La vendemmia è manuale. Quasi sempre si coltivano e impiegano vitigni tradizionali dell’areale di riferimento. Come dicevo, il concetto di “vino naturale” è, tuttavia, controverso. I viticoltori che descrivono la propria produzione come “vino naturale” hanno spesso opinioni diverse su altri vini naturali, e il principale ostacolo è rappresentato dalle diverse visioni sulle pratiche considerate accettabili. Questo rende una precisa definizione di “vino naturale” difficoltosa. Tutti però sono accomunati dal volere produrre autentico vino di terroir e rifiutare le numerose possibilità di intervento “artificiale” in cantina, rese possibili dall’attuale legislazione del vino biologico piuttosto permissiva (centrata quasi esclusivamente sulle pratiche in vigna). E infatti la dicitura “vino biologico” non garantisce in alcun modo la genuinità (chiamiamola così) di un vino. In questa sede lasciamo da parte le pratiche della biodinamica – insieme di pratiche pseudoscientifiche basate sulla visione spirituale antroposofica del mondo elaborata dal teosofo ed esoterista Rudolf Steiner – se no non ne usciamo più, ma per quanto mi riguarda un vino biodinamico è da considerarsi un vino naturale».

Da sabato 23 a lunedì 25 a Bologna sarà in scena la Mostra Mercato della FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Pensa che ci saranno anche i Fioi – Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti, con 30 banchetti di olio d’oliva, una delle cose più buone al mondo. Ma che requisiti bisogna avere per appartenere alla FIVI?

«La Fivi (nata nel 2008 e parte della CEVI – Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti, che comprende associazioni di Vignaioli provenienti da tutta Europa) ha lo scopo di promuovere e tutelare la figura, il lavoro, gli interessi e le esigenze tecnico-economiche del Vignaiolo indipendente italiano, inteso quale soggetto che attua il completo ciclo produttivo del vino, dalla coltivazione delle uve fino all’imbottigliamento e alla commercializzazione del prodotto finale. “Quando si parla di vino bisogna chiarire che la filiera della produzione è molto articolata – mi racconta Elisa Mazzavillani, dell’azienda di Castrocaro Marta Valpiani, Delegata Fivi della Romagna –. Ci siamo noi vignaioli, ma entrano in gioco tante altre categorie, dalle cooperative agli imbottigliatori fino ai meri produttori di uva. Non facciamo una distinzione sulla qualità assoluta del vino, perché è sempre il consumatore a decidere: quello che ci preme evidenziare è la differenza che corre tra chi ha un’azienda “verticale”, e segue il processo dalla vigna alla bottiglia, e chi invece ne interpreta solo una parte. È giusto da un lato che il consumatore possa avere chiara, già in etichetta, questa differenza, e dall’altro che le istituzioni facciano norme che considerino le esigenze di tutti, non premiando solo i grandi produttori ma avendo a cuore anche le esigenze delle aziende più piccole. È di tutte queste faccende che si occupa Fivi, che è accreditata al Ministero dell’Agricoltura e in molte regioni – oltre che a Bruxelles, dove agisce tramite CEVI – per tutelare un mestiere che ha un ruolo fondamentale nel sistema vitivinicolo”. Fivi difende dunque gli interessi morali, sociali, tecnici, economici e amministrativi dei Vignaioli indipendenti, rappresentandoli di fronte alle istituzioni con un ruolo attivo nei processi normativi e amministrativi, lottando in prima battuta contro la burocratizzazione del sistema e per la democrazia nei Consorzi di tutela. Ma perchè dei vini Fivi ci si può fidare ciecamente? Prima di tutto perchè oltre il 50% dei vigneti è a coltivazione biologica/biodinamica, e poi perchè il Vignaiolo indipendente è un vero e proprio difensore della tipicità legata al territorio, considerato che il suo scopo, oltre a fare il vino, è esprimere e tradurre i diversi terroir, custodire il paesaggio e portare gioia al consumatore. Il Vignaiolo indipendente coltiva la propria uva e quindi l’origine del suo vino è certificata dalle fatiche compiute prima in vigna, passando dalla cantina fino a giungere in bottiglia sugli scaffali di enoteche e ristoranti. L’origine non è un fattore secondario, soprattutto se si vuole bere un vino che racconti un territorio».

Grazie delle tue spiegazioni Alessandro. Per chi volesse partecipare al Fivi, si terrà nei giorni sopra indicati nei Padiglioni 29 e 30 di Bologna Fiere, dalle 11 alle 19 (lunedì chiude alle 17). Un bellissimo viaggio alla scoperta di nuove realtà.

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