Tutta la freschezza di un rosso novello, vino stagionale che ha ritrovato la qualità

Dopo la “sbornia” degli anni ‘90 che sull’onda della moda del Beaujolais Nouveau aveva lanciato prodotti non proprio convincenti, ora anche in Romagna maggiore perizia in cantina dà buoni risultati.

Vino NovelloQuesto mese prendiamo in considerazione un vino che comincia a vedersi in giro proprio da novembre, ovvero, il “vino novello”.
Simbolo della fine della vendemmia e di bevute gioiose, il novello ha avuto un periodo di fulgore eccezionale. Anche in Romagna, il novello ha goduto di un tale interesse da parte dei consumatori che molti dei nostri produttori hanno usato il loro talento per produrre vini novelli di qualità. Vuoi stimolati dalla moda capitanata dal celeberrimo vino francese “Beaujolais Nouveau” che, sempre in Romagna, era tra i più ricercati, vuoi per desiderio di sperimentare nuovi stili di produzione traendone la giusta soddisfazione economica, sta di fatto che tra gli anni ’90 e il 2000 il “vin novello” era molto gettonato. Bevuta semplice e giocosa che regalava freschezza e che, come ogni moda, cessò nel giro di un decennio per via, penso io, dell’esubero di proposta a cui si aggiungevano, nell’ultimo periodo soprattutto, produzioni di sempre più scarsa qualità.

I soliti produttori pirata saltarono sul treno della moda del momento mettendo in commercio novelli di pessima qualità a scapito di tutti. Fermo restando che in Romagna qualcuno che fa del buon novello ancora oggi esiste, andiamo a vedere, invece, come si fa questo vino che è quasi uguale al sistema di vinificazione usato per il “Beaujolais Nouveau” che, invece, rimane ad oggi il vino novello più gradito e acquistato dai consumatori. D’altronde il mantenimento costante della qualità alla fine paga.

La Vino Rossotecnica di vinificazione è detta “macerazione carbonica”. Le uve raccolte, sono poste ancora integre, in una autoclave, una vasca d’acciaio a temperatura controllata. In seguito s’immette anidride carbonica dentro la vasca. In questo modo si provoca una sorta di “soffocamento” dell’uva costretta, così, a una fermentazione intracellulare dove, ogni acino, svolge una piccola auto fermentazione per azione di enzimi interni e non dei lieviti.
Così facendo le bucce cedono alla polpa originali aromi e colore. La durata complessiva della fermentazione è di circa 10-15 giorni a una temperatura di circa trenta gradi. Quando dentro l’acino si accumulano circa due gradi di alcol questa fermentazione cessa naturalmente. La massa vinosa assume in quest’ambiente profumi e nuove morbidezze abbandonando così l’iniziale acidità.
Durante la fase della fermentazione intracellulare, infatti, si formano glicerolo, metanolo, acetato etilico, acetaldeidi e aminoacidi. Elementi responsabili dei caratteristici sentori di gomma da masticare alla fragola e smalto da unghie che caratterizzano i vini vinificati con la macerazione carbonica.
Terminato il processo, le uve sono trasferite in una pressa per una pigiatura soffice. Si separano le bucce dal liquido ottenuto, com’è d’uso nella vinificazione tradizionale, e si completerà la trasformazione degli zuccheri in alcol come in una normale vasca di fermentazione per altri due, tre giorni.

Prima di essere imbottigliato, al novello si aggiunge una percentuale di un vino giovane vinificato in modo tradizionale. Questo si fa in base alle caratteristiche che si vogliono dare al vino stesso. Eseguire una macerazione carbonica al 100% si otterrà un vino molto fruttato e morbido, ecco perché si cerca di bilanciare con un vino ottenuto da fermentazione tradizionale. Inoltre, nel caso di un novello al 100%, c’è anche una questione di costi che non è certo da tralasciare.
La legge stabilisce che il processo di vinificazione per questa tipologia di vini, duri almeno dieci giorni. La novità rispetto al passato è che se prima la legge stabiliva la messa in commercio dal sei novembre, oggi, invece, la nuova normativa fissa la data per stappare il primo vino dell’anno al 30 ottobre.

C’è da chiedersi se anticipare di soli sei giorni possa dare un po’ d’impulso a questa tipologia di vini che resta comunque in secondo piano rispetto al Nouveau francese, che da tradizione esce sempre il terzo giovedì di novembre.
Quindi, concludendo, mentre si aspetta il sempre alla moda “Beaujolais” perché non provare qualche vino novello romagnolo? Potrebbe essere una sorpresa.

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