«Siamo già pronti con una task-force comunale per concedere gli ampliamenti in pochissimi giorni»
Il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, lancia un nuovo appello al Governo, chiedendo una norma specifica che venga incontro alle esigenze delle imprese, «allentando la burocrazia e velocizzando i tempi». Il tema è in particolare quello delle modalità di utilizzo del suolo pubblico per permettere a bar e ristoranti di ampliare le aree esterne.
«Senza una norma transitoria – commenta De Pascale – si rischia, anche in questo caso, da un lato di ingolfare gli uffici delle Sovrintendenze, che anche con il massimo della comprensione del momento difficile sono comunque chiamate al rispetto delle norme vigenti, e dall’altro di non dare certezze agli imprenditori sulle reali capienze che saranno in grado di garantire, elemento fondamentale per pianificare la riapertura».
Il Comune di Ravenna, in accordo con la Sovrintendenza, «era praticamente pronto a presentare il nuovo regolamento sulle occupazioni che tenesse insieme l’assoluto rispetto e tutela delle aree di valore culturale e degli spazi di valenza storico artistica con lo sviluppo di attività turistiche e commerciali, ma questo strumento sarà utilissimo per il ritorno alla normalità, non ora».
«Per questa fase di riapertura e di grandissima difficoltà economica, se la norma venisse approvata – termina il sindaco – siamo già pronti con una task-force comunale per concedere gli ampliamenti in pochissimi giorni dalla richiesta e, come già annunciato, azzerare o ridurre fortissimamente i costi delle occupazioni di suolo pubblico».
Gli operatori auspicano una città più viva e maggiori spazi
Continua in città il dibattito sulla riapertura, in particolare di bar e ristoranti. Con un appello sempre più condiviso, dal basso, per fare della Ravenna post virus, in particolare in centro storico, una città il più possibile viva. Con musei e negozi aperti, naturalmente, ma soprattutto, rispetto a prima, più tavolini all’aperto per bar e ristoranti, che saranno alle prese con i problemi di distanziamento tra i clienti, e quindi bisognosi di maggiori spazi.
Il fotomontaggio con i tavolini dell’Alighieri Caffè in strada
Ecco quindi l’appello di Maurizio Bucci e Roberto Greco (titolari rispettivamente del Mariani Lifestyle e dell’Antica Bottega di Felice) che in un video sui social invitano il sindaco a farsi promotore dell’iniziativa, che dovrebbe avere il benestare in primis della Soprintendenza. Ed ecco, sempre sui social, un suggestivo “fotomontaggio” di Mirko Colanzi, titolare dell’Alighieri Caffè, che si immagina tavolini in strada affacciati sulla tomba di Dante.
«Ho la fortuna di lavorare in uno degli angoli più suggestivi della nostra città – scrive Colanzi sui social –, ho visualizzato questa immagine poiché credo, al di là dell’aspetto economico, che solo la Bellezza potrà risollevarci da questo orribile periodo di non vita. Sono il primo a dire che dei tavolini nella via della Tomba di Dante Alighieri potrebbero cozzare clamorosamente con ciò che rappresenta quella Tomba. Secoli di storia e tantissimo altro. Il Sacro e il profano. Ma io l’ho sognata invece come una opportunità per Noi Ravennati, per i turisti che torneranno nella Nostra Meravigliosa città per ammirare, di godere di cotanta Bellezza. Mi immagino, nel mio sogno, di potermi sedere ad uno di questi tavolini e ammirare la via, Dante in fondo, percepire quel senso di pace che è in grado di offrire questo angolo della città. Sarebbe stupendo».
Grazie alla segnalazione di un passante, che aveva notato l’animale in difficoltà
I vigili del fuoco hanno salvato un capriolo finito in un canale in zona Bassette, vicino alla zona industriale di Ravenna.
È successo nel pomeriggio di domenica, 10 maggio. I pompieri sono intervenuti su segnalazione di un passante che aveva visto l’animale in difficoltà nelle acque del canale.
Il capriolo è stato quindi recuperato, immobilizzato e sottoposto alle cure di un veterinario, che lo ha poi liberato in natura.
La China Merchants Industry mette a disposizione «senza fini di lucro» progetti «concreti e facilmente realizzabili»
La China Merchants Industry – una delle più significative compagnie di Stato cinesi, operante nei settori della logistica portuale, della cantieristica, delle infrastrutture e della finanza che ha stabilito la sua sede europea a Ravenna – ha sviluppato, grazie ai suoi architetti e ingegneri, alcuni progetti per poter vivere la spiaggia in epoca Covid-19.
Progetti «che riteniamo essere concreti e facilmente realizzabili perché pensati per l’uso specifico di materiali poco costosi e di recupero», ideati «senza fini di lucro – si legge in una nota della società – ma per supportare il territorio in questa delicata fase, proponendo soluzioni che possano essere implementate velocemente dai proprietari di stabilimenti
balneari e dai fruitori delle spiagge libere».
La prima soluzione «semplice ed economica» è un telo con un raggio di 2 metri, ancorato alla sabbia con dei micro picchetti, da poter utilizzare anche in spiaggia libera.
L’azienda ha presentato poi un paio di proposte più complesse pensate per gli stabilimenti balneari.
La prima (qui sopra) è costruita grazie a pali standard (che si trovano in qualunque negozio fai da te) che formano una struttura su cui è possibile montare dei teli leggeri, i quali permettono allo stesso tempo di creare distanziamento sociale e abbronzarsi.
La seconda proposta è invece una struttura formata da comunissimi pallets che, fissati tra loro ed eventualmente ridipinti, possono velocemente rispondere alle necessità della costa. Inserendo inoltre un semplice supporto, il pallet si trasforma anche in una base di appoggio supplementare per i vassoi, al fine di facilitare la consumazione del pasto sotto l’ombrellone.
Cmit-Europe, oltre allo svolgimento delle sue normali attività, si mette a disposizione, senza scopo di lucro, nei vari tavoli delle amministrazioni comunali e delle associazioni di categorie, al fine di trovare nuove soluzioni nel nostro territorio.
I nuovi ammalati sono una minorenne che si è contagiata da un familiare e una 71enne che ha contratto il virus fuori provincia. Il numero dei guariti sale a 590
La provincia di Ravenna registra due nuovi casi di positività al coronavirus (nel comune di Cervia) ma nessun nuovo morto. È l’aggiornamento di oggi, 10 maggio: il totale è 997, di cui 590 già guariti completamente. I decessi sono 77. Il resto sono i casi attualmente attivi: alcuni ricoverati e la maggior parte in isolamento domiciliare perché positivi o con sintomi compatibili. Ci sono poi altre circa 170 persone che non hanno sintomi ma restano in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.
I due nuovi ammalati sono una minorenne che avrebbe contratto il virus per contatto famigliare con un caso già noto e una donna di 71 anni che avrebbe invece contratto il virus fuori provincia.
In Emilia-Romagna, dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus si sono registrati 26.796 casi di positività, 77 in più rispetto a ieri: fra gli aumenti giornalieri più bassi mai registrati finora. I test effettuati hanno raggiunto quota 231.637 (+4.271). Le nuove guarigioni oggi sono 269 (15.760 in totale), mentre continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi a oggi: -210, passando dai 7.401 registrati ieri agli odierni 7.191. Per un differenziale fra guariti complessivi e malati effettivi di 8.569, fra i più alti nel Paese.
Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 4.803, -160 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 150 (-5). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-42).
Si registrano 18 nuovi decessi: 5 uomini e 13 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.845. I nuovi decessi riguardano 5 residenti nella provincia di Piacenza, 1 in quella di Parma, 4 in quella di Reggio Emilia, 2 in quella di Modena, 4 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), nessuno in quella di Ravenna, 1 a Ferrara, 1 in quella di Forlì-Cesena (nel forlivese), nessuno in quella di Rimini. Nessun nuovo decesso da fuori regione.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.361 a Piacenza (15 in più rispetto a ieri), 3.298 a Parma (13 in più), 4.846 a Reggio Emilia (11 in più), 3.800 a Modena (8 in più), 4.384 a Bologna (21 in più), 389 le positività registrate a Imola (1 in più), 975 a Ferrara (3 in più). In Romagna sono complessivamente 4.743 (5 in più), di cui 997 a Ravenna (2 in più), 928 a Forlì (2 in più), 749 a Cesena (nessuno in più), 2.069 a Rimini (1 in più).
Metà donati dai dipendenti e metà dalla società. I ringraziamenti dell’associazione: «Li useremo per acquistare dispositivi di protezione»
L’azienda Orion Engineered Carbons, presente nel polo petrolchimico di Ravenna, ha donato 6.400 euro alla Pubblica Assistenza cittadina come aiuto per fronteggiare il difficile periodo di emergenza sanitaria: 3.200 da parte dei dipendenti e altrettanti da parte della società.
«In questo difficile momento – si legge nella lettera firmata dal managing director Luis Fernando Molinari per comunicare il versamento – che il nostro Paese sta attraversando a causa della pandemia da Covid-19, la nostra società ha deciso, grazie ad un’iniziativa proposta dalla Rsu, di effettuare una raccolta fondi tra tutti i dipendenti per sostenere chi sta operando in prima linea per affrontare questa pesante emergenza. Dopo un’attenta valutazione delle diverse realtà del territorio, abbiamo deciso di devolvere quanto raccolto alla vostra associazione, che in questo momento necessita ancor più di un sostegno economico per poter far fronte alle maggiori spese dovute all’approvvigionamento dei materiali e delle attrezzature necessarie per lo svolgimento del proprio servizio di volontariato».
Pronta e toccante la risposta di Angela Gulminelli, presidente della Pa: «Mi hanno fatto piacere le belle parole che sono state riservate alla nostra associazione e il riconoscimento dell’attività rivolta alla collettività. Desidero ringraziare a nome mio, del consiglio direttivo e di tutti i volontari, i dipendenti Orion che hanno contribuito con parte del loro stipendio a comporre questa importante somma, così come la vostra società per aver raddoppiato la somma. Destineremo questa somma principalmente all’acquisto di dispositivi di protezione individuale. Proteggere il personale è stato il nostro primo impegno considerato che, da metà marzo e ancora oggi, siamo impegnati nel trasporto di pazienti Covid-19 positivi».
L’associazione delle cooperative si schiera al fianco della San Vitale, sfrattata dal Comune per affidare la gestione dei trecento posti di sosta alla società a controllo pubblico. Anche dall’opposizione si alzano critiche verso il sindaco
«È fondamentale che il sindaco di Ravenna assicuri che tutti i dieci disabili della coop sociale San Vitale impiegati nella gestione della biglietteria del parcheggio in largo Giustiniano conserveranno un posto di lavoro con la nuova organizzazione». Legacoop Romagna interviene nella vicenda dell’area di sosta da oltre trecento posti in centro città, a ridosso della basilica San Vitale. Tra il Comune e la cooperativa sociale si è innescato uno botta e risposta con l’amministrazione pubblica che ha accusato la società di strumentalizzare i fatti a tutela dell’azienda.
Legacoop afferma che «negli innumerevoli incontri tenuti negli ultimi due anni e fino all’altro ieri, Azimut garantiva al massimo un posto di sorvegliante dal lunedì al sabato, per un massimo di sei ore giornaliere nello stesso parcheggio. Eventuali altre opzioni lavorative non sono mai state definite». Azimut è la società a controllo pubblico (60 percento del Comune) a cui Palazzo Merlato ha scelto di affidare il parcheggio con un progetto di complessiva riqualificazione.
La Lega delle cooperative propone un incontro per trovare una soluzione: «Se si ritiene di non esercitare l’opzione che consente di affidare ad Azimut la gestione del parcheggio si proceda pure con un bando pubblico, che contenga ovviamente la clausola sociale a tutela dei lavoratori e una valutazione della qualità del progetto di gestione come elemento principale di attribuzione dei punteggi per l’assegnazione del servizio».
Tra pochi giorni scadrà il termine concesso dal Comune alla San Vitale per lasciare gli spazi e procedere con l’avvicendamento: «I disabili impegnati da anni nel parcheggio Giustiniano perderanno o cambieranno occupazione – si legge ancora nel comunicato della Lega delle Cooperative –. L’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate non è mai un fatto burocratico, ma necessita della presa in carico individuale di ogni persona e di progetti specifici da attuare in collaborazione con le famiglie e con la comunità circostante».
La presa di posizione di Legacoop è ferma: «Assisteremo in ogni passaggio la San Vitale per trovare la miglior soluzione. Accusare la presidente Romina Maresi e la cooperativa di avere falsificato la realtà o peggio di volere perseguire gli interessi della cooperativa, quasi che la cooperativa fosse altro rispetto ai bisogni dei propri soci e dei propri utenti, è un’insinuazione sbagliata e strumentale, smentita dalla storia e dall’esperienza della cooperativa, ben conosciute dai ravennati».
La vicenda sta attirando anche l’attenzione della politica. Alvaro Ancisi, consigliere comunale di Lpr, chiede al sindaco di fermare lo sgombero del parcheggio, prorogare la concessione alla San Vitale fino alla dichiarazione di superamento dell’emergenza coronavirus e tornare a ragionare con la stessa cooperativa di una riqualificazione in project financing: «Se è stato possibile per la piscina, potrà esserlo anche per un parcheggio, trattandosi peraltro di un progetto complesso». Ma soprattutto «non si lascino mai a spasso i dieci ragazzi».
Critiche dalla lista civica La Pigna: «Il sindaco ha deciso di affidare la gestione del parcheggio ad Azimut, una società che mira a fare profitti a discapito di una cooperativa che mira a dare dignità a ragazzi diversamente abili. Un nuovo assist a favore del poltronificio ravennate. De Pascale faccia un passo indietro o si trovi una collocazione per i dieci disabili».
Il legale è entrato nella governance della multiutility per la prima volta nel 2014. Esce l’altra ravennate, Giorgia Gagliardi di Fusignano, che rappresentava Cesena. Polemiche per le retribuzioni dei manager ai vertici: l’Ad Venier raddoppia in un anno e arriva a un milione di euro
Danilo Manfredi
Sarà ancora l’avvocato Danilo Manfredi il componente in quota ravennate nel consiglio di amministrazione di Hera. L’assemblea dei soci della multiutility si è riunita a Bologna il 29 aprile scorso e ha nominato il cda per il prossimo triennio. Il 51enne Manfredi, ex segretario comunale del Pd a Ravenna, è uno dei sei confermati su quindici e si appresta così a svolgere il suo terzo mandato nella governance dove è entrato la prima volta nel 2014, indicato dall’allora sindaco Fabrizio Matteucci.
Giorgia Gagliardi
In quell’anno anche un’altra ravennate entrò nel cda: la 38enne Giorgia Gagliardi, vicesindaco di Fusignano nei cinque anni precedenti, rappresentava però il territorio di Cesena. Per la fusignanese, entrata nel 2007 alla Cmc di Ravenna al servizio assistenza contrattuale per l’estero e ora in graduatoria per un posto da istruttore direttivo amministrativo contabile in Comune a Ravenna, arriva al capolinea l’esperienza ai vertici del colosso Hera: fino al 2023 per Cesena ci sarà Monica Mondardini. La 60enne cesenate è tra i top manager italiani: amministratrice delegata di Compagnie industriali riunite (Cir), di recente si è dimessa dal cda di Gedi Editoriale (di cui era stata anche Ad) dopo il passaggio del gruppo alla Exor.
Monica Mondardini
«Ringrazio Giorgia Gagliardi per l’impegno e la professionalità dimostrati in questi anni – ha commentato il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca – e auguro un buon lavoro a Monica Mondardini. Sono onorato che abbia accettato questo incarico e sono convinto che per Cesena possa rappresentare un’ulteriore possibilità di sviluppo di progetti insieme al Gruppo Hera». Gagliardi nel 2014 venne indicata da Paolo Lucchi, predecessore di Lattuca, e prese il posto di Roberto Sacchetti, attuale presidente di Start Romagna. Da Ravenna non sono giunti commenti in merito alla conferma di Manfredi.
Tomaso Tommasi di Vignano e Stefano Venier, presidente e Ceo di Hera
Il cda (qui la composizione completa) ha poi provveduto alla nomina di presidente, vicepresidente e amministratore delegato. Alla presidenza riconfermato il bresciano Tomaso Tommasi di Vignano che guida il gruppo sin dalla nascita nel 2002. Vicepresidente (non esecutivo) l’ingegnere modenese Gabriele Giacobazzi, professore a contratto all’Università di Modena e Reggio Emilia. Come Ad è stato riconfermato Stefano Venier, in Hera dal 2004. Attorno a Tommasi di Vignano e Venier sta montando in questi giorni una polemica per l’aumento delle loro retribuzioni. Nel 2018 il presidente aveva incassato 558mila euro, nel 2019 sono stati 562mila. Ma ancora più consistente il compenso per il Ceo: dai 578mila euro del 2018 a 952mila. Nel caso di Venier a incidere è l’aumento alla voce “bonus e altri incentivi”, passata da 170mila a 540mila. Le retribuzioni di Gagliardi e Manfredi sono di 60mila euro annui, senza variazioni.
L’assemblea dei soci ha approvato la proposta del cda di distribuire un dividendo di 10 centesimi di euro per azione, in linea con quanto già annunciato nel piano industriale. Lo stacco della cedola avverrà il 6 luglio. «Complessivamente – si legge in una nota di Hera – gli azionisti hanno quindi beneficiato nel 2019 di un ritorno del 50 percento, frutto del rendimento annuo del dividendo approvato e dell’aumento del titolo Hera nel corso del 2019 sostenuto dai risultati sopra le attese e dell’ingresso nell’indice Ftse Mib». Lo stesso Piano industriale prevede una politica dei dividendi trasparente e in crescita, per arrivare fino a 12 centesimi nel 2023.
Il bilancio di sostenibilità 2019 di era parla di oltre due miliardi di euro distribuiti agli stakeholder del territorio, di cui 154 milioni nella provincia di Ravenna (9 in più rispetto al 2018): «Oltre 95 milioni ai fornitori locali – fa sapere l’azienda –, creando un indotto occupazionale di circa 800 posti di lavoro». Nella provincia di Ravenna i dipendenti sono 675 e i nuovi assunti lo scorso anno sono stati 27.
Hera è un gruppo industriale che conta circa novemila dipendenti e serve 4,3 milioni di cittadini di 330 comuni sparsi tra Emilia-Romagna, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Toscana. Nel 2002 la nascita, nel 2003 la quotazione in Borsa: il fatturato 2019 è stato 7,4 miliardi di euro.
Monica Ciarapica, albergatrice da trent’anni a Cervia e presidente provinciale di Confesercenti, prova a immaginare come cambierà l’accoglienza: «Forse tutti daranno un servizio più esclusivo, finora riservato ad hotel e ristoranti di lusso»
Monica Ciarapica, albergatrice di Cervia: da marzo 2017 è presidente provinciale di Confesercenti a Ravenna
Monica Ciarapica è albergatrice dal 1987. Oggi gestisce l’Hotel Commodore sul lungomare di Cervia, di sua proprietà. Un hotel stagionale di categoria 3 stelle che punta alle 4 stelle dopo una ristrutturazione e impiega 12 persone tra camerieri di sala, cameriere ai piani, brigata di cucina e receptionist. Ciarapica è anche presidente provinciale di Confesercenti dal 2017.
Il turismo dopo il Covid? Intanto mi piace iniziare a parlare del dopo, della ripartenza… un po’ di ottimismo responsabile! Probabilmente niente sarà come prima, non sarà affatto facile ma è assolutamente necessario prepararci a nuove abitudini, ad un nuovo metodo di lavoro che comporterà limiti, restrizioni per molti ma forse anche l’opportunità per altri di rivedere il nostro modello turistico, ma temo più costi per tutti.
La categoria a cui appartengo, ma anche tante altre categorie che rappresento, hanno una caratteristica, fornire servizi di qualità. In questo momento, più che mai, questo aspetto ci dovrà contraddistinguere come destinazione già riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Dovremo gestire clienti e ospiti in modo differente, ma questo non mi spaventa! La preoccupazione maggiore è rappresentata dalla consapevolezza che i numeri in termini di presenze saranno evidentemente diversi da come eravamo abituati e le settimane su cui contare saranno molto meno rispetto a quelle di un’estate normale.
Sono pronta (come credo anche la maggior parte dei miei colleghi) ad adottare un atteggiamento responsabile per affrontare i mesi a venire; quindi formazione scrupolosa dei nostri collaboratori sulla base di linee guida che auspico saranno concordate tra i rappresentanti delle categorie interessate e gli enti competenti, e recepite quanto prima per garantire la protezione e la salute di ospiti, clienti e dipendenti. Chi come me gestisce hotel, ha già dovuto adottare da tempo le procedure necessarie per la prevenzione della legionellosi. Certo non è paragonabile a questa nuova infezione, ma l’approccio mentale è molto simile.
È scontato che il distanziamento sociale che stiamo osservando in questi giorni dovrà essere garantito ancora per molto tempo, quindi tavoli, ombrelloni, lettini, dovranno essere allontanati, gli accessi alle spa contingentati, le hall degli hotel disposte diversamente. Faremo i check-in online, utilizzeremo un numero maggiore di chiavi elettroniche.
Come negli hotel anche nelle spiagge potrebbero nascere “postazioni suites” con l’ombrellone e i lettini protetti e isolati! Anche i buffet, il servizio ai tavoli e gli orari subiranno modifiche significative. Potremmo dover prevedere un doppio turno per il servizio del pranzo e della cena. Forse ci sarà un servizio più esclusivo, finora riservato ad hotel e ristoranti di lusso che prevedono l’uso di attrezzature di ristorazione che consentono di mantenere una distanza adeguata tra clienti e camerieri, servizio in camera per la colazione, collaborazioni tra categorie per offrire pasti… Il caffe al bar non sarà più consumato nella modalità che abbiamo sempre conosciuto, forse la tecnologia ci servirà per prendere le ordinazioni in modo diverso.
Auspico un’attenzione maggiore anche nella pulizia e nella sanificazione dei territori da parte delle amministrazioni locali, sarebbe un messaggio molto utile nella comunicazione. Anche l’efficienza delle strutture sanitarie è un tema da considerare.
Immagino un’estate in cui i comportamenti di tutti, turisti e operatori, saranno profondamente mutati rispetto al passato, ma comunque immagino e auspico una ripresa, se pur lenta, in tempi ragionevoli. Il nostro territorio è caratterizzato da ampi spazi, pensiamo alle molte spiagge, alle pinete, alle saline… tutti elementi su cui puntare per garantire a chi ci sceglierà una buona qualità della vita durante la vacanza. Ogni operatore, dal più piccolo al più grande dovrà trovare una nuova identità.
Modificata la tempistica della manutenzione che prevedeva una chiusura ininterrotta fino ad agosto
Accogliendo la richiesta del Comune di Ravenna, che aveva rilanciato la posizione espressa in primis dalla pro loco e dal comitato cittadino di Marina di Ravenna, l’Autorità portuale ha deciso di rimodulare le tempistiche per i lavori di manutenzione alla diga foranea in modo da ridurre il periodo di chiusura inizialmente previsto fino alla fine di agosto. Con la nuova proposta concordata il 7 maggio, i lavori saranno divisi in due fasi: fino al 12 di giugno per arrivare al 70 percento dell’intervento e il resto da metà settembre.
«Da troppo tempo siamo oggetto di pericolose e inconcludenti strumentalizzazioni»
Nasce tra le fila del sindacato Uil a Ravenna, per la precisione sotto l’ombrello della sigla di categoria Fpl, un coordinamento delle professioni infermieristiche nel contesto dell’Ausl. «Da troppo tempo – si legge in un comunicato inviato alla stampa – le professioni infermieristiche sono oggetto di pericolose e inconcludenti strumentalizzazioni da parte di chi, autoproclamandosi unico ed indiscusso paladino, non ha garantito nessuna risposta alle aspettative di migliaia di professionisti a servizio della persona e della collettività».
Alcuni infermieri che esercitano la professione in diversi servizi del territorio provinciale hanno dato vita all’iniziativa che la segreteria Uil ritiene utile «per accrescere lo spirito di gruppo utile alla valorizzazione delle singole professioni». Al momento il coordinamento è composto da otto membri e sarà allargato a coloro che vorranno contribuire con la propria disponibilità.
«L’obiettivo – si legge ancora nel comunicato – è di discutere ed elaborare, attraverso il costante confronto con i colleghi e attraverso specifici momenti e gruppi di lavoro, proposte finalizzate al raggiungimento di essenziali obiettivi: valorizzazione, sviluppo e autonomia professionale; miglioramento delle condizioni di lavoro; pieno riconoscimento del ruolo nei singoli contesti organizzativi. Nelle prossime settimane daremo il via ad ulteriori coordinamenti al fine di coniugare al meglio le varie anime che caratterizzano il lavoro di equipe nei servizi sanitari della nostra provincia».
La forza politica di opposizione ha elaborato una bozza gratuita a disposizione principalmente degli ortisti che stavano andando nei propri spazi coltivati per autoconsumo
Lista per Ravenna, forza politica di opposizione rappresentata in consiglio comunale a Ravenna da Alvaro Ancisi, ha predisposto una bozza di ricorso contro le multe subite da chi stava raggiungendo il suo orto coltivato per autoconsumo dopo il 26 marzo. Il ricorso, secondo il decano dell’opposizione, è fondato «su una serie di ragioni ineccepibili che potrebbero servire anche per altre specie di ricorsi attinenti alla normativa anti-virus, in particolare sugli spostamenti da casa ammessi dalla legge a determinate condizioni, tuttavia sanzionati». L’iniziativa è nata da un confronto con alcuni legali e non prevede costi per chi chiederà l’aiuto di Lpr: «Per informazioni rivolgersi nelle ore di ufficio al 0544-482225 o a grulistara@comune.ra.it».
Lista per Ravenna ha elaborato un vademecum avvalendosi, fino all’ultima definitiva stesura, della collaborazione, a titolo tecnico, del comando di polizia locale del Comune di Ravenna.
«La multa va da 400 a 3.000 euro, aumentata fino ad un terzo se si è utilizzato un veicolo, bicicletta compresa. Va pagata entro 60 giorni dalla data del verbale di contestazione. Ordinariamente, viene applicato sempre il minimo. La multa è scontata del 30 percento se pagata entro 30 giorni, scendendo dunque a 280 euro camminando a piedi o a 373,33 stando su un veicolo. È ammesso, anche senza l’assistenza di un avvocato, presentare ricorso al prefetto, se si è violata una norma disposta a livello nazionale (decreto o ordinanza governativa), oppure al presidente della Regione per un’ordinanza regionale o al sindaco per una sua ordinanza».
I termini delle scadenze sono stati dilazionati dal decreto legge 18 del 17 marzo 2020, il quale sospende i termini dei procedimenti amministrativi, inclusi quelli sulle multe anti-virus. Il periodo di sospensione decorre dal 23 febbraio 2020 e termina il 15 maggio 2020 (al netto di ulteriori disposizioni).
Il termine reale per il pagamento pieno di queste multe (60 giorni) decorre dal 16 maggio: significa che c’è tempo per pagare la multa piena (ad esempio quella da 400 euro) fino 14 luglio.
Il pagamento scontato del 30 percento si applica alle infrazioni contestate o notificate a partire dal 16 febbraio 2020, con scadenza il 31 maggio 2020: il termine ultimo per pagare la multa scontata del 30 percento è dunque e comunque il 31 maggio.
Per le multe fatte tra il 26 marzo e il 15 maggio (dopo tornerebbero a valere i termini ordinari), il termine dilazionato per la presentazione dei ricorsi, decorrente dal 16 maggio, scadrà il 14 giugno.
Se il ricorso non è accolto, non è previsto il raddoppio della somma, come per il codice della strada. Solitamente si applica la misura minima ordinaria (cioè non ridotta di un terzo): 400 euro se a piedi, 533,33 su un veicolo. Il ricorso non viene però preso in considerazione se la multa viene pagata prima. «Se si ritiene di avere solide ragioni per vedere accolto il proprio ricorso, pur senza averne la certezza, conviene non pagare la multa entro 30 giorni purché si accetti, in caso di esito negativo, di pagare – secondo la prassi finora invalsa – la multa intera, non scontata (400 euro anziché 280 se a piedi, oppure 533,33 anziché 373,33 stando su un veicolo)».