I numeri della provincia di Ravenna. Complessivamente 387 casi di positività. Nei prossimi giorni attesi i risultati di diversi test fermi per questioni tecniche. L’unico comune senza infetti è Bagnara di Romagna
Avevano 63, 73 e 90 anni i tre uomini infetti da coronavirus e morti in provincia di Ravenna tra il 24 e il 25 marzo. Il conteggio totale dei deceduti arriva a 17.
Vi sono state però anche undici guarigioni cliniche (tre donne e otto uomini) cui si aggiunge la guarigione di una paziente che ha avuto due tamponi negativi a distanza di 24 ore. In tutto diventano 39 (34 cliniche e le alte con la conferma dei tamponi).
A un mese dal primo caso diagnosticato in provincia, il totale delle positività è 387. La Provincia fa sapere che non tutti i tamponi inviati dal dipartimento di Igiene pubblica, facenti riferimento a contatti dei casi già accertati, hanno ad ora ancora ricevuto risposta, per motivazioni legate alla tempistiche tecniche, elemento di cui va tenuto conto nella valutazione del dato e che potrà determinare un incremento dei casi che verranno comunicati nei prossimi giorni.
Dei 19 nuovi casi comunicati oggi, 8 sono donne e 11 uomini; solo uno è residente fuori provincia. Sette pazienti sono in isolamento domiciliare poiché privi di sintomi o con sintomi leggeri, 12 sono ricoverati, nessuno in terapia intensiva. Le sorveglianze attive sono ad oggi 253.
A oggi, 25 marzo, la situazione Covid-19 in provincia di Ravenna si riassume con questi numeri:
– circa 80 ricoverati (di cui una decina in Terapia intensiva);
– 17 morti (età comprese tra 64 e 92 anni);
– 39 guariti;
– 253 non gravi in quarantena nelle proprie abitazioni con sorveglianza attiva dell’Ausl.
Complessivamente i 387 casi della provincia sono così distribuiti per comune:
171 Ravenna
54 Faenza
30 Cervia
32 Lugo
12 Castelbolognese
11 Alfonsine
10 Cotignola
10 Bagnacavallo
8 Russi
7 Conselice
6 Massa Lombarda
2 Sant’agata Santerno
4 Riolo Terme
4 Solarolo
3 Brisighella
2 Fusignano
1 Casola Valsenio
20 residenti al di fuori della provincia di Ravenna
L’azienda di Massa Lombarda mette a disposizione nuovi processi replicabili nel mondo
Il casco ideato da Wasp
La Wasp, azienda di Massa Lombarda leader nel settore della stampa 3D, ha sviluppato due progetti per affrontare l’emergenza coronavirus, che mette a disposizione in “open source”, replicabili nel mondo.
Il primo è un processo che, partendo dalla scansione 3D del volto, consente di realizzare e personalizzare una mascherina su misura per ogni operatore. «L’idea – spiegano dall’azienda – è una mascherina che può essere disinfettata e utilizzata più volte. Per questo è presente un incastro nella zona anteriore che rende il filtro intercambiabile, questo permette di scegliere la modalità di filtraggio a seconda del lavoro che si deve affrontare».
«Il progetto – continua Wasp – è già stato condiviso e attenzionato da diverse soprintendenze con le quali stiamo approfondendo aspetti utili e criticità».
Il secondo progetto è invece quello di un casco di protezione ventilato.
«Uno spazio climatizzato, areato e controllato. Un casco protettivo a pressione positiva. Questo è My Space – scrivono dalla Wasp –, il risultato di pochi giorni di sperimentazione che ci ha consentito di passare in tre giorni, grazie alla fabbricazione digitale, dal prototipo alla prima produzione per uso interno. Potersi avvicinare senza il timore di essere contagiati è la prerogativa che vuole soddisfare questo dispositivo. Il casco è realizzato in materiale plastico leggero e trasparente, è facile da indossare e crea uno spazio personale protetto. Naso, bocca, occhi, orecchie, tutto è racchiuso in un involucro pressurizzato e all’interno si prova una sensazione di protezione, senza la limitazione della capacità respiratoria provocata dalle mascherine».
Aggiornamento della pandemia fornito dalla Regione. Alle 12 del 25 marzo le nuove positività in più rispetto al giorno prima sono 19
Altri 19 casi in più di positività al coronavirus diagnosticati in provincia di Ravenna nelle 24 ore comprese tra le 12 di ieri, 24 marzo, e le 12 di oggi. Il totale arriva a 387. Il numero comprende i ricoverati, i malati a casa perché con sintomi lievi, i guariti (più di una ventina) e i deceduti che nella giornata di oggi sono tre in più diventando così 17. Non tutti i morti sono residenti in provincia: alcuni di loro infatti erano ricoverati all’ospedale privato Maria Cecilia di Cotignola.
A livello regionale sono il totale delle positività sfonda il tetto dei diecimila casi (10.054), 800 in più di ieri. I tamponi refertati sono 38.045 (4.518 in più sempre rispetto a ieri). Anche per questi i dati l’aggiornamento è alle 12 di oggi. Complessivamente, sono 4.265 le persone in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (273 in più rispetto a ieri); aumentano di poche unità quelle ricoverate in terapia intensiva, che sono 294, 3 in più rispetto a ieri. Ma crescono i decessi, passati da 985 a 1.077: 92, quindi, quelli nuovi, di cui 60 uomini e 32 donne. Al tempo stesso, continuano a salire le guarigioni, che raggiungono quota 721 (163 in più rispetto a ieri), 608 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 113 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: Piacenza 2.122 (141 in più rispetto a ieri), Parma 1.525 (90 in più), Reggio Emilia 1.586 (149 in più), Modena 1.533 (179 in più), Bologna 1.107 (di cui Bologna 899, 123 in più rispetto a ieri, e 208 Imola, 16 in più), Ferrara 204 (14 in più rispetto a ieri), Ravenna 387 (19 in più), Forlì-Cesena 454 (di cui 215 a Forlì, 4 in più rispetto a ieri, e 239 a Cesena, 13 in più), Rimini 1.136 (52 in più).
Sono 148 i ventilatori polmonari arrivati dalla protezione civile nazionale già consegnati in Emilia-Romagna, per il tramite dell’Agenzia regionale; altri 55, acquistati direttamente dalla Regione, saranno consegnati nei prossimi giorni.
Dal sindaco di Ravenna al presidente di Ravenna Holding, dal Pri a Legacoop fino a Arco Lavori: il cordoglio per la scomparsa del dg di Romagna Acque, morto per coronavirus
Andrea Gambi e Tonino Bernabè
«Orgoglioso Ingegnere, fiero cooperatore, stimatissimo manager pubblico, accreditato come una delle voci più autorevoli a livello nazionale sulla gestione delle fonti idriche». Sono le parole che il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, usa per ricordare il ravennate Andrea Gambi, direttore generale della società Romagna Acque proprietaria delle fonti pubbliche potabili per usi civili. Il dg è morto all’età di 64 anni all’ospedale di Ravenna dove era ricoverato per Covid-19.
De Pascale, che nel ricordo si firma “amico di Andrea”, parte dalle parole di Sergio Zavoli: «Durante le guerre si smette di morire uno per uno, per lasciare spazio ai bollettini e alle statistiche. In questa guerra assurda, noi non lo permetteremo, vale per Andrea, per la sua umanità, per le cose straordinarie che ha realizzato in vita, per la sua famiglia e per la stima e la simpatia che ha suscitato in chiunque abbia avuto l’onore e la fortuna di lavorare con lui, e vale per tutte le altre vittime di questa malattia violenta, che ci toglie non solo il respiro, ma anche l’ultimo abbraccio dei nostri affetti. Alla fine di questo doloroso momento troveremo insieme il modo di riabbracciare nel ricordo tutti e tutte».
Per il presidente di Romagna Acque, Tonino Bernabè, «è difficile pensare a Andrea come a una presenza che non sarà più, fisicamente, nell’ufficio accanto al mio, giorno dopo giorno». Il numero uno della società sceglie di ricordare le doti umane «che ne facevano un piacevolissimo compagno, un interlocutore mai banale, spesso divertente e arguto, un romagnolo nel senso più nobile del termine». Secondo Bernabè, Gambi guardava volentieri ai giovani così come guardava sempre al futuro, «senza mai fermarsi ai soli problemi del presente: univa l’esperienza di un’attività ormai quarantennale al cuore e all’entusiasmo di un adolescente».
Il sindaco di Cervia, Massimo Medri, dice che Gambi «è stato per Cervia un importante punto di riferimento, un uomo sempre pronto al confronto e ad ascoltare le esigenze della città. Una persona molto accorta, studiosa ed un grande lavoratore».
Legacoop Romagna piange la prematura scomparsa: «Dopo la laurea in ingegneria nel 1981 all’Università di Bologna, Gambi aveva cominciato la propria carriera all’Acmar di Ravenna, dove era rimasto fino al 2005. Era quindi passato alla Iter di Lugo, dove era giunto a ricoprire la carica di direttore generale. Aveva quindi svolto attività di consulenza dirigenziale in società collegate alla Federazione delle Cooperative di Ravenna».
Il cordoglio del presidente di Ravenna Holding, Carlo Pezzi: «Uno stimatissimo e autorevole manager, e rappresenta una gravissima perdita per il sistema romagnolo dei servizi pubblici locali, che si caratterizza, grazie anche al suo lavoro, come un’eccellenza a livello nazionale nella gestione delle fonti idriche. Negli anni in cui l’ho frequentato ho potuto apprezzarne innanzitutto le grandi doti dal punto di vista professionale; era un professionista preciso, preparatissimo e lungimirante».
Il Partito repubblicano si esprime per voce dei segretari comunale e provinciale, Stefano Ravaglia e Eugenio Fusignani: «Soprattutto Andrea era un carissimo amico che lascerà in tutti noi, che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzarne le doti professionali e umane, un vuoto incolmabile. Nel rivolgere un ultimo commosso pensiero ad Andrea ci stringiamo in un ideale abbraccio alla moglie Antonella, al figlio Piero, ai fratelli Paolo, Stefano e Rita e alla mamma Marisa».
La presidenza e la direzione del consorzio Arco Lavori si uniscono al dolore della famiglia per la prematura scomparsa di Gambi che dal 2013 a metà del 2016 aveva collaborato con il consorzio. «Andrea era un ottimo professionista e una persona di grande competenza, dotata di una capacità manageriale davvero non comune – lo ricorda Emanuele Battistini, direttore generale di Arco -. Negli anni in cui ha collaborato con noi, il suo apporto alla parte organizzativa del Consorzio è stato corposo e significativo, e ha certamente aiutato anche gli sviluppi successivi di Arco. Ravenna e la Romagna perdono una persona preziosa, mancherà a tutti».
«Il coronavirus ha ucciso un uomo di valore. Lo dico come l’oppositore politico di Romagna Acque, dove ha speso le sue doti migliori negli ultimi otto anni». Così Alvaro Ancisi, consigliere comunale a Ravenna, ricorda Gambi. «Ho potuto apprezzare da lontano le competenze e le capacità tecniche, unite ad una visione strategica della pianificazione, che, pur nella funzione politica di amministratore delegato, ha mostrato ed espresso. Nel gennaio 2018, quando Romagna Acque decise di istituire, con qualche controversia interna, la nuova figura di direttore generale da assumere per cinque anni, ne dissentii drasticamente, non perché parve subito a lui destinata, bensì ritenendo, tra l’altro, che una responsabilità di questa portata dovesse aspettare l’opportunità di legge, allora assente, di essere assegnata con un’assunzione stabile, tramite un vero concorso pubblico, non una di quelle “selezioni” che rimettono la scelta del vincitore ad un organo politico. Gli si è fatto forse un torto, giacché nessuno più di lui avrebbe potuto vincere quel posto con pieno merito. Ed è per questo che ho chiuso lì la mia “indagine” sui fatti».
Nel Ravennate donati 800 euro solo da una lega: «Se tutti i giocatori facessero la loro parte sarebbe una bella mano»
In questo periodo anche molte leghe di fantacalcio stanno effettuando donazioni a favore del sistema sanitario, impegnato ad affrontare l’emergenza coronavirus.
Con il campionato di calcio sospeso fino a data da destinarsi anche il popolare gioco a esso legato (che vanta milioni di partecipanti in tutta Italia) è in pausa e in molti hanno pensato di devolvere in beneficenza il montepremi in palio per i vincitori (per partecipare è infatti spesso prevista una quota che viene raccolta a inizio stagione dagli organizzatori delle varie leghe).
Ne parliamo con il presidente di una delle tante leghe attive a Ravenna, Filippo Ridolfi, che nei giorni scorsi ha postato sui social la ricevuta del bonifico da 800 euro (il monteprimi in palio nella sua “Lega degli Onesti”) versati nelle casse dell’Ausl. «Anche se il campionato dovesse riprendere – commenta – sarebbe un po’ tutto falsato e non aveva senso tenere bloccato il montepremi quando invece adesso c’è qualcuno che ne ha davvero bisogno, così abbiamo deciso di devolvere gli 800 euro raccolti all’Ausl e di diffonderlo sui social, per cercare di sensibilizzare anche gli altri fantacalciatori, che sono migliaia e migliaia. Se ognuno facesse la propria parte, si riuscirebbe a dare una bella mano».
Dopo la Cgil, un altro sindacato segnala i pericoli a cui sono esposti gli operatori dello scalo ravennate a causa della mancata disponibilità di mascherine
«Non tutte le attività del porto di Ravenna garantiscono adeguate tutele ai lavoratori per evitare i contagi di Covid-19. Le scorte di mascherine sono praticamente esaurite». È l’affermazione di Gabriele Derosa, il responsabile sezione porti della Fit Emilia-Romagna, il sindacato della Cisl che tutela i lavoratori dei porti. Il sindacalista sostiene che «all’interno del porto di Ravenna manca il coordinamento per mettere in sicurezza l’insieme dei lavoratori che vi operano». La presa di posizione della Cisl arriva all’indomani di analoghe dichiarazioni della Cgil.
I porti rimangono aperti per quanto emanato dall’ultimo decreto del Consiglio dei Ministri e le attività proseguono. «Ma in questo momento la paura, l’incubo del contagio, dilagano tra i lavoratori portuali, le aziende faticano a reperire i dispositivi di protezione individuali (Dpi) per le vie aree adeguate al contenimento dei rischi normalmente presenti durante le attività lavorative e che allo stesso tempo proteggano e contrastino la diffusione di questo nemico subdolo e invisibile».
Secondo quanto afferma la Cislm in alcune aziende portuali, i lavoratori sono costretti al riutilizzo per più turni di lavoro della stessa mascherina di Ffp2/Ffp3 «che invece andrebbe sostituita almeno alla fine di ogni giornata lavorativa».
Tra i vari Dpcm che si sono susseguiti in questi giorni, il 14 marzo è stato siglato un protocollo con una precisa serie di misure per la prevenzione, passando dalle misure da attuare in ingresso e in uscita dei lavoratori, alle modalità di accesso dei fornitori esterni e degli autotrasportatori, la rilevazione della temperatura corporea, pulizia e sanificazione degli ambienti di lavoro, gestione degli spazi comuni e utilizzo di idonei Dpi. «Inoltre prevede la costituzione in sede aziendale di comitati composti dai datori di lavoro, dagli Rssp, dalle rappresentanza sindacali aziendali e dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza al fine di attivare tutte le procedure necessarie e obbligatorie per contrastare la diffusione e il contagio del virus. Nelle aziende sindacalizzate, siamo riusciti ad attivare quanto prima i comitati sopra citati. Purtroppo non tutte le aziende sono sindacalizzate quindi occorre che gli organi preposti alla vigilanza effettuino continui e severi controlli per la tutela della salute dei lavoratori».
Anche Cisl afferma che, in una fase così delicata per l’oggettiva carenza di Dpi, «diventa oggi più che mai assolutamente necessario decidere quali attività far proseguire, evitando di sottoporre i lavoratori e conseguentemente le loro famiglie a rischi di contagio indiscriminati».
Il presidente del Solco, importante consorzio legato a Confcooperative, assicura la disponibilità a supportare gli operatori in ogni evenienza e per qualsiasi bisogno lavorativo
Riceviamo e pubblichiamo la lettera del presidente del Consorzio Solco Ravenna, Antonio Buzzi, dedicata a tutti i soci e i lavoratori delle cooperative sociali associate, impegnati ogni giorno nei servizi assistenziali in questi difficili tempi segnati dalla pandemia Covid-19
Carissimi,
gli eventi di queste ultime settimane sono stati talmente imprevisti e dirompenti da sembrare quasi inverosimili.
Tante delle certezze che avevamo sempre dato per scontato sono state improvvisamente messe in discussione: ci siamo svegliati una mattina e molti servizi non esistevano più, sospesi in un limbo dai contorni sempre più incerti con l’andar del tempo (la scuola, i musei, i cinema, i ristoranti, molti servizi alla persona, ecc.), fino al punto di sentirci privare della nostra stessa libertà per un bene superiore: la salute o, per le persone più fragili, la vita.
Questo virus ci ha trovato indifesi. Siamo stati chiamati a combattere una guerra che, anche se per molti di noi si presenta senza gravi minacce, ci ha colto “quasi” completamente disarmati.
Però quel “quasi” che può sembrare un piccola cosa, in realtà fa tutta la differenza del mondo! Non avremo medicine, non avremo vaccini, ma abbiamo fiducia!
Fiducia che i nostri governanti prenderanno decisioni giuste al momento giusto.
Fiducia che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini saprà adeguarsi a quelle decisioni con senso di responsabilità e solidarietà reciproca.
Fiducia che il nostro sistema sanitario sarà in grado di affrontare questa sfida garantendo a tutti altissimi livelli di assistenza, come sempre.
Fiducia che i cooperatori sociali (Oss, infermieri, educatori, animatori, assistenti sociali, psicologi, operatori, ecc.) continueranno a stare accanto agli ultimi, ai più fragili, ai più indifesi di fronte a questa nuova sfida, superando anche i comprensibili timori che possono attanagliare chi continua a svolgere servizi a contatto con il pubblico.
Voi siete quel “quasi” che sta facendo e farà tutta la differenza del mondo!
Con queste semplici righe volevamo ribadire il senso di gratitudine e la riconoscenza di Solco e della vostra cooperativa per i servizi che state garantendo e che garantirete in questo difficile periodo.
Dal canto nostro vi assicuriamo che il Consorzio e la vostra cooperativa sono pronti a supportarvi in ogni evenienza e per qualsiasi bisogno lavorativo. Siate orgogliosi del vostro operato quanto lo siamo noi!
L’associazione dei proprietari immobiliari invita al gesto per aiutare medici e infermieri che devono spostarsi per l’emergenza Covid-19
Chi ha alloggi sfitti o bed & breakfast vuoti li conceda in uso gratuito a medici e infermieri per limitare i loro spostamenti durante il periodo di emergenza coronavirus. È l’appello di Confabitare, associazione di proprietari immobiliari. L’invito arriva da Gian Paolo Babini, presidente della sezione provinciale a Ravenna.
«Vista la situazione di grave emergenza nazionale, e visto il grande numero di personale sanitario che si sta spostando in tante città in supporto alle strutture ospedaliere, lanciamo un appello a tutti quei proprietari. In questo modo Confabitare intende aiutare e sostenere tutti quei medici e quegli infermieri che si trovano lontano da casa per rafforzare il personale degli ospedali».
Per informazioni e per l’assistenza nella stipula di contratti di comodato ad uso gratuito gli interessati potranno telefonare alla sede nazionale di Confabitare al numero 051/270444 oppure alla sede provinciale di Ravenna ai numeri 0544203504 o 3923216994.
Iniziativa della rete di vendita per agevolare la quotidianità extra lavorativa delle persone impegnate nella gestione dell’emergenza coronavirus
Nei supermercati della rete di vendita di Coop Alleanza 3.0 dal 25 marzo avranno accesso prioritario saltando eventuali code gli operatori della sanità, assieme al personale della protezione civile e ai volontari che partecipano al progetto “L’unione fa la spesa”. La decisione è stata presa «per sostenere chi è impegnato a fronteggiare l’emergenza Covid-19 con scarsità di tempo per il riposo e l’organizzazione della vita quotidiana». Corsia preferenziale anche per i volontari della Protezione civile e per quelli impegnati ad aiutare le persone più fragili, come per l’iniziativa di consegna a domicilio “L’unione fa la spesa”. Per accedere ai negozi con priorità occorre esibire il badge o il tesserino di riconoscimento.
«La priorità nell’effettuare la spesa – scrive Coop Alleanza – è per noi un modo semplice e diretto per sollevarli, almeno in parte, da questa incombenza. Sono queste giornate caotiche per chi si occupa della nostra salute e della nostra sicurezza. Siamo sicuri di incontrare l’apprezzamento dei soci e clienti della cooperativa, consapevoli che la solidarietà è da sempre parte integrante della nostra missione».
Casola, Riolo e Brisighella sotto i fiocchi di neve quando la primavera è iniziata da giorni. L’associazione di categoria preoccupata: perturbazione prolungata per alcuni giorni
Un campo sulle colline faentine nella mattinata del 25 marzo
Per il calendario è già primavera da qualche giorno ma stamani, 25 marzo, le colline faentine si sono svegliate sotto la neve. I primi fiocchi bianchi sono comparsi nelle zone di Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella dove la temperatura era scesa sotto lo zero per la seconda notte consecutiva.
Con un inverno particolarmente mite che aveva visto la primavera arrivare in anticipo facendo germogliare gli alberi da frutta, il gelo e la neve si abbattono sull’agricoltura. Coldiretti parla di colpo di grazia: «Le previsioni meteorologiche non lasciano affatto ben sperare dato che questa gelida perturbazione giunta dall’Europa sud orientale proseguirà almeno sino a sabato».
Ancora presto per una stima precisa dei danni, plausibilmente molto importanti, ma l’associazione di categoria è preoccupata fortemente per il protrarsi del gelo «che potrebbe compromettere irreparabilmente le coltivazioni». Dopo le prime stime di ieri, una valutazione definitiva potrà essere fatta solo nei prossimi giorni, al termine di questa ondata di maltempo. Nel frattempo, comunque, Coldiretti ha avviato tutte le procedure per la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità.
L’ingegnere ravennate Andrea Gambi nel 2012 era entrato nella società pubblica di gestione delle fonti potabili. Lascia la moglie e un figlio
Andrea Gambi
L’ingegnere ravennate Andrea Gambi, direttore generale della società pubblica Romagna Acque, è morto all’età di 64 anni in ospedale a Ravenna dove era ricoverato per coronavirus. Il decesso è avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 marzo, il manager era in terapia intensiva da dieci giorni.
Gambi entrò nel 2012 a Romagna Acque, società proprietaria di tutte le fonti idropotabili per usi civili della Romagna, ed è stato amministratore delegato fino al dicembre 2017; dal gennaio 2018, vincendo un concorso è diventato direttore generale.
Ravennate, ingegnere civile, allievo del professor Piero Pozzati, da quasi trent’anni Gambi svolgeva attività manageriale, a partire dal settore delle costruzioni: entrato in Acmar nel 1983, vi rimase fino al dicembre 2005 come direttore esecutivo, prima di passare all’Iter, dove fu direttore generale fino a metà 2012.
Gambi lascia la moglie, stimata insegnante in un liceo ravennate, e il figlio, giovane ingegnere. A loro va l’abbraccio del cda dell’azienda, a nome dell’intera società.
«Vogliamo restituire un po’ di ciò che ci è stato dato»
Nei giorni scorsi tra i giovani richiedenti protezione internazionale ospitati presso il Cas (Centro Accoglienza Straordinario) di Barbiano gestito da Cefal Emilia-Romagna è scattato il passaparola ed è partita una raccolta fondi a sostegno del Covid Hospital Umberto I di Lugo.
La somma raccolta e devoluta è di 301,50 euro.
I ragazzi sono di nazionalità sub-sahariana (nigeriani, senegalesi e guineani) «e grazie ai percorsi di integrazione sociale, culturale e lavorativa di Cefal Emilia Romagna – assicura in un post su Facebook il Comune di Cotignola – si sono ben inseriti nel tessuto sociale del paese.
«Desideriamo restituire un po’ di ciò che ci è stato dato, vogliamo che l’Italia si rimetta in sesto il prima possibile», è la dichiarazione di Bassirou e Solomon, due dei ragazzi coinvolti.