Prima delle vacanze circa 77mila luci e decorazioni sono stati giudicati irregolari. Altri 81mila pezzi finiti sotto osservazione tra Capodanno e l’Epifania
Durante il periodo natalizio sono stati sequestrati migliaia di prodotti perché ritenuti potenzialmente pericolosi per la salute. In prossimità del Natale la Guardia di finanza ha sottoposto a controllo un’attività commerciale, sequestrando circa 77.000 prodotti (decorazioni, luci colorate, cappelli di Babbo Natale, vari gadget e giocattoli) risultati non conformi alle norme del codice del consumo. Ulteriori sequestri a Capodanni e in prossimità dell’epifania.
Gli ulteriori accertamenti, che hanno interessato due esercizi commerciali gestiti da imprenditori di origine cinese, hanno permesso di individuare, in vendita tra gli scaffali, circa 81.000 prodotti tra articoli natalizi, bigiotteria e giocattoli non conformi alla normativa in materia di sicurezza e, dunque, potenzialmente pericolosi per la salute dei consumatori che, anche in questo caso, sarebbero stati soprattutto bambini.
I prodotti posti in vendita presso i due esercizi commerciali sono stati dunque sequestrati e ritirati dal mercato e i relativi responsabili sono stati segnalati alla Camera di Commercio per la definizione delle sanzioni amministrative, che potrebbero superare i 45.000 euro. Gli interventi svolti dalla Fiamme Gialle ravennati nel corso di queste festività hanno complessivamente permesso di ritirare dal mercato oltre 158.000 prodotti potenzialmente insicuri, rendendo più sicuro il Natale.
Le Fiamme Gialle hanno indagato sull’attività di una società dedita a pulizie e facchinaggio nel periodo compreso tra il 2012 e il 2016
La guardia di finanza di Ravenna ha eseguito un ordinanza emessa del gip su richiesta della procura e sequestrato beni e conti correnti per un totale di due milioni di euro nei confronti di un’azienda dedita a pulizie e facchinaggio. Alla base dell’operazione l’ipotesi di reato per frode fiscale e autoriciclaggio. Secondo le Fiamme gialle ravennati nel periodo compreso tra il 2012 e il 2016 l’impresa ha utilizzato fatture riferite ad operazione inesistenti per sette milioni di euro. Si tratta di fatture emesse a società che erano riconducibili allo stesso imprenditore, alcune delle quali rivelatesi essere delle vere e proprie società “cartiere”, cioè scatole vuote prive di reale consistenza economica.
I successivi approfondimenti investigativi, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Ravenna Dott.ssa Marilù Gattelli, hanno portato a questa ipotesi investigativa: l’amministratore della società autrice della frode fiscale, dopo aver commesso gli illeciti tributari da cui sono derivati consistenti risparmi d’imposta, avrebbe trasferito una considerevole parte dei proventi dell’evasione su un conto corrente acceso in Romania, intestato ad un’ulteriore società estera da lui controllata, per poi utilizzare tale somma per effettuare investimenti immobiliari in provincia di Ravenna.
Per queste ragioni il rappresentante legale dell’impresa oggetto di indagine è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Ravenna per i reati di dichiarazione fraudolenta, falso in bilancio, autoriciclaggio e sottrazione al pagamento delle imposte. Tra i beni sequestrati due immobili acquistati attraverso il riciclaggio delle somme provento dell’evasione fiscale.
La senatrice, candidata alla presidenza della Regione, sarà al Bar Nazionale insieme al forzista per incontrare i cittadini
Alberto Ancarani
Lucia Borgonzoni fa tappa a Ravenna: la senatrice forzista sarà venerdì prossimo al Bar Nazionale per un aperitivo elettorale (alle 18.30) insieme ad Alberto Ancarani, candidato anch’egli alle elezioni regionali per il partito berlusconiano. I due politici incontreranno i cittadini. La leghista aveva “saltato” la tappa ravennate di Matteo Salvini, lo scorso sette dicembre, che era arrivato in città per inaugurare la sede del partito. C’era stata qualche polemica sul tema a cui il centrodestra aveva ribattuto facendo notare che i tour elettorali dei due esponenti leghisti – uno segretario nazionale, l’altra candidata presidente – fossero paralleli, anche in ottica di una maggiore presenza sul territorio.
Il giovane ha anche costretto il ragazzo a cedergli i soldi della merenda. Così ha ricevuto un avviso di garanzia per rapina aggravata
Sedicenne nei guai per bullismo in un istituto superiore di Faenza. La polizia locale è intervenuta perché un sedicenne italiano aveva preso di mira con minacce e insulti razziali un coetaneo, anch’esso italiano ma di origini stranieri. Gli episodi sono avvenuti durante la ricreazione. . L’indagine sulla vicenda è stata portata avanti dalla polizia locale della Romagna Faentina che, ha dato esecuzione, nei giorni scorsi, anche all’ordine di procedere all’interrogatorio del “bullo” e, alla notifica, sia al ragazzo che ai genitori di avviso di garanzia per il reato di rapina aggravata. Le misure sono state emesse dal tribunale dei Minori di Bologna.
Secondo quanto ricostruito il sedicenne, facendosi forza della sua maggiore prestanza fisica, avvicinava la vittima e metteva in essere atteggiamenti prepotenti contro l’altro ragazzo, insultandolo anche per via delle sue origini non italiane. Il ragazzo, in alcuni casi, era stato costretto anche a consegnare i soldi della merenda al “bullo”.
Dopo alcuni episodi il ragazzo, molto turbato dalle minacce continue, si è confidato con i genitori ed insieme hanno deciso di denunciare la cosa. Gli uomini della polizia locale hanno pertanto immediatamente avviato un indagine e, al termine, hanno trasmesso un informativa, ricca di elementi oggettivi e soggettivi raccolti sulla vicenda alla procura dei minori competente che, dopo aver valutato la gravità della condotta messa in essere dal giovane bulletto, ha deciso di contestare allo stesso, il pesante reato di rapina aggravata, disponendo che i vigili procedessero immediatamente a convocare presso i propri uffici il responsabile e a sottoporlo a interrogatorio di garanzia.
Il ragazzo incredulo si è dovuto quindi presentare al comando con l’avvocato e i genitori per rispondere della grave violazione che il Giudice gli ha ascritto ed essere informato che la procura si era riservata anche la facoltà di chiedere nei suoi confronti il giudizio immediato. La polizia precisa che la scuola coinvolta ha immediatamente collaborato all’indagine dei vigili faentini.
I poliziotti della Penitenziaria hanno tentato di sedare una rissa ma uno dei contendenti si è scagliato contro di loro
Tre agenti della polizia penitenziaria di Ravenna sono stati aggrediti in carcere. A darne notizia è il segretario provinciale della Uil Pa Polizia Penitenziaria di Ravenna, Pasquale Giacomo. Secondo quanto ricostruito dai sindacati, gli agenti – tre assistenti capo – sono intervenuti per sedare un principio di rissa tra due detenuti ma uno dei contendenti, in carcere per rapina, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, ha colpito i poliziotti con calci e pugni. Prognosi dai dieci e 15 giorni e, come riferisce il segretario regionale Domenico Maldarizzi, «uno di loro dovrà subire probabilmente un intervento chirurgico».
«Questa situazione, – afferma Maldarizzi – sicuramente data da un volere dell’amministrazione penitenziaria a livello centrale, è frutto di una politica sbagliata. In primis parliamo delle cosiddette “celle aperte”, infatti da quando è stata attuata questa soluzione, gli episodi di aggressioni nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria sono aumentati a dismisura. Ma è come se i vertici dell’amministrazione penitenziaria non si rendessero conto della vera situazione che i poliziotti penitenziari affrontano giornalmente nell’inferno delle sezioni detentive delle nostre carceri», La richiesta è quella di un’inversione di rotta e della costituzione di un tavolo di confronto «affinché si possa addivenire a soluzioni adeguate al nostro sistema penitenziario affinché non sia il Poliziotto Penitenziario e nemmeno gli altri operatori penitenziari a farne le spese».
L’Ausl ha fornito i dati: l’ospedale di Ravenna nonostante l’aumento del personale è in difficoltà per il grande numero di accessi. Il rimedio: lavorare ancora di più sulla medicina di prossimità e sulle case della salute
Uno dei problemi dell’ospedale di Ravenna riguarda i tempi di attesa al Pronto Soccorso. È quanto emerge dall’audizione dei vertici dell’Ausl Romagna in consiglio comunale, una seduta richiesta dall’opposizione. Stefano Busetti, direttore sanitario dell’Ausl Romagna, ha introdotto alcuni numeri dell’azienda a livello regionale e sul comparto ravennate che ne sottolineano un andamento tutto sommato positivo. In particolare è emerso come il numero di posti letto sia rimasto sostanzialmente invariato dal 2014 ad oggi (una trentina in meno) e il personale abbia ormai superato le cinquemila unità rispetto alle 4.795 che erano in forze nello stesso anno.
Il problema su Ravenna riguarda però il grande numero di accessi alle corsie, come spiega lo stesso direttore, sottolineando in particolare un ricorso al pronto soccorso che – rispetto al numero di abitanti – è il più alto dell’intera azienda sanitaria. Ne derivano tempi di attesa in alcuni casi piuttosto lunghi: «In regione in media l’84 per cento dei pazienti esce entro sei ore dal pronto soccorso che è il tempo di attesa massimo indicato dai parametri sanitari. A Ravenna siamo attorno all’81 per cento. Non si è lontanissimi dal 90 per cento che è quanto raccomandato ma è chiaro che su questo fronte si debba ancora lavorare».
Decisivo sarà dunque lo sviluppo delle cure di prossimità, il cui stato dell’arte è stato illustrato dalla direttrice di Distretto Roberta Mazzoni. A marzo è prevista l’apertura della Casa di Salute di Lido Adriano che permetterà una continuità assistenziale di otto ore. Niente da fare invece per una struttura a Marina di Ravenna che permetterebbe l’accesso alle cure anche ai residenti nei lidi nord, da Casal Borsetti a Porto Corsini. «Non risulta – ha spiegato Mazzoni – in questa fase ipotizzabile una progettualità in questo senso». Non ci sono infatti strutture adatte sul territorio ad ospitare una casa delle salute, anche se l’ipotesi non è del tutto accantonata.
«Restano e sono in corso di definizione la Casa della salute di Castiglione e contestualmente avvieremo lo studio di fattibilità della casa della salute nell’area urbana, che sarà posizionata nel lato opposto rispetto al CMP, ovvero in zona Darsena». L’Ausl sottolinea che l’obiettivo principale è quello di sgravare pronto soccorso e ospedali sulle cure dovute a patologie croniche: «Sono uno degli elementi che più caratterizzano i tema dei ricoveri in pronto soccorso, attualmente in tutte le case delle salute e nel nucleo strutturato di Ravvenna abbiamo 700 utenti in carico con un totale di 2.500 accessi nel 2019».
Il sindaco sui temi delle attesa al pronto soccorso ha fatto qualche precisazione: in particolare ha ricordato che «di certo l’obiettivo deve essere arrivare al 93 per cento delle risposte entro le sei ore, come avviene a Cesena. Generalizzare è però sbagliato: ci sono situazioni di anziani o persone che hanno bisogno che necessitano di una risposta rapida. Ci sono però anche persone che se, ad esempio, hanno bisogno di una lastra anziché fare richiesta al proprio medico e seguire l’iter si mette in fila con un codice “bianco” al pronto soccorso, ed inevitabilmente la prestazione arriverà dopo molte ore. Queste sono situazioni a cui è bene, come istituzione, non “lisciare il pelo” al cittadino ma ricordargli che la lunga fila da lui fatta al pronto soccorso è figlio di un iter sbagliato per avere una determinata prestazione».
Lista per Ravenna contesta il progetto della scuola che dovrebbe sorgere in via Vicoli, nuova ipotesi rispetto al parco di via Nizza. «Non è stato discusso dai cittadini»
La zona in cui nascerà il parco di via Vicoli
Non sembra trovare una collocazione che piace ai cittadini il nuovo polo scolastico che doveva sorgere in via Nizza e sarà costruito, secondo quanto deciso dalla giunta, in via Vicoli (ve ne avevamo parlato qui). Anche contro questa ipotesi è stata lanciata una petizione con primo firmatario Stefano Donati, capogruppo territoriale di Lista per Ravenna. Sono 257 le firme già raccolte. Alvaro Ancisi ritiene inaccettabile il fatto che la giunta comunale abbia «approvato a sorpresa il 30 dicembre con un solo provvedimento il progetto preliminare, il progetto definitivo e il progetto esecutivo dell’opera senza averne discusso con la popolazione del nuovo quartiere interessato, neppure tramite il competente Consiglio territoriale del Centro urbano, totalmente all’oscuro. La petizione servirà dunque a colmare questo vuoto di partecipazione democratica».
Secondo quanto scrive Lista per Ravenna il Comune aveva ipotizzato in origine un lotto di proprietà del Comune «a ridosso della rotonda Portogallo, tra via Leopardi e viale Saragat, nella cosiddetta cintura verde» della città. La scuole occuperà invece un’area verde di via Vicoli occupando – tra scuola, parcheggi e aree esterne – 4.287 metri quadrati. «Verrebbero sacrificati molti degli alberi esistenti, in massima parte ultradecennali (circa 20, alti anche 15/20 metri), riducendo quindi notevolmente il polmone verde di un popoloso quartiere urbano, capace di fissare polveri e gas tossici o ad effetto serra, come di liberare ossigeno con la fotosintesi clorofilliana».
L’area – dice LpRa – «è contigua ad un insediamento residenziale posto su via Vicoli, in un tratto di strada senza uscita, perciò utilizzato ad oggi, con minimo impatto ambientale, solo dai residenti. L’aumento dei mezzi in circolazione produrrebbe danni alla qualità di vita del comparto abitativo situato su quel tratto di via Vicoli e nelle sue strade laterali di via Benedetto Croce e via Spallicci, anch’esse a fondo chiuso. Ci vivono 174 cittadini, in maggior parte anziani, con 33 minori, che sarebbero dunque esposti ad un maggiore inquinamento, sia atmosferico causa il traffico, sia acustico causa le normali attività all’aperto del Polo infantile».
Secondo la petizione, «questi problemi sarebbero superati orientando, anche parzialmente, il nuovo plesso scolastico nell’area incolta di proprietà del Comune attigua al parco. destinata a tratto di cintura verde della città, confinante ad est con via Leopardi, a nord con via Vicoli e a sud ed ovest con viale Saragat: questa è la zona promessa dal sindaco e dalla giunta comunale tra settembre ed ottobre».
L’edificio scolastico, posizionato più o meno qui, coi suoi 933 metri quadrati di superficie coperta, «rimarrebbe a dovuta distanza da viale Saragat, mantenendo basso l’inquinamento acustico dovuto all’intenso traffico di questa parte della circonvallazione. Sia sul fronte di viale Saragat che di via Leopardi, c’è anche spazio per soluzioni eco-compatibili che potrebbero ulteriormente “proteggere” dai rumori, quali barriere antirumore e/o colline frangisuono. Queste sono già presenti nel Parco Baronio a fianco della rotonda Portogallo, nonché previste, ad esempio, nella nuova grande lottizzazione di via Antica Milizia e per l’altra nuova scuola materna da costruire a San Michele. Non ci sono alberi da abbattere». L’accesso al nuovo Polo scolastico «sarebbe facilitato dalla possibilità di arrivarvi direttamente da via Leopardi, dove peraltro è disponibile, in angolo con via Montale, un parcheggio pubblico di 30 posti largamente sottoutilizzato (in media da 5/6 auto). Qui esiste anche una fermata della linea bus n. 1, con frequenza di circa 20 minuti, ottima alternativa all’uso delle auto».
La petizione ora può essere sottoscritta anche presso l’ufficio di Lista per Ravenna al IV piano del palazzo di piazza del Popolo, negli orari di lavoro del Comune; nella sede ENPA di via Corti alle Mura 68, Ravenna, dalle 9 alle 12; e nell’abitazione privata di via Ercolana, 21, Ravenna, da lunedì a venerdì dalle 12.30 alle 14.30 (o su appuntamento al 349-2247708).
La maggior parte riguarda il settore delle costruzioni. A livello percentuale crescita del 125,7 per cento rispetto all’anno precedente
Worker and the blurred construction against blue sky
Le ore di cassa integrazione nei primi dieci mesi del 2019 sono aumentati del 125,7 per cento in provincia di Ravenna. Il dato emerge dal rapporto regionale del mercato del lavoro, pubblicato lo scorso 24 dicembre. Le ore autorizzate sono state 1,6 milioni (pari al 10,3 per cento del totale) concentrate in gran parte nel settore delle costruzioni, unico caso tra le province, probabilmente dovuto al caso Cmc. Le ore in più di cassa integrazione sono state 888mila in più rispetto allo stesso periodo del 2018.
A livello regionale, nei primi dieci mesi del 2019 (da gennaio a ottobre), le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (Cig) sono state 15,3 milioni, di cui il 58,6% di CIG straordinaria (9,0 milioni di ore), il 40,8% di Cig ordinaria (6,2 milioni di ore autorizzate). Residuale e in via di esaurimento (0,6%) la quota di Cig in deroga.
Rispetto al medesimo periodo del 2018, le ore autorizzate a livello regionale risultano in crescita del 27,2% (+3,3 milioni di ore autorizzate). Tale aumento è strettamente legato alla crescita delle ore autorizzate di Cig straordinaria (+63,9%, corrispondenti a +3,5 milioni di ore autorizzate), su cui ha pesato la recente variazione delle norme a livello nazionale: con il DL 109/2018 del settembre 2018, infatti, è stata reintrodotta, all’art. 44, la cassa straordinaria per la fattispecie della “cessazione di attività qualora l’azienda abbia cessato o cessi la produzione e sussistano concrete prospettive di cessione dell’attività con conseguente riassorbimento occupazionale previo accordo stipulato in sede governativa presso il Ministero del lavoro, anche in presenza del Ministero dello sviluppo economico e della Regione interessata”, eliminata alcuni anni prima con la riforma degli ammortizzatori effettuata con il Jobs Act. «Allo stato attuale – si legge quindi nel rapporto – non è dunque possibile sapere quanto di questo aumento di ore autorizzate sia attribuibile al rallentamento dell’economia e quanto invece alla variazione di tipo normativo».
Da domani i diesel pre-Euro 4 potranno tornare a circolare. Stop anche alle limitazioni al riscaldamento domestico
Tra i primi fattori dell’inquinamento dell’aria c’è il traffico veicolare
Sulla base dei risultati odierni del bollettino Liberiamolaria (http://bit.ly/bollettinoaria) da domani, mercoledì 8 gennaio, tornano in vigore le misure ordinarie. Vale a dire che all’ interno del centro abitato di Ravenna (area delimitata da apposita segnaletica) dal lunedì al venerdì (eccetto festività) dalle 8.30 alle 18.30 e in occasione delle “domeniche ecologiche” (12 gennaio, 19 gennaio, 2 febbraio, 16 febbraio, 1 marzo e 15 marzo) divieto di transito per i veicoli: a benzina precedenti l’Euro 2; diesel precedenti l’Euro 4; ciclomotori e motocicli precedenti l’Euro 1.
Inoltre nelle unità immobiliari dotate di riscaldamento multi combustibile è vietato utilizzare biomasse (legna, pellet, cippato, altro): negli impianti di categoria inferiore alle 3 stelle (come definita dal DM Ambiente n. 186 del 7 novembre 2017) nei focolari aperti o che possono funzionare aperti.
Reazioni locali sulla situazione in Medio Oriente. Tahar Lamri: «Mio post cancellato dal social network»
Soleimani
L’Anpi ravennate, con il presidente Ivano Artioli, auspica «che finalmente L’Unione Europea, già troppe volte reticente, assuma una posizione chiara e forte che metta al primo punto la pace nel Medio Oriente». Lo scrive in una nota in cui si ricorda che l’uccisione del generale iraniano Soleimani, fa precipitare la situazione in Medio Oriente «sempre più ed è urgente fare ogni sforzo per evitare una guerra che coinvolgerebbe anche il nostro Paese nel Mediterraneo. E bene ha fatto il ‘residente del Consiglio a smentire pubblicamente e subito il coinvolgimento della base di Sigonella alle azioni militari nell’uccisione di Soleimani».
I partigiani, i patrioti, gli antifascisti tutti – continua l’Anpi – «invitano ad una militanza attiva affinché la pace nel mondo sia mantenuta nel rispetto del diritto internazionale e delle norme più elementari della convivenza civile. Norme per le quali la Resistenza s’impegnò e volle scrivere nei Principi Fondamentali della Costituzione».
Sul tema lo scrittore Tahar Lamri, di origine algerina e da oltre trent’anni residente a Ravenna, ha scritto nei giorni scorsi post molto critici sulla decisione di Trump riguardo al destino del generale iraniano. Ma, secondo quanto racconta, uno degli ultimi post è stato cancellato da Facebook, evidentemente segnalato da qualcuno: « Non è la prima volta che Facebook mi censura. Questa volta dice che il mio post “inneggia a una persona pericolosa”. Quanto è pericolosa una persona vittima del terrorismo statunitense?», si chiede lo scrittore. In diversi suoi post Lamri ipotizza una strategia di lungo corso degli Stati Uniti che «mirano a fare terra bruciata attorno all’Iran» e di cui, in sostanza, l’ultimo atto è l’uccisione del generale.
Tornano i consigli di Hera per evitare danni a causa del gelo: nel caso in cui le temperature siano rigide per molto tempo lasciare un filo d’acqua scorrere dal rubinetto
Contatore dell’acqua a rischio per il gelo
Le temperature sono tornate ad essere invernali e, come ogni inverno, arrivano i consigli di Hera per salvare il contatore dell’acqua dal gelo. Hera ricorda infatti alcuni semplici accorgimenti che possono evitare disagi nella fruizione del servizio e spese impreviste, poiché ai clienti spetta la corretta custodia di questi apparecchi.
I contatori più “a rischio” sono quelli collocati all’esterno dei fabbricati, in locali non isolati o in abitazioni utilizzate raramente, come le case al mare o in montagna in cui si trascorrono le vacanze. «Se i misuratori si trovano nei bauletti o in nicchie esterne – scrive Hera – in locali non riscaldati o non abitati, e se la temperatura esterna dovesse rimanere per vari giorni sotto zero, è consigliabile lasciare che da un rubinetto esca un filo d’acqua. È sufficiente una modesta quantità, evitando inutili sprechi. I bauletti o le nicchie, compresi gli sportelli, devono essere opportunamente coibentati, ovvero rivestiti di materiale isolante. Si può usare polistirolo o poliuretano espanso, materiali facilmente reperibili presso rivenditori del settore edile. Lo spessore dei pannelli deve essere di almeno due centimetri e mezzo. Occorre evitare, invece, di rivestire le tubature avvolgendole con lana di vetro o stracci. Si tratta di materiali che assorbono l’acqua e, ghiacciandosi, possono aumentare il rischio».
Se i contatori sono in fabbricati disabitati, è bene chiudere il rubinetto che si trova sopra il misuratore e provvedere allo svuotamento dell’impianto. «In caso di rotture o danni al contatore, i clienti possono dare immediata comunicazione a Hera, telefonando al numero verde del Pronto Intervento: 800.713.900. In caso di numerosità elevata delle chiamate preghiamo i clienti di attendere comunque in linea la risposta dell’operatore. Nessun altro numero di Hera, compreso il Servizio Clienti, è in grado di prendere in carico la segnalazione e, di conseguenza, gestire la riparazione».
L’appuntamento per mercoledì 8 gennaio al mercato. Marta Collot correrà come presidente della Regione alle prossime elezioni
Marta Collot, candidata per Potere al Popolo (foto dal suo profilo FB)
Marta Collot, candidata alla carica di presidente della Regione Emilia Romagna, incontrerà i cittadini e la stampa domani mattina, mercoledì 8 gennaio, alle 11 al mercato di Ravenna in via Sighinolfi (angolo via Berlinguer). Collot è candidata alle prossime elezioni regionali, che si terranno il 26 gennaio, per Potere al Popolo. Ventiseienne, originaria di Vittorio Veneto, si è trasferita a Bologna. Pilastro del suo programma è il lavoro, con la richiesta del salario minimo di 9 euro all’ora per tutti gli appalti regionali, e l’ambiente, con l’abolizione della legge urbanistica regionale. «Siamo alternativi al centrosinistra», ha ribadito più volte Potere al Popolo.