Nel 2017 era stata la prima sentenza in regione per il 416 bis: i vertici della famiglia, che faceva affari con le slot truccate e secondo l’accusa usava metodi ‘ndranghetisti, vivevano nella Bassa Romagna. La condanna del capo scende da 26 anni a 16
Nell’appello del processo Black Monkey, contro la famiglia Femia che faceva affari con le slot truccate e aveva i suoi vertici residenti tra Conselice e Sant’Agata sul Santerno, cade l’aggravante di stampo mafioso per l’accusa di associazione per delinquere. La sentenza della corte di Bologna rivede anche gran parte delle 23 condanne inflitte in primo grado a marzo 2017. In totale erano stati sentenziati oltre 170 anni di carcere ed era stata la prima sentenza in regione per il 416 bis.
Nicola Femia, considerato dalla Dda il capo dell’organizzazione legata alla ‘ndrangheta, passa da 26 anni e 10 mesi a 16 anni. Con l’unica eccezione dell’amministrazione dello Stato, si legge sul sito dell’Ansa che riporta la notizia, sono stati revocati anche tutti i risarcimenti per le parti civili, compresi quelli per il giornalista minacciato Giovanni Tizian, per l’associazoine Libera, per la Regione Emilia-Romagna e per il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Molti dei reati sono stati dichiarati prescritti, mentre alcuni imputati minori sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato oppure perché il fatto non sussiste. La Corte d’Appello ha rideterminato la pena anche per il figlio di Femia, Rocco Maria Nicola, condannato ora a 10 anni di reclusione e 2.500 euro di multa e per la figlia Guendalina, condannata a cinque anni. Diminuisce anche la pena per Domenico Cagliuso, 10 anni, e per Giannalberto Campagna, genero di Nicola Femia, condannato a 7 anni. Quattro anni invece per l’ispettore di polizia Rosario Romeo e per Valentino Trifilio, 5 anni per Luigi Condelli e 3 per Massimiliano Colangelo.
Tre giorni di formazione, dal 26 al 28 ottobre, allo zoo safari di Ravenna, accanto a Mirabilandia. L’attenzione del parco è stata dedicata a studenti, veterinari e guardiani.
La giornata di sabato, interamente dedicata agli studenti del quinto anno del corso di laurea di Veterinaria dell’Università di Bologna, si è focalizzata sul ruolo del veterinario nella protezione degli animali da zoo. «È fondamentale offrire agli studenti la possibilità di avere contatti concreti con le realtà con le quali un giorno potrebbero doversi misurare da un punto di vista professionale – afferma il professor Alessandro Spadari, ordinario di chirurgia veterinaria –. In questa giornata è stato possibile affrontare temi legati al ruolo di un giardino zoologico moderno e del medico veterinario, individuare i principali interlocutori istituzionali, soffermarsi su aspetti gestionali e concreti».
A introdurre la giornata Matteo Gallani, direttore sanitario del Safari Ravenna: «Il ruolo di un giardino zoologico è davvero molto ampio e non si esaurisce con la cura e la tutela del benessere degli animali ospitati. Un giardino zoologico all’avanguardia come il Safari Ravenna, è inserito in iniziative di tutela e conservazione della specie molto importanti; questo parco ad esempio è in prima linea in un progetto europeo finalizzato alla conservazione di una specie molto rara di Scimpanzé ormai estinta in natura ed è coinvolto attivamente in numerosi progetti che abbracciano il territorio nella tutela della biodiversità animale».
La società italiana veterinari per animali esotici (Sivae) ha scelto il Safari Ravenna come location per la giornata studio “Gestione e Medicina dei rettili” rivolta ai veterinari iscritti. «Il ruolo di una associazione professionale come la nostra, è innanzitutto finalizzato ad uno scambio e una continua formazione, nonché al progresso della medicina e chirurgia degli animali esotici e dei pet non convenzionali. Nella giornata di domenica, ci si è potuti soffermare e confrontarsi sull’approccio clinico delle principali specie di rettili nelle realtà ambulatoriali, dalla visita clinica alla chirurgia», ha affermato Igor Pelizzone, presidente della Sivae.
La tre giorni di formazione si è conclusa nella giornata di lunedì 28 con il workshop teorico/pratico “Gestione, benessere e conservazione di rettili e anfibi” dell’Associazione italiana guardiani di Zoo con un intervento pratico nel rettilario del Parco, di Pietro Ciaccia, keeper del Safari Ravenna: «Data la vasta collezione erpetologica presente nel nostro parco, che vanta anche specie rare e nascite esclusive, come quella di due coccodrilli nani africani, crediamo sia fondamentale essere tra gli attori protagonisti di questa giornata e riteniamo che un confronto tra gli specialisti del settore sia un punto fondamentale per una continua formazione e crescita».
Il bando premia la provincia: sempre a Faenza oltre ventimila euro per la fiera di San Rocco e più di 7.000 per la Sagra del Pellegrino. Lugo: 10.520 euro alla contesa estense
Feste medievali, ricostruzione di battaglie, interventi di conservazione di costumi e materiali storici. La Regione Emilia-Romagna sostiene anche quest’anno associazioni ed enti locali di sette province – Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini – che ripercorrono tradizioni e propongono rievocazioni storiche nei loro territori. A Faenza per il Palio del Niballo, che affonda le sue radici nella storia medievale e rinascimentale sono stati assegnati 38.500 euro al Comune della città. All’ associazione Borgo Durbecco, al Rione Giallo e al quello Nero, che contribuiscono alla realizzazione del palio cittadino, vanno 5250 euro ciascuno rispettivamente per interventi di conservazione di costumi da sfilata, attrezzature del gruppo musici e del gruppo sbandieratori, restauro di costumi e bandiere degli alfieri, interventi che si concentrano sul patrimonio costumistico.
Sempre a Faenza 20.492 euro li ha ricevuti la Fiera di san Rocco organizzata dall’associazione Rione Verde, 7.631 euro l’associazione Rione rosso per la Sagra del pellegrino, la rievocazione medievale ambientata nel 1200 dedicata al Beato Nevolone. Inoltre, la Contesa estense città di Lugo, palio con diverse gare, realizzata dall’omonima associazione è stata finanziata con 10.520 euro.
L’uomo ha 76 anni ed “è noto per essere una persona molto generosa”. Ha iniziato con le pere volpine e le albicocche
Il sindaco e il vicesindaco di Cervia con Paolo Maraldi
Il sindaco di Cervia massimo Medri e il vicesindaco Gabriele Armuzzi hanno incontrato il cervese Paolo Maraldi che regala ai cittadini la frutta prodotta dai suoi alberi. Paolo – scrive il Comune in una nota – “ha 76 anni ed è noto per essere una persona molto generosa. Lo sta dimostrando con un’iniziativa molto apprezzata, lasciando dei sacchetti di frutta di stagione prodotta dai suoi alberi in regalo. Li appende sul suo cancello ed i passanti possono prenderli liberamente”.
Il tutto è iniziato l’inverno scorso quando Maraldi aveva molti cestini di pere volpine, un frutto antico e ormai dimenticato e che, non consumandole tutte, ha deciso di condividere questa sua produzione, scrivendo un post su Facebook e informando di andare a casa sua per ricevere in regalo queste pere dal sapore antico. Quest’estate ha regalato sacchetti di albicocche e ora è il tempo delle nespole. “Paolo si preoccupa di confezionare sacchetti, che vengono appesi sulla cancellata che circonda la casa e chiunque passi di lì può tranquillamente prenderli. Inoltre ha iniziato a fare la stessa cosa per quegli oggetti che, dopo essere stati acquistati, non sono mai stati aperti né utilizzati e che, come con il raccolto degli alberi, non vuole buttare via, visto che ci sono persone che ne hanno bisogno e a cui può regalarli”.
Dopo via Faentina, la giunta studia anche la rivoluzione del traffico nella località balneare. Tra le ipotesi anche un parcheggio scambiatore e uno a pagamento
Il terminal di Porto Corsini
Porto Corsini si prepara alla rivoluzione della viabilità. Il Comune, dopo il piano particolareggiato della strade attorno a via Faentina, ha infatti messo a punto il progetto per la frazione balneare a nord del Candiano. Un paese che soffre dal punto di vista strutturale il suo essere incuneato tra pineta, canale, valle e spiaggia e che ha subito un ulteriore fattore di stress con la nascita – nel 2011 – del terminal crociere che ha comportato un appesantimento del traffico dovuto ai bus turistici dallo scalo. La redazione del piano particolareggiato è stata preceduta da una campagna d’ascolto della cittadinanza per capire quali siano le criticità. Il progetto, articolato in 52 pagine, è molto complesso e prevede nuove piste ciclabili, interventi sulla segnaletica e sui parcheggi e opere che rappresenteranno probabilmente un punto di svolta per la località balneare. Gli interventi valgono in totale 1,3 milioni di euro.
BUS TURISTICI E DI LINEA Proprio il tema dei bus turistici – si legge nel piano – è considerato tra quelli prioritari da affrontare perché le strade su cui transitano devono “avere adeguati standard nell’organizzazione degli spazi”. Inoltre i flussi veicolari imputabili alle attività del terminal “creano all’interno della frazione un impatto percepito negativamente dai suoi abitanti”. Il problema riguarda anche il passaggio delle linee urbane che passano sull’asse baricentrico “via Po – Via Volano” che non pare troppo agevole vista la stretta sezione stradale. La proposta del piano è dirottare il traffico legato al terminal su via Molo Sanfilippo (che costeggia il canale Candiano e per cui si prevede la riqualificazione che, però, dovrà essere portata a termine da Autorità portuale). Per quanto riguarda i trasporti urbani, spostare il traffico sulla sola via Molo Sanfilippo penalizzerebbe parte della frazione, quindi la proposta dei tecnici è quella di allungare il tragitto andando a creare un percorso ad anello costituito da via Sirotti, via Bisca, via Guerra e via Guizzetti per poi rientrare di nuovo nella prima strada. Una proposta che potrebbe essere sperimentata per valutare un’adozione definitiva. Nella figura sottostante, l’ipotesi contenuta nel piano.
L’ipotesi per la circolazione dei bus turistici e di linea
LA NUOVA ROTONDA L’intero paese rientrerà all’interno di una zona a 30 km/h, con l’individuazione di alcune strade locali interzonali che rappresentano le direttrici principali: si tratta di via Molo Sanfilippo, via Sirotti e la viabilità tra quest’ultima strada e il mare. L’opera pubblica principale prevista dal piano è però la realizzazione di una rotatoria su via Baiona al posto dell’attuale incrocio/svincolo con via Volano. La rotonda offre l’occasione “di eliminare o ridurre il traffico di attraversamento in via Valle Giralda e via VI Dicembre 1944 da nord diretto all’interno del paese”.
La rotonda tra la Baiona e via Volano
La realizzazione della rotatoria costerà, secondo quanto previsto, circa 240mila euro. La rotonda prevista ha un diametro di 30-40 metri e vi è associato un percorso ciclopedonale da connettere al percorso ciclabile esistente lungo via Baiona verso nord. Un’ipotesi progettuale interessante riguarda forse il fatto che nel progetto di rotonda a quattro rami si prevede la chiusura dell’attuale svincolo in uscita dalla Baiona (reso inutile proprio dalla costruzione della rotonda) che può essere riadibito ad area verde o “potrà ospitare in un futuro più lontano un parcheggio scambiatore”.
MERCATO, SOSTA E SENSI UNICI Il nuovo piano particolareggiato in generale tende a sgravare le strade interne del paese dal traffico ma, di contro, ne sovraccarica altre. Per questo il piano prevede alcuni interventi di moderazione, anche strutturali, che portino ad una maggiore sicurezza. Al momento la situazione più delicata riguarda l’asse centrale tra via Volano e via Po che, una volta sgravato di parte del traffico, vedrebbe una riqualificazione dei percorsi pedociclabili. Il piano ipotizza pure un intervento per via Sirotti, che “potrebbe essere ben associato allo spostamento del mercato” ad esempio “nel tratto di via Po compreso tra via Sirotti e via Guerra”. Oppure nell’intersezione tra le vie Pineta e Guizzetti. Spostando le bancarelle, non ci sarebbe nemmeno la necessità di variare nei giorni di mercato i percorsi del trasporto pubblico urbano.
Per quanto concerne i sensi unici ne sono ipotizzati due: “Via Vaccolino e via Mesola funzionano a senso unico da via Volano verso via Molo Sanfilippo, descrivendo delle sorte di circolazioni orarie per l’ingresso e l’uscita dalla frazione per i residenti”. Via Lamone diventa senso unico “a salire verso via Po, in modo da formare dei sensi unici contrapposti con le vicine e parallele viale Pineta (verso sud) e viale Reno (verso nord)”.
Porto Corsini ha oggi un problema anche riguardo i parcheggi. Al momento l’offerta della sosta in aree parcheggio è stimata in 184 posti mentre il resto della sosta “avviane a bordo strada”. Ciò può risultare pericoloso, specie se non si rispettano le distanze dai parcheggi. Il piano particolareggiato prevede una regolamentazione tramite tracciamento orizzontale delle linee di sosta che “consente di ricavare almeno 200 posti auto” senza contarne altri su strade residenziali minori. Se la regolamentazione degli stalli in paese sembra semplice, più complesso appare il discorso che riguarda i parcheggi in avamporto e nella zona degli stabilimenti balneari, naturalmente molto utilizzati in estate.
I parcheggi presentati nel piano
L’uso di quest’area, solo in parte pavimentata, crea alcune difficoltà. In primo luogo il piano sottolinea la necessità di porre una segnaletica verticale chiara e interventi con zone di controllo. C’è poi il suggerimento di introdurre la sosta a pagamento nell’area più vicina al traghetto: “In estate quando la pressione dei turisti su Marina di Ravenna è forte e parcheggiare è difficile, molti utilizzano tale area di sosta per poi attraversare il canale con il traghetto”. Per questo la proposta è quella della sperimentazione di un’area a tariffa oraria o giornaliera. “In generale, se eventuali futuri provvedimenti di tariffazione dei parcheggi lungo la spiaggia e l’avamporto dovessero trovare favore per incamerare risorse utili alla riqualificazione di Porto Corsini, potrà rendersi necessario studiare ’individuazione di aree e strade lungo le quali riservare la sosta ai residenti ed agli aventi diritto”. Un discorso che fa tornare di attualità quanto scritto precedentemente riguardo all’ipotesi di un parcheggio scambiatore vicino alla nuova rotonda di via Baiona.
IPOTESI ZTL “Nonostante la proposta abbia suscitato un dibattito molto sentito tra la popolazione nel corso delle assemblee pubbliche, si ritiene che, nella logica della sperimentazione, valga la pena testare l’istituzione di una ZTL molto puntuale in via Po, chiudendo il tratto di strada compreso tra via XXV Aprile 1945 (lasciando aperta la possibilità di svoltare nella via a sinistra e nel parcheggio della “piazza” a destra) e via Lamone (esclusa)”. Questa è una delle ipotesi sperimentale suggerite dai tecnici che aggiungono che, per mitigare l’effetto, la chiusura potrebbe interessare un tempo molto limitato di qualche ora (tipicamente le ore del tardo pomeriggio o serali, piuttosto che un fine settimana) e potrebbe “essere ripetuta, ad esempio, tre o quattro volte, in modo tale da riuscire ad organizzare, contestualmente, iniziative di animazione che possano popolare lo spazio liberato dal transito delle auto di persone e che possano portare benefici alle attività economiche che operano nel
contesto”. Alla fine della sperimentazione ” l’elaborazione dei dati raccolti e le impressioni della cittadinanza rappresenteranno la base conoscitiva per adottare soluzioni definitive, per rivedere alcune proposte o per metterne allo studio di nuove”.
Installata nell’area di sosta lungo la ciclabile del mare, inaugurata venerdì 25
Per ricordare il proprio socio Ivo Montanari, deceduto il 4 agosto a causa di un malore mentre in bicicletta percorreva la ciclabile del mare, la Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab) di Ravenna ha voluto donare alla cittadinanza una colonnina Sos per il gonfiaggio e la riparazione delle bici.
Il Comune di Ravenna, che ha accettato la donazione e ne curerà la manutenzione, ha già provveduto alla installazione nel punto suggerito da Fiab: è l’area di sosta accanto alla fontanella lungo quella pista ciclabile del mare che Montanari percorreva abitualmente.
Venerdì 25 ottobre l’assessore comunale Roberto Fagnani e i responsabili di Fiab hanno inaugurato la piccola stazione di servizio per bici. Per l’occasione, Fiab ha organizzato una pedalata, da piazza del Popolo alla colonnina.
All’esterno di due supermercati di Ravenna i contenitori del gruppo Green Money per la raccolta di bottiglie, flaconi, vaschette: i buoni si possono usare nei negozi o in altre attività aderenti al circuito
I rifiuti di plastica si possono trasformare in sconti per la spesa: un euro ogni tre pezzi riciclati. Succede grazie alla collaborazione tra Green Money, il circuito di marketing non convenzionale legato alla raccolta differenziata, e i supermercati Conad. All’esterno dei punti vendita di via Newton e vicolo Tacchini sono stati posizionati due punti di raccolta. Conferendo tre rifiuti plastici Pet (ad esempio bottiglie di plastica, flaconi alimentari, vaschette affettati, ecc.) si ottiene un ticket del valore di un euro spendibile in tutto il circuito Green Money, oltre che nei supermercati Conad aderenti e in tutte le altre attività presenti sul portale www.greenmoney.it (un euro di risparmio ogni 25 euro di spesa).
Green Money conta attualmente dieci postazioni attive, dalle Marche sino a Faenza, che in un solo anno raccolgono più di 2,7 milioni di pezzi, per un totale di circa sette tonnellate destinate a recupero, ridistribuendo agli utenti qualcosa come 900mila euro di risparmio spendibili all’interno del circuito. Il materiale raccolto viene destinato a recupero, e quindi riciclato correttamente, in collaborazione con il gruppo Hera. Il progetto è stato seguito sin dall’inizio da tante amministrazioni pubbliche, compresa quella di Ravenna che ha patrocinato l’iniziativa tramite l’assessore all’Ambiente Gianandrea Baroncini. E proprio l’amministratore pubblico sarà alle 11 del 4 novembre davanti alle porte dello store di via Newton per l’inaugurazione del cassonetto di raccolta.
Il progetto Green Money, ideato e sviluppato dalla società riminese Fare, è una piattaforma di marketing non convenzionale che rende possibile la sostenibilità economica dei sistemi, permettendo non solo di trasformare i rifiuti da costo per la collettività a risorsa per i cittadini, ma anche innescando direttamente lo sviluppo commerciale e la valorizzazione del territorio attraverso l’educazione civica, la cultura e la sensibilità sociale.
Il 31 ottobre Le Arti della Marionetta propone una festa a tema dedicata ai i più piccoli. Nel pomeriggio merenda offerta dal Famila
Anche quest’anno, in occasione del 31 ottobre, il Teatro del Drago/Famiglia d’Arte Monticelli organizza alle Artificerie Almagiá Baby Halloween, un “pomeriggio pauroso” di festa dedicato ai piccolini a partire dai due anni.
A partire dalle 17, lo spazio dell’Almagià si trasformerà in un palcoscenico interattivo, dove piccoli e grandi saranno coinvolti in un percorso giocoso “da paura” che ripercorrerà i riti della tradizione celtica. Seguiranno piccole storie e letture animate, performance di spettacolo dal vivo e un laboratorio di costruzione di una piccola armatura contro la paura. Ad allietare la festa ci saranno poi personaggi come la “dolce” strega Turchina e Nerina, la strega clownerina che convolgerà i piccoli ospiti in spaventosi numeri di giocoleria.
Le attività del pomeriggio saranno accompagnate da una gustosa merenda offerta da Famila, main sponsor della stagione teatrale Le Arti della Marionetta. Infine, come ogni anno, al termine della festa il pubblico sarà guidato in piccoli gruppi nelle vie del quartiere Darsena per il rituale di “dolcetto o scherzetto”.
I biglietti d’ingresso potranno essere acquistati direttamente sul luogo dell’evento il 31 ottobre e hanno un costo di 7 euro per gli adulti e di 5 euro per i bambini, con la possibilità di acquistare un Family ticket del valore di 20 euro (terzo figlio 1 euro). Per informazioni e prenotazioni: tel. 392/6664211; email: info@teatrodeldrago.it
Alcuni enti camerali hanno inviato un documento contenente proposte di miglioramento della riforma tenuto conto del ruolo istituzionale e di supporto al mondo imprenditoriale
Il sindaco Michele de Pascale scrive al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli per superare i problemi dati dalla riforma delle Camere di commercio che obbliga all’accorpamento e sul quale pende un ricorso alla corte costituzionale per una “eccezione di incostituzionalità” che il Tar del Lazio ha rilevato analizzando alcune richieste giunte da varie parti d’Italia. Alcuni enti camerali hanno inviato un documento contenente proposte di miglioramento della riforma tenuto conto del ruolo istituzionale e di supporto al mondo imprenditoriale che le Camere svolgono sul territorio, da sempre e in modo essenziale.
Le istituzioni «dialogano, si confrontano e collaborano costantemente con le Camere di commercio – si legge nella lettera sottoscritta non solo da de Pascale ma da altri primi cittadini italiani – si confrontano e collaborano costantemente con le Camere di commercio, che, presenti di rettamente sul territorio, sono portatrici degli interessi delle imprese e riversano in importanti progetti le risorse che dalle imprese direttamente derivano, senza gravare sul bilancio dello Stato, permettendo anche alle nostre istituzioni di realizzare importanti interventi in coprogettazione».
Lo scenario economico non può prescindere da questa presenza nel territorio, «ognuno dei quali si caratterizza in modo particolare per dimensione, popolazione, sistema imprenditoriale, territorialità e presenza di altre importanti istituzioni. In questi giorni siamo venuti a conoscenza di una bozza di emendamento legislativo, che potrebbe essere inserito dal Governo che Lei rappresenta in uno dei prossimi decreti, pur riguardanti altre tematiche, che, nel ribadire l’obbligatorietà degli accorpamenti tra Camere di commercio, ne prevederebbe addirittura il
“ commissariamento”, qualora entro il prossimo mese di marzo, non si accorpassero, svilendo in tal modo anche il ruolo degli amministratori delle Camere, regolarmente eletti e che, con spirito di abnegazione (si ricorda che l’incarico è totalmente gratuito, pur con le responsabilità giuridiche, amministrative e contabili connesse con la funzione..) prestano la loro opera con professionalità, passione e impegno, sottraendo tempo prezioso alle proprie attività lavorative».
La rideterminazione delle circoscrizioni territoriali imposta per legge, rischierebbe, «anche a nostro avviso, la creazione di Camere di commercio distanti tra loro , con assetti istituzionali e relazionali completamente diversi e, soprattutto, con sistemi produttivi non necessariamente allineati in termini di settori, numero imprese e di dimensione, mentre le Camere dei nostri territori, Camere virtuose e attive, con una buona sostenibilità finanziaria che permette loro di assicurare in modo eccellente le importanti funzioni amministrative e di regolazione del mercato e di investire risorse sul territorio di propria competenza, sono e devono restare per noi interlocutori privilegiati».
Con questa nota, pertanto, «vogliamo sostenere l’iniziativa delle Camere di commercio dei nostri territori, che chiedono di superare l’obbligatorietà degli accorpamenti, rendendoli volontari, poiché riteniamo essenziale il loro permanere, pur riformate, quali istituzioni autonome, che possano continuare ad intervenire in modo determinante allo sviluppo del sistema imprenditoriale locale e alla crescita territoriale di tutta la provincia sulla quale hanno da sempre competenza».
Torna l’iniziativa di FestaShop, con esperte truccatrici
Giovedì 31 ottobre, a Godo di Russi, torna l’appuntamento di Festa Shop che offre la possibilità a tutti coloro che lo desiderano di farsi truccare per la notte di Halloween.
Esperte truccatrici realizzeranno il make-up perfetto tra zombie, strega, teschio, vampiro, diavolo, sia per adulti che per bambini.
Il servizio è gratuito e si terrà presso FestaShop, in via Goldoni 1, dalle 15 alle 18.30. Il trucco verrà eseguito in ordine di arrivo.
Una conferenza, in programma il 30 ottobre alle 18.30 al Salone dei Mosaici, ripercorre le relazioni con l’arte musiva dell’artista ravennate, amico carissimo di Alberto Savinio
“Paesaggio marino”, mosaico, anni Quaranta
«Pittore fra i più intelligentemente “moderni”, architetto genialissimo che crea le case dell’uomo dalle sue necessità interne, costruttore di macchine, inventore, uomo leonardesco, Enrico Galassi presenta ora i mosaici eseguiti nel suo Studio, sia su cartoni proprii, sia su cartoni di altri artisti. E come sarebbe rimasto insensibile all’aspetto del mosaico, lui che è nato a Ravenna, alla luce di quelle preziose tessere e di quei cieli d’oro?».
Così scriveva, in un’Italia impegnata in una guerra dal destino ormai segnato, Alberto Savinio, più anziano di sedici anni di Galassi (Ravenna, 14 novembre 1907 – Pisa, 1° settembre 1980), nel piccolo foglio di presentazione – quattro facciate in tutto – della mostra di ventidue mosaici esposti alla Galleria Ferruccio Asta & C, attiva per pochissimi anni, dal 1941 al 1943, in via Andegari 18, a Milano, dove oggi c’è un negozio d’abbigliamento.
E proseguiva, raccontando un episodio probabilmente confidatogli dallo stesso Galassi, suo amico carissimo: «Nel 1915 [in realtà 1916], bombe nemiche colpirono la venerabile facciata di Sant’Apollinare. Al restauro del soffitto furono chiamati il padre e lo zio di Enrico, che lavorarono con l’aiuto del loro figlio rispettivo e nipote. Fu in questo illustre tempio che il giovane Enrico vide lavorare il maestro Zampiga ed entrò nel segreto del mosaico». Enrico, prosegue il testo, «Frugava fra le macerie, estraeva le tessere colorate e brillanti dei musaici feriti, le appiccicava nella creta e componeva per gioco delle figurazioni secondo la sua fantasia. Questo mosaico-gioco, Enrico Galassi lo continua ancora e sempre lo continuerà, lui che essendo artista-nato, sa che l’arte è un gioco da dei, timorosi di lasciarsi prendere dalla noia di quaggiù».
E così Savinio terminava questo magistrale cammeo critico, regalando alla figura di Galassi mosaicista i tratti dell’artista-mago: «Le figure destinate a durare, l’uomo, prima che gittarle nel bronzo, pensò di comporle con “pezzetti di natura”, e così nacque il mosaico. Di quest’arte, Enrico Galassi ha riscoperto il carattere favoloso; e col gioco paziente delle tessere, come un coboldo, come un paziente alchimista, egli ricompone sulla superficie della terra e alla luce del sole, il “tesoro” fatto di immagini strane, bellissime e sciolte dalla logica degli umani “perché”, che la Terra nasconde nel suo tenebroso cuore».
Ritratto di Enrico Galassi (proprietà eredi Galassi)
Su questa mostra uscì un articolo, Musaici di Galassi, non firmato, ma di Gio Ponti, sulla rivista “Stile” (n. 17, maggio 1942, pp. 50-51), in cui si leggeva, in perfetto accordo con Savinio, come l’esposizione confermasse «un’idea che da tempo s’andava accertando: che il musaico è un’arte fine a se stessa, non un mezzo. […] Non più il musaicista che traduce in smalti un cartone; ma il pittore che crea un musaico. […] il musaico – nei lavori di Galassi e solo nei suoi – è un modo di intendere, di comporre, di esprimersi. Non è una tecnica, è un afflato come l’affresco, come la pittura. Un musaico deve nascere come una pittura, non può essere il prodotto d’uno sbrigativo cartone intenzionale, che assume plastica in mano d’un “altro” artigiano o mezzartista». Basterebbe guardare il mosaico dal titolo Paesaggio marino, pubblicato a corredo del testo di Ponti, per rendersene conto: un concerto di tessere colorate che sfumano l’una nell’altra grazie a una sapienza coloristica eccezionale.
Di lì a quattro anni, nell’Italia uscita distrutta dalla guerra, Galassi presenterà altri mosaici, assieme a tavoli di marmo, pietre dure, vetro filato e ceramica, in una mostra allo Studio d’Arte Palma di Roma, definita dalla critica «eccezionale» e di «una bellezza forse non più posseduta dall’epoca rinascimentale in poi» (Fortunato Bellonzi, Capidopera nello studio di Villa Giulia alla galleria Palma, in “Domenica”, 17 marzo 1946), esposizione che vide riuniti da Galassi i maggiori artisti dell’epoca – Carrà, de Chirico, Savinio, così come i giovani emergenti – Afro, Capogrossi, Leoncillo, Mirko, per fare solo qualche nome. Ponti, a sua volta, su “Stile” (n. 12, dicembre 1946), parlerà di tavoli «che un tempo costituivano quei pezzi che Sovrani e Pontefici si scambiavano in sontuosi regali».
Dove era cominciato tutto ciò? Il 1° di marzo del 1926, quando Enrico si era iscritto, a diciannove anni, alla Scuola del Mosaico, inaugurata solo due anni prima, dove l’ormai giovane artista ravennate aveva rivisto l’antico maestro Zampiga. Ma, “fuorilegge” come sempre sarà, soprattutto in quegli anni, Enrico frequenterà le lezioni solo saltuariamente.
Ammesso, come «libero», al IV anno di Decorazione, nell’a.s. 1926-1927, Galassi lascerà l’Accademia senza mai diplomarsi. Si era iscritto giovanissimo nel 1918, per poi ritirarsi e riscriversi nel 1922. Sempre “fuggiasco” dalla vita, come qualcuno ha scritto.
Dal 1926 al 1930, però, sulle colonne del “Corriere Padano”, quotidiano ferrarese fondato dall’amico Italo Balbo, l’ancor più amico giornalista Ipparco Galavotti, accoglierà alcuni articoli di Galassi dedicati a “Ravenna e il musaico”, ma non a “quel” mosaico che egli aveva appreso alla scuola di Zampiga. Nell’ultimo di tali testi, infatti, scriverà, anticipando di tre lustri l’affermazione sopra riportata di Ponti: «Molti lo credettero e “lo credono” un mezzo, ma la sua grandezza massima si ebbe quando divenne un’espressione di arte a sé: fu un fine, una meta».
C’era già qui, alla data del 1930, la consapevolezza di quella che sarà l’esperienza romana, assolutamente innovativa e unica, dello Studio di via Margutta prima e dello Studio di Villa Giulia poi; ben prima dell’“apertura” all’arte contemporanea fatta da Giuseppe Bovini, nel 1959, con la “Mostra dei Mosaici Moderni”, svoltasi a Ravenna, assieme a un importante convegno, e da sempre considerata la rinascita del mosaico nel secondo Novecento.
Galassi concludeva con questa domanda il suo articolo: «Non potrebbe anche Ravenna col musaico trovare una via d’uscita all’elemento artistico locale?». Da un’artista «fra i più intelligentemente “moderni”» non ci si poteva aspettare altra richiesta.
La mostra: Cinquant’anni dopo una retrospettiva
A cinquant’anni esatti dalla meritoria mostra organizzata dalla non più esistente Galleria Mariani di Ravenna, venerdì 14 febbraio 2020 s’inaugurerà, a Palazzo Rasponi dalle Teste, la prima esposizione istituzionale dedicata a Enrico Galassi nella sua città natale, programmata dall’assessorato alla Cultura in collaborazione con l’associazione culturale Tessere del ’900 nell’ambito del ciclo “Novecento rivelato”. A curare l’esposizione e il catalogo sarà Alberto Giorgio Cassani, che da anni si dedica alla ricostruzione della multiforme attività artistica del geniale artista.
Arrestato per furto aggravato un faentino. Si era introdotto in uno stand di Chocomoments in piazza della Libertà
Ha rubato cinque chilogrammi di cioccolato in uno stand Chocomoments è intervenuto in piazza della Libertà, dove una guardia giurata, aveva allertato la Polizia dopo avere sorpreso un giovane che si stava poi allontanando dopo essersi impossessato di un contenitore con oltre cinque chilogrammi di cioccolato croccante, destinato alla vendita al pubblico, del valore di 110 euro. Ad essere arrestato un 36enne faentino.
L’uomo, con precedenti per reati contro il patrimonio, la disciplina in materia di sostanza stupefacenti e del codice della strada è stato condotto dagli agenti intervenuti negli uffici del Commissariato di Faenza dove è stato dichiarato in arresto per il reato di furto aggravato, mentre gli alimenti sottratti, risultati non danneggiati dall’incursione, sono stati restituiti al proprietario del chiosco. Dopo le formalità di legge è stato sottoposto alla misura pre-cautelare degli arresti domiciliari presso la propria abitazione di Faenza, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto.