giovedì
25 Dicembre 2025

Nuova scuola a San Michele, LpRa: «Si spendono 800mila euro per una sola sezione»

La lista civica ha dubbi sul progetto e lancia una petizione per evitare la costruzione dell’edificio nel parco di via Pietro da Rimini

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Il retro dell’edificio storico

Dopo il caso dell’area verde di via Nizza, Lista per Ravenna lancia un’altra petizione per una situazione similare. Questa volta siamo a San Michele dove il Comune ha deciso la costruzione di una nuova scuola materna nel parco di via Pietro da Rimini. La lista civica guidata da Alvaro Ancisi fa notare che secondo i piani urbanistici quest’area è destinata «esclusivamente a verde pubblico della zona residenziale locale. La scuola attuale può continuare ad essere ospitata, in condizioni di sicurezza/ efficienza e di valido servizio pedagogico e sociale, in una metà dell’edificio storico costruito nell’anno 1900».

Nel progetto – si legge nella petizione – «si dichiara di voler trasferire la scuola materna, costruendone un nuovo edificio, allo scopo di risanare e restaurare per intero tale storico palazzo, per l’altra metà abbandonato da anni. Fermo restando che è comunque assolutamente sconsigliato consumare verde pubblico, questa ipotesi non può nemmeno essere presa in considerazione, mancandone tuttora perfino l’idea progettuale. Il minimo che occorre – obbligatorio per legge in qualsiasi amministrazione che spenda o investa denaro o proprietà pubbliche – è invece un progetto di fattibilità tecnico economica dell’opera, peraltro imponente, il quale, oltre all’impianto strutturale della proposta edilizia, ne chiarisca bene i costi (sicuramente milionari per via dell’antichità e della dimensione dell’edificio, pari a 1.120 metri quadrati su due piani, nonché dei vincoli archeologici). Ma è soprattutto indispensabile sapere come l’intervento sarà finanziato, dato che non figura nel piano triennale degli investimenti dell’Amministrazione e neppure se n’è mai parlato in Consiglio comunale. Il Comune non ha peraltro alcun obbligo giuridico di mettere a norma antisismica l’edificio, essendo stato costruito prima che ne entrasse in vigore la legge in materia».

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La facciata che ospita la scuola

Fin qui il testo base della petizione.  Il progetto di fattibilità tecnico economica verrà sottoposto al parere del Consiglio territoriale di Piangipane al termine di un’assemblea pubblica convocata a San Michele per mercoledì prossimo alle 20.30 presso il circolo Endas, presenti il sindaco e l’assessore all’urbanistica. La petizione ha come primo firmatario Michele Parini, residente nella località, e come secondo Nicola Carnicella, vice-presidente del Consiglio territoriale di Piangipane.  Il testo della petizione «potrà essere modificato, prima di procedere alla raccolta delle firme, in seguito ai contenuti e all’esito dell’assemblea pubblica», a cui perciò parteciperà anche il capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale, Alvaro Ancisi.

Nel documento si da notare che «il nuovo edificio da due sezioni per 54 posti è peraltro contraddetto dal basso numero dei frequentanti, che da quest’anno, essendosi ridotti a soli 25, di cui appena 10 residenti a San Michele, di cui appena 2 nuovi iscritti da settembre, compongono una sola sezione. I potenziali prossimi utenti, nati negli ultimi tre anni e residenti a San Michele, ma certo solo in parte interessati ad iscriversi qui, sono 17. Quando servono nuove strutture per l’infanzia, si tende inoltre a costruire dei Poli per l’Infanzia da 0 a 6 anni, che comprendono, accanto a due sezioni di Scuola materna, due sezioni di Nido. Non si giustifica dunque costruire un edificio da 800 mila euro pubblici per una sola sezione statale di Scuola materna. Lo Stato potrebbe peraltro anche chiuderla se il numero dei bambini scendesse ulteriormente».

Teatro Socjale di Piangipane: tornano le serate culturali e i “mitici” cappelletti

A fine mese si inaugura la 30a stagione: ospiti Ray Gelato, Mario Biondi e Vincenzo Mollica. Nel 2020 il centenario della nascita

Mario Biondi Concerto
Il cantante Mario Biondi

Il 31 ottobre si apre la nuova stagione del Teatro Socjale, arrivato quest’anno alla sua trentesima edizione. Lo storico locale di Piangipane, che festeggerà nel 2020 il centenario della sua fondazione, si avvale ancora una volta della direzione artistica di Christian Ravaglioli per offrire ai suoi soci spettacoli di elevato spessore culturale e serate all’insegna del divertimento e della convivialità.

Lo staff si arricchisce quest’anno di quindici nuovi giovani volontari: una risorsa importante per il circolo Arci, che beneficia in tal modo di quel ricambio generazionale utile e necessario affinchè l’esperienza culturale del Teatro si prolunghi nel tempo.

La stagione 2010-2020 si apre in antemprima – e per la prima volta nella storia del teatro – con una protagonista femminile: è Ana Popovic, chitarrista  di fama internazionale che ha suonato con artisti come B.B King, Joe Bonamassa, Gary Clark Jr. e molti altri. La sua musica affronta i generi del blues e del jazz e ha ottenuto moltissimi riconoscimenti, tra cui cinque nominations ai Blue Music Awards. L’artista presenterà al pubblico i brani del suo nuovo Like It on Top Tour , assieme ai grandi successi che l’hanno resa famosa.

L’8 novembre i The Good Fellas inaugurano ufficialmente il cartellone della stagione. La band, conosciuta a livello locale, propone melodie che spaziano dallo swing al rock’n roll in un arco temporale compreso tra gli anni ’20 e ’60 del secolo scorso.

Venerdì 15 novembre alle ore 22.00 il Teatro Socjale accoglie la musa di David Lynch, Chrysta Bell, conosciuta come attrice della serie cult Twin Peaks ma anche modella e cantante dalla voce ipnotica e sensuale. Proprio la musica conduce la Bell a Piangipane, dove presenterà l’album Feels Like Love, di recente pubblicazione.
Rimanendo nell’ambito musicale, venerdì 22 novembre alle ore 21.00 si esibiranno Sara Zaccarelli & The Dynamite; insieme omaggeranno i grandi della musica Black.

Per la categoria “teatro”, invece, si segnala lo spettacolo di stand-up comedy di Arianna Porcelli, autrice di satira sociale cinica e disincantata che ha lo scopo di risvegliare le menti assopite dall’immondizia mediatica cui siamo quotidianamente sottoposti. La sua esibizione avrà luogo sabato 23 novembre alle ore 21.00.

Il mese di Dicembre sarà caratterizzato esclusivamente dalla musica. Si parte il venerdì 6 con Ray Gelato & The Giants, il cui swing ha raggiunto personaggi del calibro di Paul Mcartney, che li ha scelti per esibirsi al suo matrimonio, e niente di meno che la Regina Elisabetta.
Si passa poi all’evento del 7 dicembre con il pianista Fabrizio Fariselli – che si esibirà con il suo ultimo lavoro Resistenze Elettriche in occasione delle Celebrazioni della liberazione di Ravenna e dei cento anni del teatro sociale – e ai due concerti del 13 e 19 dicembre: il primo, dal titolo Dreaming Melodies, è un viaggio nella fantasia al suono dei grandi classici Disney per opera dell’Ensemble Tempo Primo in seno all’Orchestra Corelli di Ravenna, il secondo è il Concerto di Natale diretto dal maestro Marco Vermigli.

Ma l’evento più atteso – con cui il Teatro Socjale chiuderà contemporaneamente il 2019 e la prima parte della sua stagione – è Natale al Socjale, il concerto del 20 dicembre che vedrà congiungersi sul palco L’Orchestra dei Giovani di Ravenna, diretta da Franco Emaldi, e la voce inconfondibile del cantante italiano Mario Biondi.

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Il giornalista Vincenzo Mollica

Ma non è finita qui: anche l’anno nuovo si prospetta essere molto interessante e ricco di volti noti.
Nella sua serata di apertura dei festeggiamenti per il centenario, fissata per il 10 gennaio, il Teatro Socjale avrà infatti il piacere di ospitare il giornalista della Rai Vincenzo Mollica, pietra  miliare del giornalismo nazionale, che racconterà al pubblico aneddoti sui grandi personaggi da lui intervistati che nel tempo hanno calcato il palco del Socjale. Prima che mi dimentico tutto  è il nome della serata, e già si può presagire l’aura di nostalgia che il passato e i ricordi portaneranno con sè.  Ad impreziosire ulteriormente l’evento la presenza del compositore Fabio Frizzi, fratello del compianto Fabrizio.

A zig zag sulla via Emilia ubriaco, patente ritirata ad un 44enne

In via Don Milani fermati un 69enne che aveva assunto stupefacenti e si era messo alla guida. Guai anche per una donna di 41 anni

EtilometroI controlli dei carabinieri hanno portato nell’ultimo weekend al ritiro di quattro patenti. Anche se i controlli sono preventivi “alle stragi del sabato” sera, i militari hanno pizzicato non dei giovanissimi ma degli ultra-quarantenni alla guida dopo aver bevuto o aver assunto stupefacenti. E’ il caso di un uomo di 44 anni che su via Emilia Lefante andava a zig zag a bordo di una Mini Cooper. Fermato, aveva un tasso alcolemico di 1,47. Quasi tre volte il consentito.

Guai simili per un 51enne pisano che era al volante di una Mercedes con un tasso pari a 0,71 mentre aveva ben 1.55 la donna di 41enne fermata su un Audi in via Fratelli Bandiera. Addirittura 69enne, invece, il faentino sorpreso alla guida dopo aver assunto sostante stupefacenti. L’uomo era in via Don Milani e manifestava – secondo i carabinieri – i chiari sintomi di assunzione di droghe. Si è rifiutato di sottoporsi al controllo ed è stato denunciato, la patente ritirata e   il veicolo è stato affidato in custodia al soccorso stradale Aci Bandini.

Furti in casa, nel 2018 denunce in aumento del 21%: ora Ravenna è seconda in Italia

Elaborazione del quotidiano Sole 24 Ore sui dati forniti dal ministero dell’Interno: nella classifica generale la provincia ravennate è al 15esimo posto, lo stesso del 2017 anche se il numero delle segnalazioni è diminuito

IMG 3334Diminuiscono le denunce di reati a Ravenna nel 2018 rispetto al 2017 (da 4.689 a 4.417 ogni 100mila abitanti) ma la provincia resta al quindicesimo posto della classifica nazionale per l’indice di criminalità elaborato dal Sole 24 Ore (ottenuto dal rapporto dei delitti, suddivisi in 18 categorie, denunciati rispetto alla popolazione Istat all’1 gennaio).

Da segnalare il secondo posto in Italia per i furti in abitazione (634 denunce ogni 100mila abitanti) e il decimo per i furti in esercizi commerciali (213,6 ogni 100mila): quest’ultimo dato è in calo del 9,5 percento rispetto all’anno prima mentre quello dei colpi nelle case ha visto un balzo in alto con una variazione del 21,3 percento. In calo in maniera significativa invece i furti di auto e le rapine.

Un dato in particolare cresce a Ravenna come in gran parte d’Italia ed è anche una chiave di lettura di come cambiano i tempi: in grande aumento le truffe e frodi informatiche: in provincia nel 2018 sono state 296 ogni 100mila abitanti mentre l’anno prima solo 0,3. Per altri reati i confronti si mostrano poco significativi dato l’esiguo numero di episodi e dove quindi anche solo poche denunce in più o in meno fanno registrare variazioni percentuali a due cifre. Esempio: per usura nessuna denuncia quest’anno mentre 41 ogni 100mila abitanti nel 2017.

La classifica regionale vede il poco lusinghiero primato di Rimini (seconda a livello nazionale dietro a Milano e prima di Firenze), poi Bologna (quarta in Italia) e a seguire nell’ordine Parma (12), Ravenna (15), Modena (16), Ferrara (18), Forlì-Cesena (26), Reggio Emilia (32), Piacenza (47).

L’indice della criminalità è la quinta puntata delle tappe tematiche di avvicinamento al rapporto finale della qualità della vita che verrà reso noto a dicembre per la trentesima edizione (finora sono stati elaborati gli indici di clima, salute, tempo libero, sportività)

«Portiamo un fiore in darsena per il popolo curdo». A Ravenna prove di mobilitazione

L’appello di Nevio Salimbeni del gruppo “Società aperta”. In darsena alle 18

Turchia CurdiAnche a Ravenna c’è chi chiede una mobilitazione per i curdi. L’appuntamento è per oggi, 14 ottobre, alle 18 in Darsena (alla testata del canale Candiano).

A provarci è il gruppo “Società aperta”, promosso da Nevio Salimbeni, dirigente Cna, ex assessore e volto noto nell’ambito politico locale, che cita una poesia del poeta curdo Abdulla Goran, diventata virale in queste ore.

E scrive: «Propongo a tutti di trovarsi alle 18 alla Darsena a portare un fiore per i curdi. Come singoli cittadini o associazioni. Di fronte al mare che ci lega a quell’est così vicino.  Come simbolo della vicinanza al popolo curdo e come invito al mio Paese ed alla mia Europa a fare di più per fermare l’invasione turca del Rojava. Se ognuno portasse il suo diventeremmo cento, mille e forse potremmo contribuire a far cambiare politica di chi a parole sembra convinto ma senza costruire fatti e atti politici reali».

«Cominciamo – scrive ancora Salimbeni –. Facciamolo tutti i giorni fino a che non otterremo più attenzione per isolare e provare a fermare con la diplomazia l’azione turca. Un fiore per le vittime e un fiore per chiedere al nostro governo e all’Europa di fare tutto il necessario per fermare l’azione turca. Un fiore per non dimenticare. Un gesto simbolico per cominciare».

Incendio nella notte in un deposito auto di via Cella

Tre mezzi distrutti a Madonna dell’Albero. Indagini della polizia

Incendio Auto Madonna AlberoIncendio nella notte tra domenica e lunedì in un deposito auto di via Cella, a Madonna dell’Albero.

Tre automobili sono andate completamente distrutte. Sul  posto i vigili del fuoco hanno lavorato per alcune ore, mettendo in sicurezza l’area.

Sul posto gli uomini della polizia di Stato per i rilievi. Dovranno cercare di capire l’origine dell’incendio.

Partecipazione, l’Unione faentina ci crede: in arrivo il regolamento unico

Coinvolgimento cittadino anche per la stesura del testo. Luccaroni (Faenza): «Fiducia cresce solo se le istanze vengono accolte»

Bici Semaforo

Entro la fine dell’anno l’Unione dei Comuni della Romagna faentina avrà un regolamento unico per inquadrare la partecipazione cittadina. E per arrivare alla sua stesura l’Unione ha scelto, con coerenza, un percorso partecipativo: «I lavori sono iniziati due anni fa – spiega Andrea Luccaroni, assessore comunale a Faenza con delega alla Partecipazione –. Suona come un gioco di parole ma si può dire che abbiamo fatto la partecipazione sulla partecipazione. Quando il testo sarà approvato, i cittadini avranno un quadro completo di tutte le forme con cui è possibile presentare istanze all’amministrazione. Questo poi comporterà che le istituzioni dovranno organizzarsi per saper rispondere alle sollecitazioni dal basso».

Il percorso è stato caratterizzato da una scelta innovativa. La legge sulla partecipazione prevede di istituire il “tavolo della negoziazione”, un punto di incontro per i diversi attori nella fase decisionale. Nel Faentino è stato trasformato nella “cabina di regia”: «Non abbiamo limitato il suo operato alla fase decisionale ma l’abbiamo coinvolto anche nella fase successiva di implementazione quando la competenza è degli organi decisionali». L’ipotesi è che la cabina rimanga attiva e interpellata nei casi competenti.

Luccaroni ci tiene a sottolineare che il coinvolgimento dei cittadini è una delle tematiche in capo all’Unione divenuta pienamente operativa dall’anno scorso: «In questo modo possiamo impostare strategie più strutturate su un territorio che si presta molto bene a queste iniziative. Cerchiamo di renderla non un esercizio estemporaneo ma qualcosa di strutturale anche perché il suo limite principale è che il risultato è figlio di chi partecipa: quanto più allarghi la comunità coinvolta e tanto più la qualità del risultato è significativa». L’ambizione è alta: «Oggi molti cittadini la vedono come qualcosa fatto dal pubblico solo per evitare le critiche ma che poi non serve a niente, invece deve diventare qualcosa che il cittadino si aspetta. Per far nascere questo sentimento conosco un solo modo: l’organismo amministrativo deve tenere conto dei messaggi che arrivano, solo così il cittadino ha la reale percezione che non ha perso tempo».

Altri sono gli esempi di coinvolgimento cittadino nelle scelte dell’amministrazione. L’assessore ricorda una serie di cinque esperienze partite nel 2014 e arrivate a completamento, ognuna con un contributo di 20mila euro: la rigenerazione di un parco periferico, una tensostruttura mobile condivisa fra tre comunità parrocchiali, una cucina all’interno di una struttura comunale gestita dal Rione Verde con criteri di trasversalità, l’accessibilità completa delle sponde arginali del Lamone. «Per quest’ultimo finora siamo riusciti a intervenire solo nel tratto urbano ma l’obiettivo è di rendere percorribile tutto fino al confine con Bagnacavallo». C’è poi la stesura del piano urbano di mobilità sostenibile (Pums), ora in corso: «Si terra conto di quanto emerso nella consultazione dei cittadini sul tema specifico del trasporto casa-lavoro».

Ritirarsi o inseguire la quarta Olimpiade? Timoncini al bivio: «Deciderò presto»

Dopo il bronzo europeo Daigoro sogna il Giappone, da dove arriva il nome scelto dal padre: «Sembra un segno del destino»

Timoncini

I prossimi mesi saranno decisivi per Daigoro Timoncini, che si trova davanti a una sorta di “lascia o… quadruplica”. Il 33enne di Riolo Terme è infatti di fronte a un bivio, con una strada che porta al ritiro dall’attività agonistica, mentre l’altra è indirizzata verso la quarta Olimpiade, a coronamento di una carriera di altissimo livello nella storia della lotta greco-romana italiana.
A far pendere l’ago della bilancia dalla parte di una o dell’altra scelta saranno soprattutto le condizioni atletiche dell’azzurro tesserato nei carabinieri, ma anche le motivazioni, che a pochi mesi da Tokio 2020 non dovrebbero però mancare a un atleta dal nome giapponese.

Daigoro, come è andata la stagione appena conclusa?
«È partita benissimo, ma è terminata non proprio come speravo. Ad aprile, infatti, ho conquistato il mio miglior risultato di sempre, vincendo il bronzo all’Europeo (categoria 97 kg, ndr), a dimostrazione che sono ancora al livello dei migliori. Al Mondiale, il mese scorso, sono invece stato eliminato al primo turno da Rosillo, un giovane cubano emergente. Quello che mi è dispiaciuto di più, però, è non essere riuscito a presentarmi nelle condizioni migliori».

Come mai?
«Purtroppo in estate non ho lavorato in palestra come avrei voluto. L’età non è dalla mia parte e i tanti acciacchi iniziano a farsi sentire, anche perché la lotta è uno sport molto usurante. Adesso stacco la spina per qualche settimana e poi, per prendere ogni decisione, vedremo quale sarà il mio stato fisico. Il tempo, inoltre, stringe».

Quando ricomincia l’attività?
«A gennaio iniziano le prime competizioni e spero di scendere ancora in pedana. Adesso, tra la delusione dei risultati di fine stagione e i problemi fisici, non riesco ad assicurare nulla. Da agonista quale io sono, però, di sicuro farò il possibile per tornare in gara. Anche perché non voglio avere rimpianti in futuro».

Si riferisce a Tokio 2020?
«Sì, esatto. L’obiettivo è quello di partecipare alla mia quarta Olimpiade. Solo il pensiero mi fa venire un grande entusiasmo, ma non so se possa bastare. Dovrò dosare al meglio le mie forze, anche perché, in ogni caso, la qualificazione non è scontata».

Daigoro
Daigoro Timoncini con il bronzo europeo (categoria 97 Kg). Il nome Daigoro da una serie tv nipponica degli anni Settanta.

Quali sono gli appuntamenti clou segnati sul calendario?
«Mi giocherò tutte le mie carte nei primi mesi dell’anno nuovo. Si parte con i campionati italiani in programma subito a inizio 2020, seguiti a fine gennaio a Roma da un torneo internazionale che stabilirà il ranking mondiale. A febbraio è previsto l’Europeo, mentre le qualificazioni olimpiche si terranno a marzo in Ungheria e in aprile in Bulgaria».

A 33 anni, i Giochi quindi sono ancora un sogno da realizzare?
«Sì, perché per chi pratica uno sport cosiddetto minore rappresentano fin da bambino il massimo del massimo da raggiungere. Adesso che sono più maturo, però, anche le aspirazioni cambiano. Pechino 2008, la prima, rimarrà sempre la più bella, ma a Londra e a Rio de Janeiro avrei voluto fare qualcosa in più. Sento di non essere riuscito a prendere al volo qualche occasione».

Da dove nasce la passione per la lotta?
«Ho incominciato perché mio padre era un lottatore e mi ha trasmesso l’amore per questo sport, facendomi allenare in palestra a Faenza. Si tratta di una disciplina marginale, che vede girare pochissimi soldi ed esiste solo in alcune città italiane, quindi per praticarla è necessario fare molti sacrifici».

Qual è stata la soddisfazione più grande in carriera?
«Aggiudicarmi il titolo italiano a 18 anni, partecipare a tre Olimpiadi, vincere il bronzo europeo di quest’anno. Sono tante le gioie, ma la più grande spero debba ancora arrivare».

Ha già pensato cosa farà una volta terminata l’attività agonistica?
«Sì, ma lo annuncerò solo il prossimo anno. Mi limito a dire che, se ho le capacità ed esistono le opportunità giuste, mi piacerebbe rimanere nell’ambito dello sport».

Potrebbe restare nell’Arma dei carabinieri?
«Perché no? Come ambiente mi sono trovato sempre bene. Per gran parte della mia carriera ho frequentato il gruppo sportivo di Roma, allenandomi, facendo la spola con Faenza, dove invece abito».

Prima però pensiamo a Tokio. D’altronde per uno che si chiama Daigoro…
«Sì, sembra un segno del destino. Sarebbe davvero chiudere in bellezza».

Nuovo supermercato autogestito: 230 persone interessate, da gennaio il primo test

Progetto Stadera: i soci lavorano e fanno la spesa. All’inizio del 2020 la prima sperimentazione con prodotti sostenibili fino a 40 percento in meno

Stadera

Sta destando grande interesse a Ravenna la prossima apertura in città di un supermercato autogestito, dove i soci potranno acquistare prodotti “sostenibili, locali e di qualità” a un prezzo fino al 40 percento inferiore rispetto a quello proposto dalle tradizionali catene del comparto biologico.

Si tratta del progetto Stadera, anche recentemente premiato (con un contributo a fondo perduto di 12mila euro e l’accompagnamento alla costituzione di una cooperativa) alla seconda edizione di Coopstartup Romagna, il bando per la nascita di nuove imprese promosso da Legacoop, Coopfond e Coop Alleanza 3.0.
L’innovazione organizzativa di questo tipo di cooperativa di consumo risiede nel triplice ruolo del socio, che è proprietario, cliente e lavoratore, per circa 3 ore al mese con mansioni relative alla gestione della cassa, alla ricezione merci e alle pulizie. Valore aggiunto del progetto risiederebbe poi nel rapporto diretto con i produttori, da cui i soci acquisterebbero senza intermediari, mantenendo una filiera il più possibile corta, con prodotti biologici e sostenibili, dal punto di vista ambientale e da quello sociale.

Si tratta di un’esperienza già piuttosto diffusa all’estero, in particolare negli Stati Uniti (una futura socia di Stadera ha per esempio raccontato da poco in un video l’esperienza della Park Slope Food Coop di Brooklyn, a New York), a Parigi, Bruxelles, fino ad arrivare pochi mesi fa anche in Italia, con la prima esperienza di supermercato autogestito nata nella vicina Bologna con il negozio Camilla, già divenuto oggetto di studi.

Camilla Scaffali
L’allestimento degli scaffali a Camilla (Bologna), primo supermercato autogestito d’Italia

Non essendo ancora nata ufficialmente la cooperativa Stadera, non si può parlare ancora di soci, ma al momento – ci dicono i promotori – sono circa 230 le persone fortemente interessate a diventarlo, tra quelle che hanno partecipato agli incontri di presentazione di queste settimane (il prossimo è in programma il 18 ottobre dalle 20.30 al circolo Arci Dock 61 di via Magazzini Posteriori, in Darsena). Secondo le stime dei promotori sarebbero sufficienti circa 300 soci fondatori per rendere sostenibile la cooperativa. La quota sociale d’ingresso per questi ultimi non è ancora stata definita, mentre sarà molto probabilmente di 25 euro quella di ingresso nella cooperativa, che garantirebbe appunto (se in regola con il turno di lavoro) la possibilità di fare acquisti nel negozio e che verrebbe restituita nel caso si decidesse in futuro di uscire.

L’obiettivo realistico che si sono dati i promotori è quello di aprire il supermercato a gennaio 2020, in un locale da 80-100 metri quadrati, un “negozio test” (come è stato definito) non definitivo, più piccolo rispetto a quello da circa 300 metri quadrati previsto dal progetto una volta a regime. È già al lavoro un gruppo di sette persone per la ricerca del locale, che sarà a Ravenna ma fuori dal centro storico, dove sarà possibile parcheggiare e anche arrivare in bicicletta.
In questa fase è prevista l’assunzione di una persona part-time addetta al negozio e che dovrà in qualche modo anche coordinare le mansioni dei soci, con la possibilità in futuro di creare ulteri posti di lavoro: «A Bruxelles per esempio – ci dicono –, nella cooperativa già avviata da tempo, ci sono sei dipendenti».

«Il lavoro dei soci – si legge infine nella presentazione del progetto sul web – non solo ridurrà i costi di struttura, ma farà di essa una vera comunità di persone: i legami che si creeranno saranno forti perché saldati dal lavoro quotidiano nella nostra cooperativa, che diventerà un vettore sociale ed economico. La riappropriazione dei valori mutualistici e dell’atto di consumo, infatti, è il fine ultimo di questa cooperativa».
È possibile restare aggiornati sul progetto scrivendo alla mail roadto.progetto52@gmail.com.

«Un buon leader in azienda deve capire la percezione dei suoi collaboratori»

Il messaggio trasmesso dal consulente e formatore Aldo Terracciano, intervenuto alla Camera di Commercio al seminario organizzato dal Comitato per l’imprenditoria femminile

Foto Comunicato PercezioneUn buon leader deve saper tenere conto della percezione propria e dei collaboratori: il carattere, la personalità, i  valori, l’educazione ricevuta, le esperienze fatte nel percorso di vita. Fattori che, come lenti colorate, sono il filtro attraverso il quale si vedono i comportamenti nostri e degli altri. È il concetto centrale espresso da Aldo Terracciano, consulente e formatore in psicologia del lavoro e dell’organizzazione che è intervenuto il 10 ottobre alla Camera di Commercio di Ravenna in occasione del seminario organizzato e promosso dal Comitato per l’imprenditoria femminile (Cif). Titolo dell’iniziativa era “Leadership e gestione efficace dei collaboratori: persuasione e percezione”.

La segretaria generale della Camera di Commercio, Maria Cristina Venturelli, nell’introdurre i lavori ha evidenziato la consistenza e l’importanza delle imprese femminili nella provincia di Ravenna e l’importante ruolo del Cif.

Terraciano, come detto, ha affrontato il tema della percezione, meccanismo dipendente da molteplici fattori che, «come lenti colorate, sono il filtro attraverso il quale si vedono i comportamenti nostri e degli altri». L’esperto ha anche illustrato come sia possibile affinare la propria comunicazione acquisendo metodologie adatte ad aumentare l’ascolto, la chiarezza dei contenuti e la capacità di convincere le persone.

Ai domiciliari in comunità ma istigava gli altri alla ribellione: portato in carcere

Un 42enne era stato ammesso al Villaggio del Fanciullo per scontare la pena dopo la violazione degli obblighi di sorveglianza speciale

Da settembre scorso era stato ammesso alla comunità terapeutica Villaggio del Fanciullo di Ravenna per scontare ai domiciliari una condanna fino al 2020 per violazione degli obblighi di sorveglianza speciale ma dal primo momento ha iniziato a mostrare un atteggiamento polemico e oppositivo nei confronti degli operatori della struttura, arrivando fino a istigare gli altri ospiti della comunità alla ribellione. La polizia l’11 ottobre ha portato in carcere un 42enne foggiano arrestato per la prima volta nel 2017.

In considerazione dei suoi comportamenti, la comunità ravennate si è vista costretta a revocare la sua disponibilità a proseguire il progetto terapeutico di recupero.

L’ufficio di Sorveglianza di Bologna, alla luce di quanto accaduto, ha revocato la misura della detenzione domiciliare nei confronti dell’uomo.

Una petizione con 470 firme per completare la pista ciclabile di via San Mama

Manca il tratto da vicolo Plazzi a viale Berlinguer. Iniziativa lanciata da Ancisi (Lpr) partendo da quanto indicato nel piano urbano di mobilità sostenibile che segnala la pericolosità del tratto e fa riferimento a precedenti impegni di pianificazione viaria

Tratto Di V. San Mama Senza CiclopedonaleÈ stata depositata in Comune a Ravenna una petizione sottoscritta da 470 residenti nel borgo San Rocco che chiedono il completamento della ciclabile di via San Mama. La raccolta firme è stata lanciata da Lista per Ravenna.

«La pista ciclopedonale di via San Mama è incredibilmente monca, essendo esistente solo nel tratto tra piazzetta Anna Magnani e vicolo Plazzi – spiega Alvaro Ancisi, consigliere comunale di Lpr –. Proseguendo verso la periferia sud, la strada non ha neppure il marciapiedi e la carreggiata è oltremodo ristretta. I pedoni, le biciclette, i passeggini, i disabili con carrozzine, non hanno dunque protezione. Il tratto da completare dovrà proseguire, come indicato nel Piano Urbano di Mobilità Sostenibile (Pums) approvato nel gennaio 2019, fino alla rotonda Irlanda, così collegandosi con la ciclabile di viale Berlinguer».

Parte Di V. San Mama Senza Ciclopedonale. Ciclista DisperataIl testo della petizione richiama il Piano della Mobilità Ciclistica del Comune di Ravenna approvato nel giugno 2015, in cui figurava già, tra le priorità di intervento, “il completamento degli attuali itinerari ciclabili posti in adiacenza alle principali radiali di accesso alla città lungo i quali si svolgono i maggiori flussi ciclabili per gli spostamenti casa lavoro e casa scuola”. Segnala che, nell’ultima formulazione del Piano, approvata nell’agosto 2018, è stato inserito, fra i percorsi radiali, anche quello di via San Mama, mentre, nel piano degli investimenti 2019-2021 sono previsti, per un importo di 600mila euro, “Interventi di ristrutturazione di asse in via San Mama”, da realizzare nel 2020. Ricorda che la pericolosità della circolazione stradale in tale zona è attestata dalle rilevazioni compiute per il Pums, che hanno dimostrato l’alto grado di incidentalità di via San Mama e di via Cassino, la strada che collega questa arteria con viale Randi

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