“Umarel”, lettere nelle buchette e Whatsapp: così il verde di via Nizza si è salvato

Sono stati i pensionati del quartiere Nullo Baldini a scoprire l’inizio del cantiere del Comune che avrebbe trasformato una parte del parco in una nuova scuola. Poi uno dei residenti ha distribuito cento fogli nelle case e dalla chat è nata la petizione di 3600 firme che ha cambiato la decisione del pubblico

Parco di via Nizza

Parco di via Nizza

Se nel quartiere Nullo Baldini di Ravenna sopravviverà l’area verde di via Nizza è grazie a un gruppo di comuni cittadini che hanno deciso di attivarsi e far arrivare la loro voce fino al palazzo. Una pacata petizione con oltre 3.600 sostenitori – nata da un centinaio di lettere che il primo firmatario ha distribuito nelle buchette del vicinato – ha convinto la giunta comunale a rivedere i progetti scegliendo un vicino campo agricolo incolto per la costruzione di una nuova scuola dell’infanzia al posto del parco di via Nizza.

Il primo firmatario è il 50enne Roberto Romagnoli, socio di una ditta di Faenza che produce macchinari per il packaging: «A maggio tra i residenti della zona girava voce che il Comune volesse costruire una scuola al posto del parchetto e con qualche conoscente abbiamo cominciato come si poteva saperne di più». Perché la prima necessità era quella di verificare la fonte: alcuni anziani della zona, i cosiddetti e ormai celeberrimi “umarel”, avevano visto degli operai fare dei rilievi nel terreno e alla loro domanda si erano sentiti rispondere che erano analisi in previsioni del cantiere per una scuola. «Volevamo saperne di più e un vicino mi disse che aveva un contatto con Alvaro Ancisi (il consigliere comunale decano dell’opposizione con Lista per Ravenna, ndr). Ci è sembrato che potesse darci una mano, ma ci saremmo rivolti a qualunque consigliere anche di altri schieramenti se avessimo avuto qualche contatto».

Ancisi una settimana dopo conferma il progetto per la scuola. E allora Romagnoli si mette alla tastiera del computer per buttare giù una lettera: «Ne feci cento copie in A4 e le andai a mettere nelle buchette dei dintorni. Spiegavamo cosa avevamo saputo e invitavo a contattarmi se qualcuno era intenzionato a fare qualcosa per difendere il verde». Per diversi giorni il cellulare di Romagnoli è rovente. Nascono un gruppo su Whatsapp e una pagina Facebook, «strumenti preziosi per questa battaglia, senza queste disponibilità forse sarebbe stato impossibile o di sicuro ci sarebbero voluti tempi più lunghi».

Che fare per arrivare al potere? In chat si comincia a parlare di raccolta firme. E quando si decide di procedere si ripresenta la necessità di avere consigli su come farlo per essere ascoltati: «Nessuno di noi aveva mai fatto qualcosa del genere, non sapevamo le procedure e volevamo evitare che per qualche cavillo venisse tutto cestinato». I contatti con Ancisi erano già avviati ma prima di coinvolgero nuovamente, ci si è confrontati tra cittadini: «Ho posto la questione in chat, ho chiesto se qualcuno avesse dubbi per ragioni politiche. Ci siamo trovati concordi nel dire che avendo già visto la sua disponibilità verso la nostra causa potevamo continuare con lui».

Dalla petizione si è arrivati a un incontro a settembre tra firmatari e alcuni esponenti della giunta tra cui il sindaco Michele de Pascale che ha comunicato la proposta: conservare il parco di via Nizza e attrezzarlo per l’uso pubblico (sono già arrivate due panchine), costruire la nuova scuola in un lotto adiacente alla rotonda Portogallo, tra viale Saragat e via Leopardi, e abbattere l’ex scuola infermieri di via Palestro per ampliare il verde a disposizione dell’asilo adiacente». Insomma, i residenti hanno vinto la battaglia: «È stato entusiamante e anche gratificante quando il sindaco ha dimostrato interesse nei nostri confronti». Questa esperienza potrebbe aver cambiato l’orientamento politico di qualcuno dei firmatari? «Penso che chi già sosteneva Ancisi continui a farlo perché si è dimostrato davvero interessato, chi sosteneva la maggioranza continuerà a farlo perché ha visto che c’è stata disponibilità a rivedere le decisioni».

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