lunedì
23 Giugno 2025

Tornano agricoli 70 ettari di terreni edificabili del comune di Ravenna

Approvata la variante al Psc con l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo. I proprietari risparmieranno anche sull’Imu

Terreni EdificabiliIl consiglio comunale di Ravenna ha approvato la delibera sulla variante specifica al Piano strutturale comunale (Psc) con l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo nel territorio, trasformando terreni edificabili in terreni agricoli/verde. In particolare per quelle aree per le quali è stata fatta specifica richiesta nell’ambito del bando esplorativo per “eliminazione dagli strumenti urbanistici di aree edificabili di nuova urbanizzazione e aree consolidate inedificate”.

La variante consente anche di evitare il pagamento della quota Imu (molto più bassa per i terreni agricoli rispetto a quelli edificabili) da parte dei cittadini che vogliono far tornare agricoli i propri terreni.

Con questa variante si ottiene una riduzione di suolo edificabile pari a 70 ettari.

La delibera è stata approvata con 19 voti favorevoli (Pd, Ama Ravenna, Sinistra per Ravenna, Art.1.-Mdp, Pri, Ravenna in comune, Gruppo misto) e 2 astensioni (CambieRà, Lega nord).

Rubano vestiti e poi picchiano il vigilante davanti a un poliziotto fuori servizio

Un 33enne arrestato dopo una breve fuga nel centro commerciale

Furto AbbigliamentoDopo aver rubato alcuni capi d’abbigliamento nascondendoli in una borsa, hanno picchiato l’addetto alla sicurezza del centro commerciale che li aveva scoperti. Ma ad assistere alla scena è stato anche un sovrintendente della polizia fuori servizio che ha interrotto l’aggressione, mettendosi poi all’inseguimento dei due insieme allo stesso addetto appena colpito da una serie di pugni all’addome. Uno dei due malviventi è stato bloccato poco dopo e arrestato per il reato di rapina impropria. Si tratta di un 33enne albanese, già con precedenti penali e di polizia.

Sono in corso le indagini per l’identificazione del complice.

Il fatto è successo in un centro commerciale di Ravenna mercoledì 12 dicembre.

Ravenna, la polizia chiude per 15 giorni il “500 caffè” di via Faentina

Secondo i poliziotti era un ritrovo di persone con precedenti penali particolarmente gravi

Bar 500La polizia, su disposizione del questore, ha chiuso questa mattina il bar 500 Caffè di via Faentina (nato negli anni scorsi al posto di Blockbuster). La licenza è stata sospesa per 15 giorni.

Si tratta di un provvedimento preso in quanto il locale è stato considerato (alla luce di controlli partiti già nel 2017) ritrovo di persone “dedite a traffici illeciti e colpite da precedenti penali e di polizia particolarmente gravi”.

Durante i controlli i poliziotti hanno rintracciato all’interno del bar persone risultate gravate da precedenti considerati di particolare allarme sociale quali “reati contro la persona, contro il patrimonio, in materia di armi, produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti,  molestie e disturbo alle persone, atti persecutori e sfruttamento della prostituzione”.

Migranti, in un libro le testimonianze degli ospiti delle strutture di accoglienza

Il nuovo volume della cooperativa sociale Zerocento cerca anche di approfondire gli aspetti di natura economica e sociale dietro i flussi

MigrantiSi terrà venerdì 14 dicembre alle 17.30 alla sala consiliare del municipio di Faenza la presentazione del nuovo libro prodotto dalla cooperativa sociale Zerocento. Dopo i due testi di intrattenimento “Giallo Smalvito” e “Mi passi il pannolino?”, il nuovo progetto editoriale della cooperativa faentina è un testo di documentazione e approfondimento sui temi delle nuove migrazioni.

“Vite di Mezzo – Testimonianze e riflessioni sulla tratta dei migranti” – edito da Carta Bianca Editore – è un testo diviso in due sezioni: una prima dedicata alle testimonianze degli ospiti delle strutture di accoglienza  in cui Zerocento opera, una seconda di approfondimento sugli aspetti di natura economica e sociale che si cela dietro i flussi migratori.

Il libro è stato scritto a più mani da Melania Dello Iacono, Nicolò Ratti e Silvana Quadalti, soci Zerocento coordinatori e operatori nelle comunità per richiedenti asilo, Arianna Marchi, presidente della Zerocento, Pietro De Carli, esperto di cooperazione allo sviluppo e di flussi migratori e Luciano Dal Prato, economista e esperto di finanza di progetto.

A corredo del libro, sono presenti due testi a cura di Andrea Nicastro, giornalista e corrispondente estero de Il Corriere della Sera, e di Enzo Ciconte, docente di “Storia della criminalità organizzata “all’Università di Roma Tre e di “Storia delle mafie italiane’ all’Università di Pavia, in passato consulente della Commissione parlamentare antimafia.

«Ci capita sempre nel nostro mestiere di operatori sociale di essere testimoni attivi di mutamenti epocali che coinvolgono aspetti sociali e culturali dei nostri territori: è successo con la chiusura dei manicomi, con lo sviluppo dei servizi alla prima infanzia, con le scelte innovative in materia di integrazione della disabilità – racconta il presidente di Zerocento Arianna Marchi –. Ora, i flussi migratori provenienti dalle tante periferie del mondo ci hanno messo in contatto con un’umanità apparentemente distante da noi ma in cui abbiamo avuto modo di riscoprire le stesso desiderio di futuro che troviamo negli occhi dei bambini e di chi incontriamo nei nostri servizi più classici».

Gli autori hanno scelto di dedicare il testo “a tutte le donne e gli uomini di qualsiasi età, dai più piccoli ai più grandi, che dopo tanto viaggiare si sono fermati per un po’ in una delle nostre comunità, perché ogni singolo incontro è stato per noi occasione di scoperta e di crescita e ci ha ricordato cosa significhi scegliere di essere artefici del proprio destino.”.

Alla presentazione, coordinata da Emilio Gelosi – giornalista e responsabile comunicazione di Legacoop Romagna – saranno presenti gli autori del libro.

“Contadino” si spacciava per dentista e lavorava con la moglie in uno studio abusivo

Interrogati 160 clienti inconsapevoli. L’uomo, con partita Iva per la coltivazione di cereali, non ha versato oltre 230mila euro di imposte

Dentista FinanzaNei giorni scorsi i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ravenna hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 230 mila euro, nei confronti di un odontotecnico ravennate che esercitava abusivamente la professione di medico odontoiatra.

Il provvedimento cautelare, emesso dal Giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura della Repubblica di Ravenna, è stato adottato in seguito a un’indagine avviata dopo che le Fiamme Gialle avevano eseguito un controllo presso lo studio del falso dentista, che per il Fisco risultava essere titolare una partita Iva per la “coltivazione di cereali”.

Nel corso dell’ispezione i finanzieri hanno constatato che nello studio era presente una sala da aspetto con segreteria, un laboratorio odontotecnico ed un’ulteriore stanza adibita a vero e proprio studio dentistico nella quale l’indagato, con tanto di camice, mascherina e cuffia, aveva appena praticato un’anestesia locale a un “paziente” che in quel momento si trovava disteso sulla poltrona odontoiatrica.

Nell’ambulatorio dentistico, completamente privo di qualsiasi autorizzazione sanitaria e immediatamente sequestrato, le Fiamme Gialle hanno inoltre rinvenuto 280 cartelle cliniche nonché documentazione extracontabile relativa alle prestazioni odontoiatriche rese.

Nei confronti del falso dentista, denunciato alla Procura della Repubblica di Ravenna per il reato di esercizio abusivo della professione medica, la Guardia di Finanza ha quindi avviato una verifica fiscale, nel corso della quale è stato accertato che l’uomo non aveva mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi, pur avendo percepito, per le prestazioni odontoiatriche abusive effettuate, lauti compensi a fronte dei quali non aveva mai emesso il prescritto documento fiscale.

Nel corso delle indagini le Fiamme Gialle hanno interrogato circa 160 clienti del professionista, i quali hanno confermato di essersi inconsapevolmente sottoposti alle cure mediche del falso odontoiatra, il quale si faceva coadiuvare dalla moglie quale assistente alla poltrona.

Dopo il sequestro del laboratorio dentistico, mentre le indagini erano ancora in corso, la Guardia di Finanza ha scoperto che l’indagato aveva ripreso l’attività odontoiatrica avviando un altro studio abusivo all’interno di un’abitazione, circostanza che è valsa, oltre al sequestro del nuovo ambulatorio, anche un’ulteriore denuncia a carico dell’uomo, per aver reiterato l’esercizio abusivo della professione medica. Successivamente il falso dentista è stato denunciato anche per il reato di violazione dei sigilli apposti dai Finanzieri in occasione del sequestro dello studio, poiché lo stesso li aveva arbitrariamente rimossi.

Le attività ispettive, condotte anche attraverso mirate indagini finanziarie, hanno consentito alle Fiamme Gialle di ricostruire il giro di affari del falso medico e di quantificare in oltre 230 mila euro l’ammontare delle imposte che, nel tempo, ha omesso di versare nelle casse dell’Erario.

 

La boxe torna al Pala Costa di Ravenna per una domenica con otto incontri

L’iniziativa della società Ravenna Boxe dell’ex campione europeo Alberto Servidei

Ravenna BoxeTorna a Ravenna “la grande boxe”, come è stata ribattezzata la manifestazione in programma domenica 16 dicembre. L’appuntamento è al pala Costa dove verrà allestito un ring che ospiterà a partire dalle 16.30 otto incontri con formula olimpica delle categorie Youth, Senior ed Elite.

Organizza la società Ravenna Boxe dell’ex campione europeo dei Pesi Piuma Alberto Servidei, con main sponsor il ristorante-pizzeria Al Portico, dove è stata presentata la kermesse alla presenza dell’assessore Roberto Fagnani.

Ingresso a 7 euro per gli adulti, 5 per under 18, gratuito per under 14.

«Altro che circoli culturali, l’inquinamento acustico è quello del traffico»

La provocazione di Legambiente, che dopo il caso Abajur misura i decibel in via San Gaetanino

SangaetaninoLegambiente Ravenna lancia una provocazione e pubblica i risultati di una piccola indagine sull’inquinamento acustico, a pochi giorni dalla notizia secondo cui il circolo Aics Abajur di via Ghibuzza – momentaneamente chiuso proprio per i dissidi con i residenti – sarebbe stato multato a seguito del superamento dei decibel consentiti, tra musica e schiamazzi degli avventori.

Legambiente ha così misurato il livello di inquinamento acustico provocato dal traffico automobilistico sulla Circonvallazione San Gaetanino, hot spot del traffico ravennate e relativamente poco distante da via Ghibuzza.

«A seguito di indagine eseguita con fonometro dalle ore 10 alle ore 10.30 di mercoledì 12 dicembre, sono state registrate punte fino a 70 decibel con intervalli di tempo prolungati a valori superiori ai 50 decibel, non trattandosi nemmeno di orario di punta. Situazione che si ripete per praticamente per tutto l’arco della giornata e che non giova sicuramente agli abitanti delle abitazioni vicine, anche nelle ore notturne», commenta Legambiente.

I limiti di riferimento per questa zona, indicata di classe IV (zona acustica 13), quindi di intensa attività umana in prossimità della strada e di classe mista e a prevalenza residenziale per le zone più interne sono rispettivamente di 65, 60 e 55 decibel dalle ore 6 alle ore 22, come definiti dalla legge.

Legambiente vuole così portare l’attenzione «sui veri problemi dell’inquinamento acustico nelle città, che non sono di certo le attività culturali».

«Sarebbe più costruttivo se i cittadini si rendessero conto dell’inquinamento acustico cronico cui sono costantemente soggetti e prendessero iniziative autonome e coordinate per affrontarlo, piuttosto che aggredire attività culturali giovanili e innovative. Un atteggiamento cui il Circolo Abajur non è stata l’unica vittima in città», si legge nel comunicato di Legambiente.

Tra le possibili proposte dell’associazione: limitazione permanente della circolazione dei diesel Euro4, riduzione dei limiti di velocità a 30 km/h e maggiori controlli sui motorini modificati.

L’assessora incontra la figlia di Che Guevara, in Italia per parlare di Cuba

Pediatra, è membro del Partito comunista cubano, è stata protagonista di un incontro alla Classense

18 12 13 Ouidad Bakkali E Aleida Guevara“Un incontro all’insegna della cordialità e dell’amicizia”, scrivono dal Comune, quello di ieri (mercoledì 12 dicembre) tra l’assessora alla Cooperazione internazionale del Comune di Ravenna, Ouidad Bakkali, e Aleida Guevara, figlia di Ernesto Che Guevara, in Italia per un ciclo di conferenze sulla realtà interna a Cuba, le conquiste sociali, la strada e il ruolo che il Paese intende intraprendere e rivestire nell’ attuale contesto internazionale.

Aleida Guevara, pediatra, membro del Partito comunista cubano, è stata ospite alla biblioteca Classense del circolo Vilma Espin  con la collaborazione del gruppo consiliare “Ravenna in comune” e la Consulta antifascista di Ravenna.

Oltre cento persone alla fiaccolata contro il trasferimento a Ravenna di Cagnoni

Corteo in centro storico per chiedere «né privilegi, né disparità» e «per una giustizia uguale per tutti e tutte»

Fiaccolata Cagnoni BallestriOltre cento persone, in prevalenza donne, hanno partecipato in silenzio alla fiaccolata per chiedere «né privilegi, né disparità», come recitava lo striscione in testa al corteo, «per Giulia Ballestri» e «per una giustizia uguale per tutti e tutte».

Organizzata da Linea Rosa, Udi, Casa delle donne e Dalla parte dei minori, la manifestazione che si è svolta nella serata di mercoledì 12 dicembre in centro a Ravenna era stata indetta contro la decisione di trasferire Matteo Cagnoni nel carcere della città dove ha ucciso la moglie Giulia Ballestri e dove è stato condannato all’ergastolo. E nonostante la casa circondariale di Ravenna preveda solo la presenza di detenuti in attesa di giudizio o condannati a una pena non superiore ai 5 anni o con un residuo di pena inferiore ai 5 anni.

Contro il trasferimento è stata lanciata anche una petizione on line che ha raccolto oltre seimila firme.

L’autobiografia di Musca dopo la condanna: «Trent’anni di montature per demolirmi»

Dieci anni e mezzo per bancarotta all’imprenditore e ex politico che scrive in terza persona e racconta “la strana storia del dottor M”: «Abusi o soprusi praticati da rappresentanti dello Stato». E poi si chiede: «Ho contribuito a depredare Ravenna oppure a renderla migliore?»

«I fatti vanno dal 1984 fino ai giorni d’oggi, dal Complotto ordito per demolire la sua carriera politica, alla finale operazione “Holiday out” montata per demolire la sua carriera imprenditoriale». Giuseppe Musca scrive di se stesso in terza persona «per poter parlare con più distacco, con maggiore ironia, con minore coinvolgimento personale»: a meno di tre mesi dalla condanna in primo grado a dieci anni e mezzo per bancarotta, esce l’autobiografia «incidentale e parziale» del finanziere e imprenditore, da trent’anni personaggio di spicco della scena ravennate, economica e politica, come dimostrano l’incarico di vicesindaco per i socialisti a Ravenna negli anni Ottanta o le operazioni immobiliari degli anni Duemila come l’albergo Holiday Inn al quartiere San Giuseppe. Nel mezzo tante altre altre avventure tra finanza e imprese, tra Italia e estero.

Il libro si intitola “Mani sulla città” (Sbc Edizioni, 196 pagine, 16 euro, dal 13 dicembre) e, come scrive lo stesso autore nel prologo, «narra dei guasti di un uso distorto e arbitrario del nostro sistema giudiziario, praticato da talune articolazioni dello stesso, che ne hanno tradito i fondamentali principi costituzionali». Di più: «Abusi o soprusi praticati da rappresentanti dello Stato, in violazione ai doveri di contegno, di misura e di correttezza a cui avrebbero dovuto attenersi, nell’esercizio delle delicate funzioni e dei rinforzati poteri loro assegnati». Musca prova a consolarsi con autoironia sottolineando una circostanza che lo accomuna a Enzo Tortora: «La condanna a dieci anni e sei mesi comminata al povero dottor M (questo il nome del protagonista del libro, ndr) è esattamente la stessa condanna che fu comminata, nel 1985, ad Enzo Tortora, dal Tribunale di Napoli, prima che la Corte di Appello lo assolvesse con formula piena. Prendiamo questa coincidenza come un fatto benaugurale!». Il giorno stesso della sentenza a Ravenna, il 24 settembre, Musca annunciò ai cronisti la volontà di fare ricorso in appello.

Il “siciliano rampante”, come lo definì Carlo Raggi sulle pagine de Il Resto del Carlino, si chiede se «le sue mani sulla città hanno contribuito a depredare Ravenna oppure a renderla migliore». C’è tanta Ravenna nel libro e non poteva essere altrimenti visto che è la città dove Musca vive da più di sessant’anni e dove ha le radici il suo business. La lettura del libro in città potrà stuzzicare la curiosità di molti o provocare sudori freddi ad altri: «Ho richiamato e narrato fatti e aneddoti – si legge ancora nel prologo -, con personaggi reali, per alcuni dei quali, pur offrendo al lettore gli strumenti per individuarli con precisione, ho omesso la menzione del nome, per ragioni di fair play, anche se non ho risparmiato loro nulla di quello che ho ritenuto di dire e far sapere. La identità delle persone è poco significativa, ognuno di essi incarnava un tipo umano, che, in quel contesto, si sarebbe potuto incontrare in qualsiasi città: malgrado si prendessero sul serio, altro non erano, come pure noi tutti siamo, che dei “pupi” nel teatrino della vita».

ManisullacittaOgni capitolo si apre con una citazione virgolettata: tra gli altri, Cicerone, Alessandro Manzoni, Raul Gardini, Salvatore Ligresti. Ma anche una frase pronunciata dal procuratore capo di Ravenna Alessandro Mancini nella conferenza stampa di luglio 2016 dopo l’arresto di Musca, del figlio e della moglie per un presunto rischio di fuga: «Questi tre costituiscono un centro di criminalità economico-finanziaria importante e rilevante nel contesto ravennate». Il “dottor M” non risparmia critiche al magistrato: «La perentoria e sprezzante affermazione rappresenta il compendio di quell’accanito pregiudizio contro il povero dottor M e la sua famiglia». In molti passaggi del libro l’autore accarezza il suo personaggio con un “povero”.

Musca è nato a Palermo nel 1950 e vive a Ravenna dal 1957. Così lo descrive la casa editrice: «Politico e imprenditore, ha vissuto pericolosamente, sfidando i poteri forti della città, in politica, e le convenzioni della quieta routine cittadina, nell’attività imprenditoriale. Tra le altre, gli si addebita la colpa di aver ristrutturato e ridato vita a “Palazzo Ferruzzi” e di aver realizzato il più grande albergo della città». Con Sbc aveva già pubblicato il libro “La stanza del Tesoro”, scritto durante i mesi di permanenza in carcere in custodia cautelare.

Via libera alla mini circonvallazione di Porto Fuori da via Bonifica alla Classicana

Approvata una delibera dal consiglio comunale. Ancisi (LpRa) attacca: «Si cementificano 85.697 metri quadrati di terreno agricolo»

La Circuitazione Che Strangola Porto FuoriIl consiglio comunale ha dato il via libera al tracciato per l’approvazione del progetto definitivo della cosiddetta “circuitazione” di Porto Fuori, pianificata per collegare la tangenziale Classicana con il punto di via Bonifica che dal paese porta a Lido Adriano. Si tratta solo di una parte della strada pensata a inizi anni duemila per tagliare fuori il centro abitato di Porto Fuori dal traffico di passaggio, quella in particolare prevista nell’ambito del cosiddetto articolo 18 stipulato dal Comune per il comparto S9 con costruttori privati, che se ne dovranno fare carico (unitamente ai costi per gli espropri). Il tracciato proposto, che deve rispondere al requisito di “pubblica utilità” e dare “piena funzionalità all’opera” prevede tre rotonde in corrispondenza delle vie Bonifica, Presentati e Staggi, fino al raccordo con la Classicana. «Si tratta di una delibera che tiene fede agli accordi sottoscritti con un soggetto terzo e non riguarda una scelta politica, già fatta in passato, ma si dà attuazione a un percorso tecnico», sottolineano dal Comune.

Il decano dell’opposizione, Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, torna però all’attacco e in un ordine del giorno (bocciato in consiglio comunale) snocciola i suoi numeri: «Si cementificano 85.697 metri quadri di terreno agricolo, gran parte dei quali da espropriare. Si costruiscono case per 17.110 metri quadrati, pari a qualche centinaio di appartamenti. Vengono spazzati via 80 orti ad uso sociale degli abitanti del paese, in gran parte anziani».

Ancisi contesta in particolare il fatto che la circuitazione non verrà completata dai privati come previsto inizialmente, non essendo proseguito l’altro articolo 18 che ne avrebbe permesso la realizzazione. «Il resto della circuitazione, più complicato, comprendente le intersezioni con via Stradone e con la statale Classicana, sulla quale si dovrà fare anche un cavalcavia, non lo faranno più i proprietari dell’ex S10, ma dovrà pagarlo il Comune, senza che nessuno abbia neppure ipotizzato quanti milioni di euro potrà costare alla comunità, sempre che lo si faccia, evitando che la tangenziale resti mezza, altrimenti sarà un moncone che non serve a niente».

La delibera è stata comunque approvata dalla maggioranza (nonostante anche il parere negativo del presidente del consiglio territoriale, Nicola Grandi della stessa Lista per Ravenna)  con 16 voti favorevoli (Pd, Ama Ravenna, Sinistra per Ravenna, Pri) e 9 contrari (Forza Italia, Lista per Ravenna, Ravenna in comune, Lega Nord, Gruppo misto, CambieRà, La Pigna).

Approvato anche un altro ordine del giorno, presentato da Marco Turchetti (Pd), Chiara Francesconi (Pri), Daniele Perini (Ama Ravenna), Michele Distaso (Sinistra per Ravenna) e Mariella Mantovani (Art.1-Mdp).

Torna al teatro Alighieri la storia di Roberto e del suo “viaggio” verso Auschwitz

Al via la stagione d’opera di Ravenna con la nuova versione rivista per orchestra dello spettacolo ispirato a una delle vittime italiane della Shoah

Viaggio Di Roberto©Zani Casadio 1565Sul palcoscenico che l’ha vista nascere e nella città che ha saputo trasformare il percorso della memoria in un tributo della collettività, la produzione originale di teatro musicale Il viaggio di Roberto, un treno verso Auschwitz torna in scena nella nuova versione rivista per orchestra dallo stesso autore delle musiche Paolo Marzocchi.

Domenica 16 dicembre, alle 15.30, l’appuntamento fuori abbonamento della Stagione d’Opera 2018/19 al teatro Alighieri di Ravenna riporta in scena la drammatica storia di una delle quarantamila vittime italiane della Shoah, Roberto Bachi, che visse a Ravenna e qui frequentò la quarta elementare presso la Scuola “Filippo Mordani”.

Il 6 dicembre 1943 Roberto partì dal Binario 21 della stazione di Milano, destinazione Auschwitz. Ricostruita grazie ad alcuni suoi ex compagni di classe (Danilo Naglia, Silvano Rosetti e Sergio Squarzina, in scena nella rappresentazione), la vicenda è diventata azione scenica su libretto di Guido Barbieri e musiche di Paolo Marzocchi, con la regia di Alessio Pizzech; atto conclusivo di un percorso che si deve all’impegno del compianto Giorgio Gaudenzi negli anni in cui fu direttore didattico della Scuola Mordani. Primi protagonisti della produzione gli alunni della stessa Mordani, che compongono il coro di voci bianche Libere Note diretto da Elisabetta Agostini e Catia Gori, l’Orchestra Arcangelo Corelli diretta da Jacopo Rivani, Franco Costantini e Cinzia Damassa rispettivamente nei panni di un ipotetico compagno di viaggio, Vittorio, e di Ines, la madre di Roberto. Al loro dialogo si contrappone il silenzio di Roberto, rappresentato sulla scena come muto protagonista della storia (nel ruolo si alternano Emmanuel Ranieri, Emiliano Santiago Orioli, Andrea Zannini). I racconti di Vittorio, immaginati, e di Ines, basati su memorie e documenti, sono intercalati dagli interventi cantati dalle apparizioni del padre Armando (il baritono Marcello Rosiello), della maestra Maria Rosa Gambi (il mezzosoprano Anna Bessi) e di personaggi dei libri letti da Roberto che affiorano dalla sua memoria.

L’appuntamento è realizzato grazie alla collaborazione del Comune di Ravenna, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e di Unipol Banca.

«Memoria è tornare a vivere: come le persone amate rivivono in noi attraverso quello che ci hanno lasciato nel ricordo, così una comunità acquista maggiore coscienza di sé e si rafforza nella sua identità, facendo memoria della sua storia, del suo passato, delle sue radici. Per questo come Teatro Alighieri abbiamo voluto dare il nostro contributo commissionando un’opera su Roberto Bachi». Così scriveva il direttore artistico Angelo Nicastro nella nota di presentazione allo spettacolo Il viaggio di Roberto, un treno verso Auschwitz prodotto dal Teatro Alighieri nel 2014 e che – dopo esser approdato anche all’Opera di Firenze – ritorna ora a Ravenna, con due matinées per le scuole (17 e 18 dicembre) e una recita fuori abbonamento domenica 16 dicembre prima delle repliche previste al Teatro Comunale di Ferrara e al Regio di Parma.

Nato a Torino nel 1929, Roberto giunge a Ravenna nel ’37 a seguito del trasferimento del padre – il generale Armando Bachi – chiamato ad assumere il comando della divisione di fanteria Rubicone di stanza in città. Frequenta la Scuola Elementare Mordani solo per un anno perché la famiglia si deve trasferire in seguito alla proclamazione delle leggi razziali del ‘39. Nell’ottobre del 1943, durante un rastrellamento tedesco presso Torrechiara (Parma), padre e figlio vengono riconosciuti come ebrei e arrestati: il padre è mandato direttamente alle camere a gas, Roberto parte alla volta del campo di lavoro di Auschwitz-Monowitz. Le ricerche condotte dalla madre svelano che Roberto è morto probabilmente di tubercolosi nel ‘44. Guido Barbieri ha scelto di concentrarsi sul «buco, nero e profondo, oltre a quello che circonda la sua morte: il viaggio. Quei sei giorni, tra il 6 e il 12 dicembre, che lo hanno fatto arrampicare su per l’Europa, tra quattro pareti di legno senza finestre. La memoria di quel viaggio non ha lasciato alcun oggetto dietro di sé».

Info e prevendite: Biglietteria Teatro Alighieri – tel. 0544 249244 – www.teatroalighieri.org
Biglietti “Il viaggio di Roberto” (posto unico): intero 12 euro, ridotto 10 (under 18 e universitari 5)

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