L’avvocato ferrarese al centro del dibattito nazionale. «Non sono associato e non lo ero al momento della mia candidatura. Sul passato non parlo, è tutelato dalla privacy e nel regolamento non era specificato»
Ce lo comunica direttamente lui al telefono, in queste concitate ore in cui anche il suo nome è finito al centro del dibattito politico nazionale, in seguito alle dichiarazioni del candidato premier dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, che ha annunciato di voler denunciare per danno di immagine (oltre che espellere dal Movimento) i candidati che «ci hanno mentito, non ci avevano detto di essere stati iscritti alla massoneria».
Tra questi potrebbe esserci anche appunto Zanforlini, che però assicura di aver rispettato il regolamento, e cioè di non essere stato iscritto o associato alla massoneria al momento di presentare la propria candidatura: «Il regolamento non parlava del passato, e il mio passato è tutelato dalla privacy». Ci dice Zanforlini, che continua a non voler rendere pubblica una sua eventuale associazione alla massoneria in passato.
«A Ravenna non vengo perché mi hanno invitato a non partecipare i miei collaboratori, in attesa che si chiarisca il quadro. Il Movimento 5 Stelle continua a mantenere l’anonimato, non mi hanno mai citato direttamente, sperando forse in una mia confessione. Ma io posso solo ribadire di non essere iscritto alla Massoneria e di non esserlo stato al momento della presentazione della mia candidatura».
«Scriva comunque pure a caratteri cubitali che io non mollo», ci dice ancora al telefono Zanforlini. E infatti ormai non è più possibile ritirare la propria candidatura e Di Maio infatti ha invitato i candidati «bugiardi» al limite a rinunciare alla proclamazione una volta eventualmente eletti. «Non credo sia possibile neanche questo, lo vedremo. Una soluzione forse sarebbe la mia morte. Vogliono forse che muoia?».
Parla la mamma della 16enne soccorsa nel piazzale del Kojak di Porto Fuori e ricoverata con un tasso di alcol nel sangue sei volte oltre il consentito
Sta facendo molto discutere sui social network l’intervista del Carlino Ravenna alla mamma di una ragazzina di 16 anni finita in ospedale per un’intossicazione di alcol e cocaina. Si tratta di uno degli episodi che ha poi portato il questore a chiudere per 15 giorni la discoteca Kojak di Porto Fuori, nel cui piazzale si è sentita male la 16enne al termine della serata del 6 gennaio scorso.
La mamma, intervistata da Andrea Colombari, si dice infatti convinta che la cocaina l’abbiano data di nascosto a sua figlia, senza che lei se ne accorgesse. E respinge le accuse giunte in queste ore sui social, rivolte ai genitori. «Poteva capitare a chiunque – dice la mamma –, i genitori in discoteca mica ci sono e non era mai successo prima». Secondo la mamma, infatti, la figlia si è sempre espressa chiaramente contro la droga e ricostruendo la serata anche il giorno dopo insieme ad alcuni amici della 16enne – convocati dai genitori per una sorta di terzo grado – resterebbe un “buco” di venti minuti. Un vuoto di memoria che arriverebbe dopo che uno sconosciuto avrebbe offerto alla 16enne una sigaretta. «Una sigaretta bagnata nella cocaina», ipotizza la madre, sottolineando come tutti gli amici della figlia siano «ragazzini per bene».
Resta il fatto che la figlia è stata ricoverata con un tasso alcolemico nel sangue di 2,92, quindi circa sei volte superiore al consentito, e gli esami tossicologici hanno confermato la positività alla cocaina. «Ma mia figlia dice di aver solo bevuto alcol e lo stesso confermano le sue amiche», ribatte la madre che rivela però come da quella sera la ragazzina non possa più andare in discoteca, con “coprifuoco” categorico alle 20 di ogni sera…
Dopo Milano, Firenze e Reggio Emilia arriva a Ravenna dal 25 febbraio l’evento che è una panoramica sul lavoro di uno dei sodalizi più fecondi della grafica italiana
Dopo il Museo del Novecento di Milano, il Museo degli Innocenti di Firenze e la Sinagoga di Reggio Emilia, il Mar-Museo d’Arte di Ravenna ospita dal 25 febbraio (inaugurazione il 24, ore 18) al 2 aprile la mostra “Licalbe Steiner-Alle origini della grafica italiana”, curata da Anna Steiner e progettata dallo studio Origoni-Steiner.
La mostra propone una panoramica sul lavoro di quello che è riconosciuto come uno dei sodalizi professionali e personali più fecondi della grafica italiana, formato da Lica e Albe Steiner.
Ad Albert Steiner si deve, tra le centinaia di realizzazioni, la progettazione del marchio originale Coop del 1963, tutta la grafica della Feltrinelli degli anni ’60-’70 e le grandi campagne pubblicitarie per la Pirelli e La Rinascente.
La loro unione “intellettuale” li ha visti così inseparabili da essere chiamati i “Licalbe”, un’unica identità: furono protagonisti e interpreti della rinascita culturale italiana del dopoguerra, insieme a intellettuali come Vittorini e Calvino. (Ansa.it)
Volley / Alla competizione organizzata dalla Fipav Emilia Romagna in programma domani, domenica 18 febbraio, partecipano sei squadre, tra cui il sestetto di Piano TerRA Porto Robur Costa
Una immagine di una partita di sitting volley
E’ tutto pronto per il torneo di sitting volley che la Fipav organizza per domani, domenica 18 febbraio, dalle 11 alle 18 nella palestra “Montanari” di via Aquileia a Ravenna. La competizione, a cui parteciperanno sei squadre, è valida come seconda tappa della “Coppa Interregionale Rotary-CRER” organizzata dalla Fipav Emilia-Romagna insieme al Distretto 2072 del Rotary: in campo i sestetti di Piano TerRA Porto Robur Costa Ravenna, Volley Club Cesena, Punta allo zero Parma, Riviera Volley Rimini, oltre ai veneti del Qui Sport Trecenta Rovigo e ai toscani del Dream Volley Pisa.
Le formula adottata è quella open, cioè aperta ad atleti di entrambi i sessi (almeno due donne in campo), con normodotati schierati assieme a disabili fisici (almeno un disabile e un minimo disabile sempre a giocare), all’insegna della massima integrazione. Si giocherà su due campi allestiti in contemporanea. Il calendario degli incontri prevede alle 11 Pisa-Rovigo e Rimini-Ravenna, alle 13 Rimini-Pisa e Rovigo-Parma, alle 15 Parma-Rimini e Pisa-Ravenna e alle 16.30 trasferimento nella palestra “B” della Montanari per il gran finale con il derby romagnolo Ravenna-Cesena tra le due squadre imbattute dopo la prima tappa, in cui il ravennate Federico Blanc, capitano della nazionale italiana, rivestirà anche la veste di ex cesenate.
I partecipanti alla conferenza che si è tenuta alla sede provinciale del Coni
Alla presentazione sono intervenuti, tra l’altro, l’assessore allo sport del Comune di Ravenna, che patrocina l’iniziativa, Roberto Fagnani, il segretario della Fipav Emilia-Romagna Paolo Mazzoni, il presidente del Comitato Fipav di Ravenna Mauro Masotti, che hanno ribadito l’impegno delle rispettive organizzazioni nella promozione della pratica dello sport anche tra i disabili e la grande opportunità fornita dalla “Coppa Interregionale Rotary-Crer” in tale ottica.
Volley Superlega / Nella decima giornata di ritorno i ravennati domani, domenica 18 febbraio, affrontano in terra calabrese la Callipo Vibo Valentia (inizio ore 18). Soli: «Dobbiamo scendere in campo con la massima attenzione, con la consapevolezza che ci attende un compito arduo»
L’opposto austriaco della Bunge Paul Buchegger
Nella decima giornata di ritorno la Bunge affronta la trasferta più lunga della stagione in Superlega andando a fare visita in terra calabrese alla Tonno Callipo Vibo Valentia (inizio ore 18, arbitri Stefano Cesare di Roma e Maurizio Canessa di Bari) con l’obiettivo di proseguire la corsa verso i playoff. Spinti da quattro successi consecutivi in campionato, che diventano sei se si aggiungono le affermazioni in Challenge Cup contro Brno e Benfica Lisbona, i ravennati al momento occupano l’ottava posizione in classifica, l’ultima utile per accedere alla post-season. Appaiati a quota 35 al Piacenza (ma dietro in virtù del minor numero di vittorie), la squadra di Soli può contare su due lunghezze di vantaggio nei confronti di Padova, che domani in casa sfida nello scontro diretto Milano, sesto con 37 punti.
Atterrata nella mattinata di oggi all’aeroporto di Lamezia Terme, la Bunge dovrebbe presentarsi quasi al completo al Pala Valentia, grazie al recupero del centrale bulgaro Georgiev. «Quello con Vibo Valentia è un appuntamento molto importante per noi – inizia il tecnico Fabio Soli – e, avendolo già affrontato in trasferta in Coppa Italia, conosciamo bene sia il viaggio, il più lungo della stagione in Superlega, sia l’avversario. Arriviamo da una partita di Challenge Cup che ci ha impegnato, disputando una prova con il Benfica che mi ha soddisfatto. Adesso siamo concentrati su un Tonno Callipo da rispettare e la cui classifica a mio avviso non fa giustizia al suo reale valore. Si tratta di una squadra che ha talento ed esperienza, individualità di ottimo livello e con tanta voglia di rivalsa».
Di fronte a loro, infatti, Orduna e compagni si trovano un avversario da non sottovalutare: se è vero che la Tonno Callipo è reduce da quattro sconfitte di fila (un solo successo, in casa contro Castellana Grotte, nelle ultime sedici giornate), è però anche vero che i calabresi nell’ultimo turno hanno fornito un’ottima prestazione, riuscendo in terra emiliana a obbligare al tiebreak la terza forza della Superlega, l’Azimut, cedendo solo 3-2. «Vibo viene dalla prestazione positiva di Modena, dove ha dimostrato di essere tutt’altro che arrendevole, e quindi dovremo scendere in campo con la massima attenzione, con la consapevolezza che ci attende un compito arduo. Per conquistare un risultato positivo sarà necessario esprimere la nostra migliore pallavolo, senza pensare alla pressione che abbiamo per mantenere la nostra posizione in classifica. Come nelle ultime partite, bisogna mantenere alto il livello di positività sia in battuta, sia in fase di muro/difesa – termina Soli – con tanta pazienza nel cercare di chiudere a nostro favore i numerosi lunghi scambi che caratterizzeranno il match».
Gli avversari La Tonno Callipo è una realtà completa in ogni reparto in virtù di un’ambiziosa campagna estiva di rafforzamento, che però non ha portato i frutti sperati. Confermati i “senatori” Coscione e Marra, oltre al centrale Costa, nella squadra allenata dal tecnico brasiliano Marcelo Fronckowiak (che a inizio gennaio ha sostituito Tubertini) sono arrivati atleti del calibro dello schiacciatore azzurro Massari, dei belgi Verhees e Lecat, e dell’opposto statunitense Patch, che però negli ultimi tempi ha spesso lasciato il posto al baby polacco Domagala. A completare il roster ci sono l’altro regista Izzo, il neo arrivato Felix (che ha chiuso il “buco” provocato dalla partenza di Antonov) e i prodotti del settore giovanile calabrese Presta, Torchia e Corrado. La partita del Pala Valentia tra la Tonno Callipo e la Bunge sarà trasmessa in diretta domani dalle ore 18 in video sul canale a pagamento Lega Volley Channel.
Il programma (decima giornata di ritorno, domenica 18 febbraio, ore 18): Azimut Modena-Diatec Trentino, BCC Castellana Grotte-Sir Safety Conad Perugia, Cucine Lube Civitanova-Calzedonia Verona, Taiwan Excellence Latina-Gi Group Monza, Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia-Bunge Ravenna, Revivre Milano-Kioene Padova, Wixo LPR Piacenza-Biosì Indexa Sora. Classifica: Perugia 60 punti; Civitanova 53; Modena 51; Verona e Trentino 42; Milano 37; Piacenza e Ravenna 35; Padova 33; Monza e Latina 22; Vibo Valentia 13; Castellana Grotte 10; Sora 7.
Per Serena Fagnocchi, fisica teorica e ricercatrice universitaria con un passato di impegno politico, non c’è contrapposizione tra scienza e la pratica
Fisica teorica, ricercatrice universitaria e con un passato di impegno politico alle spalle, Serena Fagnocchi da qualche tempo impartisce lezioni di yoga. Una pratica che secondo lei non è in contrapposizione in alcun modo con il lavoro appunto dello scienziato.
Ma come ci finisce un fisico teorico a insegnare yoga? «Per troppo tempo – ci racconta – ho abitato solo la mia mente, trascurando le altre parti del mio essere, corpo, respiro ed emozioni. Lo yoga è stato lo strumento che mi è servito per imparare i linguaggi che avevo perduto delle parti di me di cui sono composta, e integrarli tra loro. Ci sono finita integrando e non rinnegando: come disse Jung “Lo yoga è la più antica indagine che l’uomo abbia mai svolto sul corpo e sulla mente”. È un cammino di profondità, di consapevolezza, di rimozione di credenze rassicuranti ma sbagliate. Qualcosa di molto simile al lavoro del ricercatore scientifico».
In base quindi alla propria esperienza personale, lo consiglierebbe anche a chi sta vivendo un momento particolarmente difficile? «Certamente, anche se credo nella sinergia dei saperi e delle conoscenze. Yoga significa unione, e unire una pratica di consapevolezza con strumenti provenienti da altre culture (psicoterapia o approccio farmacologico laddove necessari) a mio parere offre l’approccio migliore per aiutare la persona a riallinearsi. Attacchi di panico o di ansia sono allarmi che il nostro corpo ci lancia quando per troppo tempo lo ignoriamo o ignoriamo le nostre emozioni. Questi episodi così sgradevoli possono essere l’occasione per ripensarsi e riallinearsi, accogliendo il grido d’aiuto invece che cercare di silenziarlo. Einstein diceva: “Se continuiamo a fare le stesse cose otterremo gli stessi risultati”. Per risolvere disagi di questo tipo, o anche peggiori, occorre che iniziamo a agire diversamente. E per agire diversamente occorrono nuove mappe per interpretare cosa succede dentro e fuori di noi. Lo yoga può essere uno dei modi per trovarle».
Parla la candidata leghista all’uninominale di Ravenna per la Camera: «Bisogna rimettere mano al Jobs Act. La flat tax? Aiuta gli imprenditori e favorisce i consumi»
Samantha Gardin, candidata all’uninominale alla Camera a Ravenna per il centrodestra, con Massimiliano Alberghini, candidato invece per il Senato
Samantha Gardin, classe 1980, residente a Bagnacavallo, una laurea in Economia aziendale e una carriera da commercialista, segretaria provinciale della Lega Nord, capogruppo a Palazzo Merlato, con un passato di nuotatrice agonista nel Ravenna Nuoto («Oggi nuoto ancora per i fatti miei»), è la candidata alla Camera nel collegio uninominale di Ravenna per la coalizione del centrodestra. Di fatto, a ben guardare le posizioni e considerando le previsioni e simulazioni, potrebbe essere l’unica donna della provincia di Ravenna ad andare in Parlamento, perché il collegio è contendibile e perchè ha anche un cosiddetto “paracadute” nel proporzionale.
Gardin, partiamo proprio da questa considerazione: non era dal centrodestra che ci si aspettava una candidatura importante al femminile. Quanto contano per lei le questioni di genere e quanto saranno al centro della sua eventuale attività parlamentare?
«Sinceramente non credo che sia il fatto di essere uomo o donna a dover fare la differenza, ma l’impegno. Avrei fatto politica anche senza quote rose, vengo da un mondo maschile, quello della revisione contabile, in cui sono arrivata ai vertici senza mai pormi il problema, e ho anche avuto
due figli. Credo che il mio partito abbia dimostrato lo stesso atteggiamento: è la meritocrazia che conta». Salvini è stato di recente indicato come “mandante morale” dell’attentato di matrice razzista a Macerata. Secondo lei ci sono responsabilità politiche nel razzismo dilagante? «Non voglio commentare il caso Traini, credo che stia alla polizia indagare. Il problema è che si crea tensione sociale facendo entrare troppe persone che per culture diverse ma anche per impossibilità di trovare lavoro e casa finiscono troppo spesso per vivere di espedienti e darsi alla criminalità. I sistemi di accoglienza come Sprar e Cas non funzionano, anche perché servono a far fare business e soldi a chi li tiene in piedi». Però ci sono leggi internazionali che ci obbligano all’accoglienza dei rifugiati e, da come parla, sembra quasi che lei voglia cambiare il sistema di accoglienza più che rimandarli a casa… «La maggioranza di quelli che arrivano, quando vanno di fronte alla commissione, non sono riconosciuti come rifugaiati. Quelli bisogna riportarli a casa, e se non lo si è fatto, non è per mancanza di risorse, ma per mancanza di volontà politica». Insieme a quello del razzismo, un altro tema è tornato di attualità. La domanda è semplice: il fascismo, secondo lei, ha fatto anche cose buone?
«È una domanda provocatoria. Come molti sanno, mia nonna era una staffetta partigiana, ma che non ha mai amato parlare di Resistenza. Il fascismo ha fatto anche cose buone, come la previdenza sociale. Ma ne ha fatte anche di assolutamente sbagliate. Credo ne abbia fatte più di sbagliate che di buone». C’è chi nel Pd chiama al voto utile. A voi interessa questo argomento? «La sinistra, come era accaduto anche due anni fa per le amministrative, sta cercando di demonizzarci, spaventando l’elettorato medio. Ma noi non siamo né fascisti, né razzisti. Se un cittadino chiama, facciamo il possibile per rispondere. E credo che questo i ravennati lo abbiano visto, ormai». Nella vostra coalizione ci sono forze che invocano la famiglia tradizionale. Lei voterebbe un provvedimento per eliminare le unioni civili? «Ho tanti amici gay, credo che tutte le persone conviventi vadano messe nella possibilità di poter vivere come gli altri, dal punto di vista per esempio dei beni patrimoniali. Diverso è il discorso sull’adozione, che credo vada affrontato nelle sedi più opportune e non credo di avere gli strumenti per stabilire se una persona omossessuale è in grado o meno di crescere bene un bambino». Sono note a tutti le posizioni sulla legge Fornero della Lega, che è per l’abolizione. Il Jobs Act vi convince? L’abrogazione dell’articolo 18 è stata una cosa giusta fatta da Renzi? «Si è andati da un estremo all’altro. Prima un lavoratore inadempiente era protetto dall’articolo 18 (in realtà il licenziamento per giusta causa era previsto per quanto non automatico, ndr), oggi un imprenditore può licenziare senza preavviso dichiarando uno stato di crisi. È una riforma fatta a metà, che non funziona. Bisogna rimetterci mano partendo però da un tema fondamentale: la riduzione delle tasse sul lavoro. In questo modo gli imprenditori non dovrebbe più “spremere” eccessivamente i lavoratori i quali riceverebbero un giusto compenso…». La famosa flat tax di cui parlate, ma che così concepita finirebbe per assicurare il risparmio maggiore ai redditi più alti. Non è un problema secondo voi la divaricazione tra ricchi e poveri e la concentrazione della ricchezza in poche mani? «La verità è che andrebbe incontro a imprenditori, che così potrebbero assumere più persone, aiuterebbe i consumi perché tutti avrebbero più denaro da spendere e soprattutto andrebbe incontro alle esigenze del ceto medio che è il motore di questo Paese e che paga il 75 percento delle tasse, per- ché in fondo quelli veramente ricchi sono davvero pochissimi. Il sistema degli scaglioni produce distorsioni assurde, basta a volte guadagnare 60 euro in più per ritrovarsi con un netto inferiore a quello dell’anno precedente…». Se dopo le elezioni non esce una maggioranza, c’è una grande coalizione per cui non voterebbe mai la fiducia ? E potrebbe invece approvare un governo con i grillini? «Direi che a oggi il Pd è lontano anni luce e con il Movimento 5 Stelle non vedo le basi. Si stanno sfaldando al loro interno, basta vedere che a Ravenna hanno dovuto candidare uno di Ferrara, senza alcun criterio di territorialità». A proposito di territorio: tre priorità di quello ravennate trascurate in questi anni a cui mettere mano. «Sicuramente le infrastrutture necessarie per la logistica dello sviluppo del porto. E poi l’attivitaà produttiva, dall’agricoltura al commercio, che va sostenuta abbassando la tassazione. E poi la sicurezza, Ravenna è la capitale dei foreign fighters e guarda caso ha anche la seconda moschea più grande d’Italia oltre a quelle abusive, ricavate dai negozi». Salvini è arrivato a dire che l’Islam è incompatibile con le nostre leggi. E perà le nostre leggi prevedono la libertà di culto… «Le altre religioni si sono organizzate in modo da firmare patti con lo Stato italiano, i musulmani no. Bisogna che le regole siano le stesse per tutti. Ho tanti amici che erano musulmani ma arrivati in Italia hanno deciso di non praticare più». Un’ultima domanda a proposito di Salvini: condivide la sua svolta “nazionalista” della Lega tanto critica- ta invece da Gianluca Pini, parlamentare uscente che l’ha di fatto “benedetta” alla sua prima uscita da candidata? «Mi pare che quanto a divisioni, gli altri partiti non stiano meglio. Si tratta di un dibattito interno. Io rappresento la sezione di Ravenna e ho deciso di non prendere pubblicamente posizione per tutela della mia provincia. Poi dopo il 5 marzo, vedremo come saranno andate le cose».
L’appello del “tronista” Sossio Aruta: «Voglio diventare l’unico calciatore ad aver giocato in tutte le categorie»
Sossio Aruta ai tempi del Cervia
Torna a far parlare di sé Sossio Aruta, il centravanti che nel 2005 ha partecipato in tv al reality calcisitico “Campioni, il sogno” con la maglia del Cervia, sotto la guida di Ciccio Graziani.
Ora il “Re Leone” – come è soprannominato quello che è poi diventato anche “tronista” nel celebre programma televisivo “Uomini e donne” – ha 47 anni e gioca in Prima Categoria con la maglia della Torrese, squadra di Torre del Greco, in provincia di Napoli. Ma continua a coltivare un sogno: quello di diventare uno dei pochissimi calciatori ad aver giocato in Italia in tutte le categorie. Quella che gli manca è la più importante, la serie A. E per questo nei giorni scorsi ha lanciato un appello a Oreste Vigorito, presidente del Benevento, sua ex squadra e attuale fanalino di coda, appunto, del campionato di serie A.
«Di recente ho parlato con il presidente Vigorito, chiedendogli di farmi giocare un minuto in A. Per me sarebbe un record, diventerei l’unico giocatore ad aver militato in tutte le categorie», ha rivelato il giocatore in un’intervista rilasciata a Calcio Illustrato, la rivista della Lega Nazionale Dilettanti. In realtà però – come sottolineano in un articolo da Sky Sport – Antonio Martorella a Rocco Pagano sono già riusciti nell’incredibile scalata dalla Terza Categoria alla Serie A.
E si è aperta anche una ricerca per la disponibilità di altre figure professionali. La soddisfazione dei sindacati
Sono stati pubblicati due bandi che prevedono le assunzioni a tempo indeterminato di 240 dipendenti dell’Ausl Romagna in possesso dei requisiti previsti dalle norme in materia, fra cui 120 infermieri, 50 operatori socio-sanitari e 12 autisti di ambulanza.
A esultare in prima battuta è Roberto Baroncelli, segretario generale del sindacato Fp Cisl Romagna. «La stabilizzazione occupazionale del personale precario – afferma Baroncelli – è uno dei temi che sta più a cuore al sindacato. Inoltre è stato pubblicato un terzo bando per altre figure professionali, che al momento ha solo carattere di ricognizione di disponibilità all’assunzione, in attesa che l’azienda sanitaria calcoli il fabbisogno di personale».
Il sindacato invita tutti coloro che hanno i requisiti previsti dai bandi a fare domanda perché le graduatorie saranno valide fino a tutto il 2020. «Ne consegue la concreta possibilità di altre nuove assunzioni nei prossimi anni, oltre alle attuali 240. Riteniamo queste tre opportunità un’occasione importante – dichiara Baroncelli – sia per i precari della sanità romagnola, che attendono da tempo la stabilizzazione, sia per gli utenti che avranno così garantita una continuità nella qualità del servizio offerto. L’emissione di questi tre avvisi – conclude il sindacalista romagnolo – è frutto della normativa e dell’accordo sindacale con la Regione Emilia-Romagna, nonché dell’impegno del sindacato locale per la tutela del lavoro e il mantenimento del buon livello del nostro servizio sanitario».
Quattordicesima udienza / Il dermatologo Matteo Cagnoni imputato per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri: il corpo della 39enne trovato nella cantina della casa in via Padre Genocchi dove il marito le aveva chiesto di andare per fotografare tre dipinti che aveva trovato da vendere. Ma il mercante e la gallerista non sanno nulla della trattativa
Il salone al piano rialzato della villa dei Cagnoni in via Padre Genocchi dove si è consumata l’aggressione a Giulia Ballestri. La foto fa parte di un servizio fotografico pubblicato sul numero di aprile 2008 della rivista di architettura Trova Casa
Il Narciso è sporco di schizzi rossi. La polizia scientifica ha isolato tracce di sangue di Giulia Ballestri anche su uno dei tre quadri firmati da Nicola Samorì poggiati sul ballatoio della villa in via Padre Genocchi a Ravenna dove la 39enne è stata trovata morta in cantina il 19 settembre 2016. Amici e familiari della donna dicono che il marito Matteo Cagnoni l’avrebbe convinta a farsi accompagnare nella casa per fotografare i dipinti e concludere una trattativa di vendita da 50-60mila euro. E mentre le testimonianze della quattordicesima udienza del processo, in cui l’uomo è imputato per omicidio aggravato, sembrano smontare la reale esistenza di una vendita prossima alla conclusione, tornano in mente cosa disse lo psicologo Giovanni Tadolini in aula l’1 dicembre parlando dell’imputato che è stato suo paziente: «Ha sempre mostrato un disturbo della personalità con uno sfondo narcisistico».
I fantasmi. Cagnoni non voleva andare da solo a fare le foto perché di quella casa aveva paura, la chiamava la casa degli spiriti. Questo è quello che la vittima avrebbe detto al fratello e alla madre, Guido Ballestri e Rossana Marangoni, e all’amante Stefano Bezzi. «Mia figlia mi parlò di questa storia dei quadri che lui voleva vendere e fare a metà del ricavato. Lei non sembrava nemmeno interessato ma io le dissi che era giusto invece interessarsi visto che la metà le sarebbe spettata». Nelle loro deposizioni tutti e tre hanno riferito che non era stata fissata la data in cui i coniugi sarebbero entrati nella villa adiacente ai giardini pubblici. I filmati delle telecamere di videosorveglianza nelle strade limitrofe ci dicono che la coppia parcheggiò (lui alla guida della Mercedes station wagon) davanti alla casa alle 9.15 del 16 settembre 2016, dopo aver accompagnato i tre figli a scuola e aver fatto colazione in una pasticceria di viale Newton.
La mostra. Nell’udienza odierna davanti alla corte d’assise (presidente Corrado Schiaretti, a latere Andrea Galanti) al banco dei testimoni si sono seduti la gallerista Sveva Bellini, l’autore dei quadri Nicola Samorì e il mercante d’arte Ivan Zanotti. In estrema sintesi: la prima era stata contattata per allestire una personale del pittore di Bagnacavallo a novembre del 2016 nel suo spazio a Firenze ma non le risultava l’intenzione di voler vendere le opere; il secondo fino a metà settembre di quell’anno non era stato informato da nessuno che si stesse allestendo una mostra a lui dedicata, il terzo che avrebbe dovuto curare la mostra non è mai stato al corrente di un compratore disposto a sborsare quelle cifre.
L’esterno della villa di proprietà della famiglia di Matteo Cagnoni in via Padre Genocchi, vicino ai giardini pubblici, dove è stata uccisa Giulia Ballestri, moglie del dermatologo
La gallerista. La 30enne Bellini venne contattata dall’odierno imputato all’inizio di aprile di due anni fa per un preventivo per l’affitto degli spazi dove realizzare un’esposizione di una trentina di opere di vari proprietari tra cui anche quelle di Cagnoni. La donna propose novembre ma fino al 7 settembre, ultimo contatto via email, non c’era ancora nulla di preparato. Alla polizia che la interrogò durante le indagini preliminari pochi giorni dopo l’omicidio disse che non le era stata manifestata l’intenzione di vendere le opere. Oggi in aula ha aggiunto «che forse la mostra voleva essere un modo per aumentare il valore dei quadri».
L’artista. Il 41enne Samorì, pittore e scultore che con gli ultimi lavori sta conoscendo un apprezzamento a livello internazionale, ai giudici ha spiegato che «non è un obbligo ma è buona norma informare un artista se qualcuno ha in mente di fare una sua personale perché potrebbe esserci un danno d’immagine». E lui da Cagnoni o altri non ha mai saputo di allestimenti in corso. Oggi il mercato dell’arte, secondo un calcolo che tiene conto delle dimensioni dei quadri e un coefficiente specifico per ogni pittore, dice che un quadro di medie dimensioni di Samorì può valere 20-25mila euro. E i lavori giovanili che possiede il dermatologo? «Difficile fare una valutazione oggi. Si può forse dire che “Il Narciso”, il più importante dei miei tre quadri in suo possesso, valga tra un terzo e la metà in meno».
Il mercante. Il 71enne Zanotti è stato mercante darte, colui che nei sei anni precedenti al 2003 è stato commerciante delle opere di Samorì e di cui Cagnoni è stato cliente: «All’inizio del 2016 mi chiese se fossi disponibile a curare la mostra. È un mio cliente e c’è un rapporto di amicizia, accettai. Agli spazi espositivi avrebbe pensato lui. A me chiese solo di fornire alcune opere mie se non fossero bastate quelle in suo possesso. A quanto ne so l’intenzione era di vendere i pezzi in suo possesso ma non ero al corrente dell’esistenza di un compratore pronto a spendere 60mila euro per i quadri di Cagnoni».
Le fotografie. Nelle prime due settimane di settembre del 2016 Cagnoni manda via Whatsapp a Zanotti alcune foto di quadri di Samorì, quelli di sua proprietà e quelli di un amico che avrebbe partecipato all’esposizione. L’ultima foto è quella più significativa: alle 9.19 del 16 settembre 2016 il quadro “Il Narciso”. Attorno al dipinto si riconoscono gli elementi dell’arredo sul ballatoio della casa di vai Padre Genocchi e il fianco di una donna che indossa jeans e maglietta bianca, un abbigliamento che pare lo stesso indosso a Giulia nei filmati dela pasticceria mentre fa colazione. Alle 11.07 Cagnoni uscirà dalla villa da solo dicendo che la moglie era ancora viva ma intenzionata a rientrare a casa per conto suo.
Una serata agitata per un marchigiano che prima ha aggredito i passanti in centro, poi si è spogliato. Stessa scena in ospedale. Condannato ad un anno
I carabinieri nella notte tra giovedì 15 e venerdì 16 febbraio sono stati impegnati nell’arresto di un ubriaco che in pieno centro aggrediva e sbraitava contro i passanti. I militari sono stati avvisati e, quando sono arrivati insieme al 118, hanno trovato l’uomo nudo. Si trattava di un 44enne marchigiano che è stato caricato in ambulanza – dopo averlo convinto a rivestirsi – ed è stato portato al pronto soccorso. Dove è andato in scena lo stesso siparietto: il 44enne si è denudato davanti ai pazienti in attesa, iniziando a colpire ed insultare i militari e il personale sanitari prima di essere bloccato e calmato. La serata di follia gli è costata cara: dopo le cure del caso è stato tratto in arresto e stamani con la convalida, e la richiesta di patteggiamento della difesa, il giudice lo ha condannato ad un anno di reclusione.
Sono soprattutto le tratte regionali che, dalle 9 alle 17, potranno subire delle cancellazioni. Salve le linee a lunga percorrenza
Le segreterie regionali dei sindacati Filt, Fit, Uilt, Ugl-Fast hanno indetto uno sciopero del personale della Divisione Passeggeri Regionale Emilia Romagna di Trenitalia, dalle 9.00 alle 17.00 di domenica 18 febbraio 2018. Lo annuncia Trenitalia che specifica come lo sciopero non interessi i treni a lunga percorrenza.
“Per i treni regionali – scrive Trenitalia – potranno verificarsi cancellazioni o variazioni in Emilia Romagna e nelle regioni limitrofe, salvaguardando comunque le relazioni a maggiore traffico viaggiatori. L’agitazione sindacale potrà comportare ulteriori modifiche al servizio anche prima dell’inizio e dopo la sua conclusione”.