mercoledì
09 Luglio 2025

L’abbraccio di Mattarella a Faenza e ai sindaci colpiti dall’alluvione

In piazza l’incontro anche con gli «angeli del fango». Poi la promessa: «Vi sosterremo anche a riflettori spenti»

L’incontro con i sindaci dei Comuni colpiti dall’ondata di maltempo del 15-17 maggio ha concluso la visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Romagna.

Un percorso, quello seguito dal Capo dello Stato, che ha toccato tutte le province coinvolte, oltre a Modigliana, sull’Appennino forlivese, dove Mattarella ha iniziato il suo tour, osservando dall’elicottero la situazione delle decine di frane che si sono aperte a causa delle violentissime piogge.

Successivamente, Mattarella ha incontrato volontari, operatori e cittadini in piazza Saffi a Forlì, visitato l’hub della Protezione Civile alle scuole Don Milani di Cesena; quindi, è stato a Ravenna in Prefettura e ha poi effettuato un sopralluogo a Lugo al Teatro Rossini.

Ad accompagnarlo, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e i sindaci dei rispettivi Comuni.

La giornata si è chiusa con un momento istituzionale nella sala del Consiglio comunale di Faenza, dove Mattarella ha incontrato i primi cittadini dei Comuni colpiti e i presidenti delle Province. E ha salutato anche i ragazzi impegnati a ripulire la città, i cosiddetti “angeli del fango” in piazza.

«Grazie di cuore per questa visita, che ancora una volta denota grande sensibilità e grande attenzione verso la nostra regione e le sue comunità, così ferite – le parole del presidente Bonaccini rivolte al presidente Mattarella-: in questi anni ci è stato vicino sempre, in situazioni drammatiche e in altre di eccellenza, e la sua presenza qui oggi e le sue parole ci danno ancora più spinta per ripartire. Mentre continuiamo ad assistere chi è ancora in difficoltà, siamo già al lavoro per la ricostruzione. Nessuno sarà lasciato solo».

Nel suo intervento nella sala consiliare, Bonaccini ha ricordato il sorvolo delle zone colpite effettuato nei giorni precedenti insieme alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che già «ritengo avesse dato una immagine positiva della coesione e dell’impegno delle istituzioni nazionali ed europee».

Per questo, «quando l’acqua si ritirerà, e si sta ritirando, quando il fango sarà spalato dove è ancora presente, non si devono spegnere le luci e i riflettori su questa terra», assicurando che «non chiederemo un euro in più di quanto serve, ma certo pretendiamo ciò che serve per ricostruire tutto: perché ricostruiremo tutto in Romagna così come abbiamo fatto in Emilia dopo il sisma del 2012, lo abbiamo fatto insieme allora e lo faremo insieme adesso, perché noi ci sentiamo Italia prima che Emilia-Romagna».

Infine, il ringraziamento ai sindaci e alle sindache: «È una delle mie più grandi fortune, ora e in tutti questi anni, quella di poter collaborare con persone come quelle che indossano la magnifica fascia tricolore, l’unico colore dal quale non vogliamo prescindere, al di là delle appartenenze politiche», ha concluso Bonaccini.

«Io sarò accanto al Governo per sostenere senza pause e senza incertezze il sostegno per una ripresa piena». Sono state invece le parole di Mattarella. «Le istituzioni nazionali hanno questo obiettivo. Dovete avere la certezza che ciò proseguirà anche a riflettori spenti. Non vi saranno pause nell’attenzione».

«Ci stiamo rimboccando le maniche e, come da tradizione romagnola, lottiamo – sono state le parole del sindaco di Faenza Massimo Isola -. In questi giorni di dolore, i faentini ce la stanno mettendo tutta, con poche lamentele e tanto lavoro. La visita del Presidente, oggi, ci riempie il cuore e ci trasmette energia preziosa. Le sue parole ci hanno toccato nel profondo. Ci hanno emozionato e dato la giusta forza. Grazie Presidente. Oggi, a Faenza, abbiamo sentito l’abbraccio, il sostegno, della nostra Repubblica».

Altri tre quartieri di Conselice liberati dalle acque: si può pulire e sgomberare

La sindaca ha ridotto le zone dove ancora è in vigore l’evacuazione

Continuano i miglioramenti della situazione a Conselice con il costante deflusso delle acque da ulteriori aree del paese. La sindaca Paola Pula ha revocato l’evacuazione dei cittadini dalle zone non più interessate dalla presenza di acqua: si può rientrare negli edifici per le operazioni di pulizia e sgombero durante le ore diurne.

Le aree non più allagate sono le seguenti (visibili anche in questa mappa):
– comparto 2: compreso tra via Puntiroli, via Righini Ricci, via Po, via Senio, Ferrovia;
– comparto 7: compreso tra via Selice e il canale Zaniolo fino alla ditta Conase inclusa (in fregio a incrocio via Selice-via Gardizza);
– comparto 8: compreso tra seconda traversa di via Selice, via Selice, via Bartoletti, via Puntiroli, via Predola Massari, edifici a ovest via Predola inclusi e abitato via Frascata incluso.

A tutela della saluta individuale e pubblica si ribadisce il rispetto delle raccomandazioni igienico-sanitarie definite dall’Ausl. Le analisi di Arpae avevano dato risultati favorevoli.

Per quanto riguarda le aziende e le attività produttive, l’accesso del personale dovrà essere autorizzato dal datore di lavoro, per effettuare le operazioni di ripristino dei luoghi, macchinari, utensili e strumenti di lavoro.

L’amministrazione comunale ha avviato una sorveglianza speciale sulla diffusione delle zanzare. Il monitoraggio è condotto con specifiche trappole già posizionate sul territorio a cura di un’impresa specializzata: ogni tre giorni, permetteranno di rilevare variazioni nella presenza degli insetti sul territorio. I risultati delle rilevazioni saranno fondamentali per orientare i successivi interventi di disinfestazione. Già nei giorni scorsi, comunque, sono stati utilizzati prodotti larvicidi nei punti di potenziale focolaio, come ad esempio le tombinature pubbliche e le acque stagnanti.

Riapre il Maria Cecilia dopo 12 giorni dagli allagamenti con 180 pazienti evacuati

L’ospedale privato del gruppo Gvm, convenzionato con la sanità pubblica, è di nuovo operativo

Ettore Sansavini e Sergio MattarellaSono passati dodici giorni dagli allagamenti dell’ospedale privato (accreditato con il servizio sanitario nazionale) Maria Cecilia di Cotignola, dovuti all’alluvione che ha colpito la Romagna, e da oggi, 30 maggio, dopo tutti i test e campionature delle acque, sanificazioni e disinfestazioni ove necessario, riprende l’attività diagnostica, ambulatoriale e chirurgica della struttura convenzionata con il sistema sanitario pubblico.

Quando l’acqua ha raggiunto l’edificio, è stato necessario evacuare180 pazienti, di cui 16 in terapia intensiva. I pazienti hanno ricevuto assistenza e continuità di cura grazie alla rete di strutture del Gruppo Gvm: i trasferimenti sono avvenuti verso San Pier Damiano Hospital di Faenza, Villa Torri Hospital di Bologna e Salus Hospital di Reggio Emilia per coloro che erano in degenza o in attesa di interventi e, grazie alla collaborazione con l’Ospedale di Rimini, anche chi era in Terapia Intensiva ha trovato ospitalità. Chi attualmente ha intrapreso il percorso di cura, lo proseguirà presso la struttura dove è stato trasferito fino al momento delle dimissioni.

Anche i percorsi di diagnosi e di cura ambulatoriale sono proseguiti, già da venerdì 19 maggio. I pazienti sono stati richiamati per fissare un nuovo appuntamento nei centri Gvm della Romagna, come ad esempio al Primus Forlì Medical Center e al Centro Diagnostico Avanzato delle Terme di Castrocaro, dove si sono trasferiti tutti i medici degli ambulatori di Maria Cecilia Hospital. Gli ambulatori delle Terme sono stati operativi dalle 8 alle 23 e questi orari verranno mantenuti anche per la settimana in corso per gestire il grande afflusso di pazienti.

Oggi, 30 maggio, Ettore Sansavini, presidente di Gvm, ha incontrato a Forlì il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la visita in Romagna nei luoghi maggiormente colpiti dall’alluvione. L’ufficio comunicazione di Gvm rende noto che, durante il colloquio, «Mattarella ha sottolineato la dedizione dimostrata per superare questo drammatico momento e restituire al territorio e all’Italia tutta in soli 12 giorni l’ospedale nella sua piena funzione».

Mattarella: «Ravenna è importante per il Paese: la ripartenza deve essere immediata»

Il Presidente della Repubblica in municipio per ringraziare chi ha affrontato l’emergenza

Mattarella De Pascale Prefetto

«Questo è un territorio per il nostro Paese di grande importanza. Ravenna lo è anche per la sua storia, non soltanto per le sue dimensioni, i suoi abitanti, ma per la storia di cui sono portatori, per il patrimonio di arte che conserva, per la vivacità del tessuto urbano e produttivo, per la vivacità delle contrade agricole che intorno a Ravenna contribuiscono al nostro Paese, alla sua vita e alla sua forza economica. Tutto questo richiede una ripartenza veloce e immediata, senza pause».

Lo ha dichiarato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso di un incontro che si è svolto in municipio a Ravenna, dopo un lungo ringraziamento a istituzioni, forze dell’ordine e volontari che hanno affrontato l’emergenza alluvione.

«Naturalmente – ha continuato – una ripartenza con l’aiuto di tutte le istituzioni, da quelle centrali anzitutto, occorre un aiuto, come è stato già programmato e avviato dal governo. Un aiuto impegnativo e importante. Bisogna fare in modo che non vi siano non dico tentazioni, ma sentimenti di resa, di abbandono. Al contrario, occorre, come è sempre stato nella storia di questa regione, nella storia della Romagna, nella storia di questa città, della sua provincia, una reazione immediata per riprendere con forza il cammino produttivo, di vita sociale su tutti gli aspetti che sono stati colpiti e interrotti da questo straordinario evento così pesante e pericoloso».

«Naturalmente vi è un pensiero alle vittime, che in tutta la Romagna sono state tolte alla vita da quanto avvenuto. Un pensiero di solidarietà a chi ha in questo momento il pensiero all’abitazione devastata, ai ricordi di una vita perduti, ai luoghi di lavoro, commerciali, agricoli, professionali, industriali che sono inagibili. Tutto questo richiede un grande sforzo, ma in questo Ravenna e la Romagna non saranno sole e ci sarà una costante e non momentanea attenzione, ininterrotta da parte delle pubbliche istituzioni nazionali; e anch’io parteciperò a questa attenzione piena e costante che a fari spenti, a riflettori appannati dopo l’emergenza che ha occupato le pagine dei giornali e delle tv, continui a essere massima. Ma intanto il mio sentimento oggi è quello di ringraziare: grazie, è stata una grande testimonianza di senso civico, di senso di solidarietà e generosità, di impegno anche oltre i doveri; è stato il frutto di una concezione di cittadinanza piena che avete espresso; e grazie agli altri Paesi. Con molta, con molta amicizia: grazie a tutti e auguri per il futuro».

Alluvione: «Nel comune di Ravenna si sono allagati 3mila edifici e 900 imprese»

Il sindaco Michele de Pascale ha illustrato il quadro del territorio al presidente della Repubblica: «Dopo le grandi opere come quelle dei Fiumi Uniti nel ‘700, ora servono le opere dei nostri tempi»

Mattarella De Pascale Prefetto

Gli allagamenti causati dall’alluvione nel comune di Ravenna hanno riguardato 60 km quadrati, coinvolto 3000 edifici, 900 imprese, 4.200 cittadini, 37 allevamenti e complessivamente, seguendo una strategia preventiva che non aspettava l’arrivo dell’acqua, è stata disposta l’evacuazione di 32mila persone.

Sono numeri forniti dal sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, nel discorso pronunciato in municipio a Ravenna dove ha fatto tappa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita alla Romagna colpita dall’alluvione.

I 60 kmq di territorio andati sott’acqua rappresentano il 10 percento della superficie comunale, ma il primo cittadino ricorda che il comune di Ravenna è il secondo più grande d’Italia dopo Roma: 60 kmq sarebbero un terzo del comune di Bologna e di Milano.

La dinamica dell’alluvione

Così De Pascale ha sintetizzato la dinamica dell’alluvione: «Ci sono state piogge mai conosciute e mai viste prima nelle nostre colline che hanno prodotto frane e disastri incredibili per quelle comunità, che già vivono il fenomeno dello spopolamento. Quest’acqua è scesa a grandissima velocità, ha distrutto gli argini di quasi tutti i fiumi della Romagna nelle città vicine alla via Emilia, quindi Faenza, Cesena, Forlì. Ma nel nostro territorio anche Sant’Agata e Castel Bolognese. Poi quest’acqua ha iniziato a scendere, a scendere con grande velocità. C’erano state le piogge del 3 maggio, il terreno non assorbiva quasi niente e questa enorme quantità d’acqua ha allagato tutta la pianura della provincia di Ravenna».

Il sindaco ha ricordato che la città soffre di subsidenza da migliaia di anni (l’abbassamento del suolo) e quindi poteva essere allagata in modo molto più consistente: «Si poteva arrivare a coinvolgere 100/150mila persone, la quasi totalità era a rischio. Nel nostro piano di Protezione civile il 100% del territorio è potenzialmente alluvionabile».

Il racconto di De Pascale prosegue: «Si sono ricostruiti argini con operai e ditte che sono andati a lavorare in contesti difficilissimi. I dipendenti dei consorzi di bonifica che sono riusciti a regimentare i canali e a farli circolare con flussi d’acqua che erano impensabili. L’acqua è tornata a poter circolare sui fiumi che avevano rotto. Sono arrivate quindi pompe idrovore, prima da tutta Italia e poi da tutta Europa. Abbiamo nella sala consiliare le bandiere del Canada e del Regno Unito, per il sacrificio che fecero durante la seconda guerra mondiale. Dopo tanti anni abbiamo di nuovo avuto bisogno in maniera molto diversa e in questo comune e in questa provincia ci saranno anche le bandiere della Slovenia, della Slovacchia, del Belgio e della Francia. Perché noi non dimentichiamo chi ci aiuta».

Il salvataggio è avvenuto grazie agli sforzi sul campo e alle opere del passato: «Il cardinale Giulio Alberoni deviò due fiumi che circondavano la città, il Ronco e il Montone, e che avevano fatto storicamente danni incredibili nel 1700, quando il palazzo della Prefettura, invece di avere il sapiente governo del prefetto, aveva quello delegato pontificio. In questi giorni, oltre a chiedere gli indennizzi, ovviamente per chi è stato colpito, chiediamo anche che a fronte delle nuove sfide dei cambiamenti climatici, vengano realizzate anche le opere del nostro tempo, per proteggere le persone».

Mattarella in visita anche al teatro Rossini di Lugo: «Tornerà come prima»

A Ravenna ha ricevuto in omaggio dalla Coldiretti i prodotti dell’agricoltura salvati dall’alluvione

Consegna Prodotti A Mattarella

Un cesto con la frutta di Ravenna e l’olio Dop di Brisighella. I prodotti dell’agricoltura salvati dall’alluvione sono stati consegnati oggi dal delegato dei Giovani e dal direttore di Coldiretti Ravenna, rispettivamente Marco Sforzini e Assuero Zampini, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita a Ravenna e nei territori alluvionati.

«Questi prodotti – ha detto Sforzini al Presidente Mattarella all’uscita dalla prefettura di Ravenna – sono il simbolo della voglia di ripartire delle nostre imprese, noi non molliamo – ha aggiunto il delegato – e nonostante i mille gravissimi problemi che ci troviamo ad affrontare, tra campi allagati, aziende franate e la chiusura degli stabilimenti di trasformazione e dei punti vendita aziendali, vogliamo fare tutto il possibile per far sì che il nostro cibo contadino continui ad arrivare sulle tavole degli italiani e in tutto il mondo, per rialzarci, però, abbiamo bisogno che lo Stato ci stia vicino».

Mattarella, dopo aver lodato la qualità della frutta e dell’olio di Romagna ha garantito il massimo sostegno a tutto il mondo agricolo, così duramente colpito dall’alluvione.

Il Presidente ha poi fatto visita a Lugo, e in particolare al teatro Rossini, visitando il palcoscenico inondato dall’acqua e salvato dall’intervento di molti abbonati alla stagione di prosa e concertistica, che hanno ripulito i locali e le poltrone della platea. «Tornerà come prima», ha detto Mattarella. «A ottobre speriamo che la stagione ricominci» ha detto il sindaco Davide Ranalli.

Mattarella si è informato anche delle condizioni delle abitazioni, poi ha incontrato un cittadino novantenne che ha acconsentito a far abbattere la sua casa contribuendo a far abbassare il livello delle acque.

Mattarella, al suo arrivo a Lugo è stato accolto dalla cittadinanza, raccolta ai lati della piazza, che lo ha applaudito.

Vaccinazioni straordinarie anti tetano nel Ravennate: ecco giorni e orari

Si può accedere senza prenotazione. L’invito è rivolto a chi svolge attività in edifici alluvionati e non ha fatto dosi da più di dieci anni

Vaccini

Nei primi due giorni di servizio straordinario sono state oltre mille le persone dei comuni di Conselice, Solarolo e Sant’Agata sul Santerno che si sono vaccinate contro il tetano. Una precauzione fortemente consigliata dall’Ausl Romagna in virtù dell’acqua che in alcune zone del territorio è rimasta stagnante per diversi giorni, con conseguenti rischi per la salute.

Il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica di Ravenna ha organizzato ulteriori giornate straordinarie esclusivamente in accesso diretto  di vaccinazione antitetanica per adulti, rivolte alle persone che stanno svolgendo attività presso gli edifici alluvionati (residenti, volontari o altro…).

L’invito ad accedere a questi ambulatori straordinari è rivolto a coloro che non sono mai stati vaccinati per il tetano oppure hanno fatto l’ultima dose di richiamo da più di 10 anni.

Lo stato vaccinale può essere verificato sul Fascicolo Sanitario Elettronico o in alternativa per i residenti in Romagna può essere richiesto tramite mail a vaccinazioni.ra@auslromagna.it

L’accesso presso gli ambulatori avviene in modo diretto senza prenotazione.

Ecco le giornate di apertura straordinaria

Ravenna (CMP, piano terra- ambulatorio prelievi):
Mercoledì 31 maggio dalle ore 14,30  alle 17;
Lunedì 5 giugno dalle ore 14,30  alle 17;
Mercoledì 7  giugno dalle ore 14,30  alle 17;

Cervia (Casa della Comunità- Piano Terra – Ambulatorio Igiene Pubblica)
Martedì 6 giugno dalle ore 8,30 alle 12,30;

Russi ( Casa della Comunità-Piano Terra)
Mercoledì 7 giugno dalle ore 8,30 alle 12,30;

Faenza ( Via Zaccagnini 22-piano Terra-Ambulatorio Igiene Pubblica)
Mercoledì 31 maggio dalle ore 14,30  alle 17;
Lunedì 5 giugno dalle ore 14,30 alle 17

Castelbolognese ( Casa della Comunità-Piano Terra)
Giovedì 1° giugno dalle ore 9,30 alle 13.00;

 Lugo (Viale Masi 20-piano terra –Ambulatorio Igiene Pubblica)
Mercoledì 31 maggio dalle ore 8,30 alle 12,30;
Lunedì 5 giugno dalle ore 8,30 alle 12,30:

Bagnacavallo ( Casa della Comunità-primo piano- Ambulatorio Igiene Pubblica)
Giovedì 1 giugno dalle ore 14,30 alle 17

Massalombarda ( Casa della Comunità-piano terra- Ambulatorio Avis)
Martedì 30 maggio dalle ore 9 alle 13.00

La Pulitzer che ha preso in prestito l’italiano: «La mia Ravenna bassa e azzurra…»

Jhumpa Lahiri a Scrittura Festival tra le ferite subìte da bambina per la sua diversità e il suo essere «centauro» dal punto di vista linguistico

Jhumpa Lahiri Tomba Di Dante
Jhumpa Lahiri alla tomba di Dante

Sabato 27 maggio, nella splendida cornice della sala dantesca della Biblioteca Classense, Ravenna ha accolto la scrittrice di origine indiana Jhumpa Lahiri, premio Pulitzer per la narrativa nel 1999 con la raccolta di racconti L’interprete dei malanni (Interpreter of Maladies).

Ospite di Scrittura Festival, Lahiri ha dialogato alla presenza di un pubblico nutrito con la giornalista del Post Ludovica Lugli. È stata l’occasione per presentare il suo ultimo libro Racconti romani (Guanda, 2022) ma anche per mostrare più da vicino il pensiero di una scrittrice poliedrica. Indiana, americana, italiana, tante etichette quante sono le lingue che parla e i posti in cui ha vissuto, nessuno dei quali, però, riesce a definirla completamente. «Io sono sempre appena fuori da ogni situazione identitaria», dice di sé, definendosi «una specie di centauro» dal punto di vista linguistico. In effetti, ciò che colpisce nell’immediato chi la ascolta è la sua padronanza della lingua italiana, che ha iniziato a studiare dopo il suo trasferimento in Italia nel 2011 e da cui deriva il suo primo libro in italiano, l’autobiografico In altre parole (2015), seguito dal romanzo Dove mi trovo (2019) e dal libro di poesie I quaderni di Nerina (2021).

Racconti romani è una raccolta che nasce «a singhiozzo», frutto di un lavoro di ricerca formale durato mesi, a volte anni. Una minuziosità necessaria per il genere del racconto che, come la poesia, «lavora sulla singola parola, sul ritmo, sulla costruzione della frase». Ad esso, Lahiri è da sempre legata sia come scrittrice che come lettrice, e a chi lo considera un genere “minore”, ricorda che «quella del racconto è una forma molto più esigente rispetto al romanzo perché un racconto deve assolutamente essere riuscito, non può fallire. O si riesce a ottenere la forma del racconto oppure si fallisce, non c’è una via di mezzo», anche se poi, ammette, «alla fine, forse, non realizzi mai fino in fondo il tuo racconto. Rimane sempre una proiezione, un desiderio. Ogni racconto per me è così, arriva fino a un certo punto».

Gurnah Lahiri Ravenna
Jhumpa Lahiri a Ravenna con il premio Nobel Gurnah

Accanto alla scrittura c’è Roma, città che Jhumpa Lahiri, a un certo punto della sua vita, ha scelto come casa per sé e per la sua famiglia. È un richiamo arrivato da lontano e passato in primo luogo attraverso le opere (ancora una volta, i racconti) di Alberto Moravia, da cui ha “rubato” il titolo della raccolta: «Io non conoscevo Roma, per niente, non avevo niente a che fare con Roma. Attraverso Moravia riesco a conoscere un po’ la città, le strade, la gente, le dinamiche. Rubo da Moravia questo titolo perché mi è venuto in mente. Mentre scrivevo questi racconti mi sono accorta di un’ambientazione romana. Detto questo, però, Roma compare soprattutto nel titolo di questo libro, ma nei racconti ci sono pochissimi riferimenti». La scrittrice, infatti, vuole superare l’immagine prevedibile e turistica della città «per suggerire che siamo tutti romani e che Roma è ogni città. Roma è uno stato d’animo, Roma è una città fin dall’inizio piena di stranieri, piena di incroci, piena di mitologia. Roma è una città piuttosto surreale, un luogo molto vero… però è una specie di sogno».

Quando parla, la voce di Jhumpa Lahiri è calda e pacata. Ogni parola è soppesata, le pause servono non tanto per cercare le parole, ma per cercare quelle più adatte a esprimere la complessità che si porta dentro, frutto di una diversità prima sofferta e poi rivendicata. Nata a Londra da genitori indiani, Nilanjana Sudeshna “Jhumpa” Lahiri è cresciuta negli Stati Uniti, dove però non si è mai sentita totalmente integrata, sia per la «bolla» che la famiglia ha costruito intorno a lei, sia per l’atteggiamento respingente, perfino razzista, delle altre persone, compresi i bambini: «Le ferite che ho io come persona arrivano da quel periodo, in cui mi sentivo così diversa, gli sguardi, i commenti di altri bambini che vanno verso quella figura che è un po’ diversa, ha un nome strano, un aspetto strano. Mi ha sempre colpito il problema di voler appartenere a un gruppo, come si svolge questa dinamica anche fra i bambini che si sentono minacciati dall’Altro». Solo in Italia la scrittrice ha ammesso di riuscire a elaborare maggiormente certe riflessioni sulle sue origini: Roma, «città cosmopolita ma anche provinciale», ricca di strati sociali, linguistici e culturali, è il posto ideale per una persona che si sente in viaggio costante fuori e dentro di sé.

Non stupisce allora che proprio il tema del viaggio con tutte le sue declinazioni (l’attraversamento del confine, l’esilio, la migrazione) sia particolarmente caro all’autrice, che ne fa il filo conduttore non solo della raccolta ma di tutta la sua produzione letteraria, guidata da una triade di “numi tutelari”: Ovidio con le Metamorfosi («ogni metamorfosi è un confine che va attraversato»), Primo Levi, il preferito del Novecento italiano, e naturalmente Dante Alighieri, che la scrittrice ha omaggiato domenica 28 maggio con una lettura del canto II del Purgatorio, scelto, tra le altre cose, perché vi vengono citati sia il Gange che il Tevere.

Dante Alighieri è l’unico nome proprio che compare in Racconti romani, ed è anche il titolo del brano che contiene uno dei tribuiti della scrittrice a Ravenna, visitata per la prima volta quattro anni fa. Lahiri la definisce una città «bassa e azzurra»: bassa perché conduce direttamente al mare, azzurra per il colore del cielo in una giornata di sole, del mare e della volta stellata dei mosaici di Galla Placidia. Questa “forestiera italiana” gioca con la lingua che ama per dare un nome alle cose senza porsi grossi limiti. Si avverte forte in lei l’amore per il nostro Paese e per il nostro idioma, che in fondo sono anche i suoi. La scrittrice riconosce la peculiarità della sua situazione: «L’italiano è una lingua in prestito, allo stesso tempo è una lingua con cui scrivo e penso e questo rende la situazione molto complessa perché so che non sono italiana e perciò non sono una scrittrice italiana, e invece scrivo in italiano». Eppure, l’aspetto positivo dell’essere dei «centauri» è proprio la possibilità di essere liberi dalla necessità di essere incasellati, di non avere più una categoria, «e questo – suggerisce Jhumpa Lahiri – forse è un bene».

Mattarella a Ravenna. Poi a Faenza incontrerà i 108 sindaci dei comuni colpiti

Il Presidente della Repubblica: «Tutta l’Italia vi è vicina. La ricostruzione deve essere veloce»

Il Presidente della Repubblica è arrivato nella tarda mattinata di oggi, 30 maggio, in piazza a Ravenna, ospite del prefetto.

La visita nelle zone alluvionate del Presidente Sergio Mattarella è partita in mattinata nel Forlivese, dove ha dichiarato alla stampa, rivolto ai romagnoli: «Tutta l’Italia vi è vicina e non sarete soli nella ricostruzione, che deve essere veloce».

Nel pomeriggio la sua visita proseguirà a Lugo per poi terminare a Faenza dove incontrerà, nella sala consiliare, tutti i 108 sindaci delle città alluvionate.

Il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, che lo sta accompagnando nei vari territori alluvionati, ha dichiarato: «La sua presenza oggi nelle zone colpite dall’alluvione ha un valore straordinario: per le persone e le comunità alle prese con quanto successo, i sindaci e gli amministratori locali, i volontari e tutti i corpi dello Stato impegnati nel soccorso e nel sostegno. Un segnale di speranza e fiducia, il bisogno di lavorare insieme per uscire dall’emergenza e ricostruire tutto, senza lasciare indietro nessuno».

Il ministro Tajani: «Pochi alberi in Emilia-Romagna, è mancata cura del territorio»

Il titolare degli Esteri auspica un commissario a tempo pieno. La replica di Bonaccini: «Si informi sulla gestione del terremoto»

ministro esteri antonio tajani
Dalla pagina Facebook del ministro Antonio Tajani

Il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, ha indicato l’insufficiente presenza di alberi che trattengono la terra come sintomo di “mancata cura del territorio” che va inserita tra le cause dell’alluvione in Emilia-Romagna insieme al cambiamento climatico. Tajani lo ha detto ieri, 29 maggio, durante un incontro ospitato dall’università Luiss e organizzato dal quotidiano Qn. L’agenzia di stampa Dire riporta i passaggi del discorso del ministro.

Nel suo intervento, in risposta a una domanda di una giornalista, Tajani ha sottolineato che «gli alberi trattengono la terra e c’è stata una mancata cura del territorio». E anche in Emilia-Romagna, secondo il ministro, «sono stati rimandati a Roma fondi per sistemare l’assetto idrogeologico».

Per quanto riguarda la nomina del commissario straordinario alla ricostruzione, il vice di Giorgia Meloni ritiene che debba essere qualcuno che possa dedicarsi a tempo pieno all’incarico.

La replica di Stefano Bonaccini, presidente della Regione che vorrebbe essere indicato come commissario, invita il titolare della Farnesina a informarsi su come è avvenuta la ricostruzione post terremoto del 2012 in Emilia: «Se vuole sapere come abbiamo ricostruito sul terremoto, e lo sa bene, venga a chiedere qualche informazione».

Foraggio e mangimi donati dagli agricoltori agli allevamenti isolati sulle colline

Le frane complicano i rifornimenti e Coldiretti sottolinea la solidarietà fra aziende

Consegna Foraggio CasolaLe centinaia di frane e smottamenti generati dall’ondata di maltempo abbattutasi sulle colline e le zone di montagna del Faentino continuano a rendere difficilissimi gli approvvigionamenti di mangimi e foraggi per fattorie e allevamenti, mettendo di fatto a repentaglio la tenuta occupazionale di un territorio già di per sé fragile. In molte località dell’Appennino, in particolare tra Casola Valsenio e Brisighella, le frane hanno infatti interrotto le strade rurali cancellando completamente ettari di coltivazioni di foraggio per l’alimentazione degli animali allevati, dai bovini agli ovini sino ai cavalli.

Nella difficoltà generale si segnala, però, la grande solidarietà degli agricoltori che dalle province limitrofe e anche dalla Lombardia hanno fatto pervenire carichi di foraggio e mangimi per i colleghi allevatori ravennati.

Nella giornata di ieri, 29 maggio, l’azienda L’Erba del Persico, impresa che produce erba medica associata a Coldiretti Ferrara che si è occupata di organizzare il trasferimento logistico, ha consegnato un importante carico di foraggio a Casola Valsenio, mentre da Varese un pool di allevatori è giunto sulle colline romagnole donando 15 quintali di materie prime, in particolare erba medica e mangimi, per gli allevamenti delle zone alluvionate. In diversi casi sono poi gli elicotteri dei soccorsi a recapitare i carichi.

«La situazione della collina è ancora oggi drammatica – commenta Nicola Grementieri, allevatore di Casola a lungo isolato dalle frane nonché responsabile Coldiretti per l’alta collina faentina – la grande solidarietà del mondo agricolo ci aiuta ad andare avanti ed infonde in tutti noi nuova forza per resistere e reagire. Non possiamo che ringraziare con tutto il cuore, dunque, i tantissimi colleghi della nostra regione e delle regioni limitrofe che ci stanno aiutando in questo momento difficilissimo. Alle istituzioni, invece vogliamo ribadire la necessità, dopo questa prima fase di ripristino dei collegamenti, di ristabilire la sicurezza idrogeologica del territorio investendo in prevenzione altrimenti rischiamo di perdere per sempre un ecosistema già fragile e il patrimonio rappresentato dai suoi custodi, ossia i tanti imprenditori agricoli che hanno salvato queste terre dallo spopolamento e dall’abbandono».

De Pascale: «In due settimane le nostre città torneranno alla normalità»

Il presidente della Provincia al Governo: «Convochi i sindaci dei comuni colpiti»

Bagnacavallo«Ci sono ancora 500 persone che hanno l’abitazione con l’acqua e poi ci sono nel ravennate ampissimi tratti di campagna che sono ancora allagati: le nostre sono valli erano storicamente delle paludi conformate per ospitare l’acqua, quindi prima di riuscire a toglierla da tutti i campi ci vorranno ancora giorni. È chiaro che per noi la priorità è stata quella di mettere in sicurezza i centri abitati e le aziende».

Così Michele de Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della Provincia, a 24 Mattino su Radio 24.

«Secondo me – ha continuato De Pascale – sul versante della pulizia e della prima sistemazione, se togliamo le cose più grandi e più gravi, nel giro di un paio di settimane sono assolutamente ottimista che larga parte delle nostre città avranno lo stesso aspetto di quello che avevano prima della prima dell’alluvione. Però c’è un altro problema, perché in tutto il territorio ci sono opere di grandi dimensioni che vanno rifatte diversamente da come erano prima, perché non possiamo rifarle identiche aspettando la prossima alluvione».

«Sono giorni che chiedo – ha concluso il sindaco -, senza nessun tipo di polemica ma con spirito di collaborazione, con la fascia tricolore addosso, che il Governo ci convochi. Dopo ormai quasi più di 20 giorni dall’alluvione, le prime sono del 3 maggio, stiamo parlando di un tempo ormai lunghissimo. Non c’è ancora stato un incontro operativo con il governo, la regione e sindaci dei comuni colpiti. Ci sono state solo tante grandissime espressioni di solidarietà, gli invio degli aiuti che abbiamo chiesto e noi siamo grati e riconoscenti, ma non è stato ancora possibile sedersi ad un tavolo e capire come funzioneranno gli indennizzi, qual è l’idea sulla ricostruzione, tanto dibattito politico ma ancora nessuna riunione per poter lavorare insieme. Questo a mio parere comincia ad essere grave».

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