martedì
26 Agosto 2025

Il critico Antonio D’Avossa parla di Beuys a San Giacomo. Piantando una quercia…

Evento finale della mostra “Alla Natura”, aperta fino a domenica 25 settembre

Antonio Davossa Credits Galleria Verrengia 2012
Antonio Davossa

Mercoledì 21 settembre alle ore 18 si svolgerà l’evento finale della mostra “Alla Natura. L’azione artistica come ultimo rito magico e salvifico” – curata da Alessandra Carini (Magazzeno Art Gallery) con l’assistente alla curatela Benedetta Pezzi (a questo link la nostra recensione) – ossia l’incontro con Antonio D’Avossa, critico, amico e grande studioso dell’opera di Joseph Beuys, artista tedesco famoso in tutto il mondo, capostipite dell’arte “green”, scomparso nel 1986 dopo aver speso gli ultimi 15 anni della sua vita tra Italia e Germania. L’esposizione rimarrà poi aperta fino a domenica 25 settembre.

Antonio d’Avossa racconterà la sua esperienza diretta con Joseph Beuys attraverso immagini e video e, come era solito fare l’artista, verrà piantata una quercia nel parco di Palazzo San Giacomo con l’aiuto del pubblico presente. Un happening questo, che simboleggia la salvaguardia di un ecosistema, il nostro.

Autore nel 2001 di Joseph Beuys. Difesa della natura (Skira), d’Avossa afferma infatti che «la difesa della natura di Beuys va letta non soltanto nel senso ecologico, ma principalmente nell’aspetto antropologico: difesa dell’uomo, della creatività, dei valori umani».

Antonio d’Avossa ha insegnato Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. È critico d’arte e ha curato numerose mostre in Italia e in Europa.

La mostra sarà aperta tutti i giorni tranne oggi, martedì 20 settembre, con questi orari: mercoledì 21 dalle 17 alle 21; giovedì 22 dalle 17 alle 21; venerdì 23 dalle 17 alle 21; sabato 24 dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21; domenica 25 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.30.

Buonguerrieri (Fdi): «No aste spiagge, prevenzione aborto, sostegni a famiglie»

A tu per tu con la candidata all’uninominale alla Camera del centrodestra: «Con questa campagna ho avuto il piacere di conoscere meglio il territorio ravennate»

Alice Buonguerrieri FdIAlice Buonguerrieri è l’unica romagnola candidata alla Camera dei Deputati per Fratelli d’Italia, corre nell’unimonale a Ravenna e nel collegio plurinominale. Avvocata, 44 anni, nata a Bagno di Romagna e residente a Cesena, una storia politica che parte ai tempi di Azione Giovani, cinque anni fa si candidò a sindaco del paese natale ed è la coordinatrice provinciale di Fratelli d’Italia a Forlì-Cesena.

Lei è l’unica candidata all’uninominale alla Camera, un seggio che comprende la sola provincia di Ravenna, non di Ravenna. Non è strano? Non crede che possa rappresentare un handicap? Che tipo di rapporto dovranno i parlamentari avere con il territorio che li ha eletti?
«La nuova legge elettorale ha ridisegnato i collegi, la riduzione del numero di parlamentari ha ristretto gli spazi per i candidati prettamente territoriali. I paracadutati non mancano, ma io non lo sono: sono una romagnola doc e sono orgogliosa e onorata di poter rappresentare tutta la Romagna, Ravenna inclusa, in Parlamento. Ringrazio Giorgia Meloni e tutta la coalizione per la fiducia, consapevole che mi batterò in un territorio dove il vecchio sistema esercita ancora tanta influenza. Mi rivolgo a tutti i cittadini che vogliono finalmente un cambiamento e il superamento di vecchie logiche. Non giudico affatto la mia candidatura strana: certo, il mio nome a Ravenna non è conosciuto come a Forlì e Cesena, questo è innegabile, ma la mia storia politica è sempre stata all’insegna del contatto e del rapporto diretto con il territorio. Con questa sfida ho avuto il piacere di conoscere ancora meglio il ravennate e di stringere nuove relazioni. Ecco, le relazioni, la conoscenza dei problemi e delle eccellenze del territorio, una visione chiara e coerente di futuro: su questi binari si deve sviluppare il rapporto tra un parlamentare e il territorio dove è stato eletto».

Ci dica tre priorità nazionali e tre del territorio.
«A livello nazionale la politica deve anzitutto difendere le imprese creando condizioni di sviluppo favorevoli e dando dignità al lavoro, difendere la famiglia e contrastare il calo demografico e infine rivendicare il ruolo dell’Italia nell’Europa e nel mondo, tenendo saldi i valori occidentali della nostra Nazione e difendendo e valorizzando le nostre eccellenze, il nostro Made in Italy. A livello territoriale, infrastrutture, rilancio economico e sicurezza».

FdI al referendum sulle trivelle invitò a votare per il blocco delle estrazioni. Oggi siete favorevoli. Fu una scelta miope?
«Non c’è stata nessuna giravolta sulle trivelle, tantomeno una scelta miope, anzi ragionata e coerente oltre che ancorata ai diversi momenti storici, non dimentichiamo che oggi viviamo una vera e propria emergenza energetica. I quesiti referendari erano volti a dare più tutela all’ambiente, soprattutto per gli impianti più vicino alla costa. Oltre che alla durata delle concessioni, che pareva fosse un aiuto ad alcune gran- di lobby vicine al governo Renzi. La nostra posizione è chiara: riprendere immediatamente le estrazioni del gas dal nostro Mare Adriatico, co- sa che Fratelli d’Italia chiede da oltre un anno. La Croazia estrae dal nostro mare il nostro gas e noi siamo praticamente fermi a causa dei no ideologici della sinistra. Siamo per il rilancio del comparto dell’oil&gas eccellenza nazionale e internazionale, sappiamo che l’Italia ha tutte le risorse per farcela da sola».

Voi siete favorevoli al rigassificatore, ma tra i residenti comincia a serpeggiare una certa preoccupazione per l’impianto previsto a Punta Marina. Cosa ne pensa?
«Nel 2009 era stato proposto un rigassificatore a 20 km dalla costa, il Pd ha detto no, il centrodestra era a favore: se a quel tempo si fosse fatto, ora ci troveremmo sicuramente in condizioni migliori. Oggi si prevede l’installazione di una nave rigassificatrice a circa otto chilometri dalla costa, che forse entrerà in funzione nel 2024. Il centrodestra e Fratelli d’Italia si sono dichiarati a favore: è la sinistra che non lo vuole. Diciamo basta ai no ideologici della sinistra che bloccano lo sviluppo dell’Italia, sono certa che i ravennati capiranno l’importanza strategica di questo intervento e le positive ricadute che ci saranno sul territorio. Andranno valutate delle compensazioni, ma questa tecnologia è sicura e importante per dare risposte in situazione emergenziale».

Qual è la vostra ricetta per fronteggiare l’emergenza del caro bollette?
«La crisi energetica va affrontata mettendo un tetto europeo al prezzo del gas, e poi separare, anche a livello nazionale, il prezzo del gas da quello dell’elettricità. Questo porterebbe subito un abbattimento significativo delle bollette. Nel frattempo serve una misura straordinaria per ammortizzare l’impatto del fenomeno, scongiurare la chiusura delle imprese ed evitare di mandare sul lastrico le famiglie».

Avete promesso di bloccare l’asta delle spiagge, un provvedimento che però è legato ai fondi del Pnrr. Come sarà possibile e che futuro avete in mente per le coste?
«La Bolkestein è una direttiva europea che non doveva essere applicata alle concessioni demaniali balneari e per più di un motivo. Lo stesso Bolkestein ha affermato che la direttiva si applica alla gestione dei servizi e non alla concessione di beni. Con Fratelli d’Italia al governo ci impegniamo ad impugnare come Parlamento le note sentenze del Consiglio di Stato, che ha travalicato le sue competenze, e nei fatti ha promosso un esproprio di Stato, e sospendere le aste. Sarà il prossimo governo a verificare tutte le possibilità per difendere un settore fondamentale del turismo italiano e salvaguardare le imprese balneari. Questa operazione avvallata dal Governo Draghi con il benestare della sinistra serve solo ad aprire il nostro turismo ai grandi gruppi stranieri che così potranno comprare le eccellenze italiane e cambiare volto a un pilastro del sistema turistico tricolore».

In generale, avete detto di voler rimettere mano al Pnrr. Cosa non vi convince?
«Il Pnrr è un’occasione storica per il Paese. È l’occasione, per fare uno tra i tanti esempi, di mettere finalmente mano alla rete infrastrutturale del Paese: a quella viaria, così come alle autostrade del web. I progetti devono essere coerenti con il nuovo scenario che sta emergendo, tra guerra in Ucraina e crisi energetica. Chiediamo di aggiornare il Pnrr alla luce di queste crisi per destinare più risorse all’approvvigionamento e alla sicurezza energetica».

Sono sempre più frequenti le denunce di donne che lamentano difficoltà e ritardi nel poter abortire in cliniche pubbliche a causa dell’alto numero di medici obiettori. Lo ritiene un problema urgente?
«Noi rivendichiamo una piena applicazione della Legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza, a partire dalla prevenzione. Per questo nel nostro programma c’è l’istituzione di un fondo per aiutare le donne sole e in difficoltà economica a portare a termine la gravidanza. Sostegno alla natalità e alla famiglia per noi non è uno slogan, ma un grande impegno che intendiamo mantenere, lasciando così alle donne la piena libertà di decidere e non di prendere una decisione perché costrette, offrendo quindi alternative, informazione, sostegno psicologico ed economico».

Dopo le parole di Giorgia Meloni c’è il timore di una regressione dei già ridotti diritti delle persone omosessuali e trans in caso di una vostra vittoria. Cosa dobbiamo aspettarci su questo versante?
«I diritti civili non li tocca nessuno, non strumentalizziamo le parole della Meloni. Per noi la famiglia è l’elemento fondante della società e di questo non ce ne dobbiamo certo vergognare. Crediamo vada riaffermato il ruolo centrale della famiglia, a livello educativo e sociale. Cosa dobbiamo aspettarci? Con Fratelli d’Italia sicuramente nuove forme di sostegno alla famiglia, alle giovani coppie e alla natalità. E questo con la paventata regressione dei diritti delle persone omosessuali non c’entra nulla. Siamo alla solita mistificazione di sinistra».

A Ravenna ogni anno scoppiano polemiche per le celebrazioni di Ettore Muti. Cosa ne pensa? Andrebbero vietate in quan- to apologia del fascismo?
«Penso che il nostro Paese dovrebbe fare i conti col passato una volta per tutte. I divieti a prescindere, quelli ideologici, non mi convincono: se un gruppo di persone vuole commemorare una persona che ha ricevuto la medaglia d’oro al valore militare in un cimitero credo debba poterlo fare in un Paese libero, non c’è nessuna apologia in questo. L’esaltazione di una dittatura è un’altra faccenda e come tale va condannata e vietata. Noi lo facciamo, è la sinistra che mostra ancora molte ambiguità quando si parla di dittatura comunista».

Caro bollette: la piscina cancella i corsi e rimborsa i clienti

Un aumento della tariffa anticipato di due mesi rende insostenibili per l’Aquae Sport Center i costi del riscaldamento per la copertura mobile da montare a fine settembre. La vasca resta a disposizione dei corsi con la muta

306844539 2250868645065468 3913318594784873430 NLa piscina privata di Porto Fuori non monterà la copertura mobile per l’inverno a causa dell’aumento delle tariffe per il riscaldamento dell’ambiente e dell’acqua e resterà quindi a disposizione solo dei corsi e delle attività per marittimi e di tutte quelle che comportano l’utilizzo di una muta. Tutti gli altri corsi sono stati cancellati a partire dall’1 ottobre e i clienti saranno rimborsati. L’annuncio è contenuto in un post sulla pagina Facebook dell’Aquae Sport Center di via Berretti.

I gestori spiegano così le motivazioni di una decisione non voluta: «Avevamo in previsione di montare la tensostruttura a fine settembre. Fino a 10 giorni fa la tariffa era sostenibile anche se a fatica. La conferma di un ulteriore aumento, anticipato di due mesi, ci ha fatto prendere una decisione diversa. È il problema del 70 percento delle piscine italiane che non apriranno questo inverno».

La società sta avvisando tutti i clienti e intanto ha usato i canali social per raggiungere più persone. Sono già state avviate le pratiche per l’impianto fotovoltaico e per altre transizioni energetiche necessarie che tuttavia richiedono tempo: «Ci scusiamo per il disagio, ma la situazione critica del “caro energia” ci porta a prendere queste decisioni non volute».

Appello Enpa: serve un veicolo per aiutare i gatti randagi

Il mezzo utilizzato finora è andato ko dopo molti anni. L’associazione cerca una soluzione in comodato

GattoKimL’Enpa di Ravenna, ente nazionale di protezione animali, lancia un appello a tutti i soci e simpatizzanti per ottenere un automezzo in comodato gratuito da utilizzare per le finalità istituzionali come raccogliere i gatti che vivono in libertà per sottoporli alle importanti sterilizzazioni ambulatoriali nonché alle cure veterinarie di cui gli stessi necessitano.

Le colonie feline gestite dalla sezione ravennate dell’Enpa sono da molti anni seguite dai volontari che si avvalgono di un veicolo obsoleto, il quale periodicamente dà dei problemi. In questi giorni l’automezzo è giunto al “capolinea” ed è nell’impossibilità di svolgere la sua utile ed importante attività.

Si può quindi comprendere che la attività ha subito un arresto molto penalizzante e quanto mai nocivo per quanto si rende indispensabile realizzare in favore dei gatti randagi.

Per ogni evenienza potete contattare l’ufficio di via Corti alle Mura 68 a Ravenna, telefono 0544-36944 oppure tramite email all’indirizzo ravenna@enpa.org.

Nessuno vuole catturare i daini: la ricerca di mercato del Parco va deserta

Il 15 settembre sono scaduti i termini per rispondere all’avviso pubblico per affidare la riduzione della popolazione di circa 700-1000 esemplari, compresa la destinazione al macello. Secondo l’ente si potrebbero ricavare 80mila euro in tre anni. Ora si valuterà cosa fare, tutte le strade sono ancora aperte

Daini Pineta Classe Ph Willy Maurizio Cazzanti
Foto di Willy Maurizio Cazzanti

Nessuna impresa è interessata ai potenziali guadagni dalla cattura dei daini della pineta di Classe. Non sono arrivate risposte alla ricerca di mercato del Parco del Delta del Po per selezionare operatori a cui affidare l’incarico di ridurre la popolazione di ungulati oggi stimata in circa 700-1000 esemplari. L’avviso pubblico si era aperto a fine agosto ed è scaduto il 15 settembre. Secondo l’ente parco ci sono margini per catturare 900 animali in un triennio e ricavare circa 80mila euro grazie alla vendita delle bestie (compresa la possibilità di destinarle alla macellazione).

Se fossero pervenute manifestazioni di interesse alla scadenza dei termini, gli operatori sarebbero poi stati invitati alla gara di appalto vera e propria. A questo punto il Parco potrà valutare come muoversi. La ricerca di mercato non era vincolante. Si potrà quindi procedere con una nuova indagine di mercato modificando i termini oppure pubblicare un bando di gara. I vertici del Parco affronteranno a breve la questione perché permane la volontà di ridurre il branco nella pineta.

Secondo le autorità i daini stanno distruggendo la biodiversità dell’area in una zona dove storicamente il daino non è mai stato presente. Ma i circa mille ettari di bosco non bastano nemmeno e così a branchi escono in cerca di cibo nelle campagne circostanti spaziando su altri 1.500 ettari dove pascolano distruggendo le coltivazioni agricole. L’area dove è insediato il nucleo di ungulati è al 90 percento zona protetta all’interno dei confini del Parco del Delta del Po e tocca all’ente di gestione ridurre il numero degli animali (l’altro 10 percento è di competenza della Regione).

2022 Daini Pineta Classe Ph Willy Maurizio Cazzanti«Un intervento che riduca la presenza dei daini è indispensabile, non si può più aspettare – dice il biologo ravennate Massimiliano Costa, direttore del Parco del Delta da luglio 2021 –. Se siamo in questa situazione è proprio perché non si è fatto niente in passato quando ci sono state reazioni contrarie. Dobbiamo tenere presente due cose: le linee guida nazionali dell’Ispra prevedono la completa eradicazione degli animali da quel punto perché è una specie alloctona e proprio per questo sta distruggendo il sottobosco e quindi è a rischio la biodiversità della zona. Se non interveniamo continueranno a riprodursi».

La critica dal mondo ambientalista è soprattutto per la scelta che va verso l’abbattimento dei capi a discapito di opzioni meno cruente. «La possibilità di trasferirli altrove a piccoli gruppi non è percorribile. Sempre l’Ispra ha dato il permesso per spostamenti al massimo di 30 esemplari all’anno fra Volano e Classe e quindi è facile capire che non sono numeri utili a risolvere il problema». C’è chi propone la cattura per sterilizzazione e il ritorno in natura: «È un problema di costi. Per la cattura di tutti servirebbero oltre 200mila euro, a cui sommare le spese di sterilizzazione che sono 180 euro per ogni animale. E se qualcuno non viene catturato fra qualche anno il problema si ripresenterà. Ho letto che l’Enpa lamentava che non abbiamo partecipato a un bando per fondi pubblici ma era riservato alla sperimentazione di un farmaco solo per i cinghiali». Si può lasciare che la natura agisca spontaneamente per bocca dei lupi? «Ci risulta una sola coppia di lupi nella zona, con alcuni cuccioli. Che quando crescono si allontanano dai genitori».

Qualcuno si è fatto avanti con la richiesta di adottare gli animali: «Qualche lettera di questo tipo è arrivata. E ne terremo certamente conto. Ma la legge stabilisce che un privato cittadino che non ha un allevamento da riproduzione possa tenere al massimo tre animali e dopo averli sterilizzati. Un vincolo che negli anni ’90 non esisteva. E vanno rispettate le disposizioni del servizio veterinario dell’Ausl per recinti, ricoveri, spazi, vaccini».

Muore nella piscina di un hotel dopo la festa con gli amici. Lascia moglie e figli

Cordoglio per un 39enne artigiano edile di Faenza

Jawad HiyaneGli amici lo hanno trovato cadavere in piscina, al termine di una festa in un hotel di Brisighella, nella notte tra sabato e domenica.

È morto probabilmente per un malore il 39enne Jawad Hiyane, artigiano edile faentino, di origini marocchine.

Come scrive il Carlino Ravenna oggi (19 settembre) in edicola, insieme ad alcuni amici aveva prenotato la Spa dell’hotel Modus Aquae, dopo la cena di pesce consumata nella stessa struttura. La festa però è terminata in tragedia quando, poco dopo mezzanotte, gli amici lo hanno trovato senza vita nella vasca esterna dell’hotel, stando alle prime testimonianze in quel momento momentaneamente chiusa al pubblico.

Inutili i tentativi di rianimare l’uomo ad opera degli stessi amici e poi dei sanitari del 118 giunti sul posto.

I carabinieri hanno sequestrato l’area e sono in corso indagini per cercare di ricostruire nel dettaglio l’accaduto.

Cordoglio sul web e i social, dove in tanti piangono l’uomo, che lascia moglie e tre figli.

La fauna aliena è fra noi: dal caso daini agli altri animali “invasivi”

I rilievi dei Carabinieri per la Biodiversità del territorio ravennate: ibis e geco ormai radicati, avvistamenti di sciacalli e procioni

Procione
Procione

Sciacalli, procioni, gechi, ibis: sono alcune delle specie animali che stanno comparendo – alcune in maniera già consistente mentre per altri si segnalano per ora solo sporadici avvistamenti – tra le varietà della fauna selvatica nel territorio ravennate di cui non erano originarie. Quello che è successo qualche decennio fa con il daino.
Le potremmo definire specie aliene. Una sintetica ricognizione è possibile grazie alle infor- mazioni raccolte dall’Ufficio Territoriale Cara- binieri per la Biodiversità di Punta Marina.

Il lupo è una presenza ormai acclarata nelle pinete a ridosso della costa. La discesa al mare dalle zone appenniniche è molto probabilmente il risultato di due condizioni contemporanee: la tutela di legge per una specie a rischio estinzione e l’incremento di prede disponibili. I giovani lupi, una volta adulti, vengono allontanati dai genitori e si spostano fino a trovare una zona accogliente con disponibilità di cibo. Si muovono lungo i corsi d’acqua in orari notturni riuscendo a percorrere lunghe tratte: possono scendere dalle colline al mare anche in una sola notte. Ginevra è il nome della lupa avvistata nelle pinete ravennati grazie alle fototrappole: già dotata di radiocollare, è un esemplare che proviene dalle Marche e in uno degli avvistamenti era in compagnia di tre cuccioli.

Sciacallo
Sciacallo

Della famiglia dei canidi è anche lo sciacallo, un piccolo predatore di cui si sono avuti avvistamenti nelle pinete. In questo caso la provenienza più probabile è un espansione naturale della popolazione radicata nei balcani.
L’istrice occupava solo il versante tirrenico della penisola fino a qualche decennio fa. Dall’inizio degli anni duemila è comparso anche nella zona ravennate. Sul crinale appenninico è arrivato il procione ed è verosimile che possa scendere ad altitudini più basse.
L’animale selvatico più presente e impattante nelle zone collinari è senza dubbio il cinghiale, una specie che al pari di altre è stata introdotta in natura principalmente a favore dell’attività venatoria senza poi riuscire a mantenere un controllo sulla sua espansione.
Espansione rapidissima quella che vede protagonista lo scoiattolo comune: inesistente nelle pinete costiere, ora è una presenza ricorrente. Nei parchi cittadini invece è più frequente lo scoiattolo grigio americano.
Ben noto il caso nutria: animale sudamericano introdotto in Europa in allevamenti per la pelliccia e poi fuggito fino a radicarsi e diventare un flagello per i fiumi

La comparsa di specie aliene non riguarda solo i mammiferi. Tra i volatili la nuova presenza, ormai stabile da qualche anno, è l’ibis sacro. L’uccello bianco e nero è probabilmente fuggito da allevamenti francesi, si è stabilito nelle risaie vercellesi e ora è avvistabile anche alle latitudini ravennati.
Anche tra i rettili stanno cambiando le presenze. In acqua si vedono le testuggini dalle orecchie rosse di origine nord americana: erano vendute come animali da compagnia e spesso sono state liberate da padroni stanchi di accudirle.
Sui muri delle case si vedono sempre più spesso i gechi: hanno abitudini crepuscolari e si cibano di insetti, la loro proliferazione non dovrebbe quindi avere ripercussioni.
E infine anche in ambiente acquatico si sta assistendo a un cambio della fauna. Soprattutto nelle acque dolci del territorio sono ormai scomparsi i pesci che caratterizzavano la peculiare biodiversità di questo ambiente, sostituiti da pesci esotici come siluri e pescegatti. Ma anche il gambero della Louisiana e il granchio blu americano.

Bando per candidare startup e idee di impresa per l’incubatore Colabora

L’invio dei progetti scade il 30 settembre. In palio sei mesi di “incubazione” e 4mila euro

Start Up ImpreseIl 30 settembre alle 24 è il termine ultimo per candidarsi alla VI edizione del bando “Colabora” per startup e idee d’impresa. In palio 6 mesi d’incubazione e un contributo complessivo di 4mila euro messo a disposizione dal Comune di Ravenna. Possono presentare domanda startup già avviate ma anche singoli cittadini, gruppi informali o associazioni con idee imprenditoriali da sviluppare. Per partecipare alla selezione bisogna compilare l’apposito modulo presente sull’apposito sito del Comune.

I 25 migliori progetti che risponderanno alla call saranno chiamati a partecipare ad ottobre alla StartUp School, per due giornate formative organizzate da Fondazione Eni Enrico Mattei. Attraverso la StartUp School i team acquisiranno elementi teorici e pratici utili a definire l’idea imprenditoriale proposta e si prepareranno per presentare il proprio progetto al comitato di selezione durante un evento pubblico che si terrà al termine della formazione preliminare.

Le quattro idee che dimostreranno di avere maggiore solidità e potenziale d’impatto per entrare sul mercato verranno selezionate e avranno la possibilità di usufruire gratuitamente degli spazi e dei servizi dell’incubatore “Colabora”, in darsena a Ravenna: alta formazione, coaching e mentoring, consulenze specializzate, attività di networking, oltre a spazi e facilities.
In fase di selezione e durante i mesi d’incubazione l’accento sarà posto sulla sostenibilità (economica, sociale ed ambientale) dell’idea imprenditoriale proposta.

Rossi (5 Stelle): «Siamo gli unici a mantenere gli impegni presi»

Parla la 33enne candidata all’uninominale alla Camera: «Il Reddito di cittadinanza ha salvato dalla poverà un milione di persone. Adesso la priorità è il salario minimo a 9 euro l’ora»

Marta Rossi Candidata 5 Stelle
Marta Rossi (in piedi a destra) accannto al presidente del M5S Conte

La candidata per il Movimento 5 Stelle al collegio uninominale della Camera per la provincia di Ravenna è Marta Rossi: ravennate di 33 anni, laurea in Moda e Costume, si occupa di costumi per il cinema e l’audiovisivo e aiuta nella gestione del piccolo agriturismo di famiglia. Il 16 agosto ha partecipato per la prima volta alle Parlamentarie ed è alla sua prima esperienza politica.

Da quanto tempo fa parte del Movimento? E come ha vissuto questi anni travagliati che hanno visto tanti addii, da Pizzarotti a Di Maio, e anche tante incomprensioni a livello locale?
«Mi sono iscritta nel 2019, rientrata da due anni di lavoro in Australia e alcuni mesi di volontariato in Asia. Seguo il Movimento dagli albori e, a fronte degli sviluppi inevitabili per ogni forza politica che si evolva di pari passo con la società, i suoi principi e valori fondanti sono rimasti immutati, confluendo perfettamente nel nuovo Statuto, votato e approvato a larghissima maggioranza la scorsa primavera. Per quanto riguarda fuoriusciti e incomprensioni interne ogni caso fa a sé, ma dubito fortemente che figure come quella di Di Maio riacquisteranno mai una credibilità politica».

Il suo giudizio sul governo Draghi? Il Movimento 5 Stelle ha acceso la miccia per farlo cadere, ma di fatto ha appoggiato tutte le scelte fino a quel momento del Governo…
«Nessuna miccia: il 6 luglio il Movimento ha presentato a Draghi un documento contenente nove questioni cruciali da affrontare con chiarezza e unità d’intenti per far fronte alla grave emergenza che si stava già abbattendo sul Paese. Quella lettera, così come le sollecitazioni dei mesi precedenti a procedere con soluzioni celeri e concrete, è rimasta completamente ignorata. Purtroppo oggi ne paghiamo le conseguenze. Draghi ha rassegnato le proprie dimissioni nonostante avesse la maggioranza assoluta in Parlamento, un fatto mai accaduto nella storia italiana. D’altronde era il 22 dicembre quando, in concomitanza della corsa al Quirinale, si autocandidava a “nonno al servizio delle istituzioni”, asserendo che ci fossero tutte le condizioni perché si procedesse indipendentemente dalla sua guida. Ritengo che il Movimento abbia dato prova di grande responsabilità continuando a porre la fiducia fino alla fine, anche di fronte a gravi inadempimenti del governo rispetto alle questioni urgenti che il Presidente Conte in prima persona aveva sollevato apertamente a partire almeno dal mese di marzo».

Il Reddito di Cittadinanza è stata la vostra conquista più importante, ha funzionato come avreste voluto?
«I dati Istat ci dicono che grazie al RdC 500mila famiglie, oltre un milione di persone, sono state salvate dalla povertà. Ma una misura a livello nazionale non può essere pienamente efficace se Regioni ed enti locali non contribuiscono attivamente al suo funzionamento: a fronte dei consistenti fondi stanziati dai nostri governi per promuovere 11mila assunzioni all’interno dei Centri per l’Impiego, siamo ancora fermi a 3.500 unità di personale. Francia e Germania hanno rispettivamente 50 e 150 mila addetti agli uffici di collocamento. Invece di ragionare in ottica di smantellamento di una misura di tutela sociale minima e indispensabile, dobbiamo incalzare le Regioni governate da centrodestra e centrosinistra affinché procedano con i bandi per le assunzioni e rafforzino le politiche attive del lavoro. Detto ciò, è inconcepibile che politici che guadagnano 500 euro al giorno si accaniscano contro famiglie che ne percepiscono 500 al mese».

Tre priorità assolute per il Paese. E tre per il nostro territorio.
«Non c’è punto del nostro programma che non sia prioritario tanto a livello locale quanto nazionale. Se dovessi sceglierne tre sarebbero: l’introduzione del salario minimo legale a 9 euro lordi l’ora, che si va a inserire in un quadro ben più ampio di lotta al precariato e rilancio del mondo del lavoro, oggi paralizzato da una situazione stagnante; un consistente sostegno alle imprese, per garantire liquidità, agevolare gli investimenti e contrastare la delocalizzazione, anche potenziando l’innovativo meccanismo del Superbonus, estendibile ad altri settori; ac- celerare la transizione energetica ed ecologica per affrancarsi finalmente dalla dipendenza dal fossile. Dobbiamo invertire la spirale recessiva rapidamente e dare risposte concrete e mirate a famiglie e imprese per contrastare la grave crisi energetica, economica e sociale che sta investendo l’Italia».

A proposito di imprese e territorio, cosa può dire agli imprenditori del balneare preoccupati per la messa all’asta delle concessioni demaniali senza tener conto del pregresso di chi vi ha investito?
«Il Movimento è sempre stato in prima linea sulla questione delle concessioni balneari ed ha avviato un percorso per trovare una soluzione al grande stato di incertezza che la caratterizzava, dando per la prima volta una risposta a ciò che l’Ue ci stava chiedendo da 15 anni. Questa soluzione deve assicurare un giusto equilibrio tra i diritti delle imprese, sia concessionarie che potenziali, la salvaguardia del patrimonio pubblico, che richiede l’individuazione di un canone congruo, gli interessi dei consumatori che fruiscono dei servizi e la tutela dei lavoratori del settore. Gli imprenditori virtuosi non hanno nulla da temere poiché il nuovo sistema, attraverso gare trasparenti, delineerà un settore più equo, con meno speculazioni, maggiori investimenti e quindi anche maggiore occupazione, oltre a servizi migliori per la cittadinanza, garantendo un’offerta turistica più ricca e competitiva».

Siete l’unica forza da sempre contraria ai rigassificatori, ma non le sembra esagerato dire che esiste un rischio per la popolazione di Punta Marina, come ha fatto un ex ministro del Movimento 5 Stelle nei giorni scorsi? E potrebbe essere questa una ragione per rompere l’alleanza nel Comune di Ravenna?
«Il Movimento 5 Stelle non è mai stato per i “no” indiscriminati. Lo stesso Conte pochi giorni fa a Rimini ha parlato di rigassificatori in termini di soluzione temporanea. È indispensabile però continuare a lavorare a soluzioni che siano sostenibili anche sul lungo periodo e guardino maggiormente al futuro, come sintetizza il 2050 del nostro simbolo. Lo faremo all’interno dell’alleanza ravennate così come in Parlamento, avendo sempre la salvaguardia di salute e ambiente come priorità».

Siete stati tra i primi, a marzo scorso, a lanciare l’allarme sul caro energia in arrivo. Oggi qual è la vostra ricetta?
«Dobbiamo rivedere il sistema di formazione del prezzo del gas per sganciarci dal mercato virtuale olandese, caratterizzato da forti fenomeni speculativi; riscrivere la norma sulla tassazione degli extra profitti, evidentemente sbagliata dal “governo dei migliori”, recuperare i numerosi miliardi che mancano all’appello ed estendere la misura agli altri settori, come quello farmaceutico ed assicurativo, che sia con la pandemia che con la guerra in Ucraina hanno accumulato ingenti profitti. È assolutamente necessario trovare una soluzione Europea, come appunto l’Energy Recovery Fund, che prevedeva un tetto calmieratore del gas, piani di acquisto e stoccaggi comuni e considerevoli investimenti nelle rinnovabili».

Vi definite né di destra né di sinistra, ma di fatto oggi siete considerati soprattutto una “minaccia” per il Pd e le forze a sinistra del Pd, è d’accordo con questa visione? Corrisponde a ciò che sta percependo durante la campagna elettorale?
«Siamo determinati a lavorare su temi concreti, temi che erano centrali per l’azione politica del Movimento ben prima dell’inizio di questa campagna elettorale e che, così come i reali bisogni del Paese, sono inevitabilmente trasversali, trascendono cioè la canonica concezione di destra e sinistra. Ci siamo sempre detti totalmente disponibili al confronto con le altre forze politiche di stampo progressista, la sensazione che spesso prevale però è che continuiamo ad essere gli unici a mantenere gli impegni pre- si portando avanti battaglie che tutelino realmente l’interesse dei cittadini».

Tornato il sereno, ai nastri di partenza a Cervia le sfide di Ironman

Dopo l’annullamento per maltempo, domenica 18 confermate la gara principale e la 70.3 sui percorsi previsti, ripuliti e messi in sicurezza

IRONMAN 1

Annullata causa il maltempo che ha colpito duramente l’Emilia-Romagna e il litorale cervese, ora che è tornato il sereno, la sfida di Ironman è confermata per domenica 18 settembre, che vede ai nastri di partenza sia la competizione principale sia la 70.3. Lo annunciano gli organizzatori e il Comune di Cervia che ospita l’attesa manifestazione sportiva che coinvolge migliaia di partecipanti.

«I percorsi di gara e la viabiltà  con le relative modifiche sono quelli che erano stati previsti nella giornata di sabato 17 settembre – precisa un comunicato del Comune di Cervia – Dal pomeriggio sabato, appena le condizioni meteo l’hanno consentito, tutte le squadre di emergenza si sono attivate per riportare il prima possibile la situazione alla normalità, lavorando ininterrottamente per garantire lo svolgimento di Ironman e la percorribilità delle strade anche nelle zone non interessate dalla manifestazione.
La Prefettura di Ravenna ha coordinato il sistema di emergenza e tutte le Forze dell’Ordine. A Cervia  fin dalla prima mattina del 17 settembre è stato aperto il Centro Operativo Comunale di Protezione Civile convocato con ordinanza del Sindaco.
Sono in corso operativo la strutture tecnica comunale e le squadre di operatori del verde per liberare le strade dagli alberi caduti e dai rami che intralciano la viabilità in particolare nelle zone del viale 2 Giugno, via G Di Vittorio, Viale De Amicis e a Pinarella. Sono attive anche diverse squadre di Vigili del Fuoco che stanno effettuando decine di interventi nel territorio. Inoltre sono al lavoro le squadre di Hera con 3 macchine spazzatrici coadivuate da 4 operatori per liberare e pulire il percorso da foglie e aghi di pino».

«Uno sforzo straordinario di tutto l’apparato tecnico – conclude la nota informativa dell’amministrazione comunale – che continuerà tutta notte fino all’inizio delle gare per mettere in sicurezza il territorio e garantire sia l’incolumità di tutti cittadini, sia lo svolgimento dell’evento internazionale che ha richiamato a Cervia migliaia di atleti, accompagnatori e turisti».

Passata la bufera: danni e disagi senza gravi conseguenze nel ravennate

Caduti alberi e cartelli, strade chiuse, ingressione marina a Lido di Savio e nelle spiagge. Fermato il traghetto sul Candiano

Maltempo Bufera 17092022

Fortunatamente, a parte qualche disagio e alcuni danni limitati, è passta la bufera che ha imperversato per tuttta la mattina, segnata in particolare da un forte vento che ha raggiunto raffiche di oltre 100 km/h sulla costa e alle piogge.
E il territorio comunale di Ravenna se l’è cavata senza gravi conseguenze e verso sera la situazione già è ritornata complessivamente alla normalità.

Diverse strade sono state  interrotte per la caduta di alcuni alberi: via Stradello a Madonna dell’Albero, via Canala a Piangipane, viale Romagna a Lido di Savio, via dei Mille e viale Nazioni a Marina di Ravenna. Chiusa anche via delle Valli a causa di un cavo di linea a bassa tensione in strada. Sono caduti cartelli, in diverse parti del territorio e sono state divelte alcune pensiline e cassonetti.
A Lido di Savio si è registrato un evento di ingressione marina, fenomeno che ha interessato anche diverse porzioni di spiagge e stabilimenti balneari del litorale. inoltre è stato chiuso il traghetto sul porto canale che collega Marina di Ravenna a Porto Corsini.

L’episodio più drammatico si è registrato nella prima mattinata con la rottura degli ormeggi di una nave da crociera con più di mille persone a bordo al terminal di Porto Corsini, risolta comunque senza danni dai mezzi e dal personale nautico del porto di Ravenna, che hanno riportato in sicurezza la gigantesca imbarcazione.

Maltempo, nave da crociera rompe gli ormeggi a Porto Corsini ma senza danni

Grazie all’intervento dei servizi portuali è stata evitata la disastrosa deriva sugli scogli. A bordo oltre mille persone fra equipaggio e passeggeri VIDEO

Deriva Nave Crociera Porto Ravenna

Ha rischiato grosso questa mattina la nave da crociera ancorata al terminal Porto Corsini che ha causa del fortissimo vento –  è stata raggiunta l’intensità di burrasca forte con raffiche di tempesta oltre gli 80 km orari – ha rotto gli ormaggi andando alla deriva nella darsena verso gli scogli del molo guardiano. Solo  il pronto intervento dei rimorchiatori e altri mezzi di servizio per la sicurezza del porto ha evitato il disastroso impatto.

«La Sala Operativa della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera  di Ravenna  – si legge in una nota srtampa – immediatamente allertata dell’emergenza, ha coordinato l’intervento dei Servizi tecnico-nautici, ossia Piloti del porto, rimorchiatori ed ormeggiatori, che sono stati impegnati in lunghe manovre per mantenere in assetto la nave, con l’impiego di ben 5 rimorchiatori, su uno dei quali è imbarcato il Capo della Corporazione Piloti del Porto per dirigere tecnicamente la manovra. In campo anche la motovedetta della Guardia Costiera CP 328 “ognitempo”, in assistenza, e gli uomini del Gruppo Ormeggiatori.
L’allerta meteo diramata nella giornata di venerdì da Arpae era stata rilanciata immediatamente dalla Capitaneria di porto a tutti i terminal portuali, alle agenzie marittime, ai circoli nautici e a tutte le navi mercantili e passeggeri sono state  contattate via radio, raccomandando il rinforzo degli ormeggi e l’attenta vigilanza per tutta la durata del maltempo. È stato inoltre richiesto a tutti i Servizi tecnico-nautici di predisporsi alla massima prontezza operativa per fronteggiare potenziali criticità dovute agli eventi meteorologici previsti, sia in ottica di prevenzione che di intervento in caso di emergenza reale».

«Le operazioni sono andate avanti per oltre 4 ore – precisa il resoconto  della Direzione Marittima dell’Emilia-Romagna –: in un primo momento, i rimorchiatori hanno lavorato ininterrottamente per contrastare le violente raffiche di vento che spingevano lateralmente la nave contro la scogliera, riuscendo a riportarla parallela alla banchina e poi a mantenerla in posizione di sicurezza; successivamente, quando il vento, intorno alle 12.30, è diminuito di intensità, la nave è stata riavvicinata alla banchina attraverso una complessa manovra, con tre rimorchiatori in spinta sulla fiancata e due a tirare i cavi sul lato opposto.
La nave, di bandiera norvegese, 228 metri di lunghezza con 870 passeggeri a bordo e circa 200 membri di equipaggio,  è stata riportata in sicurezza all’ormeggio poco dopo le 13. Da bordo hanno confermato nessuna conseguenza per le persone imbarcate. La dinamica dell’evento, ed i motivi che hanno portato alla rottura dei cavi di ormeggio, nonostante i ripetuti avvertimenti, saranno oggetto di attenta verifica tecnica,  ai sensi del Codice della Navigazione, che sarà eseguita dai militari della Sezione Sicurezza della Navigazione della Capitaneria di porto – Guardia Costiera di Ravenna, che si sono recati a bordo per un’ispezione.
La nave non potrà lasciare il porto di Ravenna fino a quando non si apprenderanno le cause dell’evento e dopo che saranno eseguite le verifiche tecniche disposte dall’Autorità Marittima».

 

 

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