Rossi (5 Stelle): «Siamo gli unici a mantenere gli impegni presi»

Parla la 33enne candidata all’uninominale alla Camera: «Il Reddito di cittadinanza ha salvato dalla poverà un milione di persone. Adesso la priorità è il salario minimo a 9 euro l’ora»

Marta Rossi Candidata 5 Stelle

Marta Rossi (in piedi a destra) accannto al presidente del M5S Conte

La candidata per il Movimento 5 Stelle al collegio uninominale della Camera per la provincia di Ravenna è Marta Rossi: ravennate di 33 anni, laurea in Moda e Costume, si occupa di costumi per il cinema e l’audiovisivo e aiuta nella gestione del piccolo agriturismo di famiglia. Il 16 agosto ha partecipato per la prima volta alle Parlamentarie ed è alla sua prima esperienza politica.

Da quanto tempo fa parte del Movimento? E come ha vissuto questi anni travagliati che hanno visto tanti addii, da Pizzarotti a Di Maio, e anche tante incomprensioni a livello locale?
«Mi sono iscritta nel 2019, rientrata da due anni di lavoro in Australia e alcuni mesi di volontariato in Asia. Seguo il Movimento dagli albori e, a fronte degli sviluppi inevitabili per ogni forza politica che si evolva di pari passo con la società, i suoi principi e valori fondanti sono rimasti immutati, confluendo perfettamente nel nuovo Statuto, votato e approvato a larghissima maggioranza la scorsa primavera. Per quanto riguarda fuoriusciti e incomprensioni interne ogni caso fa a sé, ma dubito fortemente che figure come quella di Di Maio riacquisteranno mai una credibilità politica».

Il suo giudizio sul governo Draghi? Il Movimento 5 Stelle ha acceso la miccia per farlo cadere, ma di fatto ha appoggiato tutte le scelte fino a quel momento del Governo…
«Nessuna miccia: il 6 luglio il Movimento ha presentato a Draghi un documento contenente nove questioni cruciali da affrontare con chiarezza e unità d’intenti per far fronte alla grave emergenza che si stava già abbattendo sul Paese. Quella lettera, così come le sollecitazioni dei mesi precedenti a procedere con soluzioni celeri e concrete, è rimasta completamente ignorata. Purtroppo oggi ne paghiamo le conseguenze. Draghi ha rassegnato le proprie dimissioni nonostante avesse la maggioranza assoluta in Parlamento, un fatto mai accaduto nella storia italiana. D’altronde era il 22 dicembre quando, in concomitanza della corsa al Quirinale, si autocandidava a “nonno al servizio delle istituzioni”, asserendo che ci fossero tutte le condizioni perché si procedesse indipendentemente dalla sua guida. Ritengo che il Movimento abbia dato prova di grande responsabilità continuando a porre la fiducia fino alla fine, anche di fronte a gravi inadempimenti del governo rispetto alle questioni urgenti che il Presidente Conte in prima persona aveva sollevato apertamente a partire almeno dal mese di marzo».

Il Reddito di Cittadinanza è stata la vostra conquista più importante, ha funzionato come avreste voluto?
«I dati Istat ci dicono che grazie al RdC 500mila famiglie, oltre un milione di persone, sono state salvate dalla povertà. Ma una misura a livello nazionale non può essere pienamente efficace se Regioni ed enti locali non contribuiscono attivamente al suo funzionamento: a fronte dei consistenti fondi stanziati dai nostri governi per promuovere 11mila assunzioni all’interno dei Centri per l’Impiego, siamo ancora fermi a 3.500 unità di personale. Francia e Germania hanno rispettivamente 50 e 150 mila addetti agli uffici di collocamento. Invece di ragionare in ottica di smantellamento di una misura di tutela sociale minima e indispensabile, dobbiamo incalzare le Regioni governate da centrodestra e centrosinistra affinché procedano con i bandi per le assunzioni e rafforzino le politiche attive del lavoro. Detto ciò, è inconcepibile che politici che guadagnano 500 euro al giorno si accaniscano contro famiglie che ne percepiscono 500 al mese».

Tre priorità assolute per il Paese. E tre per il nostro territorio.
«Non c’è punto del nostro programma che non sia prioritario tanto a livello locale quanto nazionale. Se dovessi sceglierne tre sarebbero: l’introduzione del salario minimo legale a 9 euro lordi l’ora, che si va a inserire in un quadro ben più ampio di lotta al precariato e rilancio del mondo del lavoro, oggi paralizzato da una situazione stagnante; un consistente sostegno alle imprese, per garantire liquidità, agevolare gli investimenti e contrastare la delocalizzazione, anche potenziando l’innovativo meccanismo del Superbonus, estendibile ad altri settori; ac- celerare la transizione energetica ed ecologica per affrancarsi finalmente dalla dipendenza dal fossile. Dobbiamo invertire la spirale recessiva rapidamente e dare risposte concrete e mirate a famiglie e imprese per contrastare la grave crisi energetica, economica e sociale che sta investendo l’Italia».

A proposito di imprese e territorio, cosa può dire agli imprenditori del balneare preoccupati per la messa all’asta delle concessioni demaniali senza tener conto del pregresso di chi vi ha investito?
«Il Movimento è sempre stato in prima linea sulla questione delle concessioni balneari ed ha avviato un percorso per trovare una soluzione al grande stato di incertezza che la caratterizzava, dando per la prima volta una risposta a ciò che l’Ue ci stava chiedendo da 15 anni. Questa soluzione deve assicurare un giusto equilibrio tra i diritti delle imprese, sia concessionarie che potenziali, la salvaguardia del patrimonio pubblico, che richiede l’individuazione di un canone congruo, gli interessi dei consumatori che fruiscono dei servizi e la tutela dei lavoratori del settore. Gli imprenditori virtuosi non hanno nulla da temere poiché il nuovo sistema, attraverso gare trasparenti, delineerà un settore più equo, con meno speculazioni, maggiori investimenti e quindi anche maggiore occupazione, oltre a servizi migliori per la cittadinanza, garantendo un’offerta turistica più ricca e competitiva».

Siete l’unica forza da sempre contraria ai rigassificatori, ma non le sembra esagerato dire che esiste un rischio per la popolazione di Punta Marina, come ha fatto un ex ministro del Movimento 5 Stelle nei giorni scorsi? E potrebbe essere questa una ragione per rompere l’alleanza nel Comune di Ravenna?
«Il Movimento 5 Stelle non è mai stato per i “no” indiscriminati. Lo stesso Conte pochi giorni fa a Rimini ha parlato di rigassificatori in termini di soluzione temporanea. È indispensabile però continuare a lavorare a soluzioni che siano sostenibili anche sul lungo periodo e guardino maggiormente al futuro, come sintetizza il 2050 del nostro simbolo. Lo faremo all’interno dell’alleanza ravennate così come in Parlamento, avendo sempre la salvaguardia di salute e ambiente come priorità».

Siete stati tra i primi, a marzo scorso, a lanciare l’allarme sul caro energia in arrivo. Oggi qual è la vostra ricetta?
«Dobbiamo rivedere il sistema di formazione del prezzo del gas per sganciarci dal mercato virtuale olandese, caratterizzato da forti fenomeni speculativi; riscrivere la norma sulla tassazione degli extra profitti, evidentemente sbagliata dal “governo dei migliori”, recuperare i numerosi miliardi che mancano all’appello ed estendere la misura agli altri settori, come quello farmaceutico ed assicurativo, che sia con la pandemia che con la guerra in Ucraina hanno accumulato ingenti profitti. È assolutamente necessario trovare una soluzione Europea, come appunto l’Energy Recovery Fund, che prevedeva un tetto calmieratore del gas, piani di acquisto e stoccaggi comuni e considerevoli investimenti nelle rinnovabili».

Vi definite né di destra né di sinistra, ma di fatto oggi siete considerati soprattutto una “minaccia” per il Pd e le forze a sinistra del Pd, è d’accordo con questa visione? Corrisponde a ciò che sta percependo durante la campagna elettorale?
«Siamo determinati a lavorare su temi concreti, temi che erano centrali per l’azione politica del Movimento ben prima dell’inizio di questa campagna elettorale e che, così come i reali bisogni del Paese, sono inevitabilmente trasversali, trascendono cioè la canonica concezione di destra e sinistra. Ci siamo sempre detti totalmente disponibili al confronto con le altre forze politiche di stampo progressista, la sensazione che spesso prevale però è che continuiamo ad essere gli unici a mantenere gli impegni pre- si portando avanti battaglie che tutelino realmente l’interesse dei cittadini».

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