venerdì
22 Agosto 2025

«Taglieremo i consumi, ma deve intervenire lo Stato. E servono più estrazioni»

Il sindaco e presidente Upi De Pascale: «Comuni e Province rischiano il deficit per garantire i servizi ai cittadini»

De Pascale2Michele de Pascale è in prima linea sulla battaglia del caro energia sia in quanto Primo cittadino di Ravenna sia in quanto presidente nazionale dell’Upi (Unione province italiane).
«Si tratta di un fenomeno di portata mondiale che non può essere affrontato a livello locale e non sono certo che possa bastare nemmeno quello nazionale. Gli enti locali, come le famiglie e le imprese, hanno innanzitutto un problema di costi per le utenze di cui si fanno carico, dalle scuole all’illuminazione pubblica. E la prima cosa che possiamo fare è cercare di ridurre l’uso di energia, per esempio spegnendo un po’ prima i lampioni la mattina o accendendone uno sì e uno no là dove possibile, come farebbe un buon padre o madre di famiglia. Qualche piccolo risparmio si potrà ottenere e metteremo in atto qualche rimodulazione complessiva per riuscire a far fronte a costi che per Ravenna potrebbero arrivare anche a due o tre milioni in più. Ma questa è l’unica leva che abbiamo da attuare nella situazione di emergenza, non potendo indebitarci né usare gli accantonamenti, che sono vincolati agli investimenti. Per questo serve l’intervento dello Stato».

Il rischio altrimenti è addirittura quello di un deficit per i bilanci pubblici. Discorso analogo è ovviamente quello per le Province, che per esempio sopportano i costi di tutte le scuole superiori. Data la situazione, ci conferma il sindaco, è altrettanto impensabile coprire la crescita dei costi dell’energia con un aumento dei fondi comunali rivolti ai cittadini incampienti per contribuire al pagamento delle bollette. De Pascale sta partecipando a tavoli con il Governo sul tema insieme anche alle rappresentanze delle imprese.

«Avevamo chiesto che il tema fosse affrontato in legge di bilancio, ci hanno detto che se ne sarebbe parlato a gennaio e ormai siamo a febbraio». Serve, dunque, una misura emergenziale. Mentre per quelle strutturali De Pascale ribadisce la sua convinzione: bisognerebbe tornare a parlare dei progetti per aumentare le estrazioni del nostro metano oltre le 12 miglia. «Sappiamo che a quella distanza non rappresentano un problema per la subsidenza e a chi parla di un aumento della C02 rispondo che importare metano russo come stiamo facendo non abbatte certo le emissioni. Peraltro parliamo purtroppo di quantità che coprirebbero comunque solo una parte del fabbisogno nazionale».

Covid, in calo ricoveri e malati. L’indice Rt regionale scende a 0,85

Tampone CovidIn provincia di Ravenna si sono registrati 505 casi di positività al Covid in 24 ore (dati aggiornati alle 12 di oggi, 11 febbraio). Sono 10 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 2 in più di ieri. Accertato un nuovo decesso ravennate: si tratta di una donna di 95 anni.

Il calo della curva epidemica è testimoniato anche dai dati settimanali validati dal ministero della Salute per l’Emilia-Romagna: l’incidenza settimanale dei nuovi casi ogni 100mila abitanti scende a 1.116 da 1.886,9 di sette giorni fa; l’Rt regionale a 0.85 (da 1.11); il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva al 16% (rispetto al 17%) e quello di occupazione dei posti letto ordinari nei reparti Covid al 25% (rispetto al 30%).

IL BOLLETTINO REGIONALE DELL’11 FEBBRAIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 1.135.689 casi di positività, 5.371 in più rispetto a ieri, su un totale di 43.064 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 20.143 molecolari e 22.921 test antigenici rapidi.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 132 (-3 rispetto a ieri, pari al -2,2%), l’età media è di 64 anni. Sul totale, 64 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 65,5 anni), il 48,5%; 68 sono vaccinati con ciclo completo (età media 62,5 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna superano i 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto.

Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 2.147 (-32 rispetto a ieri, -1,5%), età media 74,4 anni.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 105.897(-10.083). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 103.618 (-10.048), il 97,8% del totale dei casi attivi.

Le persone complessivamente guarite sono 15.412 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 1.014.287.

Purtroppo, si registrano 42 decessi: 2 in provincia di Piacenza (una donna di 79 anni e un uomo di 76 anni); 5 in provincia di Parma (una donna di 93 anni e quattro uomini di 77, 83, 87, e 95 anni); 1 in provincia di Reggio Emilia (un uomo di 71 anni); 2 in provincia di Modena (una donna di 96 anni e un uomo di 91 anni); 14 in provincia di Bologna (dieci donne di 55, 77, 83, 84, 86, due di 91, una di 93, due di 94 e quattro uomini di 66, 88, 90 e 91 anni); 3 nel Circondario Imolese (tutti uomini di 85, 88 e 93 anni); 3 in provincia di Ferrara (due donne di 86 e 88 anni e un uomo di 90 anni); 1 in provincia di Ravenna (una donna di 95 anni); 3 in provincia di Forlì-Cesena (tutte donne, rispettivamente di 77, 87 e 91 anni, il cui decesso è stato registrato dall’Ausl di Cesena); 8 in provincia di Rimini (due donne di 84 e 92 anni e sei uomini di 51, 54, 72, 76, 77 e 80 anni).

Osservatorio Cciaa: entro fine anno l’economia ravennate ai livelli pre pandemia

Resta però l’incognita del caro energia e dei prezzi delle materie prime. I dati

Costruzioni EdiliziaProcede la ripresa dell’economia ravennate, sebbene incombano gli effetti dell’aumento del prezzo dell’energia elettrica. Nel 2022, l’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio stima, sulla base dei dati Prometeia (gennaio 2022), un incremento del valore aggiunto superiore al 4%: a spingere la crescita il reddito disponibile (+4,1%), il valore aggiunto per abitante (29.100 euro) e gli occupati (+1,5%).

Il trend positivo dovrebbe permettere, prima della fine dell’anno, di recuperare il livello del valore aggiunto antecedente alla pandemia, nell’ipotesi di fine stato di emergenza. Nell’anno in corso, dunque, Ravenna dovrebbe mettere a segno una crescita del +2,5% rispetto al 2019 (+1,3% in ambito regionale), a fronte di un dato nazionale meno veloce (+0,6%).

Nel 2023, la crescita si normalizzerà su un +2,8%, come per l’Italia (+2,8%) e leggermente più sostenuta in Emilia-Romagna (+3%), salvo ulteriori momenti di crisi dovuti al ritorno di nuove ondate gravi e di impennate dei contagi da varianti di coronavirus o all’aumento dei costi dell’energia.

Esaurita la spinta del recupero dei livelli di attività precedenti, la ripresa condurrà a una crescita stimata del valore aggiunto prodotto dall’Industria provinciale del +1,9%, tenuto conto anche delle difficoltà delle catene di fornitura, dell’aumento dei prezzi delle materie prime e di commodity e del caro-bolletta energetica. Nel 2023 la ripresa del settore industriale ravennate dovrebbe proseguire con un +2,8%. In territorio positivo anche i comparti delle Costruzioni, che segna, nel 2022, un +9,6% per poi proseguire, nel 2023, con un +7,7%, e dei Servizi (+4,3% nel 2022 e +2,5% nel 2023).

In crescita anche il valore aggiunto per abitante (29.100 euro), a fronte dei 29.670 euro del 2019, dei 26.300 euro del 2020 e dei 27.800 euro dello scorso anno; le stime di crescita dovrebbero portare, a fine di quest’anno, il valore provinciale della ricchezza prodotta dai 10,7 miliardi di euro del 2021 ai 11,2 del 2022, avvicinandosi sempre più al valore del 2019 (11,5 miliardi di euro).

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, con la ripresa dell’attività, le riaperture possibili e l’auspicata attenuazione della morsa della pandemia o per lo meno il controllo della situazione pandemica, nel 2022 i flussi in uscita tenderanno a smorzarsi e le forze di lavoro cresceranno (+1,4%, dopo il +0,3% del 2021).  Per la ripresa dell’occupazione, le stime più recenti indicano un’inversione di tendenza già nel corso del 2021 (+1,1%); nel 2022 è prevista un’accelerazione della crescita dell’occupazione che potrebbe arrivare a +1,5%.

Per il tasso di disoccupazione, già nel 2021 è previsto l’inizio di un miglioramento del valore provinciale al 6,3% (dopo il picco a 6,9% del 2020 nonostante le misure di sostegno all’occupazione introdotte), attorno al quale si assesterà anche nel 2022 (6,2%; sarà 6% in Emilia-Romagna e 10,4% in Italia), ma per gli strascichi e le incertezze legati alla pandemia, sul mercato del lavoro non sarà sufficiente per livellarsi ai valori più contenuti pre-pandemia.

«L’aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali è fuori controllo (petrolio +13%, rame +57%, cotone +58%) e, di recente, si è aggiunta l’enorme impennata del gas naturale in Europa, che si è trasferita sul prezzo dell’energia elettrica, facendo lievitare i costi delle imprese – così Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna -. Un livello insostenibile che può portare alla chiusura di molte aziende per la brusca compressione dei margini operativi, con gravi effetti sulla tenuta occupazionale».

Il Comune di Lugo chiude 4.500 metri quadrati di una piazza dissestata: «Pericolosa»

Si perderanno circa 150 posti auto. In corso una controversia legale

Foto Archivio Piazza XIII GiugnoIl sindaco Davide Ranalli ha firmato un’ordinanza per interdire alla circolazione, sia delle auto che delle biciclette e dei pedoni, una parte di piazza XIII Giugno.

Si tratta della porzione più meridionale (la parte verso il complesso “I Diamanti”) di 4.500 metri quadri circa che, dopo il sopralluogo fatto l’8 febbraio dai tecnici dell’Area servizi al territorio del Comune di Lugo, è stata ritenuta in uno stato di avanzato e progressivo dissesto tale da renderla pericolosa per la fruizione pubblica.

Da questa mattina (11 febbraio) sono stati apposti i cartelli di divieto di sosta e personale del Comune sta distribuendo sulle auto in sosta dei volantini per informare che da lunedì 14 febbraio non sarà più possibile parcheggiare e transitare nella parte di piazza che sarà recintata.

Piazza XIII giugno è oggetto di una controversia legale che vede, tra i soggetti coinvolti, anche il Comune di Lugo.

L’Amministrazione Comunale ha però ritenuto necessario intervenire per l’incolumità pubblica e, nel bilancio di previsione, ha accantonato 450 mila euro per il rifacimento della piazza nelle more dell’esito della vicenda giudiziaria.

Nel frattempo si interverrà da subito sul percorso stradale con interventi di messa in sicurezza.

Durante questi interventi questi percorsi stradali non saranno interdetti al passaggio.

Gli assessori Veronica Valmori e Luciano Tarozzi si sono incontrati ieri con i commercianti e le associazioni di categoria per una prima informativa e per raccogliere suggerimenti su come gestire questa fase transitoria. Gli assessori hanno informato che parte dei parcheggi non più fruibili per le auto, circa 150 posti, si potrà recuperare grazie alla disponibilità del centro commerciale Il Globo a mantenere aperto il parcheggio sopraelevato anche nelle ore notturne. Per i restanti posti auto nei quali sarà possibile parcheggiare sarà introdotto un disco orario, dalle 8 alle 18, della durata di due ore per favorire la rotazione dei parcheggi. In ogni caso sono a disposizione i vicini parcheggi di piazza delle Casette Basse e di piazzale Ferrari.

Manifestazione ambientalista davanti alla centrale Eni: «Basta gas, più rinnovabili»

Il 12 febbraio flash mob a Casal Borsetti per contestare il progetto di cattura e stoccaggio della CO2

Davanti ai cancelli della centrale gas Eni di Casal Borsetti si terrà il 12 febbraio (ritrovo nello stradello sterrato traversa di via Lacchini alle 10.30) un flash mob promosso dal mondo ambientalista per contestare il progetto Ccs di Eni: la cattura di anidride carbonica (CO2) dai camini del petrolchimico e il suo stoccaggio nei fondali marini nei giacimenti esauriti di metano. L’iniziativa rientra in una mattinata di mobilitazione a livello nazionale che coinvolge 44 sigle tra associazioni, comitati e movimenti che scenderanno in piazza per dire basta alle fonti fossili, a gas e nucleare.

I promotori delle manifestazioni ricordano quello che sarebbe la linea del ministero della Transizione Ecologica, secondo il “Sole24ore”: «La realizzazione di circa 50 centrali a gas fossile per 20mila MW di nuova potenza distribuita, che sono parte di un piano da 30 miliardi di euro fatto di più di 115 interventi infrastrutturali del gas fossile.L’Italia sta sbagliando strada. Per uscire dal carbone, il nostro Paese non ha bisogno né di nuove centrali a gas fossile né del nucleare, ma di accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili».

Legambiente, in un comunicato, chiede che il governo faccia la sua parte nel contrastare la crisi climatica definendo immediatamente un piano di uscita dal gas fossile e che gli investimenti previsti in questo settore, comprensivi di Capacity Market e che ci costeranno almeno 30 miliardi di euro, vengano direzionati sull’unica vera soluzione: le fonti rinnovabili. «È importante che si proceda al più presto alla semplificazione della normativa per rendere possibile ogni anno l’installazione in Italia di oltre 8 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili».

Le 44 associazioni che hanno sottoscritto il Manifesto chiedono al Governo di sviluppare un piano che preveda entro il 2025 l’eliminazione e la rimodulazione dei sussidi per fonti fossili, come il Capacity Market, mantenendo gli incentivi alle energie rinnovabili e chiedendo contributi di solidarietà alle grandi imprese energetiche che oggi ricavano crescenti utili, con l’intento di contrastare il caro bollette. E di esprimere in sede UE, e in particolare nel Parlamento Europeo, una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi.

Portò figlia 12enne a fare finto vaccino, sospesa la potestà genitoriale del padre

Decisione presa d’urgenza per tutelare la salute della bambina, ora dovrà pronunciarsi un altro tribunale

Un tribunale ha sospeso la potestà genitoriale di un uomo di Belluno, convinto No Vax, che lo scorso ottobre accompagnò la figlia 12enne da Mauro Passarini, il medico di base di Ravenna poi arrestato perché simulava la somministrazione dei vaccini per far ottenere il green pass. La bambina era ignara di tutto. La madre, separata dall’uomo, ha fatto partire l’indagine quando si è rivolta alla pediatria perché insospettita dalla decisione dell’uomo di ricorrere al farmaco. La notizia è riportata dal quotidiano Il Resto del Carlino.

La misura del tribunale è stata adottata in via temporanea e urgente “anche e anzitutto in materia di salute” della minore, in relazione alla “condotta illecita” del genitore per “ottenere il certificato vaccinale”. Si è ora in attesa del provvedimento del Tribunale dei Minori di Venezia che deciderà dopo avere sentito entrambi i genitori.

L’indagine della polizia, coordinata dalla pm Angela Scorza, aveva portato anche al sequestro di 191 certificati verdi di altrettanti pazienti vaccinati. Su questo fronte, il no vax bellunese, tutelato dall’avvocata ravennate Silvia Brandolini, risulta indagato per falso in concorso con il medico vaccinatore.

La Lega perde pezzi, se ne vanno 2 consiglieri su 5: Padovani e Maiardi nel Misto

Il primo è stato il più votato con 518 voti ed era capogruppo. Da entrambi critiche al segretario Morrone

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Il gruppo della Lega in consiglio comunale a Faenza: in basso a destra Gabriele Padovani, al centro in seconda fila Giorgia Maiardi

Si sfalda la Lega di Salvini nel consiglio comunale di Faenza. Gabriele Padovani e Giorgia Maiardi, rispettivamente il primo e la terza della lista per preferenze alle elezioni del 2020 con 518 e 182 voti, lasciano il gruppo del Carroccio e approdano al Misto.

Padovani era il capogruppo, nonché il candidato sindaco del centrodestra che nel 2015 portò Giovanni Malpezzi al ballottaggio con una differenza di poche centinaia di voti. La sua uscita è della settimana scorsa. Secondo quanto si legge sui quotidiani locali, Padovani avrebbe inviato una comunicazione ai referenti territoriali del partito: «Divergenze politiche con la linea del segretario romagnolo Jacopo Morrone. I risultati della sua gestione sono sotto gli occhi di tutti, basta guardare alle ultime elezioni. La collaborazione era venuta a mancare totalmente».

Il Corriere Romagna in edicola oggi, 11 febbraio, dà notizia dell’addio anche di Maiardi: anche nel suo caso non sono mancate critiche indirizzate al coordinamento locale. Maiardi parla di unità del gruppo solo di facciata: l’impegno per il futuro è di restare all’opposizione.

Visite sportive post Covid in ritardo, ragazzi fermi: il sindaco scrive al ministro

L’idoneità “Return to play” obbligatoria per chi ha più di 12 anni ma a Ravenna capita di attendere fino a quasi due mesi per un appuntamento nel pubblico. De Pascale chiede di toglierla per chi è stato asintomatico o lasciarla solo a chi è stato ricoverato

Pexels Pavel Danilyuk 6203696Le regole attuali dicono che per tornare all’attività sportiva dopo una guarigione dal Covid, per chi ha più di 12 anni, serve una visita medica specialistica, nota come “Return to play”, ma se si tentava di prenotarne una il 25 gennaio nella sanità pubblica, a Ravenna, il primo appuntamento era a fine marzo. Nel privato si recuperava qualche settimana.

Ora il sindaco di Ravenna e presidente dell’Unione province d’Italia, Michele de Pascale, scrive una lettera aperta al ministro della Salute Roberto Speranza e alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali: «Le medicine sportive non riescono a garantire in tempi adeguati le visite d’idoneità aggiuntive rispetto a quelle annuali e gli atleti rimangono fermi, lontani dagli allenamenti per periodi molto lunghi, mettendone in difficoltà la carriera sportiva e comunque il ritorno alla socialità».

De Pascale chiede se ci sono le condizioni per sospendere tale ulteriore accertamento rinviandolo alla ordinaria visita annuale, o almeno per prevederne la prescrizione solo in alcuni casi specifici, come ad esempio per chi ha subito un ricovero. Oppure, per contro, di valutare l’esonero di alcune categorie, come ad esempio coloro che hanno contratto il Covid in maniera totalmente asintomatica.

«Il fiume Po è come a Ferragosto, da marzo parte comunque l’irrigazione del Cer»

Il presidente del Canale emiliano-romagnolo fa il punto sulla situazione di bisogno per l’agricoltura

Lavori CER 2022Nonostante la scarsità di piogge, da inizio marzo il Canale emiliano-romagnolo (Cer) inizierà a distribuire acqua all’agricoltura della Romagna per dare inizio alla stagione irrigua. Lo comunica il presidente del Cer, Nicola Dalmonte, facendo alcune riflessioni sul contesto attuale: «La siccità sta diventando un fatto strutturale, a  causa dei cambiamenti climatici in corso e quindi dobbiamo attrezzarci di conseguenza.

Quella che più preoccupa è la situazione del Po, da cui il Cer preleva acqua per l’irrigazione, «che si presenta come a Ferragosto». Il Po è in stato di “magra invernale” con una diminuzione del 25% sulle portate mensili di gennaio: da qui la necessità di rinnovare l’impianto per renderlo funzionale, compatibilmente anche con gli altri usi e naturalmente secondo le ultimissime prescrizioni normative.

Lo scenario è poco rassicurante ed è quello che si prefigura anche per le prossime settimane, se non inizierà a piovere, ma il Cer si sta comunque  attrezzando per tempo grazie ai lavori di completamento dell’impianto principale sul fiume Po e del rivestimento del primo tratto del canale.

Secondo il report settimanale, durante il mese di gennaio la situazione di siccità fuori stagione sta interessando tutte le regioni del bacino padano e ciò che maggiormente preoccupa è la pesante mancanza di riserve di neve sulle Alpi e dell’acqua ad oggi invasata nei Grandi Laghi del Nord a partire dal Lago Maggiore. Soffrono anche tutti gli altri corsi d’acqua e torrenti dell’Emilia Romagna, in particolare il Savio ed il Nure che da  settimane sono ben al di sotto la soglia critica. Il totale della riserva idrica invasata nei bacini naturali o artificiali e sotto forma di manto nevoso è infatti ancora diminuito rispetto alla settimana scorsa (-5.2%) ed oggi risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-51%).

«Stiamo lavorando al rifacimento del rivestimento in calcestruzzo nel tratto iniziale dell’adduttore – segnala l’ingegnere Marco Menetti, direttore dell’Area tecnica –, operazione essenziale per mantenere le portate progettuali in transito, oltre al completamento e ammodernamento dell’impianto principale sul Po, Palantone, con l’installazione di 4 nuove idrovore per una portata aggiuntiva pari al 30% dell’esistente, in modo da fare fronte alle future esigenze».

Legacoop e Confcoop: «Non si trovano profili qualificati da assumere»

Le due associazioni hanno incontrato il sindaco di Lugo: riflessioni a partire dai 5 milioni che arriveranno dal Pnrr, ma anche sul futuro della fiera biennale e sulle opportunità per la logistica

Legacoop IncontroLa difficoltà a reperire risorse umane qualificate è stata la prima preoccupazione manifestata dalle Legacoop e Confcooperative in occasione di un incontro con i vertici della giunta comunale di Lugo. Il sindaco Davide Ranalli, con l’assessore alle Attività Produttive Luciano Tarozzi e il capo di Gabinetto Gabriele Montanari, hanno incontrato il presidente di Legacoop Romagna Mario Mazzotti con la coordinatrice territoriale della provincia di Ravenna Elena Zannoni e, in un successivo incontro, il referente Bassa Romagna di Confcooperative Raffaele Gordini.

La preoccupazione espressa dalle associazioni riguarda molteplici figure: operai edili, ingegneri, infermieri, manodopera qualificata per l’agricoltura e l’industria e i servizi. Con le due associazioni si è parlato anche della futura attivazione del corso di laurea in Meccatronica che, seppur molto importante, non deve lasciare da parte il tema della formazione continua, in particolare per chi si trova senza lavoro nell’età adulta. I rappresentanti della cooperazione hanno sottolineato la necessità nel nostro territorio di tenere alta l’attenzione all’agricoltura e all’agroindustria che rappresentano una realtà importante sia per l’occupazione che per la tenuta dell’ambiente.

Il confronto era partito dai finanziamenti del Pnrr per il Comune di Lugo che ammontano a 5 milioni di euro e che saranno un vettore di lavoro per il territorio.

Confcooperative IncontroForte preoccupazione è stata espressa sulla crescita dell’inflazione, sul tema dei costi delle materie prime e dell’energia che rischia di essere un peso insostenibile pur in presenza di una ripresa economica importante, assieme alla consapevolezza che la transizione ecologica va affrontata con investimenti sulle fonti rinnovabili. L’auspicio è che il futuro Piano urbanistico generale può fare la sua parte favorendo gli interventi che consentono di ridurre in modo deciso il consumo di energia, rendendo più agevole l’installazione di pannelli fotovoltaici nei centri urbani.

Anche la futura, e rinnovata fiera biennale, è stata oggetto di discussione ed è stata condivisa l’ipotesi di riportarla ad essere una vera fiera campionaria con protagoniste le imprese e le associazioni di categoria organizzando anche una serie di eventi di richiamo e di convegni a tema.

Inoltre, a partire dal recente voto in Assemblea Legislativa Regionale sull’istituzione delle zone logistiche semplificate ora al vaglio del Governo, è importante affrontare il tema della logistica come occasione reale per il nostro territorio.

Infine, considerata la peculiare presenza di cooperative nel settore, è stato affrontato il tema della cooperazione sociale, auspicando che l’uscita dall’emergenza pandemica permetta di aprire una nuova fase di partenariato tra pubblico e privato per la coprogettazione, la realizzazione e l’innovazione dei servizi alla persona del territorio.

Stop mascherine all’aperto e riaprono le discoteche: verso la fine dell’emergenza

Le novità in vigore e i prossimi step, su cui sta lavorando il Governo

117607190 3177124745712856 5751936660876307992 OL’Italia vede il traguardo della riapertura del Paese, due anni dopo l’inizio della pandemia: finisce l’obbligo di utilizzare le mascherine all’aperto, una misura che era stata decisa con il decreto del 13 ottobre del 2020, dunque 16 mesi fa, quando a palazzo Chigi c’era ancora Giuseppe Conte.

È l’inizio di un percorso che da qui alla fine di marzo, quando scadrà lo stato di emergenza, porterà ad un allentamento di tutte le altre restrizioni compreso il green pass, e che non è escluso possa avere anche un’accelerazione, con alcuni divieti che potrebbero cadere anche prima del 31 marzo.

Da oggi (11 febbraio) si può tornare a circolare per le strade di città e Paesi con il viso scoperto anche se sarà obbligatorio avere con sé la mascherina ed indossarla nelle situazioni di assembramento.

Si torna anche a ballare, con la riapertura delle discoteche, il settore che è stato più penalizzato in questi due anni di emergenza e che, se si eccettua una piccola parentesi nell’estate del 2020, è rimasto sempre chiuso: dovranno mantenere una capienza del 50% al chiuso e si potrà stare senza la mascherina solo in pista.

Ma mascherine e discoteche sono solo i primi due step di quella road map annunciata dal presidente del Consiglio Mario Draghi per riaprire il paese, che al momento ha altre due date: il 31 marzo, quando scadrà lo stato d’emergenza, e il 15 giugno, quando invece finirà l’obbligo di vaccinazione per gli over 50.

Sul primo punto l’orientamento del governo è quello di non prorogarlo, soprattutto se si confermerà il calo dei contagi e dei ricoveri e per evitare fibrillazioni nella maggioranza. Potrebbe essere anche quella la data, come tra l’altro indicato nell’ultima ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, in cui diremo addio anche alle mascherine al chiuso. Diverso il discorso sul green pass, perché se è probabile che per i cinquantenni resterà la data del 15 giugno, altri interventi potrebbero essere anticipati, con le Regioni che già chiedono di accelerare.

È possibile che si comincerà ad eliminare l’obbligo del pass rafforzato prima del 31 marzo per tutte quelle attività in cui è previsto all’aperto, dai ristoranti agli stadi, e per quelle in cui serve il ‘base’, negozi, servizi alla persona, banche, uffici postali e uffici pubblici. Il secondo step, in concomitanza con la fine dello stato d’emergenza, potrebbe invece riguardare i locali al chiuso – cinema, teatri, musei, ristoranti – e mezzi di trasporto locali, mentre dovrebbe rimanere su quelli a lunga percorrenza, per arrivare poi, a giugno, ad eliminarlo nei luoghi di lavoro.

Un percorso che però non è ancora definito e sul quale la discussione tra le diverse anime del governo è aperta.

Ermanna Montanari e la malia che “ferma il tempo”

La magnifica raccolta pubblicata da La Nave di Teseo, un’autobiografia scritta in “miniature” dove rivive una Campiano trasfigurata dall’affetto. Presentazioni con l’autrice l’11 febbraio a Lugo e il 16 a Ravenna

Ermanna Montanari Ritratto La parola che meglio descrive il libro di Ermanna Montanari, L’abbaglio del tempo (La Nave di Teseo), la usa Marco Belpoliti nel suo testo introduttivo ed è “malia”. La “malia” di una lingua insieme “dura e pastosa”. E in effetti la scrittura di Montanari ammalia, incanta per la precisione, la capacità di affondare, ferire, circoscrivere e contemporaneamente dar vita, aprire, farci vedere anche il non detto.
Ruvida e poetica allo stesso tempo, Montanari ci racconta nella Campiano della sua infanzia e giovinezza popolata da personaggi che sono unici ma che appartengono a una cultura comune fatta più di gesti che di parole. Su tutti, c’è il nonno che misura le parole, che non ammette chiacchiere inutili, al cospetto del quale tutti, nel dubbio di dire una sciocchezza, tacciono.

Potrebbe quasi essere una sorta di dichiarazione di poetica, perché Ermanna così scrive: usando solo le parole necessarie, in una tensione stilistica che non conosce sbavature. C’è il dialetto là dove serve, accanto a una lingua raffinata ed elegante che l’autrice usa per descrivere scene di vita contadina vera, dove si sentono gli odori dei vasi da notte da svuotare la mattina e il fiato delle mucche, ma si vedono anche le nebbie che confondono le forme e gli orizzonti della pianura. Un mondo dove gli affetti sono spesso inespressi, dove le mani del babbo possono fare male e di certo fanno paura. Dove l’accudimento degli animali, la raccolta delle erbe, la cura della casa sembrano riti dal significato simbolico antico (come del resto da tempo ci inse- gna anche Eraldo Baldini).

Una serie di “miniature” (dal titolo della prima edizione per l’editore Oblomov di parte di questi scritti, che l’autrice ha ampliato durante la pandemia) che sono un romanzo autobiografico ma anche il racconto di un’epoca che sembra così più remota di quanto in realtà non sia. C’è qui il mondo dell’Alcina e tutte le voci a cui l’attrice e autrice teatrale, fondatrice delle Albe, ci ha abituati.

Abbaglio Del Tempo MontanariMa non c’è bisogno di conoscere il suo straordinario lavoro in teatro per cogliere l’incanto della sua parola scritta, profonda e abbacinante. Nè c’è bisogno di conoscere questa terra per sentire la “bellezza affettiva” di un posto che in queste pagine diventa unico e universale, grazie a una scrittura capace di fermare il tempo e restituircelo – citando lo scritto introduttivo di Igort – con “parsimonia e ferocia”.

Il libro L’abbaglio del tempo sarà al centro di presentazioni pubbliche con l’autrice, venerdì 11 febbraio (ore 21) al “Caffé Letterario” di Lugo (Hotel Ala D’Oro), e mercoledì 16 per la rassegna “Il tempo ritrovato” (ore 18, alla Biblioteca Classense) assieme allo scrittore Marco Belpoliti.

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