Al via la festa nazionale dell’Unità, Martina: «umanità, umiltà, unità»

Duri attacchi al governo sulla gestione del caso Diciotti. Il segretario provinciale Barattoni incalza i leader nazionali del partito

Martina

Un momento critico, difficilissimo. Queste le parole che vengono ripetute più volte sul palco della festa nazionale del Pd, per la prima volta a Ravenna, che si è aperta venerdì 24 agosto. A ribadirle tutti coloro che prendono la parola compreso, naturalmente, il segretario nazionale del partito Maurizio Martina ed è ovvio, anche se non sempre esplicito,  che il momento critico riguardi sì il paese, ma anche lo stesso Pd, uscito a marzo dalla sconfitta elettorale più cocente e in una fase a dir poco confusa. Tuttavia se qualcuno si aspettava che da qui, oggi, sarebbero arrivate indicazioni chiare sul futuro del partito, non può che essere rimasto deluso. Di date di congresso non si è parlato, anzi, non si è proprio parlato di congresso. Martina, che ha esordito con un vagamente nostalgico “compagne e compagni”,  ha invece accennato a una generica “riorganizzazione delle forze nel partito” per “andare in battaglia” contro la “deriva a cui il governo sta portando il paese”. Genova con il crollo del ponte Morandi e le successive polemiche, ma soprattutto la drammatica situazione della Diciotti a Catania (dove, in una situazione a dir poco ambigua dal punto di vista giuridico, il governo sta impedendo lo sbarco di  148 migranti salvati in mare), sono state citate più volte per marcare una differenza dal governo Lega-Cinque Stelle. Tutti, a partire da Giuditta Pini (unica donna sul palco, in veste di responsabile delle feste dell’Unità), hanno ringraziato Martina per essere stato là dove si doveva essere: in primis proprio a Catania. Durissimi gli attacchi al governo e ai ministri, colpevoli secondo il segretario, di non avere il coraggio di andare tra la gente e che pensano di governare tramite post sui social. “Presidente, esca dai social – ribadisce Martina – gestisca la situazione se ne è in grado, o altrimenti vada a casa”. Una situazione da cui l’Italia esce “umiliata” e di cui il segretario Pd chiede al capo del governo di riferire in Parlamento. “Un governo forte con i deboli, e deboli con i forti” tuona ancora il segretario, dove i deboli sono naturalmente i migranti e i forti stanno a Bruxelles. I fischi a Genova ricevuti dallo stesso Martina e dai dirigenti Pd dopo il crollo del ponte? “Meglio qualche fischio piuttosto che restare fuori dalla vita reale”. Il segretario ribadisce il leit motiv degli ultimi giorni: “lo spazio per l’alternativa è più grande di quello che si pensa”. Ecco allora la necessità di quel “riorganizzarsi” per “andare in battaglia”. Le parole d’ordine? “Umanità, umiltà, unità”. Niente di nuovo, lo dice lui stesso.

E del resto l’idea della necessità di unità e umiltà era emersa anche in altri interventi precedenti. Il segretario regionale Paolo Calvano ha parlato proprio delle feste dell’unità come esempio per il partito: “Quando sei in cucina a preparare un fritto, magari puoi non essere d’accordo su come va preparato, ma alla fine il fritto lo devi portare fuori a chi te l’ha chiesto”. Metafora semplice, ma adatta alla situazione. Non sono stati certamente di maniera i ripetuti i ringraziamenti ai volontari che rendono possibile la festa, che di nazionale ha sicuramente il programma dei dibattiti, come ha sottolineato il sindaco Michele de Pascale, dove interverranno nelle prossime settimane tanti ospiti per un confronto e “uno spazio aperto” e dove non mancheranno personalità internazionali. “Un’occasione di dibattito per tutto il paese” ha sottolineato il sindaco.

Ma le parole forse più schiette e dirette le ha pronunciate il segretario provinciale Alessandro Barattoni che, pur con i suoi toni pacati, ha letteralmente bacchettato i vertici del partito invitandoli a fare “meno dichiarazioni avventate, magari sul cambio del nome del Pd, e più attenzione alla riflessione”. “Se oggi qui c’è una festa con mille volontari – ha ribadito con orgoglio – è perché qui si è usato l’ago per cucire e non per strappare”. L’invito ai dirigenti nazionali a “maneggiare con cura il nostro patrimonio” ha ricevuto forse lo scroscio di applausi più autentico da parte di una platea folta, ma non certo oceanica, data l’occasione senza precedenti. E un momento di commozione, tra tanti presenti, è stato quello in cui Barattoni ha voluto ricordare Gabrio Maraldi, assessore, militante e volontario morto proprio mentre era in servizio a quella festa dell’Unità sei anni fa.

Una festa che, appunto, fatto salvo per gli ospiti illustri che calcheranno il palco nei prossimi giorni, si presenta in sostanza come gli altri anni. Con la differenza che, tra le tante preoccupazioni, c’è la speranza che possa rappresentare il momento della ripartenza e dell’orgoglio di tutto il Pd.

E in effetti, almeno qualcosa di cui essere orgogliosi i militanti possono averla: quei 140mila euro raccolti dal partito per i territori terremotati e che andranno alla costruzione di quattro scuole, una per ogni regione colpita. La festa nazionale dell’Unità, in effetti, parte da qui, con il primo incontro in programma dopo l’apertura ufficiale dedicato proprio al tema della ricostruzione.

Da adesso, ogni giorno, un profluvio di incontri e dibattiti. E Martina di nuovo, il 9 settembre, a chiudere. Chissà se da qui ad allora la “riorganizzazione” accennata del partito avrà preso forme un po’ più concrete.

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