L’intrigante bellezza della ceramica déco

Al Mic di Faenza una mostra che si collega idealmente a quella dei musei di San Domenico in un elegante allestimento

Corte Orientale di Francesco Nonni

Art Déco, il gusto di un’epoca, è la parte faentina del progetto espositivo appena concluso Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia dei Musei San Domenico di Forlì, ed è dedicata alla produzione ceramica ascrivibile al gusto Déco con opere italiane (oltre alla scuola faentina) della Manifattura Ginori di Giò Ponti e Giuseppe Gariboldi e della Manifattura Lenci e Rometti, ma anche danesi con la  Bing e Gröndhal di Copenhaghen, belghe con la Fabbrica Imperiale e Reale di Nimy e le Manifatture di Boch Frères, austriache con la  manifattura Wiener Werkstätte e tedesche con pezzi prodotti nella Repubblica di Weimar. La sezione, come è abitudine al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza,  vede esposti capolavori in un allestimento calibrato ed elegante che, curato da Claudia Casali,  esalta in modo raffinatissimo la  qualità estetica e poetica estrema delle creazioni fittili di alcuni dei protagonisti dell’arte italiana degli anni ’20. Francesco Nonni, Pietro Melandri, Riccardo Gatti, Giovanni Guerrini, Ercole Drei, Domenico Rambelli sono alcuni di questi protagonisti, ascrivibili alla cerchia di artisti che, dopo l’esperienza del Cenacolo Baccariniano, ruotavano intorno alla Regia Scuola di Ceramica di Faenza, fondata da Gaetano Ballardini nel 1919 (lo stesso anno del Bauhaus a Weimar) e diventata in meno di un decennio uno dei centri più importanti della ceramica a livello internazionale, grazie a una serrata rete di contatti e di presenze alle maggiori esposizioni del tempo. Alla ceramica si accompagna un nucleo di mobili creati dalla Manifattura Berdondini, anch’essa attiva a Faenza e legata al gruppo di intellettuali e artisti della Scuola Ceramica. Il gusto Déco, sebbene non ancora definito rigidamente, alla fine del primo decennio del novecento  aveva già iniziato a diffondersi in Italia, seguendo le tracce delle esperienze Arts And Crafts e Art Noveau internazionali sulla linea liminale che divideva le arti “maggiori” e quelle minori, sperimentando con grande libertà quella che oggi definiamo contaminazione tra linguaggi diversi.

In quegli anni nacque anche la moda così come la conosciamo oggi: i primi fashion designer, Paul Poiret e le sue figure stilizzate, il glamour femminile, la prima cartellonistica pubblicitaria, aspetti ben rappresentati nell’altra sezione della kérmesse forlivese “Magiche Atmosfere Déco”, allestita al Padiglione delle Feste di Castrocaro Terme, aperta sino al 2 luglio, con curatela di Paola Babini e  Beatrice Sansavini. Il Déco come gusto eclettico – perché non fu mai un vero movimento artistico-nacque quindi dal linguaggio Liberty, evolvendosi in modo sincretico e includendo astrazione geometrica, influenze della Secessione viennese, cromatismi Fauve, dinamismi di sapore futurista, fascinazione esotica, per l’Africa e l’Antico Egitto, orientalismi e astrazione geometrica. A questi elementi si aggiunse il fascino per lo straordinario e per la “maraviglia” anche nei materiali e nell’esecuzione; erano ricercatissime e ambìte materie rare come pietre preziose, cristalli,  pelle di squalo, di manta, di zebra; come tecniche e scelte decorative erano privilegiati gli intarsi, l’animalier, le lacche, gli smalti, insieme alla perizia calligrafica e all’opulenza nelle lavorazioni.
Così Ceramica Déco. Il gusto di un’epoca racconta tutti questi aspetti grazie all’esposizione di pezzi diversissimi tra loro e certo non appartenenti unicamente alla voluttà del capriccio estetizzante o al glamour. Un’opera come il “Vaso nero a cono con sfere dorate” in maiolica nera con riflesso dorato di Domenico Rambelli, è preziosa e austera nella sintesi formale innovativa, lo stesso si può dire del “Danzatore con leopardo” di Nonni, in maiolica rifinita con oro a terzo fuoco, statua diventata un tòpos anche per molta altra produzione grafica di Nonni. Sono esempi di rara bellezza anche le citazioni neoclassiche di Giò Ponti per la Manifattura Ginori, la “Coppia di Scimpanzé” in maiolica riflessata di Leo Guerrini, realizzata da Anselmo Bucci, o lo stupefacente “Corteo Orientale” in maiolica rifinita in oro a terzo fuoco  di Francesco Nonni, un’opera simbolo del Déco italiano che vinse l’Argento all’Esposizione Universale delle Arti Decorative di Parigi del 1925  da cui  prese il nome questa corrente di gusto. Si tratta di una mostra da vedere per la sua intrigante bellezza.

Ceramica Déco. Il gusto di un’epoca, a cura di Claudia Casali,  Mic, Museo Internazionale delle Ceramiche, viale Baccarini 19, Faenza; Fino all’1 ottobre, aperto martedì-domenica e festivi 10-19. Chiuso il 15 agosto; Ingresso:  8 euro, ridotto euro 5; Info: 0546 697311, www.micfaenza.org.

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