L’autobiografia di Oz in sala con Natalie Portman

Nonostante la terrificante traduzione del titolo in italiano, una pellicola mai banale fedele al libro e da non perdere

Natalie Portman

Natalie Portman in una scena del film

I film di Cannes si faranno aspettare fino a settembre. Ma segnalo volentieri un film atipico che sta per uscire adesso, il film “israeliano” di una star di Hollywood: e cioè il nuovo film come regista, oltre che come attrice, di Natalie Portman (che in realtà si chiama Natalie Hershlag, ed è infatti israeliana di nascita). Il terrificante titolo italiano con cui lo troverete è Sognare è vivere. Ora facciamo un po’ di chiarezza. Seguendo la peggiore tradizione dei distributori italiani, il titolo è stato cambiato rispetto a quello originale, che è Una storia di amore e di tenebra: ovvero lo stesso titolo della autobiografia del grande scrittore israeliano Amos Oz. E infatti il film è l’adattamento di questo memorabile libro.

Lasciando perdere l’autolesionismo intellettuale e commerciale del distributore, il film è molto bello. Amos Oz racconta la sua infanzia nella Gerusalemme degli anni ’40 e ’50, quando nacque lo stato Israele, e delle vicende della sua famiglia, fino alla tragica morte per suicidio della madre Faina, qui interpretata dalla stessa Natalie Hershlag-Portman, che dimostra doti eccelse come regista, componendo un affresco della memoria e della vita stilisticamente epico ed emotivamente intenso, una versione intima e struggente dell’esistenza di un bambino di fronte ai grandi eventi del suo tempo e ai grandi eventi familiari che lo formarono come uomo e artista. Le scelte della Portman non sono mai banali, e si sviluppano in visioni nobili e tormentate che rimangono fedeli alla storia di Amos Oz senza mai banalizzarla. Un film meditato a lungo nella sua genesi, prodotto con un budget ridotto per gli standard che ci aspetteremmo da una star, e ipnoticamente seducente nella sua scelta radicale di essere recitato in ebraico. Forse il doppiaggio toglierà qualcosa alla magia dell’opera, ma queste sono le scelte di chi vende il cinema in Italia.

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