Dalla malinconia di Scorsese al rigore di Polanski: i film da non perdere del mese

In sala anche il vincitore di Cannes Parasite e il politicamente scorretto Zombieland

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Una scena di “The Irishman”

Subito in sala, e non perdetelo, il vincitore dell’ultimo festival di Cannes: il coreano Parasite di Bong Joon-ho, che ricorderete per ottimi film di fantascienza distopica quali Snowpiercer del 2013 e Okja del 2017, nei quali dietro la distorsione del genere fantastico si esprimeva molto evidente una visione politica del mondo, una perenne lotta di classe tra poveri e ricchi (la terza classe del treno in Snowpiercer e i maiali in Okja).
In questo suo nuovo film non troverete però nessun elemento di sci-fi, nessuna lettura fantastica: è la semplice storia di due famiglie che vengono in contatto, una povera e l’altra ricchissima, per raccontare con la raffinata e brutale precisione tipica del cinema coreano le spietate disuguaglianze di classe nella società sudcoreana.

Per chi amasse il cinema sul grande schermo e non volesse aspettarne l’uscita su Netflix, per pochi giorni è in sala poi il nuovo Martin Scorsese con Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci:The Irishman, nuova rilettura del gangster movie tra cattolici italiani e irlandesi nell’America del secondo dopoguerra. Film più malinconico che violento, più tragico nell’intimità dei suoi personaggi, nel loro destino al quale non possono sfuggire; e nel quale Scorsese rappresenta la sua visione ultima del genere noir. Più vicino a C’era una volta in America che a Goodfellas, perché tutto proiettato nel passato, quasi sepolcrale, dove si è compiuto il Male perché “così è stato”, con le “maschere” degli attori inevitabilmente corrose dagli anni.

Altro grande maestro in arrivo (in Italia dal 21 novembre), l’ultimo Roman Polanski dal Festival di Venezia: il magistrale J’Accuse, rilettura del caso Dreyfus di fine ‘800 in Francia, il cui terrificante titolo italiano L’Ufficiale e la Spia non solo fa ovviamente perdere ogni riferimento storico e letterario, con buona pace di Émile Zola, ma farebbe pensare a qualche tipo di relazione amicale tra la vittima “spia” Alfred Dreyfus e l’”ufficiale” Marie-Georges Picquart che riaprì il caso e contribuì alla sua riabilitazione. Perché Polanski non snatura le vicende storiche, ma le riporta e le analizza secondo i criteri del più rigoroso film-inchiesta, struttura solo in apparenza semplice che Polanski mette in scena con grandissimo rigore e altissima arte, non nascondendo né inventando nulla della storia e del suo sviluppo, se non l’asciutta visione di un mondo a caccia di capri espiatori, già allora in balia di fake-news e post-verità.

E infine, per gli amanti del genere horror, segnalo un fantastico sequel: dopo 10 anni, in arrivo (dal 14 novembre) il nuovissimo Zombieland – Doppio Colpo di Ruben Fleischer, sempre con Woody Harrelson, Jesse Eisenberg, Abigail Breslin ed Emma Stone.
Film che promette di ripetere il grande successo di critica e di pubblico del primo, nella sua fresca e divertente formula di zombie-comedy politicamente scorretto.

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