Ci sono motivi per essere ottimisti?

Possibile trovare qualcosa di ottimistico in questo periodo di quarantene, ansia e inquietudini? Qualcosa che vada oltre gli arcobaleni appesi ai balconi, gli “andrà tutto bene” o la retorica – tanto per citare casi concreti – del Comune di Cervia che in questi giorni non si è fatto scrupoli nel festeggiare comunque la giornata internazionale della Felicità?

No, probabilmente la risposta è semplicemente che non è possibile essere ottimisti quando ci si prospetta una crisi economica da dopoguerra, quando sappiamo già che usciremo tutti dal nostro isolamento forzato con meno soldi e meno lavoro, guardandoci con circospezione, chiedendoci se potremo mai davvero tornare ad “assembrarci” come una volta.

Non è possibile, eppure dobbiamo sforzarci, si spera con l’aiuto concreto di Governo, Regione, Comune, istituzioni che al momento sembrano voler dimostrare a tutti di avere in pugno la situazione ma che finora hanno soprattutto fatto leva su cassa integrazione e rinvii di scadenze fiscali, quando il problema più grosso sarà invece quello della mancanza di liquidità per la maggior parte delle imprese.

Ma per restare ancorati a Ravenna, forse, si può essere meno pessimisti che altrove. Si può pensare per esempio che il porto, volano della nostra economia, tornerà per forza di cose a lavorare per accompagnare la ripresa dell’attività industriale di base – come dice il presidente dell’Autorità portuale – o che si potrà puntare sull’innovazione con meno timori, nell’ambito della chimica ma non solo, che gli investimenti pubblici già in cantiere potranno essere confermati e dare (forse) un po’ di ossigeno anche ai lavoratori del comparto delle costruzioni, già moribondo comunque prima del virus. Che magari l’agricoltura (messa ora in ginocchio anche dalla neve primaverile) e i produttori locali potranno trarre qualche beneficio da una nuova filosofia anti-virus che potrebbe portare a comprare in maniera più consapevole, sostenibile e a km 0.

E in questo senso, magari, Ravenna potrebbe uscirne con qualche occasione in più da sfruttare pure dal punto di vista turistico, grazie al fatto che chi si potrà permettere un viaggio, una volta rientrata l’emergenza, è più facile che resti in Italia (o che sia effettivamente obbligato a farlo, visto come la pandemia si stia sviluppando ora con più vigore in altri paesi europei) con la Riviera romagnola quindi in grado di giocare un ruolo importante, tornando chissà a essere una meta da prendere in considerazione anche da molti che non lo avrebbero fatto senza Covid-19.

Ma per essere ottimisti ci sarà tempo. Ora, davvero, meglio limitarsi a restare a casa sperando che il contagio rallenti in fretta.

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