Di cosa ha davvero bisogno Marina

Alessandro MontanariLa prima stagione balneare con le regole dettate da Michele De Pascale sarà un bel banco di prova per capire quale sia il futuro di Marina di Ravenna, ormai da dieci anni alla ricerca di un nuovo “modello” che non sia quello degli happy hour. De Pascale con la sua ordinanza ha riportato le lancette dell’orologio indietro, almeno dal punto di vista delle regole. L’impressione è che i tempi siano cambiati abbastanza da non rivedere i pullman che arrivano per le feste al mare ma che gli stabilimenti balneari si gioveranno comunque della maggiore libertà d’azione concessa.

Spiaggia a parte, non si capisce però quale sia il destino di Marina di Ravenna, intesa come paese. Una località che pare un cantiere lasciato a metà: i sogni di un’improbabile grandeur, naufragata con la crisi economica, sono simboleggiati dalle opere pensate a inizio Duemila che dovevano trasformarne l’identità ma hanno finito per snaturarla. L’errore è stato quello di pensare a Marina come alla nuova Milano Marittima, in grado di competere con le grandi mete turistiche. Col senno di poi è facile dire che ci si sbagliava.

Oggi si indica la mancanza di posti letto come la causa dei pochi turisti ma è più probabile che il ragionamento vada fatto al contrario: ci sarà un motivo se chi doveva costruire hotel non l’ha fatto e altri hanno chiuso i battenti. La vera domanda da porsi è se il turismo, in senso stretto, sia mai esistito nel paese in tempi recenti. Spiaggia a parte, cosa si offre al turista che viene da fuori regione in una riviera che ha concorrenti come Cervia, Cesenatico, Milano Marittima, per tacere di Rimini?

Le ricette non sono facili da trovare e richiedono tempo ma intanto ci sarebbero gli abitanti e gli imprenditori che investono, perché Marina non è ancora un borgo fantasma, nemmeno in inverno. L’amministrazione potrebbe ripartire da qui: se non ci sono i fondi per grandi progetti di riqualificazione si potrebbe almeno tentare di rilanciare la zona del bacino pescherecci, con l’aiuto di Autorità portuale. Il molo e la diga probabilmente non bastano ad attrarre le grandi masse ma, anche fuori stagione, sembrano essere un richiamo irresistibile per i ravennati. Ci sono poi questioni all’apparenza minori, a partire dallo stato delle strade interne per arrivare alla manutenzione del parco, delle aree naturali e sportive. Oggi in molti si chiedono se l’amministrazione abbia abbandonato il paese e forse non è un caso che, con la scissione, il circolo Pd di Marina si sia praticamente azzerato. Per farlo ripartire sarebbe utile una campagna d’ascolto e in questo modo si potrebbe almeno scoprire di cosa non c’è bisogno: di un beach stadium.

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