Che spettacolo il 4 dicembre. A quando una piazza? Seguici su Telegram e resta aggiornato Per lungo tempo, man mano che i testimoni diretti di quell’epoca venivano meno e i ricordi sembravano sbiadire, ci si è chiesti come ricordare la Resistenza antifascista, come non trasformare la celebrazioni della Liberazione in un rituale stanco e impolverato di retorica e corone su lapidi che con il tempo avrebbero finito per non dire più niente a nessuno. Ecco, oggi, in occasione degli 80 anni della Liberazione di Ravenna, possiamo dire che almeno quel pericolo è stato sventato. Non che l’antifascismo sia in particolare salute, anzi, ma di certo questa città Medaglia d’oro al valor militare ha saputo mettere in campo uno dei suoi talenti più vividi e anche, possiamo dire, identitari di questi ultimi decenni per dare nuova linfa a quella memoria e proiettarla nel futuro. Qual è il talento? Il teatro, naturalmente. Il 4 dicembre, all’Alighieri, generazioni diverse di attori ravennati hanno dato voce e corpo ai protagonisti di quella giornata e di quell’epoca grazie a un testo del grande Marco Baliani, che ha di recente scelto Ravenna come sua città adottiva. Un gioiello di interpretazione – del resto Luigi Dadina, Lorenzo Carpinelli, Roberto Magnani sono una garanzia – ma anche di scelte testuali che contenevano gioie, dubbi, fatti, emozioni, progetti e paure di quelli che fecero la Resistenza qua in pianura. Con uno spazio alle donne – nelle voci di Livia Tura e Tamara Balducci – e alle loro biciclette in una cornice di fatti realmente accaduti. Un rito laico che ha messo insieme arte e storia, racconto e memoria. Una strada in parte già tracciata dal ciclo “Storie di Ravenna” che ha fatto il tutto esaurito anche per la “puntata” dedicata proprio al 4 dicembre. Una sinergia tra due eccellenze della città che sono Ravenna Teatro e la Biblioteca di Storia contemporanea Alfredo Oriani e il suo direttore, lo storico Alessandro Luparini, che è anche autore di un piccolo gioiello dedicato a un altro ravennate protagonista di quell’epoca, Giovanni Frignani. Con la giovane e bravissima Alice Cottifogli e gli interventi musicali di Moder, per un pubblico delle scuole si è svolta una sorta di “lezione” di storia diretta da Alessandro Argnani dove l’eroe antifascista, trucidato nelle fosse Ardeatine, è un carabiniere, un uomo di Stato, di uno Stato disgraziato come l’Italia di allora. Tre esempi di quel che è andato in scena solo nell’ultima settimana, a cui si ag- giungono naturalmente tante altre esperienze precedenti, in primis quelle coltivate negli anni da Eugenio Sideri. Linguaggi antichi ma rinnovati e capaci di parlare a tutti senza afrori di naftalina. Spettacoli da cui arriva anche una suggestione sulla toponomastica: perché non pensare a una via o una piazza 4 dicembre 1944? Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Che spettacolo la democrazia I supermen del Pd. Aspettando una Wonder Woman... Ma è davvero questo il femminismo che vogliamo? Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri editoriali