Se il Comune di Ravenna esternalizza una scuola materna…

Eppure non sono passati molti anni – e l’amministrazione era grossomodo la stessa – da quando veniva annunciato che, per esempio, i servizi sociali venivano internalizzati dal Comune. E da quando sono state assunte maestre per la materna. Allora, perché adesso esternalizzare una comunale (la Mani Fiorite di Ravenna)? Ecco, perché?

Tra gli esponenti politici cittadini, a porsi la domanda, almeno pubblicamente, pare sia stato il solo consigliere Alvaro Ancisi, sì, sempre lui e lui soltanto. Per il resto, un fatto di per sé così importante per un’amministrazione comunale e per una città è passato più o meno sotto silenzio, criticato solo dai sindacati. Nessun dibattito in consiglio comunale, per esempio.

Quindi per capire le ragioni possiamo fare delle ipotesi. E la prima e assai semplice potrebbe essere la solita: i costi. Appaltare una scuola costa meno che gestirla direttamente. È la solita vecchia, vecchissima storia. La cooperativa che vince il bando garantisce un ottimo servizio, il personale è preparato, per l’utente probabilmente non cambia assolutamente nulla. Tanto si sa, la differenza con i bambini la fanno soprattutto le maestre e le maestre brave sono nel privato, nello Stato, nelle comunali, sono dappertutto, con un po’ di fortuna.

E però alle casse comunali costano meno se non sono sue dipendenti. Il personale è più flessibile e, soprattutto, la gestione del personale è un problema altrui. È già successo con tanti servizi pubblici, questo mancava. E davvero non si capisce perché questo non dovrebbe rappresentare un precedente importante: se l’esperimento funziona, perché non estenderlo? Del resto, lo sappiamo, la realtà delle materne è un’eredità del passato pesante per le casse comunali. Quante volte abbiamo sentito rimpiangere il fatto di non essere riusciti (o non averle volute) statalizzare prima. E così, mentre tutti piangono sulla denatalità, scopriamo che né lo Stato né il Comune hanno più di tanto voglia (o modo) di farsi carico dei costi. E anzi, in prospettiva, proprio il calo della natalità potrebbe costringere a decisioni complicate. Che ci si stia preparando anche a quello?

Attenzione, il Comune non licenzierà nessuno, ovvio. Ma di sicuro, in prospettiva, avrà meno bisogno di assumere. E magari appunto, quando mancheranno i bambini non si troverà con maestre extra. Le ragioni dunque si possono capire benissimo. Resta il fatto politico che mentre si grida allo scandalo per la precarietà e per i contratti non garantiti in alcuni settori, intanto in casa propria si appaltino servizi fondamentali a realtà che offrono di sicuro meno garanzie ai lavoratori (anzi, lavoratrici) che svolgeranno le stesse funzioni delle colleghe “pubbliche”. Ora, se non è questo un argomento che merita attenzione e dibattito dentro un consiglio comunale, davvero c’è da chiedersi cosa lo sia.

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