Individui, famiglie, politica: come saremo, dopo?

Un enorme stress test, una situazione da incubo, un romanzo distopico. Per una volta nessun aggettivo superlativo sembra sprecato per raccontare ciò che viviamo sotto il profilo sanitario, ma anche politico, emotivo, intellettivo.

Un nemico invisibile che siamo noi stessi e ci costringe ad allontanarci e isolarci gli uni dagli altri, a costringerci davanti ai nostri schermi, a obbligare i nostri ragazzi per ore e ore davanti agli schermi delle lezioni online. Frasi che fino a ieri facevano parte del nostro essere adulti consapevoli e magari educatori ora devono ribaltarsi: «Metti via quel telefono», «spegni il computer», «esci con gli amici», «ti porto ad allenamento», «andiamo a teatro?».

Niente abbracci agli amici che non si vedono da tempo, soprattutto a quelli più fragili.

Nemmeno il volontariato ha più posto. Perché ognuno di noi può essere involontariamente un pericolo per l’altro, chiunque altro lo può essere per noi.

E dopo tante parole per l’accoglienza e l’apertura oggi il rispetto per l’altro passa per la distanza, dal girarsi le spalle. Difficile non trasformarlo in sospetto. Tutto sembra ribaltarsi.

I luoghi dell’incontro, della convivialità, chiusi e spettrali per settimane perché ormai luoghi del rischio e del pericolo. Le abitudini salutari allo sport ci vengono vietate. E per tantiaddirittura il lavoro che all’improvviso, semplicemente scom-pare. E non serve dire altro.

Uno scenario nemmeno immaginabile fino a poco più di un mese fa. E tutto è successo così in fretta da sembrare irreale. E invece è frutto di una malattia reale e di conseguenti decisioni politiche. Perché prima ancora che per le imprese e le comunità e le famiglie, lo stress test è sul sistema decisionale e politico. Finalmente dopo le prime settimane di contraddizioni, tra gli aperitivi a Milano del capo del Pd e il capo della Lega sulle montagne a bere vino e mangiare speck, ora si sono tutti accorti e sono unanimi.

Restano molti piani decisionali diversi, resta la rincorsa all’ordinanza, una dopo l’altra, in una stretta sempre più stretta nel gioco di competenze tra Stato e Regioni (e da qualche parte ci si è messo pure qualche sindaco). Ormai si aspetta l’ordinanza del giorno, ci si chiede cosa ancora potrà succedere, se davvero arriveremo a chiudere tutto eccetto ospedali, giornali e supermercati. Ma che accada o meno, la prova sarà comunque durissima. E non saremo più gli stessi e avremo scoperto di noi anche le fragilità che magari avremmo preferito continuare a ignorare.

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