La piadina, i gadget, il culto purista e l’attualità di Dante

Dante In Bici Murales

“Dante in bici”, dal progetto di street art realizzato dagli allievi-insegnanti del Liceo Artistico e dell’associazione DisOrdine di Ravenna

Viste le precarie condizioni in cui stiamo vivendo mi sembrano fuorvianti e inutili le polemiche apparse in questi giorni nei media locali sui tavolini esterni della Ca’ de Ven che turberebbero il sonno eterno di Dante, e le future svendite di gadget che deturperebbero la sacra effigie dell’autore della Commedia.
Con tutto il rispetto dei puristi della memoria del Sommo Poeta a Ravenna mi sembrano argomentazioni stucchevoli, da provinciali fissati sul proprio ombelico, incapaci di spaziare su orizzonti più ampi, da mettere a fuoco, ideare e organizzare. Ci sono centinaia di città del mondo occidentale che propongono ristorazione e merchandising intorno all’arte e alla storia che custodiscono senza per forza “sputtanarla”.
Ancora una volta la situazione è grave ma non è seria.

Se questo è il dibattito pubblico locale che precede di appena due mesi l’avvio delle iniziative culturali promosse per il 700enario dantesco, dove la città dovrebbe primeggiare in Italia e nel mondo, non mi sembra proprio che “andrà tutto bene”.

Perché, detto brutalmente, non c’è ancora – comunque non è chiaro e non è stato reso pubblico ufficialmente – il piano-programma-calendario ufficiale di eventi dell’anno che va dal prossimo settembre a quello del 2021.
Ma quello che va sottolineato è che manca un indirizzo lungimirante, un progetto, una strategia di lungo respiro che da questa occasione faccia emergere e metta in rete per il futuro, l’identità e l’attuale appartenza di Dante e della sua opera con la città e viceversa.
Molto ben oltre la retorica mortifera delle reliquie, del rito dell’olio, degli studi accademici… E con finalità, senza infingimenti, di promozione verso un turismo culturale, che esalti l’eredità di Dante al pari delle altre bellezze e attrattive artistiche di Ravenna. Che sarebbe un bene, anche per l’economia della città.

Oggi, chi cerca sul web il tema Dante a Ravenna non trova nulla di utile e interessante: roba vecchia, “fuffa”, notizie frammentarie, improbabili o inaffidabili. Non un programma istituzionale ben definito ed eccitante e originale, figuriamoci la traccia di “tour esperienzali”, come si converrebbe oggi per attrarre nuovi e curiosi visitatori.
Il sito internet comunale “Viva Dante” che dovrebbe esporre promotori, temi ed eventi sul centenario dantesco è desolante. Il comitato istituito per innescare e valutare nuove idee e promuovere eventi di qualità sul centenario non si riunisce da cinque mesi.
C’è un elenco di progetti (ben 37) di enti e associazioni di ogni tipo e specie, selezionati dopo un bando pubblico municipale per il patrocinio e il finanziamento pubblico, di cui i contenuti restano ignoti se non per vaga titolazione…
E non si sa cosa accadrà da qui a fine estate.

Ma il Covid continua a incombere, con le sue restrizioni e incertezze si dirà!
Certo, vero, ma se non si intravede un piano A, quale sarà il piano B in caso di perdurante emergenza e regolamenti di sicurezza per eventi pubblici?
E cosa succederà nel nuovo anno – il fatidico 2021 con l’anniversario che arriva una volta ogni secolo – se tutto tornerà alla normalità? Sapremo cogliere l’opportunità?

Ora si stanno sistemando in modo innovativo e decoroso strutture e infrastrutture dell’area dantesca (il Museo, i servizi, piazza Caduti…), e d’altra parte nel campo degli eventi sopravvivono esempi notevoli di originali ispirazioni dantesche (in parte ereditati dalla candidatura di Ravenna Capitale Europea della Cultura) come le drammaturgie corali-popolari della visionaria Commedia delle Albe, le performance 2.0 dei “Giovani per Dante” di Ravenna Festival, le declinazioni in forme d’arte contemporanea dell’icona del Poeta della rassegna “Dante Plus”…

Perché non partire da queste importanti esperienze per delineare in un disegno organico, una prospettiva, rivolta all’interpretazione attuale e non elitaria del lascito linguistico, letterario e filosofico del Poeta? E perché non osare – come aveva suggerito anche il compianto Nino Carnoli in tempi recenti – immaginare una Ravenna capitale della Poesia?

Si rischia di deprimere un’occasione più unica che rara. E servirebbero uno scatto d’orgoglio e una determinazione straordinaria per recuperare il tempo perduto.

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