Breve storia triste del Movimento 5 Stelle

 

In molti ci avevano visto davvero un’alternativa alla politica tradizionale, alla “kasta”, un movimento nuovo guidato da un leader carismatico che mandava a fanculo tutto e tutti, battendosi per l’ambiente e l’innovazione tecnologica, la democrazia dal basso eccetera, eccetera, eccetera.

Un entusiasmo che riuscì pure a riempire la piazza della Ravenna ai tempi (era il 2011) ancora piuttosto rossa e portò un candidato sindaco giovane, sconosciuto e senza alcuna esperienza politica a prendere circa il 10 percento delle preferenze. Allora si pensava potesse essere solo l’inizio.

E infatti, altrove, lo “tsunami” invocato più volte, almeno dal punto di vista dei risultati elettorali, arrivò eccome. A Ravenna, invece, sul più “bello” ci fu una rottura insanabile all’interno di un movimento che pagò l’assenza di una struttura e di regole interne condivise – se non “l’uno vale uno” che nel frattempo ha fatto arrivare in parlamento dilettanti allo sbaraglio, derogato a seconda delle esigenze dal leader e dai suoi accoliti – al punto che alle elezioni del 2016 i 5 Stelle da queste parti non riuscirono neppure a presentare il simbolo. Roba che a ripensarci oggi, davvero, viene da chiedersi se la politica locale abbia mai toccato punti più bassi.

Passano gli anni e quello che con tutta probabilità resterà l’unico candidato sindaco del Movimento 5 Stelle di Ravenna si schiera con l’altro “ribelle” Pizzarotti finendo poi come nulla fosse dritto nella lista a sostegno del candidato del centrosinistra Bonaccini alle ultime Regionali, mentre quello che resta del Movimento sul territorio va in ordine sparso, dagli ambientalisti che continuano a fare battaglie nascondendosi dietro a nomi di altri comitati, a chi decide di candidarsi a sindaco con il partito dei no vax, fino a chi segue l’incredibile (fino a qualche anno fa) svolta nazionale indicata dall’ex premier Conte, che dall’alto delle sue dirette con tono paternalistico, di colui che ha preso per mano gli italiani nel momento più buio della pandemia, vede nel Pd un partito a cui guardare per non morire. Lui che ha governato con Salvini, firmando con il sorriso in posa davanti ai fotografi i suoi vari decreti Sicurezza.

E così si arriva alla più stretta attualità locale, con il Movimento 5 Stelle che può finalmente scomparire entrando nella coalizione di centrosinistra a sostegno del sindaco uscente Michele de Pascale, con il Pd che sorride (e di nascosto si scompiscia giustamente dalle risate) mentre si appresta ad affrontare come candidato sindaco del centrodestra uno che sembrava potesse diventarlo nel 2016 per quello stesso Movimento che non era né di destra né di sinistra e che nel giro di dieci anni ha fatto tutto e il contrario di tutto, riuscendo a coprirsi di ridicolo come forse neppure i più feroci avversari avrebbero mai sperato.

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