I sogni sfumati di Leu anche da queste parti

Non è chiaro che in questo caso il mal comune sia stato mezzo gaudio o meno, ma certo il male della sconfitta non ha riguardato solo il Pd. Perché tra i risultati più disastrosi delle ultime elezioni figura sicuramente quello di Leu, la formazione politica guidata da Grasso e che metteva insieme tre simboli: Possibile, Sinistra Italiana e Mdp, cioé i fuoriusciti del Pd, gli scissionisti.
E il tonfo inaspettato dai più l’hanno fatto soprattutto qui, dove hanno ottenuto pocho di più della media nazionale, appena il 4,3 percento, incapaci di fatto di intercettare i fuoriusciti dal Pd andati evidentemente al Movimento 5 Stelle.

Eppure qui, a Ravenna, c’erano le tv nazionali a riprendere l’addio ai democratici di Vasco Errani, e sono tornate per quello che doveva essere un incontro decisivo tra lo stesso Errani e Bersani e Pisapia (che finì invece in una farsa in effetti poco promettente).
Qui il segretario comunale del Pd, ora assessore, Gianandrea Baroncini lasciò il partito per aderire alla nuova avventura. Una parte di Sinistra per Ravenna ha aderito. Qui Sinistra Italiana aveva come riferimento il parlamentare Giovanni Paglia, candidato alla Camera, e Possibile il parlamentare Andrea Maestri (candidato però in Umbria). Hanno fatto una campagna “vecchio stile”, con mille incontri, volantinaggi, iniziative, cene come vuole la vecchia macchina rodata di scuola ex Ds. Eppure.

Eppure, schiacciati sul locale da una campagna nazionale a base di dosi quotidiane di D’Alema e Bersani, nelle urne hanno raccolto i voti utili a mandare in Parlamento solo Vasco Errani da Ravenna (blindatissimo al Senato). Giovanni Paglia, 40enne, della sinistra del partito, non l’ha spuntata nella conta dei voti e alla fine ad andare a Roma è stato Bersani. Nessuna speranza nemmeno per quella che qui era la capolista Cecilia Guerra. Per non parlare di Maestri, che era dall’inizio quello nella posizione più complicata.
E la sinistra ha riconfermato che quando si sommano le sigle, i voti si sottraggono. Nel frattempo ha dato l’impressione di avere come obiettivo soprattutto quello di mandare in Parlamento uomini (Boldrini a parte) di una certa età ed esperienza che hanno già avuto numerose occasioni per governare, in primis la nostra regione. Rinnovamento neanche a parlarne.

Quanto hanno gioito quelli del Pd? Sicuramente un po’, almeno in un primo momento. In un secondo momento, però, anche da queste parti, devono essersi resi conto che in questo modo non basterà nemmeno più fare alleanze con gli ex per vincere le elezioni. Quelle belle coalizioni ampie come a Ravenna rischiano di non bastare più, con le liste civiche peraltro sempre più marginali. E gli ex Pd che speravano di poter diventare determinanti e andare a trattare proprio in vista di amministrative e regionali hanno poco o nulla da mettere sul banco.
Anche perché al prossimo giro, ammesso e non concesso che Leu esista ancora, quel 4,1 percento rischia di calare ancora.

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