Cmc chiede due milioni di danni a Ancisi per le accuse sul flop del ponte mobile

A settembre non sì apri e il consigliere comunale di opposizione scrisse: «Costruito male dalla ditta appaltatrice che si chiama Cmc»

La Cmc ha chiesto due milioni di euro di danni a Alvaro Ancisi, il decano dell’opposizione in consiglio comunale a Ravenna, per le dichiarazioni fatte alla fine dello scorso settembre tirando in ballo il nome della cooperativa nell’ambito di alcune riflessioni sulle responsabilità per la mancata apertura del ponte mobile che aveva impedito lo svolgimento di una veleggiata sul Candiano da Marina alla darsena di città. La notizia è riportata sulle pagine de Il Resto del Carlino in edicola oggi, 9 giugno: «Il ponte mobile lo abbiamo gestito per tre anni gratis – dichiara Roberto Macrì, direttore generale del colosso delle costruzioni di via Trieste, al quotidiano –. Quando l’Autorità portuale lo ha dato al Comune, questo non aveva i fondi necessari e allora noi per un anno e mezzo ci abbiamo messo le persone necessarie a garantire il servizio d’emergenza».

In una nota scritta inviata alle redazioni giornalistice il 28 settembre Ancisi affermava: «È ben noto che il ponte è stato costruito male dalla ditta appaltatrice, che si chiama Cmc, e che alla stessa è stata affidata e mai revocata (a quanto si è saputo) la manutenzione e gestione della struttura. Ho più volte denunciato pubblicamente, tra l’altro, come, nella fase finale della costruzione, le saldature del manufatto, non risultando, per la stragrande maggioranza, a piena penetrazione, come dovuto, col rischio che il ponte non reggesse il carico, siano state non si sa come rifatte». E ancora Ancisi si scagliò contro l’assegnazione della gestione-manutenzione a Azimut: «Vedremo se è lecito che una società del Comune, tale Azimut, costituita per gestire servizi comunali (cimiteri, verde pubblico, disinfestazioni e poco altro), possa concorrere a gestire un ponte mobile da grossa impresa industriale usando le credenziali di un proprio socio privato cooperativo di minoranza, comprensivo della Cmc: cosicché di fatto la gestione del ponte sarà svolta da chi quel ponte ha costruito e poi gestito, col risultato eclatante della performance odierna. Guarda caso, presidente di Azimut è un alto dirigente del gruppo Cmc stesso».

Dopo la pubblicazione sulla stampa locale delle parole del capogruppo di Lista per Ravenna non tardò la replica della Cmc: «L’importo posto a base di gara – scriveva Cmc – per la realizzazione del ponte era pari a 9.144.749 euro (Ancisi aveva parlato di un’opera costata 11 milioni a fronte dei 5 previsti, ndr) ed è stato realizzato conformemente alle previsioni del progetto esecutivo, regolarmente validato ai sensi di legge dagli organismi di controllo preposti». Cmc rivela poi che durante i lavori di realizzazione sono stati compiuti «ben sei collaudi in corso d’opera», oltre al collaudo finale «che ne ha certificato la corretta esecuzione e funzionalità». Per quanto riguarda infine la manutenzione e gestione del ponte, la coop sottolinea come il contratto affidato a Cmc si sia concluso da anni «e quindi si resta evidentemente estranei ai fatti relativi alle mancate aperture». Cmc informò di aver già dato incarico ai proprio legali di fiducia, «al fine di promuovere azione legale contro affermazioni infondate nelle opportune sedi per la tutela della propria immagine e dei propri diritti».

Proprio oggi, 9 giugno, come noto è vietato il transito sul ponte mobile dalle 9 del mattino per consentire opere di manutenzione. Vale la pena ripercorrerre sinteticamente la travagliata vita del manufatto che collega le sponde del Candiano. Ogni campata è lunga 45 metri, larga 15 e con le torri raggiunge un’altezza pari a 16. L’opera ingegneristica come la si vede oggi – costruita dalla Cmc – è aperta al traffico dal 3 luglio 2010. Il taglio del nastro arrivò con quasi due anni di ritardo rispetto alle previsioni abbozzate a marzo 2007 dall’Ap che aveva affidato i lavori a ottobre 2006 già con otto mesi di ritardo per diatribe legali tra enti pubblici non riguardanti il caso specifico. Ma del ponte si era cominciato a parlare tra il 1999 e il 2000. A quel tempo, e poi per altri dieci anni, era in funzione un altra struttura: un ponte galleggiante di proprietà privata operativo dal 1983. Le statistiche fornite da Ap dicono che oggi sul ponte transitano 20-24mila veicoli al giorno mentre sul vecchio ponte si arrivava a 6-7mila. Il ponte è nato per essere mobile perché così lo chiese anche la capitaneria di porto e perché così lo volle anche l’amministrazione comunale per non tranciare definitivamente il collegamento via acqua dal centro cittadino al mare. Però ci si è resi conto presto che metterlo in moto non è manovra agile. A marzo 2013 per la risalita del Moro di Venezia ci furono attimi di tensione e fu l’ultima volta in cui testimoni lo videro aprirsi. Da quel momento si decise di non manovrarlo sfruttando nel frattempo la scomparsa di esigenze di navigabilità in testa al Candiano.

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