Il venditore abusivo fa le trattative su Whatsapp inviando le foto e consegna la borsa taroccata al cliente in spiaggia

Sequestrate 50 borse del valore di 10mila euro sul mercato dei falsi, un’auto utilizzata come deposito e un telefonino utilizzato dai venditori per gli accordi

La trattativa con il venditore abusivo per la borsa taroccata non si fa più sotto l’ombrellone faccia a faccia ma in chat su Whatsapp prenotando ora e luogo di consegna. In una operazione conclusa a Lido di Classe contro il mercato dei falsi, la polizia municipale di Ravenna ha sequestrato un telefonino in dotazione a un 36enne senegalese usato dai venditori per proporre gli articoli attraverso un vero e proprio catalogo fotografico: diverse le conversazioni ancora presenti sullo smartphone per affari da concludere.

Il blitz è scattato domenica 7 giugno con il personale dell’ufficio Falsi Documentali dopo un accurato monitoraggio attraverso vari appostamenti: sequestrate in totale oltre cinquanta borse contraffatte del valore di 10mila euro sul mercato dei falsi, di ottima fattura, riproducenti le marche più note della moda, e denunciato il 36enne per i reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, ricettazione e inottemperanza delle norme sull’immigrazione. Gli agenti hanno poi anche sequestrato un’autovettura utilizzata come deposito per la merce e il telefonino all’interno dell’abitacolo.

«Sono cambiate le modalità di ricerca dei potenziali acquirenti – commenta il commissario superiore Antonio Pozzo, capo dell’ufficio Falsi Documentali –. La spiaggia è divenuta una sorta di vetrina, dove esporre solo pochi articoli, al fine di evitare i rischi connessi ai frequenti controlli delle forze dell’ordine. Questa rappresenta quindi un’occasione per prendere contatti con potenziali clienti ai quali, in un momento successivo, verranno proposti cataloghi più completi, attraverso le nuove tecnologie, dove borse, i cui originali hanno un prezzo di mercato che può superare i duemila euro, se di ottima qualità come quelle sequestrate, possono essere vendute a 200/300 euro».

«L’utilizzo di tali canali alternativi – spiega il comandante Stefano Rossi – non impedisce però al cliente di essere rintracciato e sanzionato ai sensi della specifica normativa che prevede sanzioni fino a 200 euro. È demotivante vedere così tante persone acquistare anche con questa modalità online prodotti, che non fanno altro che alimentare il mercato dell’illegalità, i cui ricavi vanno ad arricchire la criminalità organizzata, vanificando in tal modo i risultati di contrasto, quotidianamente perseguiti».

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