«Dedicheremo una biblioteca a Liverani» L’impegno del sindaco al funerale

In piazza l’ulltimo saluto all’assessore 39enne morto in auto Il sindaco Matteucci: «Hai regalato visione di cambiamento»

Una biblioteca intitolata a Enrico Liverani, l’assessore comunale scomparso il 20 novembre a 39 anni in un incidente stradale probabilmente causato da un malore: questa la promessa fatta dal sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, nel corso dell’orazione funebre pronunciata in piazza del Popolo oggi pomeriggio. Di seguito il testo integrale del discorso del primo cittadino.

Ciao Enrico,

come con Gabrio tre anni fa è capitata una brutta sorpresa sai, e, come facevi, tu rilanciamo. Perché no, non te la diamo vinta, sia chiaro. Ci è venuta un’idea. Ti dedicheremo una biblioteca. Regaliamo a Ravenna una piccola, preziosa biblioteca. Non chiedermi i dettagli che mica ti so rispondere adesso. Vedremo dove, come. Certamente il luogo dovrà essere bello. Tu cercavi bellezza in tutto. I dettagli, le visioni, il futuro era pieno di bellezza, e dove non ne creavi di tua, la chiedevi a un libro. Regaleremo alla città il libri che amavi, perché chi ti cerca ti potrà trovare lì, in quelle storie. Sarà come passeggiare insieme, tra le pagine, tra i personaggi dei romanzi che amavi, tra le idee dei saggi politici che divoravi. Non c’è posto più bello nel quale cercarti e verremo tutti lì, ti leggeremo forte, ti leggeremo con amore, ti leggeremo con un sorriso. Sorrido perché è come se ti sentissi fare una delle tue battute, ficcanti, sottili: “No, vabbè dovete venire proprio tutti tutti? Nei miei libri? Ah sì sì, venite pure. Bravi, bravi, venite pure”.

Ognuno di noi ti sta lasciando andare a modo suo, tutti nell’incredulità, stiamo realizzando che non sarai nel nostro futuro, né come figlio, né come fratello, né come padre, né come amico, né come collega, né come amministratore, né come uomo di partito. Ma sappiamo, seppur piegati in questi dolore, che avresti detestato vederci tristi, non per te. Hai lavorato per lasciare a ognuno di noi una risata con i goccioloni da portarci dietro. No, tu triste non volevi vedere nessuno. Eri alla ricerca di una serena bellezza e noi dobbiamo essere all’altezza, per onorare questo tuo desiderio.

Vedi Enrico, guarda e ascolta Ravenna in queste ore. Lacrime, preghiere, canzoni, libri, splendidi articoli, ti hanno dedicato anche una pianta… ma pensa te! Vedi Henry mi sono fatto prestare dai tuoi genitori lo zainetto. Quando sabato lo abbiamo aperto a casa di tua mamma e ho guardato gli appunti, dopo erano un po’ bagnati. No non te li ho rovinati. Ti ricordi cosa c’era… no, non c’è la faccio. Senti Enrico. Hai ascoltato che cosa hanno detto ieri di te i nostri avversari politici in consiglio comunale. Ok, adesso li ringraziamo qui davanti a tutti: Alvaro Ancisi, Alberto Ancarani, Maurizio Bucci, Nereo Foschini, Paolo Guerra, Diego Rubboli, Pietro Vandini. Dentro al tuo zainetto sabato a casa dei tuoi genitori c’erano le nostre carte, i tuoi appunti: dal semaforo di Fosso Ghiaia, dal forese, alla nuova piazza Kennedy…vediamo Enrico, lì, un angolino, qualcosa che ti ricordi… Mi stendi con una delle tue battute… No dai Enrico… Mettevi grande cura in tutto, dall’ago alla portaerei. Ci hai regalato una visione di cambiamento della nostra città. Hai iniziato a disegnarla il 25 ottobre a “ImmaginaRavenna”. Sapevi che non eri solo.

Su Whatsapp, come tanti in queste ore, ho letto una piccola parte dei messaggi che ci siamo scambiati. Abbiamo diversi gruppi. Il trio Lescano: Tu, io, Michele. Michele chi? Il ragazzo che più di tutti noi ti ha voluto come candidato sindaco. Ci vuole sempre un capo. E Michele lo è. Intendo dire che il Partito Democratico di Ravenna ha una guida autorevole. E giovane. Poi abbiamo il gruppo Whatsapp la Cinquina. Noi tre con Roberto Fagnani, con Giangi, Giangi taiat chi cavel! Domenica sera eravamo tutti e quattro in una stessa stanza: uno di noi ha scritto lì CINQUINA PER SEMPRE. Siete stati bravi ragazzi del Pd. Come vi disse Vasco a settembre, che lui non è facile nei complimenti: bravi, bravi, bravi.

Enrico stammi a sentire. Ti faccio a nome di tutti due promesse. Continueremo a camminare insieme verso la linea dell’orizzonte che tu hai iniziato a disegnare. E poi, e questo te lo giuro, te lo giuriamo, cammineremo insieme, uniti. Su questo puoi dormire tranquillo. Enrico Ciao. Adesso ti leggo quello che ha scritto in un post Massimo Padua, il figlio di una delle 13 vittime della Mecnavi. Lo scrittore Massimo Padua. Il nostro amico Massimo Padua. «E’ terribile formulare un pensiero che inizia con “Avrei voluto dirti”. Però è proprio questo che da ieri sera, dopo aver letto la terribile notizia, mi attanaglia. Forse non serve più a niente, caro Enrico, ma lo faccio lo stesso. Avrei voluto dirti quanto cari sono i ricordi che mi legano a te, ai vecchi amici di Marina e a quel mondo ancora non così lontano che è stata la nostra infanzia. È vero, tu eri più piccolo ma eri già grande. Avrei voluto dirti che sono orgoglioso di te, che i tuoi occhi grandi e limpidi non possono mentire, che ti sono davvero grato per le belle parole che hai speso per i miei minuscoli successi, che ti ho sentito vicino quando abbiamo parlato della perdita delle persone care. Sono bastati dieci minuti di chiacchiere dopo ben più di vent’anni a spazzare via ogni dubbio e a farmi ritrovare quel ragazzino dolce, leale e coraggioso che sei sempre stato. Il ricordo più vivo che ho di te risale a un pomeriggio, uno dei tanti che abbiamo trascorso ai giardini pubblici insieme a tutti gli amici di Marina di Ravenna. Ci domandavamo cosa saremmo diventati da grandi. Io dissi che il mio sogno era fare il giornalista, lo scrittore o l’archeologo. La tua risposta invece fu “Non lo so, però mi piacerebbe fare qualcosa per aiutare gli altri”». Grazie Massimo.

Ciao dolce Enrico. Guarda come è triste e bellissima Ravenna in queste ore. Ti dico Ciao con le tue parole più belle: “Starò sempre dalla parte di chi ha un diritto in meno”. Sai cosa ti dico? Noi staremo sempre da quella parte. Ciao Enrico.

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