«Abbattere il Marinabay sarebbe bello ma serve un nuovo piano dell’arenile»

Ancisi (Lpr) è d’accordo «in linea di principio» per eliminare l’erede del primo «ecomostro del litorale». Ma ci sono le norme urbanistiche…

Abbattere lo stabilimento balneare ex Marinabay, chiuso e abbandonato da settembre 2013, per farne una spiaggia libera «è un’ipotesi suggestiva e di alto contenuto sociale» ma difficilmente praticabile in tempi ragionevoli. Dice così Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, dopo che nei giorni scorsi è circolata l’idea di un abbattimento lanciata da Maurizio Bucci, consigliere comunale del gruppo misto e candidato sindaco della lista civica La Pigna, ora che è stata esclusa dal Comune anche la seconda società in gara per aggiudicarsi la gestione del manufatto sulla spiaggia (vedi articoli correlati).

In totale si tratta di un’area di 14mila metri quadrati. «La decisione di abbattere tutto – aggiunge Ancisi –, rinunciando al valore del costruito, non spetta al Comune di Ravenna, e nemmeno alla Regione, bensì all’Agenzia statale del Demanio, che ne è proprietaria. Si può dire che decide Renzi, anche perché la dirige validamente il più titolato renziano della primissima ora, Roberto Reggi». Ma non è tutto qui: «Per inserire questa nuova spiaggia libera sul litorale ravennate, è indispensabile una variante al Piano dell’Arenile, come dire al piano regolatore delle nostre spiagge, cancellando anche le potenzialità edificatorie assegnate a questo tratto di litorale. Il primo Piano dell’Arenile fu approvato il 22 dicembre 2009. Si cominciò ufficialmente a discutere il nuovo Piano 2015-2020 in data 14 dicembre 2014. Adottato il 18 luglio 2015, se va bene sarà approvato definitivamente nel gennaio 2016. Nulla, però, può esservi introdotto ex novo che non sia stato richiesto, con una osservazione, entro settembre scorso. Ricominciando da capo, ci vorrebbe almeno un anno perché, almeno sulla carta, al posto del Marinabay ci fosse una spiaggia libera. Poi c’è la realtà. Detto questo per opportuna consapevolezza, resto d’accordo, in via di principio, con la proposta».

Ancisi riepiloga i numeri che inquadrano l’edificio: «5.600 metri quadrati di spiaggia pavimentati, 400 di ristorante, 300 di bar, 227 di terrazza, 210 di chioschi e gazebo, 315 di portici per ombreggio. Altro che bagno! Fece da battistrada a Marinara, altro che Porto turistico. Battaglie perse entrambe, purtroppo, ma non perché il più forte avesse ragione. Molti ormai ne convengono. Marinabay occupa una superficie complessiva di 14.412 mq, di cui 11.676 scoperti, 1.626 coperti e 1.110 commerciali. Il valore del bene non mi risulta essere stato quantificato, ma nel bando con cui ne era stata messa a gara la concessione d’uso per la durata massima di 20 anni, era fatto obbligo al concessionario di stipulare un’assicurazione, a copertura di ogni eventuale danno agli immobili classificati come pertinenze, per un importo non inferiore a 1.050.000 euro».

L’abbattimento, continua il decano dell’opposizione, «si inserisce perfettamente nella battaglia che condussi abbastanza solitariamente contro il misfatto compiuto dall’amministrazione comunale quando fece costruire sulla spiaggia centrale di Marina di Ravenna quello che ho chiamato il primo “ecomostro” del nostro litorale: cioè il Nello Beach, progenitore del Marina Bay». La storia alle spalle del Marinabay parte dalla fine degli anni ‘50 quando nasce il Bagno Nello fondato da Nello Panzavolta (il fratello Urbano aprì l’omonimo Bagno Urbano). Negli anni ‘80 la compagine societaria viene rilevata da Vladimiro Trombini, nel 1997 entrano tra i soci Alessandro Papetti e Stefania Sintini attraverso la società Summer: la novità avviene in parallelo all’acquisizione dell’adiacente Bagno Lido e la fusione dei due stabilimenti, incentivata dal piano dell’arenile dell’epoca, concede una premialità in termini di metri quadri di superficie utilizzabile e nasce l’enorme struttura del Nello Beach. Tra i soci entrano Oliviero Garlini e Maura Cattaneo. Nel 2007 Trombini cede le sue quote alla Summer di Papetti-Sintini e Garlini-Cattaneo cedono le loro alla Viesse di Enrico Visconti e alla Sogno Verde di Giuliano Debbi. Che l’anno successivo acquista anche le quote della Summer facendo nascere la società Marinabay con sede a Reggio Emilia. Debbi, originario di Sassuolo, figura tra le persone indagate nell’ambito della vasta inchiesta Aemilia sulle presunte infiltrazioni ndraghetiste nella nostra regione. Le indagini hanno fatto emergere alcune ipotesi di estorsione nel nostro territorio: ci sarebbe stato il tentativo di prendere il controllo del Marinabay. Che, come detto, da oltre due anni è chiuso per un debito di concessioni demaniali non pagate che arrivava a 300mila euro.

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