L’appello del Dock 61 per restare «uno spazio politico aperto» in Darsena

Il circolo Arci rischia la chiusura e lancia una campagna di “proximity funding” mentre i volontari continuano a organizzare eventi, proiezioni, aperitivi. Le parole del presidente Fabrizio Amici

DockLoro lo definiscono un «proximity funding» e l’appello è rivolto in effetti a tutte quelle persone che hanno frequentato per qualche motivo il Dock 61, in via Magazzini Posteriori, e alla cittadinanza ravennate in genere. Oggi, il circolo Arci, dopo cinque anni, rischia infatti di chiudere per mancanza di risorse. Perché proprio adesso, ce lo spiega il presidente dell’associazione che lo gestisce, Fabrizio Amici: «In questi cinque anni abbiamo potuto contare sul fatto che questo era anche una sorta di ufficio di Giovanni Paglia, durante il mandato parlamentare (eletto in Sel, poi Sinistra Italiana, ndr.). Attorno a questo abbiamo deciso di costruire uno spazio che fosse però aperto e potesse essere un luogo di confronto e dibattito. Del resto anche cinque anni fa il concetto di sinistra era molto fluido e volevamo essere un luogo in cui le varie anime potessero incontrarsi, cosa che almeno in parte è avvenuta». Non un «soggetto politico, che è ben altra cosa», specifica Amici, ma uno «spazio politico». Di sinistra, perché dice ancora Amici «per noi questa differenza esiste ancora». In questi cinque anni il Dock ha ospitato dibattiti, incontri, presentazioni di libri, iniziative politiche, mostre, concerti, spettacoli, si sono affrontati temi economici, etici, si è parlato di immigrazione, intercultura, genere, lavoro, sfruttamento. Oltre duecento eventi organizzati dai volontari, che tengono anche aperto il bar a turno e che hanno coinvolto altre realtà cittadine, tra cui il Gruppo dello Zuccherificio, la Uaar, il Festival delle Culture.

Ma tutto questo non basta per sostenere le spese dell’affitto ed ecco allora l’appello. «Crediamo che ci sia ancora bisogno di uno spazio così, perché al di là di quello che è la situazione oggi della sinistra dal punto di vista della rappresentatività, i bisogni che c’erano cinque anni fa ci sono anche oggi». Quello in cui sperano adesso è una risposta larga, che in parte sta già arrivando dopo i primi giorni di campagna. «Sì, abbiamo fatto questo appello per reperire le risorse per pagare l’affitto, ma anche per capire se c’è una risposta, quante persone pensano che uno spazio così serva davvero». L’altro elemento che sottolinea Amici è che il circolo non sorge a caso nel cuore della Darsena. «Cinque anni fa scegliemmo questo posto perché credevamo nell’idea di un quartiere che alla vocazione produttiva di un tempo sostituisse quella di un luogo da vivere, dove le persone potessero incontrarsi. Il riuso continua a essere una pratica che ci convince». E in effetti il Dock stesso occupa gli spazi di quelli che furono probabilmente uffici e prima ancora magazzini. Il bancone del bar e la macchina da caffè sono arrivati con il circolo. Una scommessa dunque, per il circolo: continuare a esistere e continuare a farlo lì, in Darsena.

Dock1 Per contribuire si possono usare gli strumenti online (www.dock61.it) o la «cassettina» sul bancone, ma soprattutto si può intanto partecipare a qualcuna delle tantissime iniziative organizzate in questo periodo. Dall’aperitivo con “buffet di libri” di questa sera, domenica 6 maggio, alla proiezione del documentario su Giulio Regeni in collaborazione con Amnesty International giovedì 10, alla proiezione di Odio il rosa, per affrontare le tematiche di genere l’11 maggio (seguito da un dj set), all’aperitivo di presentazione del nuovo festival teatrale Polis, il 12 maggio, fino a un pomeriggio dedicato ai bambini il 19 maggio.

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